Carl Head

di carlhead
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Erano i primi di Agosto del 2010, quando Carl Head, agente segreto della CIA, si lanciò dentro la sua Camaro azzurra all’inseguimento di Lawrence Zone, pluriomicida, capo di un’organizzazione criminale chiamata The Swindle, tra le larghe vie di San Francisco. Al posto del passeggiero saltò Mark Myrock, fidato assistente, oltre che allievo, di Carl Head, che era prossimo alla pensione. Infatti, con oltre 50 criminali arrestati e più di una decina di organizzazioni criminali sventate, era di gran lunga il più qualitativo agente della CIA. In mano l’anziano agente stringeva la sua fidata Desert Eagle, che mai fallì un colpo nelle estenuanti missioni di cui fu lei la protagonista. Myrock imbracciava un piccolo fucile di precisione, da lui appositamente modificato: era un tiratore scelto, per questo Head lo prese nella sua speciale squadra, 6 anni prima. Purtroppo quella fu l’unica disfatta dell’agente originario di Seattle, infatti della squadra speciale, la migliore, solo loro due sopravvissero alla furia omicida di The Swindle. Head doveva vendicare i suoi uomini, e doveva farlo prima che Zone raggiungesse l’aeroporto, dove sicuramente sarebbe stato accolto dal resto della sua squadra. Non andava bene questo. Non potevano fallire due volte. In Mozambico fu davvero un incubo: Head non voleva farlo, non è stata colpa sua, forse gli anni, forse i riflessi calati, forse...ma basta pensare al passato, doveva vendicare i suoi errori e tutte le vite che per lui furono spezzate. Eccolo: l’aeroporto! Lawrence esultava, nell’altra auto, ma cercava di contenersi: ormai era esperto, “mai cantare vittoria”, ne aveva passate tante. L’ultimo, lungo, interminabile rettilineo e poi la libertà. Già, come se Head, attaccato come un parassita, non l’avesse seguito in capo al mondo, e Lawrence lo sapeva, certo. E li vide! Prima che loro vedessero la sua Desert Eagle fuoriuscire dal finestrino e colpire, proiettili estremamente precisi, nonostante l’auto fosse in movimento e l’arma fosse priva di mirino. Nel frattempo Mark puntava alle gomme del veicolo di Zone, mancandole. La velocità era troppo alta, non ci sarebbe mai riuscito, ma Head aveva centrato quelli di The Swindle che si nascondevano dietro il guardrail. Quell’uomo era sempre più imprevedibile e stupefacente, per Mark, il giovane Mark, appena trentottenne, contro i cinquantatrè anni del suo collega, che festeggiava quel giorno, 11 Agosto, il suo compleanno. L'aeroporto era ormai a pochi metri e Lawrence abbandonò il veicolo e si diresse, armato, all'ingresso, correndo verso un'ala nascosta, quell'ala da cui si poteva accedere alla zona degli aerei privati. Head era dietro, ma con lo sguardo non lo abbandonava mai. Head era il suo chiodo fisso, il suo peggior incubo. Voleva liberarsene, eccome se voleva! Ma non ci riusciva, quell'uomo era troppo intelligente, troppo scaltro, troppo esperto. Lo vedeva, il suo aereo. Costantemente seguito dai suoi uomini, e dietro da Head, aprì una porta metallica, e si trovò, dunque, al principio della pista. Tutti lo videro affrettarsi per raggiungere il suo velivolo, mentre colpi di pistole echeggiavano nell'aria. Head doveva sbrigarsi, il tempo stringeva. La frustrazione colpì Head, nel momento in cui il portellone dell'aereo di Zone si chiuse alle sue spalle, e il velivolo era già in movimento davanti ai suoi occhi. Doveva abbandonare l'idea di...no! Non poteva ripetersi quello che era successo in Mozambico, non doveva. Ora doveva rimediare. Quindi i due corsero dentro l'aeroporto, poi uscirono dall'altra parte, corsero in macchina e via al quartier generale della CIA. Tutto ancora poteva cambiare. [continua]




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