Come il primo giorno
Il primo giorno che si
incontrarono, all’accademia, Raidou lo scambiò per una bambina. Gli si
avvicinò, tese la manina paffuta, e sorridendo gli disse che era molto carina.
Genma lo fissò per tredici secondi netti poi lentamente gli si mise davanti, lo
prese per le spalle, e gli tirò la più grande testata della sua vita.
Chissà perché, quella bambin- ehm,
quel bambino lo prese in antipatia.
Il periodo scolastico non fu
idilliaco, né per l’uno né per l’altro.
Raidou dapprima tentò con impegno
di rimediare all’incidente, ma Genma era irrimediabilmente freddo. Beh, era
freddo con tutti, ma non è questo il punto.
Inevitabilmente, l’antipatia
divenne reciproca, e divenne mal sopportazione, e divenne odio aperto.
Genma era bello, bravo ed intelligente
-quasi a dare sui nervi; l’unico con cui sembrava scambiare qualche parola era
quell’Hatake, il genio, quello che
nessuno riusciva ad avvicinare.
Raidou era poco appariscente,
spontaneo, e dannatamente imbranato; quello simpatico a tutti, quello sempre
sull’orlo della bocciatura, Mr Per-Il-Rotto-Della-Cuffia.
Non che fossero così tanto diversi
in fondo, avevano gli stessi gusti, indoli simili… semplicemente, avevano
iniziato male.
Ci furono tante liti, tanti
insulti, tante risse: e una volta Genma tornava a casa col labbro spaccato, e
un’altra Raidou finiva in infermeria a farsi mettere il ghiaccio sull’occhio
nero.
Tanta rivalità, tanta spavalderia,
tanti sguardi di sottecchi e occasioni perse.
Poi divennero genin, chi con ottimi
voti chi no, e finirono nello stesso team, fatto inaspettato solo per loro.
Fatto inaspettato per tutti,
insieme funzionavano benissimo: Genma la mente operativa, Raidou il braccio
armato. Perché ognuno ha il suo talento, no?
Le missioni formano l’esperienza, e
cementano l’amicizia. Quindi nessuno si sorprese quando i due si fermavano
qualche minuto a chiacchierare dopo gli allenamenti, o quando passavano i
pomeriggi a giocare a carte, oppure quando prendevano in giro insieme la loro
compagna di squadra (che puntualmente faceva il culo a tutti e due).
L’età avanza, mutano i passatempi
-andare a fare i cretini nei bagni delle ragazze, sfidarsi ogni due per tre,
passare le serate nei bar.
Nessuno si sorprese quando li
ritrovarono a brandelli fuori dalla porta del bagno femminile.
Nessuno si sorprese a vederli
uscire la sera tardi, malconci, dal campo d’allenamento, che dovevano reggersi
in piedi a vicenda.
Loro, sempre gli ultimi ad
accorgersi delle cose, si sorpresero quando si ritrovarono a baciarsi sopra una
bottiglia semivuota di sake.
Da quel giorno iniziò il periodo
della Grande Passione, preceduto dal tanto breve quanto inutile periodo del È Stato Solo Un Incidente.
Corpi avvinghiati contro i muri dei
vicoli, mani irruente a strappare vestiti, lingue invadenti a strappare gemiti.
Venivano scoperti una volta sì e una no, e se ne fuggivano ridendo o a
nascondersi -a seconda di chi li aveva scoperti- e poi via, tutto da capo. Le loro scandalose avventure allietarono per
mesi Konoha e dettero un senso alla vita di alcune kunoichi devote al gossip.
Poi, l’incidente.
Quello serio, stavolta. Villaggio
del Lampo, missione di livello B, gruppo di elementi scelti e molto preparati.
Ma i nemici erano più preparati.
Fu quando Raidou quasi perse la
vista dall’occhio sinistro. Genma lo riportò a Konoha in braccio, entrambi
sporchi di sangue che non si ricordavano di chi fosse, Raidou con ustioni così
estese da non essere quasi riconoscibile.
Passarono giorni d’inferno, tutti e
due. Genma arrivava all’ospedale prima delle infermiere di turno, e lo
costringevano a restare fuori dalla stanza del compagno, perché le condizioni erano critiche. Così si
sedeva sulle sedie in plastica nel corridoio, ad ascoltare le urla. Perché le
ustioni fanno male, se non lo
sapeste.
I dottori erano stupiti di trovarlo
ogni giorno lì, sulla stessa sedia, a fissare il vuoto. Nessuna persona normale
si sarebbe sottoposta da sola ad uno strazio del genere. Nel frattempo le
condizioni divennero incerte, stazionarie, stabili, e Genma fu fatto finalmente
entrare nella stanza.
Raidou si svegliò, ancora mezzo
insensibile nei punti dove era stato maggiormente ferito, con la testa di Genma
appoggiata sul suo stesso cuscino, il proprietario della testa addormentato su
uno scomodo sgabello dopo una settimana circa di veglia.
«In fondo non hai mai avuto un bel
naso, consolati.»
Raidou lo guardò stranito, le gambe
penzoloni dal ramo dove erano seduti (Raidou non aveva ancora il permesso di
lasciare l’ospedale, ma l’albero davanti alla sua camera era ancora clinica tecnicamente, no?).
Genma spostò nervoso il senbon da
una parte all’altra della bocca, e ricambiò lo sguardo.
Mi hai fatto preoccupare, vecchio bastardo.
Non farlo mai più, ti prego.
Non so se potrei sopportarlo.
…e comunque, non hai mai avuto davvero un bel naso.
Il tempo scorre e lascia un suo
ricordo in vari modi, cicatrici indelebili per alcuni, per altri brutti
ricordi.
Per tutti, cambiamenti.
«Quanto odio la gente che dice “Ti amo come il primo giorno che ti ho
conosciuto”. Davvero, poveri idioti, è incredibile quanto mi danno sui nervi.
Cioè, ma stiamo scherzando? Ci conosciamo da tutto questo tempo e tu sei
rimasto come un sasso al primo giorno? Io mi offenderei, dai! Una vita insieme
non ti ha toccato un dente? Persone povere di spirito, ecco cosa sono. Se è un
sentimento vivo, l’amore cambia. Nasce cresce e diventa sempre più grande. E
muore, anche, in fondo è una cosa viva. Certo, vorrei che accadesse il più
tardi possibile, ma preferirei che morisse piuttosto che vederlo immobile nei
secoli.
Almeno, è come la penso io.»
Raidou si interruppe e distolse lo
sguardo dal cielo stellato, sorridendo imbarazzato all’uomo seduto al suo
fianco. Non era mai stato tipo da grandi discorsi…
Genma lo fissò a lungo, il vento
forte sopra i tetti di Konoha che gli faceva volare i capelli davanti al viso.
Poi, senza dire nulla, appoggiò la testa sulla spalla di Raidou.
Nemmeno lui era tipo da grandi
discorsi.
Per questo andavano così d’accordo.
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Genma
X Raidou is Jonin loooove!! è.é *viene internata in manicomio*
Uhm, vabe’, angolo delle cose
serie. La fic è stata ispirata da una conversazione avuta con mio padre. No,
non la parte slash, a quella ci ho pensato da sola. XD
Non so se è venuta come me
l’aspettavo, ma anche così mi piace abbastanza. Dannazione, nella parte
iniziale mi sono venuti come Sasuke e Naruto. Avevo scritto tutto poi
rileggendo, “Ehi, ma io non avevo scritto una SasuNaru! o.O”. Vabe’, ormai il
danno è fatto. u_ù’
Uh, per caso è la prima GenRai del
fandom italiano? Eh? Eh? *saltella emozionata*
Sappiate che in realtà il mio piano
segreto è di farvi appassionare alla coppia con le mie oh così accattivanti fic
e indurvi a scrivere molte altre GenRai. Muahahahah! @w@
Sempre grazie a chi recensisce. ♥
Dedicata a:
Kate91, mia unofficial beta e circa-sorella,
a cui voglio bene con tutto il cuore.
Buon compleanno.
Oddio così sembra un epitaffio! XD
Will