carlhead
L'INSEGUIMENTO (Parte Seconda)
Fu più rapida la traversata di
ritorno dall'aeroporto fino al quartier generale. " Capo, non voglio
ripetere l'errore del Mozambico. Gli altri sono morti a causa nostra,
e... " "...a causa mia" , aggiunse Carl Head, ma Myrock, del tutto
disinteressato dalle parole del suo capitano, che in quel momento era
al volante della solita Camaro azzurra, proseguì " ...non voglio
ripetere l'errore. Un giorno tu non lavorerai più. Chi
porterà avanti le tue imprese? " " Per questo ti ho preso come
allievo, insieme al resto dell'Arena Dominators, ma sei rimasto solo
tu. Tu dovrai portare avanti ciò che ho iniziato io, e non mi
sembra che fallendo in due occasioni contro lo stesso criminale, ti
stia dando il buon esempio " . Myrock tacque. Sapeva che non doveva
opporsi a ciò che Head sosteneva. L'esperienza, infatti, del suo
compagno era decisamente superiore, testimoniata dalla sua età,
dai capelli, ormai bianchi, che coprivano il suo capo, quasi
completamente. Ma sicuramente il tratto che distingueva Carl, oltre
alla sua estrema e simpatica ironia, era la sua " s " , più
vicina ad una " f " , tratto particolare, che l'agente sapeva usare a
suo favore, anche nelle sue innumerevoli avventure amorose. Insomma,
era un tocco in più alla sua già insuperabile eleganza, a
cui si aggiungeva l'assenza della " r " , per alcuni un difetto, per
Head, ovviamente, un ulteriore pregio.
" Mark, dobbiamo assolutamente scoprire, il prima possibile, dove è diretto quell'aereo "
" E' per questo che mi hai fatto correre senza apparente motivo dentro
l'aeroporto? In più mi ero anche scordato dove avevamo lasciato
la macchina "
" Evita l'ironia, non si deve scherzare in queste occasioni. Piuttosto,
chiama la centrale, dì loro che stiamo tornando, e che devono
farmi sapere la direzione di quel dannatissimo aereo prima che io possa
dire " Numero di ossidazione " "
" Ed ero io che dovevo evitare l'ironia! "
Head entrò, seguito da Myrock, nel grande studio che aveva in
casa, abbandonò il suo gilè, nel quale nascondeva ogni
sorta di arma, sulla sedia alla destra dell'ingresso, dopodiché
chiuse la grande porta alle sue spalle. Percorse il lungo tappeto
rosso, preludio alla scrivania di legno di quercia, sulla quale le
pratiche di lavoro erano ormai ammassate da tempo. Myrock lo precedette e
si accomodò su una sedia " per i clienti " , mentre Head sulla
sua personale, dall'altro lato del tavolo. Pensieroso, ma in gran parte
malinconico, raccolse il suo volto tra le mani, strofinandosi gli
occhi, poi esordì; " Non possiamo fallire ancora. No, mi rifiuto
di credere che mi sia sfuggito un'altra volta. Mi rifiuto. " . La
risposta di Myrock giunse quanto meno rapida, accompagnata da un gesto
con le braccia che lasciava intendere a Head di dimenticare ciò
che era successo, e pensare a ciò che sarebbe stato, o
ciò che sarebbe dovuto essere: " Lascia perdere. Pensiamo a
raggiungerlo, ora. Non sappiamo dove sia diretto, questo lo so, ma so
anche che chi lavora al quartier generale mette anima e corpo in quello
che fa, e lo fa dannatamente bene, quindi ci diranno come
rintracciarlo. Ora dai, alzati, ci aspettano alla CIA. " . Detto
ciò, sostituì il suo caratteristico gilè di color
marroncino con una giacca nera, gli occhiali scuri Ray-Ban, un
salto al bagno per sciacquarsi il viso dopo il tesissimo inseguimento,
dunque uscì di casa, sempre accompagnato dall'inseparabile
Myrock. Chiuse il cancello del cortile alle sue spalle, ed entrambi
salirono nel veicolo, stavolta accuratamente parcheggiato davanti la
sua abitazione. Pensieri e riflessioni affollavano la mente dell'agente
Carl Head, mentre lo sguardo fisso di Myrock sulla strada non lasciava
trasparire alcuna emozione.
Pochi minuti dopo, una Camaro azzurra entrava nel garage sotterraneo
del quartier generale della CIA, parcheggiando sul fondo, affianco alle
scale e all'ascensore. Da essa, poi, ne uscirono due uomini, Carl Head e
Mark Myrock, agenti speciali della squadra Arena Dominators. Entrando,
Head salutava tutti gli agenti e i segretari. Tutti lì lo
conoscevano come il migliore, addirittura nell'ultima missione prima
del Mozambico aveva ottenuto il titolo di " Top Gun " , anche se
dal disastro in Africa, abbandonò l'azione per 6 anni. Voleva
prendersi una pausa, dopo quello che era successo. Ed ora era tornato,
sempre allo sfrenato inseguimento di Zone, e finalmente lo aveva
trovato, ma la felicità si era immediatamente tramutata in
tristezza: gli era sfuggito di nuovo. " Salve, signor Head, abbiamo
iniziato le ricerche per scoprire la direzione dell'aereo di Zone, se
vuole seguirmi..." annunciò un tecnico informatico, e
immediatamente condusse Head e Myrock verso uno stretto corridoio buio
che svoltava a destra. Stretto sì, ma decisamente lungo, il
corridoio, freddo, seguiva una dritta traiettoria per terminare dinnanzi a una
spessa porta metallica. Il tecnico inserì una grande chiave
nella altrettanto grande serratura e la girò per quattro volte,
dopodichè spinse con energia la porta, che si aprì su un
grande stanzone bianco. I tre capitarono alla presenza di un'altra
decina di tecnici, intenti a lavorare ai loro computer. Su un tavolo,
al centro, erano ammassati dei fogli stampati: il tecnico che era con
Myrock e Head prese il primo e lo mostrò al Top Gun. Lui lo
lesse accuratamente: era un ristretto rapporto sulle analisi che gli
studiosi avevano eseguito sul volo dell'aereo di Zone. Secondo quel
pezzo di carta, ora, il suo acerrimo rivale si trovava in Spagna, a
Barcellona. Head lasciò cadere a terra il foglio e disse al
compagno: " Mark, muoviamoci " . Quindi, avendolo preso da un braccio,
lo tirò fuori dalla stanza, e attraversando di corsa il
corridoio, tornando nella sala principale, corse nell'ascensore e
tornò nel garage. Fortunatamente la caratteristica Camaro
azzurra era parcheggiata lì vicino. Quindi si catapultò
in macchina, come fece anche Myrock, e, con una sgommata, partì
rapidamente, diretto al suo studio: doveva prendere le ultime cose,
prima di intraprendere quella che riteneva essere la sua ultima
missione.
" Prendi immediatamente qualche arma. Ci può tornare utile un
M4, qualche stordiente e... " " Capo, stiamo andando in un centro
abitato, te ne rendi conto? " " Non ho detto che le useremo " .
Head prese il gilè, dopo averlo riempito di caricatori,
l'immancabile Desert Eagle, e, insieme con Myrock, uscì di corsa
da casa, direzione: aeroporto, un'altra volta...
[continua]
NdA: L'INSEGUIMENTO, non un vero inizio per Carl Head, ma solo un
preludio a quello che lo attende veramente. Questa storia è
dedicata a Fabrizio, al professore, e a Giulia.
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