Moulin Rouge
There's
a moment, when you say to yourself: “Oh,
there you are! I've been looking for you forever ..”
Moulin Rouge.
Luglio 1970.
Questa storia iniziò nel 1969, agli albori dei Moti di
Stonewall. L'America, e il mondo in generale erano stati scossi da una
vera e propria rivoluzione guidata dalla comunità
omosessuale
che finalmente rivendicava i propri diritti. Quell'estate decisi di
partecipare anche io a quei moti e così partii dall'Ohio
fino a
New York, la grande capitale e sede dello Stonewall Inn dove tutto era
iniziato.
Sono onesto, nonostante fossi ancora scosso dalla morte di una persona
così iconica come la Garland, e da frasi come 'se ti unisci
a
quei frocetti ti farai ammazzare!' pronunciate continuamente da mio
padre, sentivo che quello era il posto giusto. Sentivo che
lì
avrei trovato l'amore vero, quell'amore unico, quel sentimento
così speciale che ti lega ad una persona e ti rende schiavo
delle emozioni; quell'amore che nella mia
vita non avevo mai provato e, che come autore di commedie teatrali
avevo bisogno di sperimentare sulla mia pelle per poterlo a mia volta
trasmettere al pubblico.
Ma come iniziare? Vero, la città in quel periodo era
stracolma
di omosessuali accorsi da tutto il mondo, ma mi conoscevo, non ero
certo il tipo da andare in giro e rimorchiare, o tantomeno farsi
rimorchiare. Fu proprio in quel momento che il cielo mi diede un
segno... o forse è meglio dire un vaso: esatto, per pochi
centimetri non mi cadde un vaso sulla testa! Alzai lo sguardo in alto
e un ragazzo biondo stava quasi svenendo per la paura di avermi
ammazzato. Provai a sorridergli e portai una mano tra i capelli
accarezzando la nuca.
“Uh.. ehm.. s-scusa! Noi stavamo
provando e.. sai.. è difficile
recitare due parti contemporaneamente, ci servirebbe davvero un'altra
persona che interpretasse il ruolo dello studente intelligente e
galante..”
Non passarono nemmeno dieci secondi, ed ecco che mi trovavo nella
stanza dei miei coinquilini con una stupida giacca di pelle poggiata
sulle spalle, mentre non potevo fare a meno di squadrare i miei
interlocutori, ancora indecisi su alcune battute; oltre me in quella
stanza c'erano quattro persone, una di queste era proprio il ragazzo
biondo, che aveva detto di chiamarsi Sam, e probabilmente dei quattro
era l'unico con la testa sulle spalle, beh, questo posso dirlo ora, ma
a quell'epoca un ragazzo che prova due parti contemporaneamente non mi
sembrava molto sveglio. Un secondo ragazzo si chiamava Artie, ed era
costretto su una sedia a rotelle, non che la cosa gli impedisse di
essere il più arzillo e con un'espressione tale da sembrare
ubriaco già alle cinque del pomeriggio, poi c'era Mike, un
ragazzo asiatico che non faceva altro che roteare attorno agli altri
privo di interesse, anche se era curioso vedere come i Moti avessero
portato lì in America una così diversa
varietà di persone, a cui si univa infine un ragazzo con
un'assurda capigliatura cotonata, Jacob, era lui il compositore
dell'opera.
Artie e Jacob continuavano a discutere in modo animato sulle parole da
usare, stavano litigando su come continuare il testo di una scena che
raccontava del venerdì sera degli giovani -punto principale
della loro storia- e fu in quel momento che mi venne in mente la rima
perfetta, rima che però non riuscivo a pronunciare visto il
caos provocato dai due, e quindi mi vidi costretto a musicarla a modo
mio, per farmi sentire.
It's friday, friday
Gotta get down on friday
Everybody's lookin'
forward to the weekend, weekend
A quel punto si girarono tutti verso di me con
un'espressione molto sorpresa, e ripetendo le mie parole non poterono
fare a meno di constatare quanto fossero di loro gusto e, felice di
averli convinti continuai a cantare.
Party it, party
it yeah
Fun, fun, fun, fun
Lookin' forward to the
weekend
Artie e Sam si guardarono con un forte sguardo di intesa, e il primo
esordì con: “Il ragazzo ha talento! Jacob,
perché tu e Blaine non componete il musical insieme!?”
Ma a Jacob l'idea non andò per niente giù, e
così prese le sue cose e guardandoci tutti male, me
soprattutto, uscì dalla stanza deciso a non tornarci mai
più.
Eravamo tutti spaesati per il suo gesto, ma Mike fu il primo a
riprendersi e mi guardò dubbioso “scusa ma, sai almeno in cosa ti
sei buttato?”
E aveva ragione, il mio sogno era diventare uno scrittore di commedie,
ma ero completamente senza esperienza e sentivo di non essere
all'altezza del compito che mi stavano dando.
“Tranquillo Mike! Ho un buon
presentimento, con Blaine noi scriveremo il più grande
musical su una storia d'amore omosessuale mai esistito! E quando
andremo al Moulin Rouge vedrete che sicurament-”
A sentire quelle parole mi si raggelò il sangue nelle vene:
avevo sentito parlare del Moulin Rouge, che contrariamente al
famosissimo locale di spogliarelli parigino, era un locale gay
conosciuto in tutta la grande Mela per i suoi spettacoli di cabaret, e
per l'età media dei suoi frequentatori che era molto
più bassa rispetto a locali come lo Stonewall.
“Fermi tutti! I-io dovrei
scrivere il copione di uno spettacolo per il Moulin Rouge?
Cioè dovrei davvero andare in un locale dove dei ragazzi mi
si strusciano contro tutto il tempo?E come potrei scrivere una storia
d'amore, io non so nulla dell'amore, non l'ho nemmeno mai
provato sulla mia pelle!”
Un sorriso compassionevole e quasi dolce si dipinse sul volto di Artie
che spostando le ruote della sua sedia si avvicinò a me
facendo cenno di zittirmi, cosa che da lì a poco feci.
“Blaine, tu credi nell'amore?
Quell'amore..”
E la sua pausa sembrava studiata, come per spingermi a continuare la
sua frase, cosa che effettivamente feci senza nemmeno rendermene conto.
“..vero, quell'amore unico, quel
sentimento così speciale che ti lega ad una persona e ti
rende schiavo delle emozioni.”
Sam e Mike sorrisero e posarono ognuno una mano sulle mie spalle.
“L'unica cosa di cui hai bisogno
ora è un po' di coraggio, e autostima...”
Artie mi guardò con uno sguardo che non prometteva nulla di
buono.
“..e so anche come fare per
farteli acquistare.“”
Blame it on the goose,
got you feeling loose
Blame it on Patron, got
you in the zone
Blame it on the
a-a-a-a-a-alcohol
Fu quel pomeriggio che per la prima volta nella mia vita capii il vero
significato della parola 'sbornia' e, fu proprio quella sera che
convinto dai tre ragazzi indossai uno dei migliori abiti di Mike che
aveva pressappoco la mia stessa misura, e mi feci convincere da loro ad
andare al Moulin Rouge, senza una storia, senza un appuntamento e con
ormai quel retrogusto alcolico svanito che aveva lasciato in me solo un
senso di leggerezza e vaga felicità.
Ed eccoci al Moulin Rouge, eravamo dentro il locale, seduti ad un
tavolo, e dovetti ammettere arrivati a quel punto che mi ero fatto
un'idea completamente sbagliata di quel posto: la pista era vuota, non
un'anima viva osava spezzare quell'aria mistica provocata dal silenzio,
fino a quando la sala non iniziò lentamente a riempirsi di
nebbia..
No, non era nebbia: era un fumogeno! E a giudicare dalle espressioni
tranquille dei miei accompagnatori doveva essere una cosa abituale.
Una voce calda e possente spezzò quel silenzio.
“Benvenuti al Moulin Rouge!”
Ecco l'uomo che comandava in quell'enorme bordello, Noah Puckerman,
seguito dai suoi ballerini che entravano sulla pista, mentre le luci si
abbassavano e la musica iniziava a farsi assordante. Fu in quel momento
che tornai alla mia idea iniziale, quella del bordello, ed
effettivamente fu proprio un bordello quello che mi si parò
davanti.
Sam si avvicinò ulteriormente a me mentre delle chitarre
elettriche iniziavano a scandire il ritmo della musica.
Come out Virginia, don't
let me wait
You Catholic girls start
much too late
Oh but sooner or later
it comes down to fate
I might as well be the
one
Il proprietario del Moulin Rouge, che tutti comunemente chiamavano
'Puck' iniziò a cantare con la sua voce roca, sensuale e
penetrante, e dovetti ammettere che se il suo lavoro era quello di
animare gli spiriti, ci riusciva benissimo.
Only the good die young
That's what I said
Only the good die young
Only the good die young
You might have heard I
run with a dangerous crowd
We ain't too pretty we
ain't too proud
We might be laughing a
bit too loud
Oh but that never hurt
no one
“Vedi quelle due lì?
La bionda e la ragazza dalla pelle olivastra?”
Annuii, non potevo non vederle, ero gay vero, ma sapevo
riconoscere la bellezza, e quelle due erano davvero da togliere il
fiato.
“Loro sono le regine: se vedi un
ragazzo etero, è qui solo esclusivamente per loro e si, se
te lo stessi chiedendo io rientro in questa categoria.”
Sorrisi ma poi mi fece spostare lo sguardo su una terza
ragazza.. no, non era una ragazza, lui era uno delle attrazioni
principali che il Moulin Rouge offriva: Unique, seguito a ruota dal
mangiafuoco, Finn e Tina, la bellezza orientale.
Well your mother told
you all that I could give you was a reputation
Oh she never cared for
me
But did she ever say a
prayer for me?
Whoa whoaa oh
Come out come out come
out Virgina don't let me wait,
You Catholic girls start
much too late
Sooner or later it comes
down to fate
I might as well be the
one,
You know that only the
good die young
I'm telling you baby
You know that only the
good die young
Only the good die young
Only the good
Only the good die young
Man mano che lo spettacolo andò avanti, Puck
mostrò sempre di più il suo talento da
intrattenitore, e, accerchiato dai suoi talentuosi ballerini
continuò a mandare in subbuglio gli ormoni di coloro che ci
circondavano, fino a quando non fu Artie, del quale non avevo nemmeno
notato l'assenza, a chiamarci tutti e avvicinarci.
“Sono riuscito ad aggirare
Puckerman, avremo quell'appuntamento!”
Vero, perché in tutto ciò non ho ancora spiegato
qual'era il piano di Artie e Sam: convincere il più
talentuoso ballerino di Puckerman, la stella di tutto il Moulin Rouge,
a pressare il proprietario per mettere in scena il loro spettacolo, e
ovviamente il lavoro sporco toccava a me, essendo di bell'aspetto, ed
essendo anche il compositore dei pochi versi che eravamo riusciti a
racimolare mentre cercavamo di far passare la sbornia.
Proprio mentre la canzone di Puckerman stava finendo, si udì
un boato, e dei brillantini iniziarono a cadere dal centro della pista,
che velocemente si andava svuotando, lasciando alcune ragazze vestite
con aderenti calzamaglie nere ad ammiccare al pubblico. Sam mi
toccò la gamba e ammiccò mentre spostava lo
sguardo verso la pista.
Eccolo: il diamante di punta del Moulin Rouge!
Now put your
hands up
Up in the club, we just
broke up
I’m doing my
own little thing
Un'espressione da angelo che nascondeva la passione del
più focoso dei diavoli, un corpo sinuoso, coperto da un
pantalone in pelle, degli stivali neri e lucidi, una maglietta aderente
nera che lasciava scoperti i suoi bicipiti, e una collana brillante che
sembrava una corona di spine comparata alla bellezza di quel corpo,
alla bellezza di quel ragazzo che sembrava essere sceso dal paradiso
-cosa in parte vera visto che era entrato calandosi giù da
una specie di altalena; iniziò a muoversi, e i miei occhi
non riuscirono nemmeno a catturare la bellezza e la
profondità dei suoi movimenti, in quel momento non seppi
decidere se era lui una divinità o ero quello che aveva
preso un abbaglio colossale.
You decided to dip but now you
wanna trip
Cuz another brother
noticed me
I’m up on him,
he up on me
Dont pay him any
attention
Cuz i cried my tears,
gave three good years
Ya can’t be
mad at me
Un orgasmo paragonato al piacere che provai quella sera
era una stupidaggine, quel ragazzo riuscì a farmi patire le
pene dell'inferno, e contemporaneamente guardando quei suoi profondi
occhi azzurri mi sentivo sollevato, come se finalmente avessi trovato
il paradiso terrestre che noi tutti cerchiamo, la pace dei sensi, la
luce alla fine del tunnel..
Tutto in quel corpo così piccolo e aggraziato, quel corpo
che nonostante nascondesse le peggiori depravazioni di questo mondo,
appariva così candido, puro, delicato e fragile.
Il mio credo era l'amore, era un sentimento vero, unico e speciale, ma
fino a quel momento non mi era passata mai per la testa l'esistenza
dell'amore a prima vista, fino a quel momento appunto,
perché il mio cuore sbatteva forte contro la gabbia
toracica, e la cosa che più mi doleva era il sapere che quel
corpo apparteneva ad una persona completamente diversa da me, una
persona che non avrebbe mai avuto collegamenti con il mio mondo.
***
Allora, cosa dire, sono tornato dopo mesi e mesi di
assenza totale, onestamente stavo aspettando la giusta occasione, e
quando poche sere fa ho visto per la prima volta il Moulin Rouge
è stato un colpo di fulmine, il mio 'I've been looking for
you forever' e allora ho iniziato a pensare a questa FF, e finalmente
l'ho iniziata;
Ho deciso inanzitutto di cambiare epoca e ambientazione in modo da
poter dare un'interpretazione sostanzialmente diversa, e se avessi
lasciato ambientazione e contesto uguali non avrebbe avuto lo stesso
effetto.
All'inizio, quando nomino i 'Moti di Stonewall mi riferisco
ai movimenti rivoluzionari che iniziarono la notte
del 27 giugno 1969 quando la polizia irruppe nel bar chiamato
"Stonewall Inn".
"Stonewall" è generalmente considerato da un punto di vista
simbolico il momento di nascita del movimento di liberazione gay
moderno in tutto il mondo. #WikipediaDocet (e per ulteriori chiarimenti
vi rimando qui)
E nulla, non so proprio cos'altro aggiungere, fondamentalmente
perché voglio pubblicare e non stare più qui a
delirare su questo capitolo che ho riletto già tre volte.
Percui, spero che la lettura sia stata di vostro gradimento, e se volete,
lasciare un commento; alla prossima!
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