◊ A Marika
Repent e sony97,
due povere anime che cercano di
sopportarmi anche su facebook. Le
conosco pure a
malapena, ma se la meritano, sì. ♡
Everybody lies.
-Tutti mentono.-
La
luna brillava in alto, elegante e silenziosa.
Il
petto di Dante si gonfiava e sgonfiava senza un ritmo preciso, ma frenetico. Le
mani affondate nelle coperte e qualche goccia di sudore sparsa sulla fronte,
sul collo e sul petto. Gli occhi sgranati e ancora stanchi vennero rapiti dal
grande cerchio che, lentamente, veniva coperto da una nuvola. Piegò le gambe
nude sotto le coperte scarlatte, guardando a terra nella speranza di ritrovare
almeno un paio di mutande, trovò dei pantaloni di tutta, si mise quelli.
Che
era successo? Bella domanda. Lo sapeva benissimo che cos’era successo.
Sbuffò
passandosi una mano tra i capelli, quasi sconvolto. Si alzò andando verso il
divanetto, dove aveva abbandonato la giacca, frugò nelle tasche ed estrasse le
sigarette e l’accendino che sembrava non voler funzionare, dannazione!, imprecò
con la sigaretta tra le labbra e quello finalmente andò. Una nuvola di fumo si
levò in alto e l’aroma del tabacco colò giù per la gola del demone-angelo,
facendogli dimenticare per tre secondi l’inconveniente di quella sera.
Ritornò
sul letto, raccattando da un tavolino il posacenere pieno zeppo di cicche, si
sedette a gambe incrociate e cercò il telecomando per accendere la televisione,
ebbe l’impulso di spegnerla appena vide Barbas e con lui il logo della Notice Raptor Network, «Cavolo, ma ha sempre da
parlare quell’uomo?» Imprecò scuotendo la sigaretta in modo da far cadere la
cenere, «Terrorismo, città in pericolo… bla bla bla.»
continuò lui a parlare sulla voce del giornalista, «Il peggiore di tutti è Dante!» imitò la sua voce, chinandosi un po’
all’indietro, «ma per favore.»
Cercava
di convincere se stesso che per lui era tutto un gioco, un’enorme
rappresentazione teatrale dove si moriva davvero, ma non contava niente quello
che facevano. Lui si era trovato in quel ruolo per caso: il ruolo del
terrorista bastardo misantropo che trova divertente distruggere le discoteche.
Sorrise
divertito dall’idea della recita, iniziando a pensare al ruolo di tutti i
personaggi che conosceva fin’ora.
Vergil era il protagonista tenebroso
e troppo-forte-per-combattere, elegantissimo,
bravissimo e bellissimo; quello un gradino in avanti a tutti, insomma. Mundus era il cattivo di turno, ovviamente, quello dalle
frasi d’effetto con una particolare tendenza allo stalking. Lilith
era.. bhè, la puttana innamorata dell’antagonista, vagamente
isterica, rifatta e con un piccolo anticristo in pancia.
Messa
così sembrava una cosa abbastanza ironica, «potrei
girarci un film,» pensava, «farei
milioni.»
Tralasciava
apposta tutti i particolari, per esempio la sua presunta parentela stretta sia
con Vergil che con Mundus…
e poi Kat.
Aspirò
un’altra boccata di fumo, guardando con la coda dell’occhio le figure riprese
da una delle telecamere e mandate in
onda al telegiornale.
Kat.
Quel
nome gli risuonava nella testa e non voleva andarsene. Come quando studi
qualcosa così bene che non te lo dimenticherai mai. Scuoteva i suoi neuroni,
scendeva per la gola mescolandosi alla nicotina ed esplodeva nello stomaco in
milioni e milioni di farfalle che andavano ovunque, provocandogli un
fastidioso, enorme, brivido. Non sapeva esattamente com’era successo, perché dovesse
reprimere qualunque cosa fosse ogni
volta che stavano assieme e non per una qualche missione. Voleva crederci,
voleva crederci davvero al fatto che fosse
tutta una bugia, che in realtà era solo un’attrazione fisica – com’è sempre
stato verso qualunque ragazza -, ma forse non era così, forse perché lei non
era una puttana né nulla del genere. Forse perché avevano già fatto sesso… no, avevano già fatto l’amore.
Arrossì
e si perse nei suoi pensieri, nel ricordo dei suoi gemiti e dei graffi alla
schiena che gli facevano male al solo pensare, «quella è peggio di un demone»,
constatò ironicamente una volta. Fu la cenere sul braccio a fargli tornare alla
realtà. Borbottò e spense la sigaretta già consumata.
Si
era dimenticato del motivo per cui era già sveglio? Oh no, ci era ritornato,
semplicemente.
«Mio padre adottivo era un demone, così ho
ucciso il bastardo.»
Si
era ricordato di quella volta in macchina, dei suoi occhi cattivi e del modo in
cui lo guardava.
E
aveva paura.
Aveva
paura che lei potesse ucciderlo, aprirlo a metà e strappargli l’anima,
bruciarla.
Si
lasciò cadere indietro, la nuca affondò tra i cuscini. Chiuse gli occhi e cercò
di pensare ai rari momenti belli della sua vita. Ricordò la madre, e le sue
carezze, ricordò gli angeli che cantavano per farlo dormire quando era all’orfanotrofio,
ricordò le sue compagne Rebellion,
Ebony ed Ivory, le uniche che non lo avrebbero
mai tradito. Ricordò del suo povero peluche con un’orribile toppa viola sulla
testa e dei suoi occhi-bottoni.
Improvvisamente
si rese conto di quanto la sua vita facesse schifo, di quanto in realtà lui fosse
un essere subdolo, orribile. Stava sperando di morire, che un demone qualsiasi
lo trafiggesse, ora. In questo momento.
Si
girò su un fianco e spense la televisione, la luna era coperta da quella
maledettissima nuvola. Dante si riaddormentò.
Il
giorno dopo si vestì e, senza fare niente, uscì con il suo solito
equipaggiamento.
Le
strade di Limbo City, la mattina, erano deserte. Il sole riscaldava l’aria
fredda con una lentezza assurda. I bar dovevano ancora aprire, alcuni stavano
già disponendo i tavolini fuori in strada. Non c’erano macchine. L’unica presenza
vagamente attiva erano le telecamere che lo fissavano, cercando di scavargli
dentro, alla ricerca di un segreto che non c’è.
Dante
aveva così poche cose a cui pensare che ripensò di nuovo a Kat.
Con una mente lucida, cercando di tracciarle il profilo, quello del film.
Kat era l’aiutante del
protagonista. La bella ragazza che sarebbe finita con il bel ragazzo (Vergil), indipendentemente di come questo la trattasse. La
tipica donna completamente devota al futuro marito che avrebbe dato la vita per
il lavoro. Ma era troppo perfetta.
Troppo.
Si
fermò, decidendo se andare a destra o a sinistra.
Scelse
la sinistra, la via più illuminata.
Ora
come ora sentiva il bisogno di stare tra la gente, di avere la certezza che il
mondo non si sarebbe ribaltato, frantumato o avrebbe cercato di ucciderlo, non
aveva bisogno dei demoni né dell’Ordine. Solo di un bar accogliente dove poter
prendere un caffè in modo da sopravvivere fino a sera, così da poter ritornare
a letto e dormire.
E
lo trovò, un piccolo bar italiano sui toni del bordeaux. Entrò.
«Che
coincidenza.» Borbottò, senza capire se era felice o meno di averla vista. Kat era lì, seduta in un tavolino all’angolo che beveva un
cappuccino enorme e leggeva il giornale. Si avvicinò giusto perché faceva parte
del suo carattere. «Sei scappata dall’Ordine?»
Kat alzò gli occhi, con la tazza
ancora tra le mani e le labbra sulla ceramica. Bevve un sorso, rimise giù il
cappuccino e si pulì la bocca con il fazzoletto. «Sei andato a dormire presto?»
Richiuse il giornale, lo piegò e se lo mise sulle gambe.
«Avevo
compagnia.» Disse lui, cercando di essere convincente. In effetti le occhiaie
erano dalla sua parte, e l’atteggiamento disinvolto di sempre potevano far
pensare che effettivamente era così. Si sedette davanti a lei, accavallando le
gambe e appoggiando Rebellion al tavolino.
«Bugiardo.» La voce di Kat lo colse di sorpresa, la medium prese un biscotto dal
piattino che accompagnava il caffè e ne diede un piccolo morso. «Hai fatto un
sogno. Hai sognato me.»
Dante
voleva ammazzarla. O ammazzarsi. Non era sicuro. «E come diavol―»
Domanda inutile.
«Non
farti domande, Dante. Davvero.» Sorrise lei, bloccandolo subito. Gli allungò il
piattino con i pasticcini. «Mangia, avrai fame.»
E
lui mangiò. Senza dire niente, neanche un grazie.
E lei niente si aspettava: parole silenziose perse nel vento, in una fredda
giornata.
Camminarono
a lungo, stando nelle vie più larghe e luminose, i cappucci in testa per non
farsi vedere dalle telecamere. Camminavano uno di fianco all’altro, come
facevano poche volte. Non andavano all’Ordine, ma nemmeno al rimorchio. In
periferia, le telecamere si facevano più rare, e allora Kat
gli prese la mano.
La
strinse con forza, intrecciando le dita e guardando in avanti, attenta a non
inciampare sulle pietre della strada.
«Vieni
da me, stasera.» Iniziò lei, riferendosi alla stanza dove dormiva, all’Ordine. «Non
ci vieni da un po’.» Girò appena lo sguardo per incrociare i suoi occhi blu,
che amava immensamente.
«Non
puoi venire tu?» Dante si sentì ridicolo per la sua voce vagamente supplicante.
«Non mi piace quel posto.» Borbottò, abbassando lo sguardo.
«Per
favore..» Piagnucolava quasi come una bambina, l’altra, fermandosi e
prendendogli la mano con entrambe le sue.
Dante
sorrise sornione, gli piaceva da matti quando Kat lo
pregava. «Solo se mi dai un bacio.»
Catherine
arrossì e si guardò attorno alla ricerca di un vicolo, quando lo trovò si
infilò in questo trascinandosi Dante, sicura che le telecamere non potessero
raggiungerli gli si avvinghiò al collo e toccò appena le labbra con le sue. E subito
Dante mise le mani sui suoi fianchi e se la strinse contro, sentendo il seno di
lei schiacciarsi contro di lui ed il corpo di Kat sul
suo. Sentì un brivido attraversarlo e questo lo spinse a cercare di schiuderle
le labbra, rubandole un bacio vero,
cercò anche di giocare con la sua lingua, ancora timida ed insicura. La lasciò
stare, accontentandosi.
«Ci
sarò.» Sorrise, senza toglierle le mani dai fianchi o staccarsela. L’altra
sorrise e fece scivolare le mani sul suo petto e poi sotto le braccia,
stringendoselo contro.
Quella
notte fecero l’amore sotto le coperte di Kat. Lo
fecero piano ed in silenzio per non farsi scoprire. Kat
aveva lasciato nuovi graffi sulla schiena di Dante, e Dante nuovi lividi sul
corpo di Kat.
Nonostante
la stanchezza ed il piacere che ancora bruciava nelle vene, rimasero uno di
fianco all’altro ad accarezzarsi i capelli, a guardarsi e dirsi niente.
Cercavano le parole nel loro più intimo ego, sorridendo ogni volta che si
trovava qualcosa di buffo sul viso dell’altro.
Ed
era tutto maledettamente nuovo per entrambi, ma Dante si sentiva quasi fuori
luogo, ma al contempo gli sembrava tutto familiare che non ne avrebbe mai avuto
abbastanza. Il continuare a guardare Kat, a perdersi
in quegli occhi che gli ricordavano quella luna della sera prima, il vederla e
sentirla che si considerava normale nonostante l’occhio dell’ajna e i mehndi, gli dava un senso di
sicurezza, ma non qualcosa di fisico, qualcuno che si sarebbe sacrificato per
lui, era come se gli garantisse una stabilità emotiva in un mondo dove tutti
mentono.
«Mi
uccideresti?» La domanda gli uscì secca, spontanea. Non ci pensò due volte
prima di dirla, abbassò lo sguardo verso Kat che si
era raggomitolata sul suo petto, sentiva il suo respiro sulla pelle e le sue
mani sui pettorali, una vicina al cuore.
Sorrise,
consapevole che non avrebbe mai avuto una risposta. Dormiva.
Everybody lies.
¬end.
-MILIONI
DI CUORICINI INVADONO IL FANDOM E LEI CORRE IMPAZZITA
VERSO LE STRADE DI BRESCIA MANCO AVESSE VISTO LA MADONNA.- ♡♡♡~
Sorvolando
sulla fine pessima che ho voluto dare. Eheh.
NON
TROVATE ANCHE VOI CHE SIANO SPLENDIDAMENTE ADORABILI? ECCO, PERCHE’ IO LI AMO ;A; ♡
Sono
uscita di casa alle 11 di stamattina e sono tornata alle 18, un’oretta fa mi
sono messa a scrivere e mi sono sorpresa di aver prodotto così tanto. La pecca però è che, essendo una cosa fatta di getto,
ho paura sia confusionaria, dal mio punto di vista non lo è in quanto, avendola
scritta, so che cosa c’è scritto, ma non so se si capisce D8
L’avviso
spoiler l’ho inserito perché non so quanti esattamente vedano i video di
DmC: Devil May Cry, e questo conteneva un particolare su Kat (soprattutto) e Lilith
(bambini demoniaci che vogliono squartare le madri dall’interno, mh…). Ma non penso che sapere queste due cose possa
rovinare particolarmente la vita a qualcuno, dato che per questo reboot più si ha spoiler meglio è x°
Il
titolo c’entra poco (niente?), ma ho scritto questa piccola perla (almeno per
me ♡)
ascoltando Everybody lies di Jason Walker,
e sono troppo pigra per mettervi il collegamento, quindi mettetevi su youtube e copia-incollate il testo e l’autore, pigne. ~
Una
cosa che mi piace particolarmente è la non
trascurabile vena d’umanità di Dante che ho cercato di far notare in questa
fan fiction, alcuni lo vedono solo come una macchina da guerra e non è vero,
insomma, si prende una paura boia quando sparano a Kat
(FEELINGS!) e s’incazza con il fratello che vuole abbandonare la suddetta.
Sentito io non sto bene, dovete capirlo.
Ritornando
alla storia, è una cosa stupidissima, lo so. Però volevo scrivere qualcosa del
genere per condividere con voi le paure
di Dante, ma anche i lati positivi di questa storia e della storia con Kat, soprattutto. Perché sì, PER CHI NON LO AVESSE CAPITO
STAVANO ASSIEME e___e !
E
poi c’è anche quell’accenno alla VergilxKat che m’intriga
parecchio, ma non supererà mai la Datherine.
NEVVVEEEERRRR-- ♡♡
In
tutti i casi sono felice che sia la terza fan fiction pubblicata nel fandom, sul reboot, e che nessuno
mi abbia ancora ucciso/fucilato/ucciso a fucilate. Siete stupendi e già vi amo,
sì ;v;
Alla
prossima, dears. ~
the
worst toilet in Scotland ●