joking
Sono una grande sostenitrice del pairing Ezio/Vieri
(soprattutto dopo una frase del libro AC:Renaissance) sebbene sia una
coppia molto difficile da trattare in una fiction non AU. Comunque,
questa oneshot l’ho scritta per rallegrare la giornata ad
un’amica. Nulla di serio.
I personaggi appartengono alla Ubisoft e al team di
Assassin’s Creed.
Joking.
Era una piacevole serata quella che stava per iniziare nella magica
città di Firenze. Il sole stava ormai sparendo per lasciare
spazio all’oscurità della notte e le strette
strade gremite di gente iniziavano ad illuminarsi grazie alle varie
fiaccole. Sebbene la maggior parte dei fiorentini si fosse
già ritirato nelle proprie case, la cittadina era affollata
come durante il giorno. Poeti e monaci avevano lasciato spazio a
cortigiane, ladri e giovani impazienti di divertirsi. Alcuni si
incontravano di fronte alla famosa chiesa di Santa Maria del Fiore,
altri nelle tante taverne.
Un giovane sui diciassette anni stava saltando da un tetto all’altro
cercando con lo sguardo proprio una di quelle taverne. Si
arrampicò sul camino di una residenza a due piani e si
fermò lì per guardarsi incontro. Gli occhi vispi
e scuri setacciavano le migliaia di strade del centro per un segno, uno
stendardo che gli indicasse la via. Solitamente il ragazzo aveva un
ottimo senso dell’orientamento e conosceva a memoria ogni
singolo dettaglio della sua città natale ma,
sfortunatamente, quella sera aveva incontrato troppe guardie sui tetti
ed era stato obbligato a fare molte deviazioni che lo avevano
confuso. Una piccola bandiera verde smeraldo posta su un
tetto poco lontano fece apparire un sorriso sulle sue labbra, adornate
da una ferita non ancora rimarginata.
Decise di continuare in strada il proprio cammino e lanciò
uno sguardo sulla strada sottostante. Un piccolo carro colmo di fieno
era stato abbandonato proprio sotto a quell’edificio. Che
colpo di fortuna, pensò scendendo dal camino e avvicinandosi
al ciglio dell’abitazione. Prese un bel respiro e, come gli
era stato insegnato sin da bambino, si tuffò nel vuoto
aprendo le braccia. La piacevole sensazione
dell’aria fredda che gli spostava i capelli color nocciola
dal viso non durò molto poiché dopo pochi secondi
il ragazzo sprofondò nel pungente e fastidioso fieno del
carro. Uscì dal quel rifugiò e,
scrollandosi di dosso i fili d’erba giallognoli, si
incamminò verso
Il Gufo fortunato, il punto d’incontro previsto
quella sera.
La taverna era piuttosto piccola ma accogliente. Il nome era stato
scelto dalla moglie del proprietario, una donna che amava i rapaci e
che si era divertita a decorare l’osteria con statue, disegni
e quadri raffiguranti gufi e civette. Ad un primo sguardo il luogo
poteva sembrare inquietante ma l’atmosfera familiare e la
cordialità delle persona che lo frequentavano rendevano Il Gufo fortunato
uno dei posti più belli in cui incontrarsi.
Percorse un piccolo vialetto nella penombra e finalmente intravide la
strada insegna ritraente un gufo che teneva nel becco un quadrifoglio.
A pochi metri dalla taverna, rallentò il passo e forse fu
quello il suo errore. Una voce fin troppo conosciuta e spesso evitata
lo fece fermare definitivamente.
“Oh, pensavo di aver visto solo un enorme topo superarmi e
invece era quel cane maledetto… Ezio Auditore!”
esclamò la voce superba e altisonante che apparteneva ad un
giovane dai capelli neri come la pece e gli occhi altrettanto scuri.
Con un sospiro, Ezio si voltò mostrando il sorriso
più raggiante e falso che riuscisse a creare.
Allargò le braccia con fare bonario e si rivolse al suo
interlocutore. “Vieri, mio caro amico, che ci fai a
quest’ora nelle pericolose strade di Firenze?”
domandò scherzosamente prima di notare che il ragazzo era da
solo “Senza i tuoi compagni o, per meglio dire,
bambinaie!”
Vieri de Pazzi, nemico d’infanzia di Ezio,
digrignò i denti come un animale. “Non fare tanto
il saccente, Auditore. Anche tu sei solo.”
“Io non ho paura di mettere il naso fuori di casa senza
qualcuno che mi prenda per mano!” esclamò Ezio
trattenendo una risatina.
“E poi non è solo.” Una terza voce si
intromise e un giovanotto molto più alto degli altri due
superò Vieri per fermarsi di fianco ad Ezio.
“Federico!”
“Un altro Auditore! Spuntano come funghi!” disse
esasperato Vieri verso nessuno in particolare.
Federico Auditore lo ignorò preferendo rivolgere la propria
attenzione al fratello. “Scusa il ritardo, ma nostro padre ha
avuto la bella idea di farmi incontrare alcuni funzionari da Lucca e
sai bene quanto possano essere tediosi e lenti nel parlare gli
anziani.”
Ezio rise con lui prima di mormorare “Non sapevo che madonna
Laura si potesse già considerare anziana.”
“Ah, non ti si può nascondere nulla!”
esclamò con fare drammatico il fratello maggiore prima di
appoggiare una mano sulla sua spalla “Allora, entriamo? Ho
bisogno di riprendere le forze…”
“Stavo per farlo quando una pulce…”
indicò con un movimento della testa il giovane de’
Pazzi “… mi ha distratto.”
“Mi ero dimenticato che fosse qui.” Ammise con
finto dispiacere Federico “Fratellino, ti ha forse detto per
quale motivo ti sta infastidendo questa volta?”
Ma prima che Ezio potesse rispondere, Vieri si intromise. Il volto
mostrava che aveva perso la calma parecchi minuti fa, offeso
dall’essere ignorato da quei due scarafaggi. “Te lo
dico subito il motivo. Ho una faccenda da sistemare con il
tuo… fratellino!”
“Che faccenda?” domandò curioso Ezio.
Sapeva ormai che il suo antagonista trovava le più assurde
motivazioni per attaccar briga e litigare.
“Sì, che faccenda?” ripeté
Federico altrettanto incuriosito.
Vieri sbuffò come la questione fosse stata ovvia.
“Ieri non mi ha fatto proprio piacere quella battuta su mia
sorella!” sbottò agitando le mani come un pazzo.
“Davvero? Mi dispiace.” Mormorò con
falso rimorso “Peccato che a Viola sia piaciuta molto quando
gliel’ho raccontata questo pomeriggio!”
“Ezio…” sussurrò il fratello
maggiore portandosi una mano sulla fronte e immaginando come sarebbe
andata a finire quella conversazione.
“Taci, maiale che non sei altro!” urlò
quasi il ragazzo dai capelli corvini mentre stringeva i pugni
“So benissimo che non è la prima volta che inventi
maldicenze sulla virtù di mia sorella! Esigo le tue
pubbliche scuse!”
“Ascolta, Vieri…” cominciò
Ezio con aria esausta “…non ho voglia di parlare o
dartele di santa ragione stasera. Voglio solo incontrarmi con i miei
amici, bere, mangiare, divertirmi e tornarmene a casa.”
Vieri aprì la bocca per rispondere ma il giovane Auditore lo
interruppe “Posso aver detto alcune cose su Viola
–vere o false che fossero- ma chi sei tu per venirmi a
parlare di onore e scuse? Ti ho udito commentare in maniera veramente
poco dignitosa le scollature degli abiti di mia sorella Claudia in
passato!”
“Non è la stessa cosa!”
ringhiò quasi l’altro infuriato. Come osava dire
certe cose? Non aveva nemmeno mai guardato quella scrofa di Claudia
Auditore!
“Sì, invece. Ora tornatene a casa a farti
coccolare dalla tua bambinaia e lasciami in pace per
stasera.” Dichiarò infine Ezio passandosi una mano
tra i capelli scuri e leccando appena la ferita sulle labbra che ancora
lo infastidiva. Un gesto che il dottore gli aveva detto di evitare e
che attirò immediatamente lo sguardo di Vieri.
Fu un’occhiata veloce quella del ragazzo, che
abbassò subito la testa, ma che gli occhi attenti di
Federico Auditore registrarono senza alcun problema. Vide chiaramente
l’incertezza nel giovane, il rossore sulle guance che tutti
avrebbero pensato fosse causato dalla rabbia. Prima che il giovane
de’ Pazzi potesse rispondere all’ultima
provocazione, Federico parlò.
“Oh, oh… adorabile. Il piccolo Pazzerello
è geloso.” Ridacchiò facendo voltare
entrambi i ragazzi.
“Che?” domandò il fratello alzando un
sopracciglio.
“Che cazzo stai dicendo, Auditore?” chiese Vieri
che non riusciva a capire a cosa si stesse riferendo “Come
potrei essere geloso di lui… di voi? Io ho tutto!”
Federico gli sorrise, ma si rivolse a Ezio. “Lui non vuole
difendere sua sorella. Vuole essere al suo posto.”
Il più giovane dei due Auditore corrucciò la
fronte non capendo ancora di cosa stesse parlando mentre Vieri
sbiancò assimilando perfettamente l’insinuazione
dell’uomo.
“È geloso del fatto che tu abbia…
giocato con lei e non con lui.” Spiegò infine
nella maniera più delicata possibile.
“Oh” fu tutto quello che Ezio disse prima di
guardare perplesso il fratello “Davvero? È
un…”
“Come… come ti permetti!”
gracchiò Vieri riprendendosi dallo shock iniziale.
Federico si limitò a ghignare come al suo solito
“Non ti preoccupare, Vieri. Basterà
farlo ubriacare e vedrai che non gli farà molta differenza
avere te o Viola nel suo letto.”
“Federico!” esclamò Ezio con
un’espressione disgustata.
Vieri boccheggiò come un pesce fuor d’acqua per
qualche secondo prima di rispondergli. “Vaffanculo, Auditore!
Ti farò arrestare per questa tua mancanza di rispetto! Ti
farò mettere in prigione e…”
continuò a maledirlo mentre correva via tra la folla ignara
di tutto.
I due fratelli restarono lì ad osservarlo sparire tra quello
sciame di persone prima di entrare nella taverna. I loro compagni,
già mezzi ubriachi, li accolsero tra abbracci e saluti
sgridandoli per il ritardo. Una volta seduti alla grande tavolata con
due bicchieri colmi di vino rosso davanti a loro, Ezio si rivolse a
Federico.
“Ah, grazie ancora. Se tu non avessi improvvisato con quella
battuta… sarei ancora lì fuori ad ascoltare le
fandonie di Vieri!”
“Figurati. Dovere di fratello maggiore.”
Mormorò prima di bere un sorso di vino e sussurrare con un
sorriso “Mpf… battuta.”
Fine.
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