dangerous proximity

di ichigo_sakura
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Tirava forte vento quel giorno. Si capiva che qualcosa non andava.
Kisshu preparava la tavola guardando di tanto in tanto fuori dalla finestra, dalla quale si potevano vedere le goccioline d'acqua che picchiettavano violentemente contro il vetro, sua mamma cucinava e, in silenzio, aspettavano che il padre rincasasse.
Erano ormai le otto di sera quando il padre arrivò, tutto fradicio, a casa.
-Cavolo! Mai preso tant’acqua in vita mia- disse lui appoggiando a terra la casacca bagnata, starnutì ripetutamente e si sdraiò sul divano, sfinito.
-Kisshu!- sua madre ne attirò l’attenzione. –Per favore, vai fuori a buttare la spazzatura…-
Il ragazzo coi lunghi capelli verdi sgranò gli occhi ambrati.
-Perché io?- e ancora prima che la madre gli spiegasse che lei stava cucinando e suo padre era stanco morto, si rassegnò, andando a prendere il sacchetto nero informe, chiuso in cima con un semplice nodo, sapendo che una discussione con lei non l’avrebbe mai vinta.
Quando aprì la porta il vento gelido gli punzecchiò il volto costringendolo a socchiudere gli occhi e tirare su le spalle per tenere caldo il collo.
Il vialetto, di normalmente pochi metri, non era mai sembrato così lungo. Non si era neppure sprecato a mettersi le scarpe come si deve: aveva semplicemente infilato la parte anteriore del piedi, lasciando scoperti i talloni scalzi, il che rendeva davvero difficile camminare, quindi strisciava i piedi.
Era ormai vicino al cassonetto, lo capiva dal pessimo odore che ne fuoriusciva. In quel buio impestato, non poteva affidarsi a nessun altro senso. La luce era offuscata, non c’erano altro che due lampioni in tutta la via, e dalla luce fioca che emanavano, se visti in obliquo, si poteva vedere quanto fossero fitte le gocce d’acqua, nonostante fossero incredibilmente sottili e leggere come un soffio.
Appoggiò il sacchetto nero vicino agli altri, come faceva sempre e corse per tornare indietro, ormai si era reso conto di essere davvero bagnato, e la cosa cominciava ad infastidirlo.
Ci fu un momento, seguito da tanti altri più frequenti, nella quale si sentì mancare la terra sotto ai piedi. Il ragazzo cadde e imprecò.
-Ma che diavolo…? Un terremoto?- cercò di rialzarsi, ma le forti scosse lo riportavano a terra.
Davanti a lui la sua bella casa stava cedendo, e dall’interno di essa forti urla si facevano largo nel caos generale. Tutti i vicini ormai erano usciti dalle proprie abitazioni, incuranti della pioggia. Loro no. Perché sua madre e suo padre non uscivano?
Sfruttando un breve momento di pausa si lanciò verso quelle che non erano altro che future macerie, perse entrambe le scarpe, ma non gliene fregava niente. Era bagnato, i piedi gli facevano male per il continuo sfregare con la ghiaia, ma i suoi genitori erano più importanti.
Era quasi arrivato all’entrata, quando due forti braccia lo tirarono indietro: uno dei vicini lo aveva raggiunto e lo stava portando via da li, incurante delle grida e dei tentativi di ribellione del ragazzo.

Fine. La casa, la pioggia… le urla… tutto aveva avuto fine nello stesso istante.
Solo i frenetici sinchiozzi di Kisshu ruppero quel silenzio così intenso da sembrare rumoroso…
 
 

 
 
 

Ciao Ciao!!!! Sono tornata!
Non vi ho fatto attendere troppo per questa nuova storia, no? Effettivamente ci ho messo un po’ a pensarla… non avevo per niente ispirazione. Comunque ora sono qui!
Mi auguro che le lettrici di “Solo tu…” continuino a seguirmi, e che piaccia ad eventuali nuovi lettori!
Un bacio <3
 
ichigo_sakura




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