Natale senza di te

di Faranduil
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Basta. Non ho più voglia di sistemare i pacchetti sotto l'albero. Tanto tra qualche ora arrivano i nonni e gli zii e dopo cena ci si scambia i regali, quindi tutta la mia opera va a farsi benedire.

Mi alzo e vado in salotto ad attizzare il fuoco del caminetto. Mi sto per sedere, ma suona il campanello. Che sia già mamma? Avrà dimenticato il cellulare, penso. Doveva andare a ritirare il centrotavola dal fioraio, ma il negozio è dall'altra parte della città! Vado ad aprire e davanti mi trovo lei. Cappotto, sciarpa di volpe e, immancabilmente, gli orecchini di perle e il rossetto corallo. Al braccio destro la borsa di coccodrillo, nella mano sinistra una valigia rigida di tessuto verde con gli angoli in pelle marrone.

“Nonna!”

Le corro incontro e la abbraccio. Lei appoggia a terra la valigia e mi lascia una bella impronta di rossetto sulla guancia destra.

A quanto pare ha finito Chanel n.5, perchè ha un profumo diverso dal solito.

La faccio entrare e la aiuto a sfilare il cappotto che appendo nel guardaroba e le porto la valigia nella camera degli ospiti. Nel frattempo lei si è avvicinata al calorifero.
“Il tassista che mi ha portato fin qua non ha voluto accendere l'aria condizionata! Diceva che consumava troppo!”

Il suo accento piemontese è inconfondibile.

Le chiedo se vuole un tè per riscaldarsi. Mi dice di sì, così ci spostiamo in cucina.

Mentre scaldo l'acqua mi chiede della scuola, della fidanzata, del teatro.

L'acqua sta bollendo. Verso il tè nelle tazze e lo porto al tavolo. Prendo anche la scatola dei biscotti. Mi siedo di fianco a lei e mi dice: “Sai, sono proprio contenta di vederti!”

E mi dà un altro bacio, lasciandomi un'altra impronta di rossetto sulla guancia rimasta pulita.

“Ti ho sporcato tutte due le guance di rossetto! Ma guarda che nonna!” e dicendolo tira fuori dalla borsa un fazzolettino bianco e mi pulisce il viso.

“A che ora arriva mamma?” mi chiede.

“Non lo so. E' andata a comprare le ultime cose che mancano per la cena”

Suona il telefono di casa. Vado a rispondere.

“Pronto? Pronto?” ma il telefono continua a squillare.

Mi accorgo che non è il telefono che suona, ma è la mia sveglia che mi ricorda che devo alzarmi per andare a scuola.

Guardo fuori dalla finestra. E' ancora buio e i lampioni in strada sono accesi. La neve ha coperto le strade. I vetri sono freddi.

Anche il mio cuore è freddo, perché mi rendo conto che non ci sarà più un altro Natale con lei.





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