gERIT
Settantacinque giorni.
Un altro mozzicone nel
portacenere, un altro bicchiere d'acqua sul comodino.
Tra le mani la fotografia. La stessa,
da settantacinque giorni.
L'osserva ancora; il suo sorriso lucido; i suoi occhi vivaci; quel
leggero
vento che ne scompigliava i rossi capelli; il suo dolce volto che
spunta
fuori dal pesante giubbotto.
Ludwig
ricorda bene di come era stato pregato da Feliciano di portarlo in
montagna, di come si era più volte assicurato che l'italiano si fosse
protetto bene, di come lo aveva aiutato nei tratti più ripidi della
salita, di come aveva preparato i panini che più piacevano al
fidanzato.
"Ex" fidanzato.
Come se quella piccola, inutile, odiosa parola potesse riuscire a
cancellare tutto quanto.
Si era ritrovato solo, con un'importante lavoro alle spalle, una bella
macchina, una casa lussuosa. Un portafoglio quasi sempre pieno; ma
d'altronde, non aveva più nessuno per cui spendere soldi in cene,
regali e viaggi.
Non aveva più un fidanzato; gli amici li aveva respinti con il suo
perenne atteggiamento burbero ed intrattabile e la loro pazienza andò
sgretolandosi, fino a diventare nulla.
Era solo.
Non aveva neanche più un fratello.
Odiava Gilbert, dopo quel grave torto che gli aveva inflitto.
Come aveva osato portargli via Feliciano?
E soprattutto, come aveva fatto Feliciano a cedere all'inettitudine,
alla irresponsabilità, alla sconsideratezza, all'immaturità,
all'imprudenza di quell'essere sprovveduto che era suo fratello?
Solo per più coccole e più effusioni? Solo per avere un ragazzo più
allegro e più aperto?
Era questo che conta? Questo aveva sbagliato?
Riuscirà Gilbert a comportarsi in maniera responsabile con il suo Feliciano? Sarà capace di
proteggerlo nelle situazioni più difficili, come lui ha sempre fatto?
Per settantacinque giorni queste domande lo hanno assillato, hanno
interrotto i
suoi tristi sogni, lo hanno tormentato, lo hanno fatto impazzire e non
lo hanno mai lasciato in pace.
Non riesce a rassegnarsi, e forse neanche lo vuole fare.
Ormai vive di questo, di sofferenze, rimorsi e rimpianti.
Non vuole abbandonare l'idea di una felicità che tanto ha atteso, che
tanto lo ha riempito, trasformato.
Feliciano gli ha fatto scoprire l'amore, e si vergogna di essere caduto
in una trappola così logorante, che, giorno dopo giorno, lo sta divorando.
Si accende un'altra sigaretta, espirando una nuvola di fumo sul volto
ritratto in foto.
Si stende sul letto, come ieri, come l'altro ieri, come ormai è
routine da settantacinque lunghissimi giorni.
Tra poco suoneranno le campane; è l'ora di andare a lavorare.
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