Mollusco
La nuova auto
sportiva che aveva acquistato correva meravigliosamente lungo le strade della
Città dell’Ovest. Era rossa fiammante, lucida e rombante. Al suo passaggio ogni
ragazza si girava, attratta, a guardarlo e gli uomini lo invidiavano. Che bella
sensazione!
Rise di
felicità e iniziò a salutare le varie ragazze che, estasiate, lo osservavano
seduto nell’automobile. Tutte loro, in visibilio, rispondevano ai suoi
ammiccamenti e gli lanciavano sguardi pieni di passione e desiderio.
Yamcha arrossì
contento e un grande sorriso gli adornò il volto. Era bello essere così
apprezzato. Probabilmente quelle ragazze erano attratte soprattutto
dall’automobile, nuovo regalo di Bulma, ma non importava. Era meraviglioso
sentirsi così desiderato.
Accelerò la sua
corsa e si fermò di fronte alla Capsule Corporation.
Scese a malincuore dall’automobile e sorrise a delle ragazze che gli passarono
accanto squadrandolo dalla testa ai piedi.
Cercò di
ricomporsi, poi afferrò il mazzo di rose che aveva comprato per la sua
fidanzata e si avvicinò all’entrata della Capsule
Corporation. Si schiarì la voce, si sistemò il colletto della camicia e si
passò una mano tra i capelli prima di suonare alla porta, pronto a sfoggiare il
suo sorriso migliore.
Si aspettava
Bulma alla porta, invece si trovò di fronte gli occhi sorridenti della signora
Brief.
“Ciao caro!
Cosa ti porta qui?” chiese la donna, osservandolo.
“Salve signora. C’è Bulma? Avevamo un appuntamento…” disse lui allungando il
collo per sbirciare all’interno.
“Bulma è in
cucina…non mi aveva detto che dovevate uscire insieme…” rispose la donna,
pensierosa. Yamcha ci rimase un po’ male e si chiese automaticamente se aveva fatto qualcosa di sbagliato. Bulma non scordava mai i
loro appuntamenti, di solito era lui lo smemorato.
“Vado a
chiamarla! Accomodati!” lo invitò la signora indicandogli il divano. Il ragazzo
ubbidì. In realtà avrebbe voluto andare a cercare
Bulma di persona, ma se era arrabbiata era meglio starle alla larga. Dal
salotto sarebbe riuscito a scappare più in fretta.
Osservò la
schiena della signora Brief allontanarsi in direzione della cucina e si sistemò
nuovamente guardandosi allo specchio.
Poi si
sedette sul divano, agitato. Accese quindi il televisore e cercò qualche
programma da vedere, in attesa.
“Ho fame,
fammi da mangiare donna!” disse Bulma ad alta voce scimmiottando la frase che
le aveva rivolto Vegeta poco prima. La donna era stata quindi costretta ai
fornelli dal principe suo ospite.
Non era
facile prendersi cura di lui e assecondare tutte le sue voglie. La maggior
parte delle volte lui aveva fame, ma non aveva ancora imparato che Bulma era
tutto tranne una cuoca provetta. Sapeva cucinare molto poco.
Ai fornelli
era decisamente incapace. Non era nemmeno riuscita a cuocere decentemente una
misera bistecca. Vegeta si sarebbe arrabbiato, e molto. E non poteva nemmeno
usare i robot per cucinare, erano stati tutti sfasciati sempre dal principe dei
saiyan. “Mi bloccano il passaggio” era stata la sua scusa.
“Accidenti a
lui!” sbottò Bulma appoggiando con forza il coltello al tagliere. “Non sono la
sua dannata cuoca! Ah, lo preferisco quando sfascia i
robot per l’allenamento! E’ più facile costruire dieci di quelli che cucinare
per lui!” disse con rabbia.
Degli
insoliti rumori la fecero voltare e vide l’acqua della pasta strabordare dalla pentola. Corse in fretta al fornello per
spostare il coperchio e si scottò. Gemette di dolore e maledisse ancora il suo
ospite alieno, abbassando il volume del fuoco e correndo al lavello per
risciacquarsi con dell’acqua fresca.
“Tesoro!”
annunciò la signora Brief entrando in cucina. “E’ arrivato Yamcha!” disse
allegra guardandosi poi attorno. “Ma che succede?” domandò notando tutto il
disordine.
“Lascia
perdere mamma!” disse la ragazza dai capelli azzurri continuando a sciacquarsi
la scottatura. “Il principe ha fame, tutto qui!” disse ancora borbottando
qualche parolaccia nei suoi confronti.
“Oh, tesoro!
Ma guarda come ti stai impegnando per lui!” disse entusiasta la signora Brief,
credendo di intuire qualcosa. Bulma la osservò, stralunata. “Che vuoi dire?”
chiese infatti domandandosi quali insoliti
ragionamenti fossero in corso nella mente di quella strana donna.
“Ma non
capisci? Sei cotta di lui!” disse la donna bionda battendo le mani e
saltellando. Bulma arrossì fino alla radice dei capelli, forse di vergogna o
solo di rabbia.
“Ma cosa
dici, mamma?!” rispose la ragazza, infuriata. “Non mi
piace neanche un po’! Faccio questo solo per non rimetterci la pelle, chiaro?!” disse Bulma cercando di risultare convincente.
La madre,
però, mantenne il suo sorriso vacuo che stava a significare ‘è inutile che lo
nascondi, tanto l’ho capito’ e se ne andò. Bulma si
irritò e decise di lasciare perdere: parlare con la madre, a volte, era come
parlare al muro.
Quando la
scottatura le fece meno male ricominciò ad impegnarsi tra i fornelli. La pasta
sembrava quasi pronta, il sugo aveva un colore decisamente poco invitante ma Bulma sperava fosse mangiabile. Mancava solo il
secondo.
Aprì il
frigorifero e prese il primo pacchetto che le capitò a tiro. Lo aprì: era del
pesce. Lo guardò leggermente schifata afferrandolo per i tentacoli ed alzandolo
per osservarlo meglio. Come diavolo si cucinava quell’affare?
Non sapeva neppure come si chiamasse quella specie di pesce. Forse totano, non
ne era sicura.
Bulma alzò le
spalle e prese una padella. Mise direttamente il pesce sul fuoco senza nemmeno
lavarlo o pulirlo. Si accorse di non aver ancora messo in tavola nulla da bere
e, lasciando la pietanza sul fuoco, si voltò di scatto in cerca dell’acqua. Non
si accorse di aver però urtato il barattolo del pepe
che, apertosi, rovesciò il suo contenuto nella pentola per poi cadere a terra e
rotolare sotto un mobile. Bulma si voltò nuovamente e rivoltò il pesce. Le
sembrò pronto e dopo pochi minuti lo impiattò. “Che strano colore che ha…” si disse notando la
colorazione decisamente più scura del pesce. Ma non se ne preoccupò più di
tanto.
Finalmente
terminò la sua “opera” e apparecchiò il tutto per Vegeta. Poi si guardò
attorno. La cucina sembrava un campo di battaglia. Avrebbe fatto pulire dopo il
pranzo del saiyan.
Posizionò con
cura ogni piatto di fronte al posto del saiyan, poi si accomodò in una sedia,
attendendolo. Voleva vedere se gli sarebbe piaciuto. Era molto agitata: chissà
per quale motivo le interessava tanto l’opinione di Vegeta…Sicuramente non era
perché le piaceva! Ah, sua mamma era davvero una
stupida a pensare certe cose!
Finalmente
vide il principe comparire alla soglia della cucina. Doveva essersi appena
lavato: i capelli sembravano più lucidi del solito e la sua pelle profumava di
sapone. Inoltre i pantaloni che indossava erano diversi da quelli che aveva
prima.
“Finalmente!”
disse Bulma osservando ogni suo movimento. Il saiyan non le rispose e,
cautamente, puntò gli occhi sui piatti in tavola. Non erano molto invitanti, ma
la fame lo stava uccidendo.
Si accomodò
al suo solito posto e osservò quello che doveva essere il primo. Un piatto di
pasta dal colore decisamente insolito.
Alzò gli
occhi su Bulma che, nel contempo, lo fissava speranzosa. Vegeta prese una
forchetta e, titubante, infilzò della pasta. La annusò per nulla convinto e
mangiò. Sbattè più volte le palpebre, cercando di
capire quali ingredienti fossero stati usati per preparare la pietanza ma senza
successo. Non aveva mai assaggiato nulla di simile.
“Allora?”
chiese Bulma sbattendo gli occhi, speranzosa. Vegeta fece fatica a deglutire
data la durezza della pasta e la guardò. Come sapore era insolito ma non
sgradevole, e la fame era troppa per fermarsi. Avrebbe mangiato qualsiasi cosa.
Senza
risponderle continuò a mangiare sperando almeno che il secondo piatto fosse
stato migliore. Anche se quel pesce non aveva l’aria di essere appetitoso.
Bulma prese
il suo silenzio come assenso. In teoria gli piaceva, non aveva detto con il
solito tono “Fa schifo!” oppure “Vuoi avvelenarmi, donna?”. Vegeta non sapeva
cosa fosse la delicatezza, se non gli piaceva glielo avrebbe detto.
Terminato il
suo abbondante primo, Vegeta guardò di sbieco il secondo piatto. Decisamente
più invitante ma comunque preparato da lei. No, non c’era da fidarsi. Anche se
la pasta mangiata lo aveva quasi saziato – era decisamente troppo dura e molto
pesante da digerire – decise di provare anche il secondo. Un saiyan non rifiuta
mai del cibo. E Vegeta dovette ammettere di aver assaggiato di peggio nella sua
vita, soprattutto quando era al servizio di Freezer.
“Cos’è questa
roba?” chiese poco convinto alla donna di fronte a lui. Lei scosse leggermente
la testa e rispose “E’ pesce. Penso sia un totano”. Allo sguardo confuso del saiyan
Bulma specificò “E’ un mollusco”.
Sembrando
soddisfatto della risposta Vegeta afferrò la forchetta e prese un boccone di
quel ‘mollusco’. E sperò che fosse mangiabile. Il
cuore di Bulma iniziò a battere furiosamente, pregava con tutto il cuore che
Vegeta avrebbe apprezzato i suoi sforzi culinari.
Il saiyan
rimase immobile per qualche istante, non riuscendo nemmeno a deglutire il
boccone. Era troppo pepato! I suoi occhi si riempirono di lacrime che Vegeta
riuscì a stento a trattenere, la lingua bruciava e le labbra erano in fiamme.
Rapidamente
afferrò la bottiglia d’acqua di fronte a lui e la scolò tutta in pochi minuti.
Bulma lo guardava, confusa, domandandosi dove avesse
sbagliato.
“Donna!
Volevi uccidermi?!” le chiese infine il saiyan ancora
con la gola infiammata. “Perché, non ti piace?” chiese lei innocentemente.
Vegeta la fulminò con lo sguardo. “Dimmi una cosa, tu assaggi mai quello che
cucini?!” le domandò.
Bulma sbattè
gli occhi, in confusione. “No, mai. Perché?” chiese candidamente. Il saiyan digrignò
i denti, irritato; la tentazione di farle assaggiare quel dannato ‘mollusco’
era molto forte, ma sapeva che poi lei gliel’avrebbe fatta pagare, magari non
aggiustando la camera gravitazionale o non andando a fare la spesa.
“Beh, ti
consiglio di iniziare a farlo! La prossima volta voglio un cibo decente, hai
capito?!” le disse con rabbia e, con le mani in tasca,
se ne andò.
Bulma lo
guardò in confusione, leggermente delusa di non essere riuscita a soddisfarlo.
“Chissà dove ho sbagliato?” si domandò fissando il piatto.
Yamcha, nel
frattempo, aveva preso a guardare una partita di baseball della squadra
avversaria alla sua e, troppo concentrato sul gioco, non aveva notato che Bulma
era decisamente in ritardo.
Concentrato
sullo schermo non si accorse neppure della presenza di Vegeta che, ancora con
la lingua infiammata, stava oltrepassando la stanza per uscire e tornare ad
allenarsi.
Il saiyan
osservò il terrestre, corrucciato. Gli dava davvero su ai nervi. E non c’era
neppure un motivo ben preciso. Forse era la sua faccia, forse disprezzava la
sua debolezza sia fisica che mentale per non riuscire a farsi valere con la
donna dai capelli azzurri, forse per la sua inettitudine.
Non lo
conosceva molto, ma già al primo impatto gli aveva dato l’impressione di
qualcosa di debole e forse un po’ viscido. E disgustoso.
Sbuffando il
saiyan continuò il suo cammino e lasciò la stanza, sperando senza neppure
accorgersene che la squadra per cui Yamcha stava
tifando perdesse.
Bulma decise
di non assaggiare il piatto da lei preparato. Vegeta era stato chiaro, era
immangiabile. Piccole lacrime di delusione le salirono agli occhi
ma la donna le ricacciò dentro, non volendo piangere per una cosa
apparentemente molto stupida.
A Vegeta non
era piaciuto il pesce preparato da lei, e allora? Non era la fine del mondo!
Non era
riuscita a cucinare bene e lui se n’era andato schifato. Poco male! La prossima
volta avrebbe fatto di meglio! Bulma Brief non si arrende mai, gli avrebbe
mostrato il suo valore la prossima volta!
Le tornò
quindi la grinta e chiamò i robot delle pulizie per riordinare il campo di
battaglia.
Poi, con
calma, andò in sala. E fu sorpresa di trovare Yamcha.
“Che ci fai
qui?” gli domandò distraendolo dalla partita. “Ma come tesorino?”
disse lui mantenendo gli occhi puntati sullo schermo “Non ricordi, dobbiamo
uscire insieme!” concluse incitando poi un giocatore, che però
sbagliò.
Bulma sbattè
più volte gli occhi, poi lo sgridò. “Intanto quando mi parli devi guardarmi in
faccia!” gli ordinò afferrando il telecomando e spegnendo la TV. “E poi stai vaneggiando!
Oggi è giovedì, il nostro appuntamento è domani!” gli disse incrociando le
braccia al petto e guardandolo un po’ sprezzante.
La rabbia
accumulata per la sconfitta in cucina la fece ribollire.
Yamcha si
diede mentalmente dello stupido e si grattò la testa. Gli tornò in mente che
era stato proprio lui a insistere per trovarsi il giorno dopo, poiché aveva in
programma un’intervista e un servizio fotografico con la sua squadra di
baseball.
“Che scemo!”
si disse battendosi una mano sulla fronte. Bulma sembrò dirgli con gli occhi
che lo pensava anche lei.
Yamcha rise
sguaiatamente e un po’ in imbarazzo prima di
avvicinarsi, darle un bacio e correre via scusandosi. Bulma gli gridò di
arrivare in orario il giorno dopo ma lui non rispose.
“Stupido”
borbottò Bulma dirigendosi poi in laboratorio a lavoro. Dopo la delusione
culinaria doveva ritornare fiduciosa delle sue capacità, e ci sarebbe riuscita
solo utilizzando il cervello.
L’allenamento
di Vegeta fu lungo e faticoso. Dopo quell’orribile
pranzo si era rinchiuso nella camera gravitazionale per ore e ore e il suo
stomaco, ben presto, aveva iniziato a brontolare.
Tutto per
colpa di quel dannato mollusco. E della cucina assassina di quella donna.
Vegeta si
domandò per l’ennesima volta se per caso lei avesse fatto apposta a cucinare in
modo tanto mostruoso, ma non riuscì a darsi una risposta. Era impossibile per
lui capire la mente femminile dato che aveva passato così poco tempo con
l’altro sesso.
“Bah! Non m’importa!”
si disse infine, deciso a non pensare più a lei. Ultimamente l’immagine della
donna dai capelli azzurri faceva capolino nella sua mente in molti momenti, soprattutto quando era in procinto di coricarsi.
E Vegeta non
aveva ancora compreso il motivo.
Ma era
consapevole che lei gli stesse facendo qualcosa. Si
sentiva quasi più…gentile. Anche quel pomeriggio si era trattenuto, nemmeno lui
capiva il perché. Il pranzo era immangiabile. Aveva pensato di morire
soffocato. E allora perché non le aveva urlato contro il suo disprezzo, magari
scossa per le spalle e minacciata di morte?
Non lo
sapeva. Nuovamente gli tornò in mente lo sguardo colmo di speranza che lei gli
aveva rivolto prima che iniziasse a mangiare. Era bellissima. Forse era stata
la sua evidente bellezza a bloccarlo…non se la sentiva di rimproverare quegli
occhi azzurri.
“Mi sto
rammollendo!” si disse il saiyan con disprezzo. “Presto o tardi diventerò come
Kakaroth!” affermò con voce schifata.
Spense la
gravità e, con le braccia incrociate, si diresse fuori dalla
sua camera di allenamento e tortura. Il sole era ancora alto, il saiyan era
solito terminare l’allenamento molto più tardi, ma
quel giorno stava letteralmente morendo di fame.
Entrò alla Capsule e cercò immediatamente una delle due donne.
Trovò Bulma. Del resto era lei quella con il potere maggiore in quella casa,
ovviamente dopo di lui. Il livello di energia dei coniugi Brief era decisamente
infimo, a volte non riusciva nemmeno a percepirlo.
Bulma era in
laboratorio. Vegeta pensò che come minimo l’avrebbe trovata sotto qualche
macchinario con indosso una informe tuta da lavoro
probabilmente di colore rosa e sporca di olio di motore. Quando si trattava di
lavoro Bulma sembrava quasi dimenticare di essere una ragazza, non le importava
macchiarsi. E sì che era così per perfettina quando si trattava di dover uscire di casa.
Entrando in laboratorio Vegeta sorrise debolmente trovandola
esattamente come aveva immaginato. Si avvicinò a passi veloci, ma lei non lo
sentì a causa della radio accesa a tutto volume.
Senza
preavviso o preoccupazione il saiyan afferrò il grande macchinario e lo sollevò
al di sopra della sua testa per poi abbassare gli occhi su quelli spaventati di
Bulma.
“Ma che
diavolo fai?!” gli chiese lei, urlando. L’aveva colta del tutto impreparata.
“Muoviti
donna, ho fame” disse semplicemente lui indicandole di alzarsi con la testa.
Lei ubbidì, più che altro timorosa che lui potesse
lasciar andare improvvisamente la macchina e schiacciargliela addosso.
Lo osservò
poi riporre il tutto delicatamente, o quasi, dove era prima e incrociare le
braccia al petto incitandola nuovamente a recarsi in cucina.
“No Vegeta” rispose lei invece cogliendolo di sorpresa.
“Spicciati donna, sono affamato!” disse lui iniziando a perdere la pazienza.
“No, quello che
ti ho preparato oggi non ti è piaciuto, non voglio nuovamente fare qualcosa di
così schifoso” disse lei abbassando gli occhi. Il saiyan la guardò in
confusione. Non capiva il suo atteggiamento.
Perché si
preoccupava di preparare qualcosa di decente? Non era mica lei a dover
mangiare! E se lui non si era posto il problema non
avrebbe dovuto porselo neanche lei!
A causa della
sua inesperienza sentimentale con il genere femminile, Vegeta non poteva
comprendere i sentimenti di Bulma. Lei si era sentita un’inetta a non riuscire
a preparargli qualcosa di buono. Preparare dei piatti gustosi per l’uomo amato
era una gioia indescrivibile per una donna…Bulma non aveva ancora compreso che
il vero motivo della sua tristezza era quello, e ben
presto se ne sarebbe resa conto.
“N-non voglio fare qualcosa di così schifoso ancora” disse
lei abbassando gli occhi.
Vegeta alzò
gli occhi al cielo, le afferrò un braccio e iniziò a muoversi in direzione
della cucina, trascinandola con sé.
“Vegeta!
Lasciami!” disse lei cercando di strattonarsi. “Mi fai male!” disse ancora
volendo che la lasciasse andare. Il saiyan, in tutta risposta, le si avvicinò e se la caricò su una spalla, continuando poi
il suo cammino.
Bulma smise
di agitarsi consapevole di non avere via d’uscita.
La riappoggiò
al pavimento, quindi, quando giunsero in cucina e le ordinò di preparare
qualcosa.
“Muoviti
donna! E fai attenzione a quello che prepari!” le disse girandosi per andare a
fare una doccia. “Assaggia quello che cucini” le consigliò ancora. Prima di andarsene
definitivamente le disse “E non provare a fare un altro mollusco. Non lo
sopporto” E se ne andò.
Bulma osservò
la sua schiena e, animata di coraggio, decise di darsi
da fare. Aveva una seconda opportunità.
Dopo circa
venti minuti il principe dei saiyan fece ritorno in cucina. Un profumo migliore
di quello del pomeriggio lo avvolse. Sperò che anche il sapore fosse stato
accettabile.
Vide Bulma di
schiena, intenta a mescolare probabilmente della pasta e le
si avvicinò con l’intenzione di spaventarla. Era divertente incuterle
ancora terrore.
Aspettò che
appoggiasse il mestolo sul bancone per poi avvicinarsi e osservare l’interno
della pentola.
Bulma gridò,
spaventata. Prese a inveirgli contro ma il saiyan non le prestò troppa attenzione impegnato com’era a cercare un cucchiaio
poco distante per assaggiare la pietanza.
“Ehi! Quello
è il mio!” lo rimproverò Bulma quando lo vide
afferrare proprio quello che stava utilizzando lei. Vegeta non la ascoltò e
continuò la sua opera. Il cuore di Bulma iniziò a battere furiosamente, la
speranza le illuminò gli occhi.
Deglutì,
incerta, quando lo vide gustare il sugo.
“Allora?” gli
domandò quando egli rimase immobile. Il saiyan si
voltò a guardarla e Bulma si trovò incatenata in uno sguardo oscuro e profondo.
Deglutì incerta quando lo vide leccarsi le labbra, e
ansimò leggermente, osservandole.
“Non male” le
disse lui, costatando il sapore della pietanza. Bulma si sciolse in un sospiro sollevato e sorrise.
“Sai, volevo
aggiungere anche del pepe ma proprio non riesco a trovarlo…” disse pensierosa
guardandosi attorno. Lei non poteva sapere che il barattolo era terminato sotto
il mobile quel pomeriggio.
“Non importa,
va bene così” le disse lui allontanandosi. Bulma si rigirò, contenta, mentre un enorme sorrise le adornava il volto. C’era riuscita!
Gioia allo
stato puro le riempì il cuore. Avrebbe desiderato tanto gridare e magari
buttarsi tra le braccia del saiyan ed esultare. Solo al pensiero arrossì.
Osservò il
cucchiaio da lui usato per assaggiare il sugo e, con mano tremante, lo afferrò.
Rigirò ancora il sugo e decise di rigustarne un po’.
Titubante se lo portò alle labbra e chiuse gli occhi, assaggiando oltre al sugo
anche un po’ del sapore di Vegeta. Poteva definirlo come un bacio indiretto.
Fremette
dalla gioia a quella sensazione e fu il suono del timer a farla tornare con i
piedi per terra. Scolò la pasta e gli servì da mangiare.
Appoggiò i
gomiti al tavolo e la testa sulle mani, e rimase soddisfatta a guardarlo
nutrirsi. Si sentiva al settimo cielo. Un enorme sorriso le adornava il volto,
Bulma si sentiva quasi fluttuare.
“Piantala di
fissarmi, donna!” tuonò Vegeta, ovviamente irritato da quello sguardo. Odiava
essere guardato così. Bulma scosse la testa, mantenendo il sorriso, e spostò
gli occhi in un’altra direzione sempre però lanciandogli piccole occhiate. Era
troppo bello vederlo gustare la cena preparata da lei.
Quando
terminò il primo piatto, Vegeta si guardò attorno cercando un secondo ma Bulma non aveva avuto tempo di preparare
null’altro. “Vuoi farmi morire di fame, donna? Dammi dell’altro!” ordinò lui
con lo stomaco ancora brontolante.
“Mi dispiace,
non ho nulla in casa…se vuoi c’è ancora del pesce di oggi da cucinare…” disse
lei stuzzicandolo. “Non ci pensare neanche! Adesso grazie a te odio i molluschi!”
le disse lui incrociando le braccia al petto.
“Ordino
qualche pizza allora, ti va?” chiese lei andando verso il telefono. Vegeta
annuì. Avrebbe dovuto attendere un po’ prima di poter tornare a mangiare, ma
meglio quello che un altro mollusco disgustoso.
Rimasero
seduti in sala da pranzo lui e Bulma, soli. I genitori di lei erano usciti a
cena e sarebbero rincasati molto tardi. Avevano quindi tutta la serata per loro
due.
Bulma
schiacciò qualche pulsante del telecomando di controllo dei robot di cucina e
questi arrivarono subito, pronti a ripulire i mobili. Vegeta li guardò di
sbieco, non apprezzando il loro ronzio. Prese a tamburellare le dita contro il
braccio sinistro mentre osservava il paesaggio fuori dalla
finestra.
Si sentiva
bene. Quando Bulma non parlava era quasi piacevole restare solo con lei. E
quella sera era finalmente riuscita a cucinare decentemente. Ora sarebbe solo
migliorata.
Fino a quel
momento non l’aveva mai vista molto in cucina, non era fatta per essere una
donna di casa come la signora Brief o la moglie di Kakaroth. Bulma era un genio
dell’elettronica. Le sue conoscenze culinarie si bloccavano alla cottura di
barbecue dove era piuttosto brava, anche se il tutto non necessitava di tanta
maestria.
Grazie a lui
Bulma avrebbe imparato a cucinare. Le avrebbe fatto solo un favore. E,
stranamente, Vegeta trovò invitante l’idea di vederla in cucina appositamente
per lui negli anni seguenti. L’incontro con i cyborg era ancora lontano, e
l’idea di avere Bulma si aggiungeva alle poche certezze che aveva del futuro.
Era
tranquillizzante sapere di poterla avere affianco. Insolito per lui, saiyan
crudele e spietato, desideroso di indipendenza, venir
rincuorato dalla presenza di una debole donna terrestre. Ma non importava. Lo
scontro con i cyborg sarebbe stato difficile, e Vegeta si accorse di voler
vivere tutti i momenti possibili che gli restavano prima del combattimento.
Bulma nel
frattempo non riusciva ancora a credere di essere riuscita a rendere mangiabile
un suo piatto. Vegeta si era abbuffato, lo aveva visto chiaramente. E il tutto
l’aveva resa euforica.
Inoltre,
rimanere sola con lui era una sensazione nuova e molto piacevole. Si sentiva in
armonia con lui. Erano in pace. Si lasciò scappare un sospiro sollevato e tornò
ad osservare il duro volto di lui, impassibile e fiero nella sua compostezza.
Lo vedeva quasi con occhi diversi. Era merito suo se in qualche modo era
riuscita a cucinare decentemente. Non era certo sua aspirazione diventare una
cuoca provetta e spendere ore e ore a cucinare, ma ora che sapeva di essere in
grado di preparare in poco tempo del cibo commestibile per lui si sentiva fiera
di sé stessa. Sapeva di aver fatto un passo in avanti nella convivenza con lui.
Credeva che ora tutto sarebbe stato più semplice.
Conosceva
bene i saiyan ed era consapevole che il modo migliore per conquistare la loro
attenzione e un po’ di rispetto era nutrirli decentemente. Era quindi riuscita
a guadagnare dei punti nel contatto con Vegeta.
Sperava che
il loro rapporto, d’ora in avanti, sarebbe stato tutto in discesa. E non sapeva
neanche quanto avesse ragione.
Il giorno
dopo Bulma si preparò per l’appuntamento con Yamcha. Finì apposta di vestirsi e
truccarsi molto prima dell’ora in cui lui sarebbe dovuto arrivare a prenderla
in modo da potersi recare in cucina e preparare il pranzo a Vegeta.
Canticchiò un
dolce ritornello mentre si prodigava ai fornelli e
sperò di riuscire addirittura a cucinare delle pietanze migliori di quelle
della sera prima. Voleva raggiungere la perfezione per lui. Magari sarebbe
riuscita anche a guadagnare qualche grazie da parte di Vegeta. Bulma sorrise
fra sé, considerando quasi impossibile quella eventualità.
Quel giorno
trovò il barattolo del pepe al solito posto ma, stranamente, quasi del tutto
vuoto. Bulma alzò le spalle, non curandosi del motivo e non chiedendoselo
nemmeno.
Terminò di
preparare il cibo, questa volta assicurandosi di assaggiare tutto e controllare
che fosse mangiabile, poi aspettò Vegeta. Voleva nuovamente vedere la sua
espressione soddisfatta.
Il saiyan non
tardò ad arrivare. Il profumino del pranzo era arrivato fino alla camera
gravitazionale. Vegeta entrò in cucina in fretta e si sedette subito a tavola pronto ad abbuffarsi.
“Ciao
Vegeta!” lo salutò Bulma con un sorriso. Il saiyan non la degnò di uno sguardo,
piuttosto prese a mangiare e gustare ogni piatto. Sì, era tutta un’altra cosa
rispetto al giorno prima.
Bulma lo
osservò entusiasta. Era contenta di essere finalmente in grado di renderlo
felice in qualche modo. Vegeta era sempre così serio e triste…e bastava solo un
buon pranzo a renderlo di buon umore! Saiyan! Vai a capirli!
“Ti piace?”
domandò lei desiderosa di qualche riconoscimento. Vegeta annuì vagamente non
abbassandosi però a ringraziarla o ad elogiarla. Ma a Bulma bastò.
Quando si fu
spazzolato tre quarti del pranzo, Vegeta le domandò perché fosse abbigliata a
festa e Bulma sembrò ricordarsi solo in quel momento che Yamcha non si era
ancora fatto vedere.
“Che
screanzato! O se n’è dimenticato o è in giro a flirtare con le ragazze grazie
alla nuova macchina che gli ho regalato!” disse Bulma con rabbia.
Vegeta
terminò il suo pranzo, si alzò in piedi e fece per andarsene. Alla soglia della
porta, però, si voltò verso la donna e le disse freddamente “Dovresti mollarlo.
Quel tipo è proprio un mollusco” e se ne andò.
Bulma sbattè
gli occhi e scosse la testa con un sorriso: in qualche modo Vegeta le aveva
dato ragione e aveva paragonato il suo fidanzato alla cosa che probabilmente
odiava di più dopo Goku.
Un altro
piccolo passo che presto, molto presto, li avrebbe fatti avvicinare ancora di
più fino ad unirli per il resto della loro vita.
FINE
Altra one-shot terminata! Lo so, è una vera e propria schifezza!
Inoltre la mia coscienza mi sta rimproverando come una matta! E’ qui che urla
“Ma che cavolo fai?! Non metterti a scrivere storie
stupide, studia per gli appelli d’esame dell’università brutta scema!!!”!!!!!! Sono senza speranza!
Mi auguro che
la storia vi sia piaciuta almeno un po’ anche se manca
completamente il romanticismo!
Comunque ho
notato che da quando nella mia ff precedente “Together” ho soprannominato Yamcha ‘mollusco’, molti di voi
nelle nuove storie hanno utilizzato lo stesso nomignolo! Mi fa molto piacere!
Ma il primato è mio, non scordatelo!!
Anche per
questo ho scritto questa ff così idiota, volevo
tornare a chiamarlo mollusco!
Per quanto
riguarda Bulma in cucina credo che sia accettabile il fatto che non sappia
cucinare! In Dragon Ball Bulma non sapeva fare quasi nulla, e proprio non ce la
vedo in cucina!
A mio parere
è stato l’amore del principe a spingerla tra i fornelli! Non che lui l’abbia gettata letteralmente tra le fiamme, sia chiaro! XD Ok, sto sclerando!
Argh! Domani ho un esame! Ora corro a
studiare!! Dannata università!
Un
ultima cosa:
grazie a tutti quelli che hanno recensito la mia ultima storia “Picture Day”!!
E se non l’avete ancora letta potreste farlo adesso!! (pubblicità occulta per una mia storia…beh, posso farlo
visto che è mia, no?)
Nell’introduzione
ho scritto anche una frase trovata nel sito di CrazyBulma…se
hai letto la ff spero proprio che tu non te la sia
presa per aver utilizzato una tua frase!! ^^ Spero di
trovarti presto su MSN di nuovo, ma ora sono bloccata tra gli esami!! ç_ç
Al prossimo
racconto!!
Baci, tsubaki!