Anima nera

di MadAka
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La pioggia battente continuava a scendere da troppo tempo.
Bagnava ogni cosa, rendeva l’aria fredda e la sera ancora più buia.
L’asfalto nero su cui camminavo era così scuro da apparire come una voragine tetra pronta a risucchiare qualunque cosa, le ruote delle auto sfregavano più rumorose che mai sulla strada.
Nelle orecchie avevo il suono della città, del traffico e delle chiacchiere della folla fra la quale stavo camminando.
Guardavo avanti, presente ma allo stesso tempo isolata da tutto.
Mi voltai per un solo istante e lo vidi accanto a me.
Un ragazzo, una figura alta e slanciata, completamente vestita di nero dalla giacca alle scarpe, con il cappuccio bagnato dall’acqua calato fin sopra gli occhi.
Non appena mi superò mi riportò alla realtà, nella strada in cui ero, in quella sera buia e piovosa.
Puntai lo sguardo su di lui senza sapere perché.
Teneva nascosta con la mano sinistra una piccola e ormai consumata sigaretta che emanava un odore dolce, indefinibile.
La portava alle labbra, che non riuscivo a vedere, sbuffando piccole nuvole di fumo argentato.
Il suo passo era veloce, sicuro.
Si faceva largo fra la folla, senza urtare nessuno, allontanandosi in fretta come inseguito da una presenza invisibile.
Lo vidi scomparire fra le persone, lasciando dietro di sé solo una scia di profumo agrodolce.
Non conoscevo il colore dei suoi occhi, né la forma del suo viso, non ne sapevo il nome né il suono della voce, ma fin da subito non desiderai altro che incontrarlo di nuovo.
Quell’anima nera, avvolta da suo fumo argento, dolce e pungente. 




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