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Capitolo 1 - Una notte in bianco.
«Porca
putt-»
«Dean,
stai fermo!»
«Sam,
ti prego. Non abbiamo alcol, un dannatissimo licantropo ha scambiato la mia
schiena per una fottutissima lima per unghie e tu fai più schifo del solito nel
ricucire. Avrò pur il diritto di lamentarmi, no?»
Solito
post-caccia dei Winchester anzi, in quel caso la situazione era ben
peggiore: proprio come aveva detto Dean, mancava il disinfettante per
eccellenza, il sedativo preferito da ogni cacciatore.
«Ho finito.»
annunciò Sam pensando poi a riordinare il kit di
emergenza. Era quasi triste pensare che quella piccola cassetta bianca
fosse l'unico sollievo che poteva aspettarsi un cacciatore al ritorno da
una caccia, semplice o complessa che fosse stata.
«Là fuori il tempo è una merda.»
constatò finemente il fratello maggiore alzandosi dal suo posto
allestito come un pronto soccorso e guardando fuori dalla finetra,
ricevendo subito dopo una lamentela dal suo compagno di sventura.
«Dean, non -»
«No,
sul serio Sammy. Questa cazzo di neve ha bloccato le strade. Se saremo
fortunati, domani mattina potremo ripartire e lasciarci alle spalle
questo posto schifoso di motel.»
si sfogò nuovamente Dean controllando che al di là del
vetro ci fosse ancora la sua amata Impala parcheggiata sotto un pigro
lampione che a stento riusciva ad illuminare l'intero parcheggio.
«Va bene. Allora dormiamo, così domani arriverà più in fretta, d'accordo?» propose Sam con tono pacifico ma più di tutto esausto.
Ecco che stranamente i Winchester andarono a dormire: Sam con le scarpe
ancora ai piedi e Dean stringendo la sua pistola preferita sotto il
cuscino. Non era paranoia ma precauzione, chissà quante volte lo
aveva ripetuto a suo fratello.
Fuori, la neve era ovunque: sugli edifici, sui tettucci delle auto,
sulla strada (proprio come Dean aveva detto), sui lampioni. Tutto era
ricoperto di bianca, fredda e problematica neve di pieno gennaio.
Una neve consistente unita ad una pioggia grigia, quasi come se
fosse sporca.
Anche un tuono si intrufolò in quel tripudio di cupi e
malinconici agenti atmosferici. Proprio mentre le nuvole iniziarono a
perdere un po' della loro prepotenza, un lampo prese il posto del
lampione, lasciando che quest'ultimo andasse in frantumi in un
violento suono vitreo. Un frastuono che poteva essere considerato tutto
fuorchè "normale".
Immerso nella sua stanchezza, Dean si accorse a malapena del diluvio
fuori dal loro alloggio. In fondo era più impegnato di quanto
potesse sembrare: combattere contro gli incubi era ben più
preoccupante. La maggior parte delle volte erano sensi di colpa.
Fiamme, sua madre, il funerale di suo padre, Jessica, Jo, Ellen, Ash.
Ripensava a quante persone avesse sulla coscienza e a quante altre ce
ne sarebbero state.
Fiamme. Fumo. Inferno. Paura. Rabbia.
Un tuono lo avvertì e un tonfo risuonò perentorio per la stanza dei Winchester.
Dean si svegliò di soprassalto e grondante di sudore.
Quanto invidiava Sam: lui dormiva beato con la sua solita faccia da
angioletto e si godeva quelle meritate e sempre troppo poche ore di
sonno. Non di dormiveglia, non di inferno, non di angoscia ma di
tregua, di riposo vero. Si chiedeva come riuscisse a svegliarsi la
mattina e così di buon umore poi!
Un altro tonfo si udì nella stanza e proveniva dal balcone
(sempre se uno spazio di due metri per sei potesse ritenersi tale).
Sospettoso, il nottambulo tormentato, si alzò dal letto portando
con se la pistola dal manico bianco -la sua preferita, quella che aveva
l'onore di accompagnarlo nel suo letto di turno- e si avvicinò
alla vetrata che dava sul balcone, ora quasi totalmente ricoperto
di neve.
Dall'altra parte, oltre quell'umido e spesso vetro in plexiglass, un paio di occhioni azzurri fissavano Dean con paura.
La massiccia quantità di neve e pioggia riusciva quasi a creare
un immaginario ed insormontabile muro, ma quell'estraneo sguardo
riusciva ad oltrepassare ogni tipo di ostacolo, tanto che Dean, rimasto
pietrificato sulla soglia della porta-vetro, lasciò cadere la sua
pistola sul pavimento.
Una ragazza.
Come poteva esserci una ragazza sul loro balcone,
ricoperta unicamente dalla neve e dai suoi capelli straordinariamente
lunghi?
Come?
Perchè? Queste erano le domande che devastavano la
lucidità di Dean.
Se ne stava fermo lì a fissarla e a quantificare la sua
tranquillità. Era tranquillo nel vedere un'etranea (nuda per
giunta) immersa nella neve sul balcone della loro stanza al quarto
piano.
Rannicchiata su se stessa con le ginocchia strette al petto nudo e con
dei biondissimi capelli che le ricadevano lungo i fianchi, la ragazza
ricambiava le occhiate del cacciatore, analizzandolo con terrore da
dietro le sproporzionate e nere ciglia.
Tremava dal freddo, le labbra
erano tinte di un viola insalutare ed il viso era scarno dalla
stanchezza. La sua espressione distrutta era simile a quella di una
bambina esausta ed impaurita dal suo mancato orientamento.
Qualcosa finalmente scattò nella mente di Dean: doveva aiutarla. Poteva
essere qualsiasi cosa: un demone, un'allucinazione, un poltergeist, un
angelo o semplicemente una squilibrata ma sentì che doveva
darle una mano.
Scelta ambigua per un cacciatore: la fiducia era l'ultima delle
possibilità da parte loro.
Aprì la vetrata e, proprio
mentre stava per soccorerla, una folata di vento gelido gli
ricordò di essere a petto nudo per via della "ricucitura" di
poche ore prima da parte di suo fratello.
Tornò quindi indietro e ghermì il proprio lenzuolo ai
piedi del letto con il nobile scopo di ricoprire la misteriosa
"ragazza-neve".
Quando si trovò nuovamete di fronte a quegli occhi simili a
zaffiri, percepì una strana scossa travolgergli l'intero
sistema nervoso.
Solo un battito di ciglia da parte di lei riuscì a distoglierlo da quella sensazione di... casa.
Le si avvicinò in modo cauto, avvolgendola poi nel grigio lenzuolo che pareva mimetizzarsi con l'ambiente tutto intorno.
Lei si muoveva come a scatti nervosi per via del freddo e il suo
sguardo era lento e doloroso: proprio così lo definì Dean
nella sua testa.
«Va tutto bene.» la rassicurò prima che un ennesimo tuono interrompesse il suo gesto altruistico.
«Dean,
che succede?» fece capolino Sam stropicciandosi gli occhi, ancora
desiderosi di sonno. Appena giunto sul balcone e assimilata la scena, il
minore dei fratelli spalancò le palpebre lasciando che la sua
mente si svegliasse definitivamente. «Ma... cosa-» provò a sillabare lui puntando gli occhi sulla ragazza.
«Chiudi la porta.» gli ordinò Dean facendosi carico dell'estranea.
La teneva in braccio ed era leggera nonostante trasmettesse un senso di pesantezza.
La sua presenza lo faceva sentire umano ma in un modo sbagliato, in
modo colpevole.
Fatto come gli era stato ordinato, Sam raggiunse gli
altri due frettolosamente: Dean aveva adagiato la ragazza sul suo letto
e ora lui continuava a fissarle gli occhi, agonizzando interiormente
sul dolore estraneo che stava provando. Non la considerava una
minaccia. Sentiva del dolore solo a guardarla ma non la considerava una
minaccia. Aveva proprio bisogno di dormire.
Saggiamente Sam recuperò dal pavimento la pistola di Dean e la
passò al fratello visibilmente perso nel suo sadico labirinto di
tormento.
Bionda, esile e bellissima se ne stava rannicchiata sul letto ad
assorbire il calore residuo di Dean, respirando come una sirena
trasportata sulla terra dalla marea. Anche questo innocuo sospiro
provocava tristezza a Dean.
«Credi
che sia... un paranormale?» provò a domandare Sam,
assumendo la sua espressione afflitta e piena di pena.
«Non lo so.»
«Dovremmo fare qualche test per sapere se-»
«No.» si oppose semplicemente Dean sedendosi sul letto accanto alla figura della ragazza.
«Ma Dean dobbiamo sapere se -»
«Ti ho detto di no.»
«Come faremo a -»
«Non preoccuparti, ok?» sbottò infine rivolgendogli uno sguardo fulminante.
Attonito, Sam aggrottò la fronte, ipotizzando già qualche sua personale teoria.
Un tocco appena accennato, uno sfiorarsi azzardato costrinse il ragazzo scontroso a guardare nuovamente la "ragazza-neve".
Il cuore perse un battito e lo stomaco gli si strinse in una morsa.
Che diavolo voleva dirgli con quegli occhi, adesso? Era come se lo
stesse incoraggiando a fare qualcosa mentre un altro dolore gli nasceva
nel petto. Questo non faceva che... farlo sentire in colpa.
«Scusami Sammy.» mormorò all'improvviso volgendo il capo verso il fratello. «Lo
faremo domani, va bene? Credimi, non ci farà niente. Torna pure
a dormire.» gli suggerì studiando una sua ipotetica
risposta.
«E tu che farai?» chiese preoccupato.
Dopotutto, viste le condizioni in cui si trovava la ragazza,
pensare che potesse anche solo muoversi era un' utopia. Ma magari
mentiva, fingeva di essere distrutta, innocente. I demoni non facevano
forse così?
Sam si fidava del fratello però.
«La
controllerò, così saremo sicuri che non tenterà di
scappare.» spiegò faticando a voltarsi ancora una volta
verso di lei, ora che aveva interrotto il contatto fisico.
«Allora resto sveglio anch'io!»
«Sam...»
«No
Dean. Va bene così. Non riuscirei a dormire comunque.»
confessò lui accomodandosi sul suo letto, proprio accanto a
quello di Dean, e guardando fuori dalla finestra.
Il tempo era ancora intrattabile e Sam non riusciva a non chiedersi
come quella ragazza ancora senza nome avesse fatto a sopravvivere
là fuori e completamente svestita. Da dove era spuntata fuori,
poi? Doveva per forza esserci qualcosa di paranormale di mezzo.
«Chiedile come si chiama.» suggerì Sam, ripresosi dal suo viaggio interiore.
«Sam, non riesce nemmeno a respirare. Come puoi pretendere-»
«Zahi... Zahira.» bisbigliò appena una voce spezzata ma soave come il suono scrosciante di una cascata.
Sorpresi, i due Winchester le si avvicinarono di qualche centimetro, come per ascoltarla meglio.
« C- Cosa?» balbettò Sam impostando il suo tono di voce come se stesse parlando ad un bambino.
«Zahira. Il
mio nome... è Zahira.» ribadì la bionda che aveva
finalmente un nome oltre che una voce incantevolmente fragile.
«Zahira...» ripetè Dean impercettibilmente, come a volerselo fissare bene in testa.
«Bene.
Bene Zahira. Come sei finita sul balcone, Zahira?» indagò
Sam allenando la sua lingua a ripetere il suo nome così insolito.
Questa volta però non ricevette una risposta esauriente.
Certo, avevano pur sempre capito che sapeva parlare la loro lingua, che
non aveva perso del tutto la memoria e come si chiamava: era qualcosa.
«Io... stavo lottando.» disse incerta, stringendosi il lenzuolo addosso.
«Lottando?» Le antenne di Sam si attivarono capendo che potevano probabilmente arrivare ad una spiegazione. «Contro chi? Contro chi lottavi?»
«Era... ovunque.»
mormorò Zahira battendo i denti e passando lo sguardo tutto
attorno a lei: destra, sinistra, pavimento, soffitto, ovunque.
Dean ascoltava la conversazione tra i due ma, crogiolandosi nella sua
insensata tranquillità mista al dolore, non lo faceva con vera e
propria attenzione. Era più occupato ad osservare il colorito
pallido della ragazza.
Aveva proprio tanto freddo.
Appurato questo, si alzò dal letto e si diresse verso un vecchio
camino impolverato.
Solitamente solo le stanze più lussuose
erano dotate di tale comfort ma, nel loro caso, era solo un antiquato
focolare che cadeva a pezzi, niente di romantico o elegante.
Dean si piegò quindi sulle sue gambe da cacciatore e, servendosi
di vecchi giornali e ceppi di legno umidi posti al lato del camino,
accese il fuoco con lo stesso accendino che utilizzava per incenerire
le ossa degli spiriti ribelli con cui aveva a che fare ogni dannato
giorno della sua patetica vita.
Non appena le fiamme acquistarono vigore illuminando la stanza e
riscaldandola, Zahira si appiattì contro la spalliera del letto.
«No, no! Ti prego! Eccolo, eccolo!» disse terrorizzata con le lacrime che le gonfiavano gli occhi.
«Eccolo? Eccolo chi?»
domandò stranito Sam guardandosi intorno, pensando che la
ragazza con quelle parole si riferisse a qualcosa di invisibile ai loro
occhi.
«Aiutatemi, vi prego... è lì, lì!»
Urlò poi spalancando e strizzando gli occhi colmi di
lacrime in continuazione, come a volersi svegliare da un brutto sogno.
Mentre Sam tentava di calmarla e di capirci qualcosa in più,
Dean se ne stava immobile accanto al camino, studiando l'espressione di
Zahira. Seguiva il suo sguardo e per un momento gli parve che stesse
indicando mentalmente quel fuoco che ardeva confortante il legno umido
e scuro.
«Come potete non vederlo... è proprio li!» continuò a dire la "ragazza-neve" che pareva ora riprendere colore e sciogliersi per via del fuoco.
«È il fuoco.» disse tra se e se Dean tracciando immaginariamente la traiettoria dello sguardo di Zahira.
Si mobilitò quindi in fretta e in furia, spegnendo quel fuoco con una bacinella colma d'acqua.
Le urla cessarono, i muscoli si rilassarono e gli occhi azzurri avevano salutato le lacrime.
«Zahira, quello era solo fuoco. Se non lo tocchi non fa male.» Le spiegò pazientemente Sam posandole una manona sulla spalla per rassicurarla.
Lei in tutta risposta sbattè nuovamente le palpebre e riprese
a respirare a ritmo regolare.
Un nuovo sguardo pieno di
gratitudine e complicità venne scambiato tra lei e Dean,
riavvicinatosi a lei come attratto da una specie di bisogno, come una
calamita.
«Contro chi stavi lottando, Zahira?» domandò di nuovo Sam fissandola dritto negli occhioni azzurri.
Strano come a lui non facessero lo stesso effetto che facevano a suo fratello.
«Contro... contro il fuoco.» confessò passando automaticamente lo sguardo sul camino ormai fumante.
A quanto pareva, quel nuovo vocabolo che aveva appena assimilato, era la sua principale minaccia.
La" ragazza-neve" aveva paura del fuoco.
Come se tutta quella situazione non fosse già, così com'era, abbastanza comica.
------------------------------ Angolo della scrittrice -----------------------------
Eccomi con una nuova storia
sui fratelli Winchester. Non smetterò mai di scrivere su di
loro: è così adrenalinico!
Ho deciso di introdurre un nuovo personaggio (ovviamente del tutto inventato, quindi niente spoiler u.u)
semplicemente perchè mi era sembrata una buona idea. Senza considerare il fatto che ANCORA
non si è scoperto praticamente nulla su di lei... prometto che non vi deluderà! O almeno spero xD
Fatemi sapere cosa ne pensate e ditemi se ne vale la pena continuare!
P.s: il comportamento di Dean vi sembra troppo... come dire, dolce?
Non degno di un uomo forte e risoluto come lui?? A tutto c'è un perchè miei cari, non preoccupatevi ;)
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