Gocce di Vetro

di Nekhel
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72. Insensibilità

 

La gente spesso definiva Adrian insensibile.

Era un essere di una bellezza angelica, dotato di una voce così meravigliosa da far rimanere incantato chiunque la udisse, ma freddo come ghiaccio, distaccato dal mondo infimo e mortale che lo circondava.

Gli affanni degli altri non lo toccavano, la bellezza dell'arte e della natura erano estranee al suo cuore, la sua compassione era quella formale di un angelo predatore, troppo lontano per potere davvero provare il calore di un affetto.

Cain sapeva che non era così, non lo era mai stato.

Adrian aveva per sua natura un animo estremamente sensibile e complesso, fatto di forti passioni e grandi dolori che sfumavano nel rimpianto ma che non erano mai sopiti, mai spenti.

Se lo nascondeva al mondo era solo per non ferire inutilmente sé stesso e gli altri, come un riccio richiuso a palla attorno al proprio tormento, alla propria ragione di vita.

Poteva forse quell'estrema difesa essere considerata insensibilità?

Cain credeva di no, forse anche perché, di tutti gli aggettivi, insensibile non era uno che avrebbe mai associato ad Adrian.

Far schiudere il riccio era solo questione di amore, fiducia e tanta pazienza.





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