ff hp 1
L'inizio
della fine...
luce verde...Voldemort...
"perderai, Harry, perderai ogni cosa, proprio come hai perso
loro"
mamma...papà...Cedric...Sirius...
luce verde...
"NOOOOO!!!"
L'urlo uscì dalle labbra di Harry, che
aprì gli occhi, in preda al panico, il quindicenne
tentò di calmarsi facendo respiri profondi.
Si zittì con la paura di aver svegliato il suo
amorevole zio. Harry sapeva benissimo che Vernon non sarebbe stato
felice di venire svegliato nel cuore della notte dalle urla di suo
nipote.
Il ragazzo si concesse qualche secondo per ripensare al suo
confusionario incubo.
Era davvero terribile: sembrava che riassumesse tutti gli
orrori della sua vita in un flash di pochi secondi.
Harry si chiese perchè Voldemort dovesse
prendersi il disturbo di comparire ogni notte nei suoi incubi, che
sarebbero stati terrificanti anche senza la sua, tanto costante quanto
non richiesta, presenza.
Il ragazzo si riscosse quando sentì dei passi
pesanti avvicinarsi alla porta della sua camera.
Erano passi assolutamente riconoscibili, nessuno avrebbe
potuto confonderli.
Zio Vernon si era svegliato e non sarebbe entrato nella sua
stanza per una visita di cortesia.
Harry si rintanò nel letto e finse di dormire,
sperando nella misericordia dello zio.
Vernon entrò e lo prese per il colletto della
maglietta consumata, scaraventandolo fuori da letto.
Harry lo guardò e si accorse che lo zio era
furioso e gliel'avrebbe fatta pagare stavolta, quindi non
sprecò tempo e disse con una voce debole "Mi dispiace, zio
Vernon, non succederà più, la prossima volta non
mi farò sentire".
Lo zio gli diede uno schiaffo e ribattè "la
prossima volta!?! o no...o no no no, ragazzo, non ci sarà
una prossima volta. Mi sono stancato della tua insolenza, d'ora in poi
mi occuperò io di te... e sta sicuro che non ti sentiremo,
perchè tornerai a dormire nel tuo habitat naturale: il
sottoscala... e non provare a lamentarti o le conseguenze non ti
piaceranno.".
Harry era congelato alla parola -sottoscala-, era
terrorizzato, dopo tutti quegli anni passati lì dentro, in
lui si era scatenata una paura tremenda degli spazi piccoli, bui e
chiusi, e, nonostante la sua mente fosse invasa da questi pensieri, non
protestò, sapeva che sarebbe stato peggio.
Suo zio continuò "domani, piccolo ingrato, ti
alzerai presto e cucinerai la colazione, poi andrai a potare le piante
del giardino, farai la spesa, pulirai la cantina e tutta la casa, poi
vedremo se avrai il tempo di urlare. Ora alzati, scansafatiche!".
Harry si mise in piedi e sentì le mani dello zio
spingerlo verso le scale.
Vernon lo guidò fino alla porticina del
sottoscala e lo fece entrare, fece per rinchiuderlo dentro ma si volto
e disse con la voce suadente, tanto simile a quella del suo amato
professore dai capelli unti, "ah e dimenticavo: resterai senza mangiare
per una settimana" e chiuse la porta.
Harry si abbracciò le gambe mentre il panico si
faceva strada nel suo corpo; gli mancava l'aria e cominciava a pensare
ai suoi incubi.
Pensò a Sirius e a come sarebbe potuto essere
felice con lui.
Ma, per colpa sua, il suo padrino se n'era andato; era solo
colpa sua se adesso anche l'ultima possibilità di avere
qualcuno simile a un padre era svanita dietro ad un maledetto velo, e
Harry non potè fare a meno di pensare che tutto
ciò che avrebbe subito nelle mani dello zio era ben meritato.
Harry rimase lì, tutta la notte sveglio, a
sperare di svenire per smettere di pensare alla paura ed al dolore.
Desiderava non doversi più preoccupare di respirare
profondamente.
Ma le sue preghiere non furono ascoltate ed il povero
ragazzo rimase immobile nel buio, in preda al panico, ad aspettare
impazientemente il mattino.
La mattina seguente, Petunia lo fece uscire dal sottoscala e
il ragazzino corse subito in bagno per vomitare.
Non si sentiva per niente bene, ma, almeno per il momento,
era uscito e avrebbe fatto di tutto pur di non rientrare in quello
stanzino orribile.
Harry si mise a lavorare e stava pulendo il pavimento della
sala qundo entrò suo zio, che, con uno sguardo di
repulsione, gli rivolse la parola "Sicuro che stai pulendo bene? Mi
pare di vedere una macchia sul pavimento, proprio lì" disse
mentre versava un bicchiere di birra sul pavimento appena pulito.
Harry lo fulminò con lo sguardo ma non ne ottenne
nulla di buono.
Suo zio lo schiaffeggiò un paio di volte prima di
urlargli "Non osare guardarmi così, ragazzo, non ti
permettere, è solo grazie a me che sei vivo e devi benedire
il fatto di avere un padrino, altrimenti in questo momento saresti
già morto a causa del tuo carattere petulante e insolente".
Per Harry questo fu troppo,e si alzò
fronteggiando la faccia infuriata dello zio "Non osare nemmeno nominare
il nome del mio padrino, non sei degno neppure di leccargli le scarpe,
lurido babbano. NON hai il diritto di parlare di lui quindi non farlo
mai più o te ne pentirai".
Vernon scoppiò e cominciò a trascinare
il nipote verso la sua camera da letto dove lo schiaffeggiò
e gli diede calci nello stomaco finchè l'adolescente cedette
e cadde a terra svenuto.
Harry sentì dolore, ma non pianse.
Si lasciò picchiare perchè sapeva di
meritarselo.
Pensò a Sirius e a ciò che avrebbe
pensato di lui a vederlo ridotto in quello stato, ma Harry
preferì cadere tra le comode braccia dell'incoscienza.
SPAZIO AUTRICE
Ciao
a tutti, questa
è la mia prima fanfic e spero che vi piaccia.
Mi dispiace che questo capitolo sia così breve, ma era una
specie di prologo, in seguito i capitoli diventeranno sempre
più
lunghi, credetemi. Vorrei tanto che continuaste a leggere la mia
fanfic, niente potrebbe rendermi più felice, dico davvero!
Quindi recensite, e grazie per aver sprecato il vostro tempo per
leggere la mia storia, spero che ne sia valsa la pena!
Al prossimo capitolo, che arriverà presto!
Baci
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