CAP1
Uno.
Quando dicevano che la
fortuna è cieca, dicevano sul serio. Dora era fermamente
convinta che, se le sarebbe passata davanti, la fortuna si sarebbe
allontanata nemmeno se avesse avuto la lebbra. Proprio in quel momento,
mentre si infilava affannata il giacchetto di jeans, lanciò uno
sguardo alla sveglia sul suo comodino.
-Merda!.- erano le 8:00 e
lei era ancora lì. La cosa che più la irritava, era il
fatto che non poteva usare nessuna delle scuse che un normale studente,
al quarto anno di liceo, userebbe. Non poteva dire "C'era traffico" ,
nessun "ero a piedi"e nemmeno "un marrocchino mi tartassava i coglioni
con i suoi fazzoletti che nessuno comprerà mai". Perché?
Forse perché suo fratello era un fallito e si era trovato a fare
il bidello della sua stessa scuola? Oppure perché insieme erano
andati a vivere nella scuola stessa? Ogni normale adolescente odia le
mattinate perse a scuola più della febbre a 40 d'estate, eppure
lei aveva la strabiliante fortuna di starci 24h su 24 e la cosa
la faceva infuriare e non poco. Questo fatto di vivere a scuola le si
era ritorto contro quando, a causa del suo sonno pesante, non aveva
sentito la sveglia. La professoressa di matematica aveva trovato
divertente beffeggiarla sulla sua abitazione. Dora sorrise
spontaneamente quando ripensò a come la cosa si era sviluppata
in meglio, dal canto suo, e in peggio, dal canto di suo fratello..
-Signorina
Tomlinson, sa che ore sono?- domandò retorica quella sottospecie
di folletto con gli occhiali. Dora sospirò, portandosi una
ciocca di capelli dietro un orecchio.
-In realtà no, signora.- rispose annoiata.
-Sono le 8 e venti, signorina Tomlinson.- rispose acuta.
-Bè, mi scusi ma..-
-Ma cosa?- la interruppe e non c'era
cosa più odiosa per Dora, essere interrotta mentre parlava. -
Sbaglio o lei abita nell'appartamento riservato ai bidelli? Dovrebbe
essere la prima ad entrare a scuola e invece? Si vergogni!-
Cercando di evitare di appiccare
fuoco ai capelli di ogni suo compagno di classe che ridacchiò
divertito facendo crescere nella professoressa Hoody, così si
chiamava, la convinzione assurda che fosse una professoressa competente
e simpatica, Dora corrucciò la fronte.
-Non credi di stare esagerando? Non
ho sentito la sveglia, non c'è bisogno di far cadere il mondo.-
ribatté arrogante.
Forse furono le parole, ma di sicuro
fu il tono che usò Dora, che fece diventare di un colore simile
al porpora acceso la faccia dell'insegnante.
-Fossi in lei mi riguarderei il libro delle buone maniere così da smetterla di essere così maleducata.-
-E io fossi in lei mi guarderei un pò allo specchio così da considerare l'idea di farsi due baffi!-
Aveva esagerato. Lo vide chiaramente
da come l'aria in quella classe si ghiacciò e da come la
professoressa, seduta alla cattedra, si immobilizzò all'istante.
Con la coda dell'occhio vide qualche
suo compagno di classe nascondere il viso tra le braccia, altri
distogliere lo sguardo, e altri ancora mordersi le labbra per non
ridere.
Sorrise.
Mossa sbagliata. Mossa assolutamente sbagliata.
Fu in un secondo e con la sua voce stridula che la Hoody la buttò gentilmente fuori dalla classe.
Dora non si demoralizzò: si sentiva potente in quel momento.
Peccato che suo fratello non l'avesse pensata allo stesso modo. Essendo
più grande di quattro anni, ed essendo il suo unico e solo tutore
al mondo oltre a suo padre che stava a kilometri di distanza da lei e
suo fratello, Louis, così si chiamava, l'aveva sgridata quelle
che alla ragazza parvero ripetendole fino alla nausea quanto fosse
importante il rispetto per un insegnate e che non poteva rispondere in
quel modo ad un adulto.
Va bene. L'aveva quasi convinta, ma la magia del bravo fratellone venne
spezzata quando un insegnante che passava per i corridoi in quel
momento inciampò nel carrello da custode rovesciando detersivi
ed acqua sporca.
Non soffermiamoci troppo sulla sua reazione, visto che quel corridoio l'aveva appena pulito.
Si rese conto di esse rimasta immobile per la stanza quando l'urlo di suo fratello la fece rinvivire.
-E' SUONATA, IDIOTA! COSA ASPETTI, BABBO NATALE?-
Erano le 8:05.
Afferrò il suo zaino e se lo mise su una spalla sola.
Ecco la sfortuna, gentile e puntuale come al solito che rese più
facile far impigliare il manico dello zaino alla maniglia della porta.
In fatto che stesse correndo non aiutò: venne catapultata a
terra in un millesimo di secondo.
-Ma madonna santa!- imprecò urlando. Sentì il fratello
correre da lei ma quando la vide a terra e lo zaino attaccato alla
maniglia della porta scoppiò a ridere.
-Dimmi...dimmi che no-non è s-su-successo davvero! Hahahahah!- si era addirittura piegato in due lo stronzo.
Sbuffando Dora si rialzò, cercando di reprimere la
consapevolezza di quanto le assomigliasse: avevano gli stessi occhi
azzurri e i capelli dello stesso colore. Dora aveva i capelli molto
più lunghi, che in quel momento erano legati in una treccia che
ricadeva sulle spalle e sulla schiena ed erano mossi, e poi la bocca di
lei era molto più carnosa di quella sottile di Louis. Il fatto
che si somigliassero, non frenò Dora dal mandarlo a quel paese
facendolo ridere più forte.
-Ma vai a lavorare, cretino!- sbraitò sbattendo forte la porta di casa.
In quel momento, la seconda campanella suonò.
Erano le 08:10 e lei era veramente una cogliona.
Attaccò a correre, mentre scendeva a 3 scalini alla volta le
scale rischiò di rompersi l'osso del collo ma non si
fermò.
Era quasi arrivata, sapeva che dopo aver svoltato l'angolo avrebbe
visto la sua classe infondo al corridoio. Infatti, continuando a
correre girò veloce e.. BOOM.
-Ma porco cane! Madonna rincorsa dai cocomeri in discesa!- sbraitò quando realizzò che era finita in terra.
Una risata le fece alzare il viso per poi spalancare gli occhi sorpresa.
-Dio?- sussurrò in trans.
Il ragazzo smise di ridere, continuando però a sorridere divertito. -Come?-
Rendendosi conto della stramegagalattica figura di merda si
affrettò a rialzarsi, sistemandosi i jeans che fasciano le sue
gambe.
-Che ne dici di guardare dove vai la prossima volta?- domandò sarcastica.
-E tu che ne dici di evitare di correre come una pazza nei corridoi?-
-Si dal il caso che mi stai facendo ritardare!-
-Sei tu che continui a parlare, non io. Io sto lavorando.-
In effetti, fino a quel momento non aveva notato la divisa che indossava.
E' identica a quella di Louis, pensò.
Oh. Mio. Dio.
-Sei un bidello!?- domandò incredula.
-Già, ne hai mai visto uno?- rispose strafottente.
Per qualche secondo rimase a contemplare il suo sorriso a 32 denti,
bianchissimi. Trance che durò poco grazie alla suo orgoglio.
-Che servizio scadente..- borbottò assicurandosi di farsi
sentire. Non arrivò risposta, ma solo una fragorosa risata che
la fece irritare.
Irritazione che aumentò quando arrivò davanti alla sua classe.
Trovò la porta aperta, segno che la professoressa non era ancora entrata. Un moto di rabbia le salì in corpo.
-Cioè, spiegatemi! Io ho sudato sette camicie per arrivare in
classe e poi la prof. non c'è?- sbraitò, buttando il suo
zaino sul banco.
Il suo compagno di banco, nonché migliore amico di suo fratello ridacchiò. -Dovresti essere contenta!.-
-No, Harry, non sono contenta! Mi sono fatta tre rampe di scale a
corsa, rischiando molteplici volte di uccidermi o di rimanere comunque
paralizzata a vita, ho quasi ucciso un fotomodello vestito da bidello e
poi quella troia non è ancora in classe!?-
-Chi è la 'troia', signorina Tomlinson?- chiese la professoressa Hoody.
-Lei, signora Hoody.- rispose stizzita lanciandole una veloce occhiata
per poi tornare a guardare Harry che aveva gli occhi sbarrati.
Lo guardò confusa per poi deglutire a vuoto mentre nella classe calò il silenzio. Chiuse gli occhi.
Aspetta! PROFESSORESSA HOODY?
No. No. No, no, no, no no.
Li riaprì e guardò Harry nel panico.
-Ce l'ho dietro, vero?- mimò con il labiale.
Harry annuì, desolato, mimando un flebile si con la bocca.
Dora sopirò e lentamente si voltò verso la causa dei suoi peccati.
-Vada fuori! E ci rimanga per tutta l'ora, chiaro!?-
-Cristallino.- borbottò. Riafferrando il suo zaino guardò
Harry, che anche quella volta, avrebbe dovuto seguire la lezione di
matematica da solo, che rideva sotto i baffi.
-Poi mi spiegherai questa storia del fotomodello travestito da bidello.- sussurrò.
Dora annuì e sorrise.
-Si muova!- strillò quella vecchiccia.
-Ho capito, ho capito! Per Dio!- esclamò.
L'insegnate fece per dire qualcosa ma Dora era già uscita
fischiettando come se fosse una cosa normalissima quella di essere
sbattuta fuori di classe ogni volta che c'era matematica.
Harry sorrise istintivamente.
Dora Tomlinson non sarebbe mai cambiata.
Ciao!
Sono sempre io.
Grazie ad una mia amica - appunto Dora- mi è venuta l'idea per questa FF.
Non so come si evolverà. Di solito prima mi faccio una
traccia generale della storia, ma questa volta vado a caso.
So almeno quanto voi quello che accadrà ma spero che comunque vi piaccia.
Spero in una vostra recensione, sarebbe davvero importante per me.
Un bacio,
Elena. :)
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