Nuova pagina 1
Incomprensione.
La gente che mi circonda crede di capirmi, lo crede… ma non lo
fa, perché il credere è molto differente dal fare.
L’unica nota positiva nella mia vita sei tu, o per essere precisi
lo eri..
Tu sei l’unica persona con la quale io abbia mai avuto un legame
molto stretto, l’unica persona che mi abbia mai fatto star bene, l’unica persona
con la quale, passando parte del tempo in compagnia, sia stato bene e l’unica
che abbia mai amato.
Per me l’amore è un sentimento nuovo, un sentimento che ho
disprezzato per molto tempo, ho odiato l’amore anche se questo può sembrare un
controsenso, perché io odio amare e amo odiare.
Prima di incontrarti non avrei mai pensato di amare a tal punto
qualcuno, io non ho mai ricevuto amore da nessuno, ma tu sei stata diversa.
Sfortunatamente tra noi due c’è sempre stato un uomo, colui che
riceve il tuo amore, la persona che possiede la chiave del tuo cuore, tu lo ami,
io lo odio.
Odio, questo sentimento non è una novità per me, io elargisco
odio e ricevo odio.
Io e te ci siamo conosciuti quando eravamo nel pieno dei nostri
anni dell’adolescenza, tu sei stata la sola persona che sia riuscita a penetrare
le mura che mi ero costruito attorno, quelle mura che separavano il mio mondo da
quello reale, mura fredde e impenetrabili, o quasi.
Gli anni passavano velocemente, forse un po’ troppo, però si sa,
il tempo non può essere fermato, scorre secondo per secondo, le ore passano e
così i giorni, i mesi e gli anni.
Tu hai conosciuto il mio mondo e hai imparato a capirmi, ad
accettarmi per ciò che sono e sei riuscita a comprendere i sentimenti che
provavo verso il resto di esso, i sentimenti che io nascondevo abilmente (o
forse era la gente che non provava minimamente a scorgere ciò che sentivo) sotto
una maschera di indifferenza.
Sotto la mia maschera era presente frustrazione, tristezza,
inquietudine, tutti questi sentimenti erano impressi in me e sopra di me, si,
ero un’autolesionista.
Non riuscendo a sfogarmi con nessuno (inizialmente neanche con
Lei), cominciai a procurarmi del male fisico da solo, era solo un
soddisfacimento temporaneo, perché dopo alcuni giorni ricadevo nelle spire della
depressione che conoscevo molto bene.
In alcuni momenti non riuscivo a sopportare il peso di tutte le
emozioni negative e preferivo provare un dolore fisico anziché un dolore morale,
sentire la lama affilata che lesionava la mia pelle era soddisfacente e sentire
il mio sangue caldo scorrere sulle mie braccia e cadere goccia a goccia sul
pavimento era motivo di gioia.
Lentamente poi le ferite si rimarginavano, lasciando sulla mia
pelle le tracce di ciò che facevo e proprio queste tracce vennero scoperte da
Lei, che in lacrime mi implorò di non farlo mai più.
Lei soffriva per me, mi disse, quando mi vedeva triste le doleva
il cuore, mi voleva bene.
Cosa significa voler bene? Io non l’avevo mai saputo prima
d’allora, decisi però di smettere di autolesionarmi e ci misi tutto me stesso,
infine ci riuscii.
Piano piano cominciai ad uscire dal baratro oscuro nel quale ero
precipitato, con molta fatica e molta lentezza.
Cominciai ad apprezzare le cose che la vita ci riserva, ogni
minimo particolare, ai quali non avevo mai dato importanza e infine riuscii ad
apprezzare la vita e a non pensare più alla morte, che prima mi attirava tanto
come la luce attira le falene.
Ma ahimè anche se le falene provano a resistere e a non
avvicinarsi alla luce, alla fine la loro natura ha il sopravvento e fu così
anche per me.
Ci eravamo promessi di dirci tutto, tra di noi non c’era alcun
segreto, non c’era mai stato e mai ci dovrebbe essere stato, ma non fu così.
Con il passare dei mesi la vedevo sempre più stanca, sempre più
affaticata e affannata, però il suo volto non perdeva mai l’espressione
sorridente e allegra che mi aveva fatto innamorare di lei.
Un giorno arrivò da me e con un grande giro di parole mi confessò
di essere innamorata di me, aveva lasciato il suo ragazzo da tempo, non me
l’aveva detto perché aveva paura.
Ma io fui molto egoista, ebbi paura di perderla se qualcosa fosse
andato storto, io l’amavo più di ogni cosa al mondo e sapere che ero ricambiato
mi procurò una gioia immensa, che svanì subito quando decisi di restarle solo
amico per paura di rimanere nuovamente solo.
Avevo tremendamente paura di rovinare il nostro rapporto e negai
l’amore a me e a lei.
Quando le dissi che il sentimento che provava verso di me non era
ricambiato mi guardò, con un sorriso amaro, il primo sorriso amaro che mi
rivolse e con le lacrime agli occhi lasciò la mia stanza senza dire una parola.
Io credetti di averla persa e caddi in uno stato di depressione
molto più forte di quello in cui ero caduto in precedenza, prima di amare la
vita.
Per giorni non la sentii, ma dopo un paio di mesi ricevetti una
sua telefonata, con la quale mi chiedeva di poter venire da me per parlare, io
naturalmente accettai.
Arrivò da me e la vidi cambiata molto, le guance erano scarne,
gli occhi non possedevano più la luminosità che li contraddistingueva e aveva
un’espressione assorta.
Entrambi eravamo in evidente imbarazzo, ma poco dopo Lei mi mise
subito a mio agio e cominciammo a parlare normalmente anche se con una certa
nota di freddezza, alla fine mi disse di essere malata, gravemente malata, aveva
un cancro, un cancro ai polmoni.
Il mondo si fermò per me, quel poco che era rimasto mi crollò
addosso e mi sentii vuoto come mai mi ero sentito, fui sopraffatto anche dalla
rabbia, tra noi non sarebbero dovuti esserci segreti e Lei mi aveva tenuto per
tutto quel tempo nascosta una cosa così grave… non potevo accettarlo.
Sorridendo tristemente mi disse che sarebbe dovuta tornare in
ospedale, oramai era questione di poche settimane prima della fine della sua
vita, mi abbracciò e poi si diresse verso la porta dicendomi di andarla a
trovare.
Ero così infuriato che le risposi che non l’avrei mai più
rivoluta vedere e le dissi infine due parole: Ti Odio.
Per la prima volta il sorriso svanì dalle sue labbra e se ne
andò, non sapevo che quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrei vista in
vita.
Per la prima volta piansi, calde lacrime amare, perché Dio doveva
punirmi in questo modo? Perché doveva portarmi via la cosa a cui tenevo di più?
Perché? Non riuscivo a capirlo…
Passò una settimana in cui non smisi di piangere un attimo, mi
dolevano gli occhi, le braccia, ma dentro di me sapevo che il mio amore per Lei
non si era spento, così decisi di andare in ospedale e di dirle ciò che provavo.
Arrivai nella sua stanza e quasi non la riconobbi, mi avvicinai
al suo letto e tra gli ultimi spasmi di dolore distinsi due parole: Mi Spiace e
poi una lacrima le rigò il voltò, infine il suo corpo si calmò e gli spasmi
lasciarono riposare il suo fisico, per sempre.
Urlai, urlai e piansi, non ero arrivato in tempo per dirle ciò
che provavo e le ultime parole che le avevo detto erano state: Ti Odio, lei non
avrebbe mai saputo ciò che provavo veramente per lei.
Dopo aver pianto sul suo corpo mi sentii solo, ero solo, l’unica
persona veramente importante mi aveva lasciato, l’unica persona per la quale
continuavo a vivere, così mi avviai verso casa, pioveva.
La pioggia cadeva incessantemente e nascondeva le mie lacrime, il
tempo sembrava voler riflettere ciò che stavo provando in quel momento, arrivato
a casa mi sedetti sul letto e ingoiai piano piano l’intero flacone dei
sonniferi, con l’aiuto della vodka, infine mi stesi sul letto e sorridendo
finalmente gioioso pronunciai le mie ultime parole: Amore, ti perdono, ti sto
raggiungendo, ti amo e ora potremo rimanere insieme per sempre.
|