Il vestito più bello

di Laurana Lauranthalasa Efp
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Il vestito più bello

 
 
Le urla si quietarono verso mezzanotte.
Un silenzio innaturale scese sulla dimora degli Aldaya.
Simile ad una mano che ghermiva e stritolava ogni cosa, un gelo di morte gettò il suo soffio sopra due creature innocenti.

 

“Madre, vi scongiuro… aiutatemi!”
 

 
Non si udivano più colpi alla porta sbarrata, ne grida rompevano il cuore di quella madre che dritta davanti alla porta spalancata, assisteva muta e attonita alla tragedia che si era appena conclusa.
Lacrime silenziose che bruciavano più del fuoco le scendevano copiose dalle guancie. Cadevano e morivano fra le pieghe del costoso vestito donatole dal marito. Il viso scolpito dal dolore era una maschera inespressiva color del gesso.
La signora Aldaya si portò una mano tremante alla bocca.
Sua figlia Penelope, la sua bambina di appena 16 anni era stesa a terra in un lago di sangue.
La camicia da notte, strappata e malridotta copriva a stento il grembo che fino a pochi attimi prima ospitava un bambino.
 Il figlio di Julian.e Penelope.
 Il frutto del peccato.
Suo nipote, nato morto giaceva accanto alla madre avvolto in una sudicia coperta.
Come ultimo gesto Penelope lo aveva protetto dal gelo di quella camera maledetta. La immaginò accarezzare il suo bambino e coprirlo al meglio prima di raggiungerlo nella morte.
La donna si posò una mano sul petto. Sentì il cuore fermarsi per un tempo lunghissimo, chiuse gli occhi e si augurò di morire seduta stante.
Avrebbe voluto raggiungere Penelope, chiederle perdono per non averla saputa proteggere da un padre tiranno, pieno d’odio e lontano da ogni sentimento.
Quella notte la signora Aldaya non morì di dolore. Non nell'immediato, almeno. Giorno per giorno sentì l'anima rattrappirsi sempre di più fino a diventare un mucchietto inutile di sentimenti che non avevano più alcuna utilità. La morte della figlia le aveva tolto ogni gioia, ogni volontà, qualsiasi speranza nel domani.
Rimase a fianco del marito, don Ricardo che con voce autoritaria dava ordine ai servi di spostare i due corpi per prepararli alla sepoltura.
Non proferì sillaba quando vide le due fosse scavate nel pavimento della stanza e non parlò nemmeno quando il fuoco divorò lenzuola, vestiti ed effetti personali della figlia.
Solamente quando una serva fece per avvolgere il corpo di Penelope in un sudario nero ebbe un moto di ribellione improvvisa.
Alla memoria le giunse un ricordo lontano, sbucato dalla miriade di parole e pensieri rimasti nascosti in attesa di riprendere vita.

 
 

“Mamma!”
“Dimmi tesoro mio!”
" Quando mi sposerò avrò un vestito bellissimo, vero?”
 

 
 
Prese fiato e sfidando l’ira del marito, urlò:
“No! Fermati!”
Con voce ferma continuò:
“Dovrà essere di bianco vestita.  Con pizzi, merletti e stoffa pregiata. Per lei voglio che sia preparato il vestito più bello. E sia così anche per il bambino.”
Don Ricardo osservò a lungo la moglie domandandosi se fosse impazzita, poi con un moto di stizza ordinò alla domestica di fare come era stato detto.
La signora Aldaya fece due passi indietro, verso il pianerottolo che portava ai propri appartamenti. Prima di girarsi per andarsene sussurrò:
“Chiamatemi quando sarà pronta. La voglio vedere un’ultima volta.”
Scendendo lentamente la scala si maledì ancora una volta di essere viva.




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