Titolo:
Il rumore di un sorriso
Conteggio
parole:
961
Personaggi:
Dean Winchester
Note:
Missing
moment, 2014!verse,
angst, mini-fluff
Trama : E' il
turno della piccola Annie di andare a recuperare il pallone. Mentre
corre per riprenderlo si scontra con il capo di Chitaqua.
Note
pressappoco inutili, d’autrice: Mah,
non saprei. Da
quando hanno fatto questa puntata del 2014 ho sempre pensato
che ci fosse ancora un sacco da dire. Gli autori hanno
lasciato un portale aperto e ogni tanto la fantasia vola pensando al Chissà come o
Perchè?
Questa Shot non ha una trama che sia trama, non ha un romance neanche a
cercarlo col microscopio.
In effetti non ha nulla di preciso.
L'ho scritta solo perchè avevo quest'immagine in testa e era
obbligo
mettere qualcosa giù, nero su bianco.
© Ovviamente
nessuno di questi bambocci mi appartiene, eccetera, eccetere, lode a
Kripke, peace&love per
Castiel e fratelli Winchester for presidents.
Amen.
|
Il rumore di un
sorriso.
Annie sta correndo come una matta:
quel pallone di cuoio
sgonfio è andato a finire vicino alla rete con
l’insegna di benvenuto al Campo
e, dato che è il suo turno, è toccato a lei
andarlo a recuperare.
Annie non ha neanche sette anni ed
è alta poco più di un
metro, minuta di costituzione e con i capelli perennemente arruffati in
due
codini scomposti.
Gli occhi color cioccolato sono enormi
e
curiosi, molto speso confusi, ma brillanti e ancora non scalfiti alla
realtà di
morte del 2014.
Non si ricorda molto di com’era quando non viveva a Chitaqua
quindi il più
delle volte, quando vede la madre piangere su vecchie fotografie
sgualcite, non
può fare altro che allungare una manina, stringere la maglia
della donna che
l’aveva data alla luce e stare in silenzio.
Quando Annie si ferma a prendere
fiato, poggiando le mani
sulle ginocchia e incurvando la schiena, è quasi arrivata al
confine.
La prima cosa che vede aprendo gli
occhi, senza cambiare
postura, sono un paio di scarponi consumati nascosti da dei jeans
sgualciti.
Deglutisce un paio di volte per regolarizzare il respiro ingolfato
dalla corsa
e si alza in fretta con la schiena; quando incontra un paio di occhi
verde
scuro riconosce immediatamente l’uomo di fronte a lei.
E’ il capo.
La mamma ogni tanto
ne parla e anche
Annie qualche volta lo vede mentre esce con la Gip e gli altri ragazzi.
Prima di quel pomeriggio infuocato nel cielo, però, non lo
aveva mai visto da vicino e non
l’aveva mai sentito
parlare.
Gli occhi di quell’uomo
sono tanto stanchi ed Annie se ne
rende conto subito. Con ingenuità pensa che, magari, poteva
chiedergli se
voleva una tazza di camomilla – perché anche lei
non riesce a dormire, allora
la mamma le prepara un tazzone caldo e fumante
di camomilla e tutto è apposto.
Si guardano negli occhi per un
po’ di tempo senza pensare
veramente a nulla.
Annie inclina la testa di lato squadrandolo con ingenuità ma
senza avere il
coraggio di parlare per prima – perché
è il Capo e un po’ di soggezione la
mette anche a lei, grazie tante.
Quegli occhi verdi sono talmente
scuri e profondi che-
Il Capo si è appena
accucciato davanti a lei: adesso sono
alti uguale.
“Tu sei Annie, dico
bene?”
La voce di quell’uomo
è tanto calda e profonda che alla
ragazzina ricorda quella del suo papà. Solo che il suo
papà non c’è più da un
po’ di tempo ormai.
Sgrana un po’ gli occhi e
annuisce rapida – e poi si chiede
come mai il Capo si ricorda il suo nome.
Non sa che Dean Winchester si ricorda
tutti i volti e tutti
i
nomi delle persone di cui si è preso la
responsabilità, fondando il Campo
Chitaqua. Non sa
che Dean Winchester si
ricorda anche di suo padre, morto sotto fuoco incrociato un paio
d’anni prima,
e che si ricorda di suo fratello, di sua madre, dei suoi vicini, di chi
c’è, di
chi ci sarà e di chi non c’è
più.
“Cosa fai qui?”
Chiede accennando un sorriso che sa di finta
tranquillità.
Annie indica dietro di lui con un
ditino affusolato e magro,
aggraziato, come se le sue mani fossero state create per dipingere o
suonare al
piano forte.
“Il pallone.” Afferma
“Io, Billy, Kyle e
Marta, stavamo giocando ma non ho mai avuto i riflessi molto pronti
allora
quando Billy me lo ha lanciato non l’ho acchiappato in tempo
e toccava a me
andarlo a recuperare quindi sono corsa fin qui per
riprenderlo.” Spiega a
mitraglietta, senza neanche prendere fiato o sbattere le ciglia
– e Dean
sorride di nuovo, forse con meno finzione.
Allora il Capo si alza in piedi stiracchiando la schiena,
che fa uno strano
rumore scrocchiando le ossa. Annie arriccia il nasino
infastidita ma ascolta la
voce rassicurante “Ok
allora. Aspetta
qui.”
Lui
circumnaviga la
macchina sporca e rotta di cui la bambina si è sempre
chiesta l’origine e ha
sempre fantasticato su storie che l’avvolgessero nel mistero
– suo malgrado
senza mai avvicinarsi di striscio alla verità su cosa,
quell’Impala del 67,
aveva dovuto realmente vivere con il
Team Free Will di un tempo.
Annie vede il Capo sparire,
perché si è abbassato, e
dopo qualche mugugno – davvero quella schiena
doveva far tanto male. Forse un massaggio sarebbe stato utile; Annie
pondera di
chiedere al tipo sempre allegro che si faceva chiamare Castiel
se poteva fargliene uno al
loro capo. - l’uomo
torna nella
sua visuale stringendo tra le mani il pallone infangato.
Torna in fretta davanti a lei e si
accuccia una seconda
volta per tenere le braccia e invitarla a riprenderselo.
Annie lo guarda con circospezione.
Quello non sembra lo stesso Capo sul quale la mamma borbotta quando
è in
cucina, non è neanche lo stesso che cammina a passo di
marcia con lo sguardo
durissimo e severo mentre esce per andare in missione.
Assomiglia al suo papà, davvero,
ed è
buono.
Anni allora sorride quasi timida, si
allunga per schioccare
le labbra sottili a cuoricino sulla guancia ruvida del Capo donandogli
un
bacetto ingenuo.
Poi acciuffa
il
pallone e comincia a correre per tornare dai suoi amici.
Si gira una volta sola e sorride
luminosa prima di gridare
un ‘sto arrivando!’
e scappare via -
senza sapere di aver donato al Capo che stima tanto, un po’
di forza in più per
riuscir ad andare avanti in quel mondo distrutto.
Dean, semplicemente, torna in piedi e si appoggia
con la base della
schiena alla sua Impala. Guarda quella bambina filare via. Poi chiude
le
palpebre lentamente, respirando piano.
Il boato tuonante di un esplosione in
lontananza viene
ignorato.
Perché, per un misero momento,
il rumore di quel sorriso aveva sopraffatto
tutto.
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