BASTA NON FARSI PRENDERE TROPPO LA MANO
1 - ADESSO BASTA!
‘Non c’è peggior cattivo di un buono che diventa
cattivo.’
Parole sante. Potrei dire che sono la mia storia.
Io sono sempre stata una ‘buona’ per definizione. La perfetta
Hermione Jane Granger, la strega più brillante del suo anno nonostante fosse di
origini babbane, prima prefetto e poi caposcuola, che ha lottato con coraggio al
fianco di Harry Potter. La studentessa e ragazza modello che tutti,
tutti, vedevano destinata a vivere la classica esistenza altrettanto
perfetta, senza macchia. Inquadrata.
E non a torto. Perché quelle come Hermione Jane Granger si
diplomano col massimo dei voti, trovano un buon posto di lavoro (almeno nel
mondo magico, dove la disoccupazione non è ancora una piaga sociale), quindi
pongono le basi per una brillante carriera e dopo, quasi certamente, possono
procedere col farsi una vita; sposano un ragazzo a posto, magari quello che
conoscono da sempre, dai tempi della scuola, e mettono al mondo un paio di
bambini da far giocare in giardino, con un cane di taglia medio-grande che si
chiama Buster, o Lucky, o qualcosa del genere.
Ed io, Hermione Jane Granger, non avevo deluso simili
aspettative, perfettamente inquadrata in quello che era ormai il mio clichè.
Felicemente rimediato il mio ‘buon posto di lavoro’, a venticinque anni tutta la
vita mi si presentava spianata davanti, scintillante. A meno che…
A meno che un bel giorno non decisi di dire basta, non decisi
che ne avevo abbastanza. E al diavolo la carriera, i capi stronzi, le villette
con lo steccato e le famigliole felici delle pubblicità.
Io, Hermione Jane Granger, mi ero incazzata.
Di brutto, senza neanche sapere con chi o che cosa, tra
l’altro; sentivo solo una rabbia generalizzata che premeva per esplodere,
trattenuta a forza giorno dopo giorno. Fino a quando non decisi che ero stufa
anche di trattenerla, quella rabbia. Stanca di sentirmi prigioniera di quel
clichè, irritata dal fatto che tutti credessero di sapere di me più cose di
quante io stessa non sapessi.
Dopotutto a chiunque, anche alle ragazze perfette, è concesso
esplodere quando si è stufi delle ipocrisie, stanchi e pericolosamente
incazzati. Il problema, però, è che se un’esplosione di rabbia può essere
terapeutica, a sputare veleno gratuitamente, soccombendo all’odio fine a se
stesso, si raccolgono solo frutti amari; si distrugge tutto quello che conta
davvero.
~
Un paio di anni prima…
Quando si dice una giornata di merda.
Stamattina mi sono svegliata in ritardo, in bagno non c’era
l’acqua calda, vestendomi mi è rimasta in mano la lampo della gonna, non trovavo
la mia bacchetta, ho saltato colazione per entrare a lavoro in orario e alla
fine sono arrivata ugualmente in ritardo.
Poi ci mancava solo questo rompipalle.
"Hermione, ti adoro!"
"Sì, Mark, certo…" a fatica mi reggo in piedi sotto la valanga
di carte che mi appioppa tra le mani quell’opportunista di un collega.
"No, davvero! Sei un angelo a farmi questo favore. Sai, io e
Janice abbiamo appena deciso di riprovarci e…"
"E vi serve una vacanza a due. Recepito."
"Graz…"
Scocciata, gli do le spalle e deposito la pila di carte sulla
mia scrivania. Non che non mi piaccia il mio lavoro al Ministero, intendiamoci;
sono una strega di origini babbane, vivo a cavallo tra questi due mondi e mi
viene naturale lavorare al dipartimento delle relazioni con il mondo babbano.
Però con la scusa che amo darmi da fare ho come l’impressione che certa gente si
approfitti un po’ della mia generosità.
Sedutami, osservo, impallidendo, la mole di lavoro che è
pericolosamente aumentata. Mi accascio e comincio a dare delle piccole testate
contro il tavolo.
"Scema. Scema. Scema… non voglio fare lo straordinario anche
questa settimana" piagnucolo.
"Dai, Hermione. Non fare così."
E Seamus ridacchia sotto i baffi. Ancora. Di me. Non sarebbe
così male come collega, se solo fosse un po’ meno sarcastico…
"Bastardo" mugugno tra i denti. "Non infierire anche tu."
"Beh, scusa se te lo dico, ma te le cerchi!" mi fa, sempre
ridendo.
"Sarebbe?!"
"Sarebbe che, esattamente come facevi a scuola con lo studio,
anche adesso sembri urlare ai quattro venti quanto ami lavorare più del
dovuto!"
"Ma è vero! Mi piace lavor…"
"E allora non ti lamentare se chi ha una vita sociale
approfitta di te" conclude con un occhiolino. Mi sento un po’ indignata dal
fatto che lui mi reputi una persona priva di vita sociale.
"Io ho una vita sociale incredibile."
Fa il sarcastico. "Oh, non ne dubito."
"Seam! Comunque questo fine settimana vado al mare. Con
Ginny."
"Magari la sua influenza positiva ti farà bene…"
Lo fulmino con lo sguardo, col labiale lo mando dove potete
facilmente intuire e decido che sia il caso di mettermi al lavoro.
Il resto della giornata scivola via abbastanza velocemente,
anche perché con tutto quello che ho da fare non posso certamente permettermi di
grattarmi la pancia. Onestamente sono un po’ innervosita da questo fatto delle
sostituzioni. Seamus ha ragione, io do l’impressione di quella che vuole
che gli altri la sfruttino. Che vuole lavorare più del dovuto, per
inseguire chissà quali gloriose mete carrieristiche. Ma non è vero.
Cioè, è logico che aspiri ad avere un buon posto che mi renda
giustizia, ma… io ho solo venticinque anni. E come ogni ragazza venticinquenne
il lavoro non è l’unico mio pensiero. Io amo uscire, amo ridere e divertirmi.
Amo chiacchierare con i miei amici e sparare scemenze a raffica finché non ho
esaurito le idiozie a disposizione. Desidero innamorarmi, trovare la persona
giusta per me, quella che mi faccia battere davvero il cuore.
Ma, soprattutto, detesto che la gente sia convinta di avermi
perfettamente inquadrata come la sfigata destinata alla scalata sociale a
scapito della proprio felicità. Che è pronta a salvare il culo a tutti e che
vive, o meglio, che non vive per lavorare. Destinata a fare sempre la
cosa giusta, quello che tutti si aspettano da lei.
Un urlo arrogante interrompe il mio flusso di coscienza.
McCormick, quel caprone del mio capo.
"HERMIONE!"
Mi alzo con flemma e lo raggiungo nel suo ufficio.
"Sì?"
"Ho una proposta da farti. Sono certo che sarai entusiasta, si
tratta di una bella opportunità…"
Lo guardo con aria interrogativa.
"Sai, Anthony ha avuto un’urgenza e pensavo che magari lo
avesti potuto sostituire alla conferenza di questo fine settim…"
"Questo fine settimana?" lo interrompo.
"Sì. Problemi?"
Tentenno.
"No… è che… insomma avevo dei programmi e…"
Ride come un idiota privo di rispetto per il prossimo,
l’obeso.
"Hermione, credo che potrai rimandare. Lo so quanto tu ci tieni
al lavoro, e onestamente ne hai i motivi perché sei una ragazza in gamba, e
questa trasferta sarebbe…"
"Grazie dei complimenti, davvero, ma…"
"Ma?" incalza.
"Ma sono due mesi che vado avanti a straordinari e avrei sul
serio bisogno di rilassarmi; di una vacanza…"
Sembra un po’ deluso.
"Beh, fai come vuoi. Se preferisci lasciarmi nella merda."
"N – no! Certo che no…"
"Anche perchè sarebbe da stupide, tesoro. Sappiamo bene
entrambi che è un’occasione ottima per te."
Cercando di soprassedere sul quanto sia stato viscido nel
definirmi ‘tesoro’, fingo di ascoltarlo e noto con la coda dell’occhio come
Alcott, l’altro dirigente, stia pesantemente insultando Lucas.
"…Merlino a volte mi domando se si può essere tanto
incompetenti! Ma no, tu sei solo un IDIOTA!"
Il ragazzo è mortificato. Letteralmente.
"Mi scusi ma…"
"NO! Non me ne frega un cazzo delle tue scuse! Sparisci prima
che ti spedisca fuori a calci in culo!"
Guardo quel ragazzo uscirsene zitto e demoralizzato, dopo
essere stato coperto da una valanga di insulti che mai potrà restituire a quel
pallone gonfiato. Non è giusto, nessuno si merita di essere trattato così;
nessun errore, per grande che possa essere, giustifica una simile mancanza di
rispetto, soprattutto quando là fuori è pieno di incompetenti che però hanno il
culo coperto; come Anthony, ad esempio, che del mio capo è il nipote e che di
sicuro non si salta la conferenza per un’urgenza. Anche perché un sano di mente
non gli affiderebbe mai un’urgenza.
"…Allora, posso dire di averti fatto cambiare idea?"
Mi volto e lo guardo con candore.
"Lei se lo scorda proprio."
Oddio. Cosa ho detto?
"Scusa? Ho capito ben…"
"Ha capito benissimo" gli sputo in faccia, acida. Merlino io
non volevo pronunciare queste parole! Che mi prende? "Non ho intenzione di
fottermi un merdoso week-end perché quel deficiente di suo nipote ha di meglio
da fare!"
Maledizione Imperius. Unica spiegazione possibile.
"Granger si rende cont…"
"SI’ CHE MI RENDO CONTO!" ora la persona che controlla il mio
corpo mi fa urlare come una pazza. "MI SONO ROTTA I COGLIONI DI DIRE SEMPRE DI
Sì, DI SVOLGERE IL LAVORO DEGLI ALTRI E SOPPORTARE CHE DEI PALLONI GONFIATI SI
CREDANO IN DIRITTO DI TRATTARCI COME DEI PERFETTI IDIOTI AL LORO SERVIZIO!"
Con la coda dell’occhio noto che alcuni colleghi si sono
affacciati al suo ufficio e mi osservano perplessi mentre sbraito; ma non posso
farci nulla, è la maledizione Imperius a controllarmi.
"Hermione, adesso calmati!"
"No che non mi calmo! Adesso basta! Spiacente, ma Hermione
Granger non è più disponibile per coprirvi il culo. Si è rotta di rinunciare
alla sua vita e leccare i piedi a un incompetente nella speranza di ricavarci
qualcosa! Io…" sottolineo questo io con particolare enfasi,
"…io ho deciso di fare di testa mia! E questo week-end vado al mare!"
Poi, con un gesto teatrale, mi volto verso il piccolo pubblico
che mi guarda, tra cui individuo la brutta faccia di Mark.
"Col cazzo che svolgo il tuo lavoro, stronzo! E credo che
Janice dovrebbe sapere che ci hai pure provato con me alla festa di
Natale!"
Esco in trionfo dall’ufficio e mi dirigo verso la mia
scrivania.
"HERMIONE GRANGER!" mi urla dietro il mio capo. Ma io lo
ignoro, afferro un mucchio di pratiche e le lancio addosso a Mark.
"Vaffanculo, tu e il tuo viaggetto! sbrigatela te!"
Però, è liberatoria la maledizione Imperius.
"Granger!" continua a richiamarmi il mio capo. Ma io, sempre
contro la mia volontà, afferro altre carte e mi porto davanti a
quell’idiota.
"Sa cosa le dico, signor McCormick?!" rido. "Dico che non solo
questo fine settimana me ne vado al mare, ma che non ho intenzione di mettere
più piede qua dentro! Questo lavoro mi fa vomitare, lei mi fa vomitare!" e
lancio di nuovo la pila di documenti, questa volta addosso a lui. Poi, con
dignità, alzo i tacchi e me ne esco a testa alta tra le esclamazioni dei
presenti e gli applausi di qualcuno un po’ più audace.
~
Sono seduta su una panchina a Hyde Park, quando devo sbollire
vengo sempre nella Londra babbana.
Credo che la maledizione Imperius stia lentamente scemando,
perché avverto come una sensazione di malessere e occlusione all’altezza dello
stomaco, a mano a mano che mi rendo conto di quello che ho fatto.
Oddio.
Oh Merlino.
Oh tutti i santi e oh tutti gli alchimisti!
Ho mandato a fanculo prima il mio capo, poi mezzo ufficio,
infine me ne sono andata con una show degno di una primadonna. E adesso io,
Hermione Jane Granger, sono disoccupata. Disoccupata!
Mi gira la testa e questo pensiero mi lascia nel panico più
totale. Mentre nascondo la faccia tra le mani, sento una vocina chiamarmi alle
mie spalle.
"Signora?"
Una graziosa bambina sui sei anni, con le trecce sfatte e un
ginocchio sbucciato, mi sta guardando curiosa.
"Dimmi, piccola."
"Signora, le è caduto questo…" e così dicendo mi porge
la bacchetta, che afferro prontamente. "Cos’è?" aggiunge poi.
"Beh, è… è…" oh, al diavolo. "E’ una bacchetta magica! Ma non
dirlo a nessuno, ok?" le spiego strizzando un occhio e ringraziando il cielo che
ancora non trova assurda una simile risposta. "Anzi, grazie di avermela
restituita! Ma non chiamarmi signora… ti sembro così vecchia?"
La vedo ridere e scuotere la testa. "No!"
"Bene… sai, mi sento una vecchietta se mi chiami così!"
"No, tu sei giovane!" ride. Poi mi saluta e io la guardo
allontanarsi saltellando. Non saprei dire come mai, ma improvvisamente tutto il
senso d’ansia che mi aveva colto si dissolve.
"Giovane. Io sono giovane…" ripeto sottovoce a me stessa.
E un mezzo sorriso mi si allarga in volto.
Un po’ di tempo fa mi sono svegliata con la voglia di spaccare
qualcosa. O la faccia a qualcuno. Purtroppo, ho pensato che non fosse saggio…
però mi è venuta in mente questa storia.
Non è la solita Hermione che scopre tacchi a spillo, minigonne
e trucchi per fare girare la testa agli uomini. In questa storia Hermione si
incazza, stop. In fondo credo che chiunque, anche la più posata delle streghe,
possa avere i suoi momenti no. Il problema è non farsi prendere troppo la
mano.
Forse non vi piacerà. Forse sì, e ne sarò felice. L’importante
però è che continui a piacere a me come il giorno che l’ho pensata.
Ciò non toglie che mi farebbe piacere sapere che ne pensate voi...
non credo sarà molto lunga.
Ah...
ci scappa pure la
Ron/Hermione!!
Un bacio a tutti quelli che finora hanno letto e commentato le
mie storie, sempre con belle parole!
Bea