Ritorno a Springwood

di Tecla_Leben
(/viewuser.php?uid=54143)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Un uomo si mosse, stagliandosi contro il cielo rossastro.

Sotto di lui si stendeva, ignara e silenziosa, la cittadina di Springwood. L’uomo, che portava un cappello marrone e un maglione rosso e verde, stirò le labbra in un ghigno diabolico, lo sguardo malevolo che abbracciava le case una per una.

Con gesto deciso aprì il pugno destro, mostrando il suo fatale guanto. Lo stesso guanto che aveva mietuto innumerevoli vite.

Lo Squartatore di Springwood, così era conosciuto quando viveva ancora da quelle parti, o per meglio dire, quando era ancora vivo. Violentatore e uccisore di almeno venti bambini: una storia vecchia, risaputa e rimasticata infinite volte. Acqua passata, secondo gli abitanti del posto. Beh, era proprio lì che quegli stolti si sbagliavano, cullandosi in un falso senso di sicurezza.

Gli abitanti, comuni esseri mortali, avevano tentato di tutto per fermare la sua sete di sangue, e qualche volta, Freddy Krueger se l’era vista davvero brutta.

Ad esempio, la prima volta, quando un gruppo di genitori aveva cercato di farsi giustizia da soli, e l’avevano bruciato vivo. Quando poi era tornato come Maniaco dei sogni, avevano cercato di liberarsi di lui seppellendolo con rito cristiano. E poi ancora cercarono di confinarlo all’interno del ventre della donna che lo aveva messo al mondo. L’avevano perfino fatto saltare in aria come un petardo! Alla fine però caddero tutti come mosche sotto i colpi delle sue lame, mentre lui, Freddy aveva sempre e puntualmente fatto ritorno.

Freddy mosse un passo, e le lame del suo guanto mandarono un bagliore sinistro.

Sentì un brivido di eccitazione scivolargli nelle viscere, divorargli bramoso gli intestini.

Scoprì di nuovo i denti affilati, stirando il volto sfigurato in un’espressione di piacere selvaggio.

Si portò la mano alla visiera del cappello, calcandolo un po’ sulla fronte, quasi in un gesto di saluto alla città.

Presto, la città sarebbe sprofondata di nuovo in un vecchio incubo.





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1454635