Contest.
Senza uno scopo.
Ho
perso la mia libertà anni fa, quando per uno stupido gioco,
il mio fidanzato mi offrì una dose di eroina. È
stato
bello, ma mano a mano il baratro si è allargato e non faccio
altro che affogare il mio dolore in un dolore più
grande.
Sono diventata fredda come il ghiaccio, non provo più
nè
piacere nè dolore, tutto ciò di cui ho bisogno
sono soldi
e droga, soldi e droga. Non ho casa, non ho famiglia, non ho una vita.
Sono un corpo vuoto. Il mio ignobile lavoro è solo un mezzo.
Non
mi importa cosa faccio, come e come mi sento. L'importante è
quel misero compenso. Ne ho bisogno, solo questo.
Non
porto i tacchi, niente minigonna, sono solo una povera donnaccia ai
margini della strada, con il trucco sbavato e lo sguardo vuoto. Devo
solo sperare che qualcuno passi in questa strada buia. Dio, mi serve
subito. Sto male. Passano due auto. Niente. La terza rallenta...non
voglio, non voglio, ma devo.
-Sali.-
Mi
sposto i capelli ed entro in macchina. Mi guardo i pantaloni un po'
logori, non sono imbarazzata, sono passati anni da quando salii per la
prima volta nella macchina di uno sconosciuto. Niente imbarazzo,
neanche quella volta. Era a questo che serviva, la droga. Lei comanda
te e le tue emozioni, non hai inibizioni pur di procurartene qualche
grammo. D'altronde, le inibizioni non le avevo mai avute. Sono stata
una ragazza normale, tanti anni fa. Ero pura. Facevo quello che mi
passava per la mente, mi divertivo, e per divertirmi, mi sono rovinata
la vita e non riesco più a smettere di peggiorare le cose.
Più passa il tempo più io muoio, dentro e
fuori, ma
almeno quando non sarà rimasta una scintilla di vita nel mio
esile corpo io non proverò nè dolori
nè rimorsi.
Non proverò nulla. Dopo un'intera vita senza scopo, cosa
c'è da provare? Sei racchiusa dentro un cerchio, e il
cerchio
non ha una fine. Ritorni sempre all'inizio, e non puoi smettere, non
hai mezzi, la droga annulla la tua volontà, i tuoi
sentimenti,
il cervello serve solo a far battere il tuo vecchio cuore freddo e
logoro.
La
macchina si ferma in un vicolo buio e mi preparo ad assolvere il mio
compito. Cerco di essere convincente nel fingere il mio piacere, ma
sento che in realtà è solo una sensazione sorda
che ha
perso ogni significato, se non quello di denaro. Incasso il
compenso e lo metto nella borsetta vuota. È troppo tardi,
adesso. Devo farmi bastare questi 70 euro. Chiedo all'uomo di
accompagnarmi in centro, dal mio spacciatore. In realtà lo
odio,
lui è un ragazzo giovane e incassa solo i soldi. Non si
droga,
non beve, è una cosa crudele, come una donna come me debba
sottostare ad un ragazzo così. So che non dovrei farlo.
È colpa mia se sono qui, è colpa mia se ho
passato tutta
la mia esistenza a prostituirmi per 3 ore di piacere e una vita di
stenti e tristezza. Prendo la bustina, giro e me ne vado camminando
veloce. Chiudo gli occhi e faccio un respiro profondo. Qui in centro
c'è un piccolo bar, è quasi sempre vuoto, entro
dentro e
chiedo di andare in bagno. Ricevuta la chiave, mi giro e rido. Una
risata isterica e avida. Prendo della carta, asciugo bene il bordo del
lavandino graffitato e vi svuoto sopra la bustina. Respiri profondi,
calma. Prendo quella misera banconota da 5 che mi è avanzata
e
la arrotolo. Aspiro un po' di polvere bianca, poi aspetto. Mi sento
così felice...un altro po'. Ancora, ancora ancora. E non
è rimasto nulla. Caldo. Ho caldo. È tutto
così
piacevole. Vivo per il piacere, perchè solo nel piacere mi
sento
viva.
Sorrido,
guardo la mia figura nello specchio, è
così bello....Il primo effetto
sta già finendo. Mi sto calmando, mi sento leggera e senza
problemi. Sto volando, come un gabbiano, libera da tutto lo schifo che
mi circonda. Non ci vedo più bene adesso, ma devo uscire da
questo bagno... cammino a stento fino ad una panchina, mi ci sdraio
sopra e chiudo gli occhi. Relax....tutto quello che mi serve e tutto
quello che non ho mai avuto...se non adesso. Assaporo il fresco di
città, l'odore del fumo, voglio cambiare, sono assuefatta da
questo strano piacere e solo adesso, drogata e mezza addormentata,
riesco a capire il perchè delle mie azioni, solo adesso
posso
essere felice.
Finisco
per cadere in un sonno piacevole e riposante.
Quando
mi sveglio è già mattino, e ritorno la
solita
donna di sempre. Senza uno scopo. Mi fa male la testa, mi sembra tutto
troppo difficile. Vorrei tanto poter cambiare. Se potessi smettere,
sarei sempre felice. Niente più droga, niente più
sofferenze. Adesso basta. Voglio essere libera.
No. Impazzirai. Non riuscirai mai a smettere.
Potrei
riuscirci. Ero una ragazza ambiziosa.
Potresti...no, non ce la farai mai. Hai speso la tua vita per la droga
e continuerai a sprecarla fino alla fine.
Non
ho più nulla da perdere.
Guardo
i miei vestiti sporchi e penso che ho bisogno di soldi. Non so
se posso andare all'ospedale, conciata così. Non so neanche
se
potrebbero aiutarmi. Ne sento già la mancanza. Sospiro,
adesso
vado all'ospedale.
Mi
fermo a lato della strada e alzo il pollice. Dopo 10 minuti qualcuno
si ferma, è una donna giovane e mi chiede dove voglio andare.
-All'ospedale.-
Ho
paura, adesso. Non so se voglio davvero andare avanti, se voglio
davvero continuare una vita normale. Esco dalla macchina e ringrazio la
donna. Esito un po', sono ferma davanti all'entrata dell'ospedale e
delle signore anziane intente a salire le scale mi guardano male.
Entro.
Vado alla reception, non so se questo è il
metodo giusto, ma appena la signora mi guarda io le dico
-Vorrei disintossicarmi.-
-Deve andare alle casse e chiedere li. Le faranno fare il ticket.-
-Va bene.-
Non
ho soldi, non posso andare alle casse a mani vuote. C'è
un
telefono a gettoni, mi strofino le mani sulle gambe e mi avvicino. Sto
per farlo davvero, e mi serve l'aiuto dei miei genitori.
Mia
madre è stata una donna buona. Caccio 50 centesimi dalla
borsetta e l'inserisco, digito il numero e spero che non l'abbiano
cambiato. Suona.
-Pronto? Pronto?-
-Mamma, sono io, sono
Clara- Sento le lacrime arrivare ma continuo a
parlare. -voglio
disintossicarmi, sono in ospedale- la mia voce trema e
le lacrime scendono, non posso farne a meno -ma ho bisogno di soldi, ti
prego mamma, voglio smetterla di vivere così.-
adesso piango
davvero, e non riesco più a parlare. Mia madre sussurra
-Oddio, oddio...-
La
immagino mentre si copre la bocca con una mano.
-Veniamo...-
E chiude il telefono.
Mi
butto su una sedia, mi copro la faccia con le mani e piango. Non so
quanto tempo passa, giro il collo verso la porta e dopo un
po'
entra mia madre, un po' zoppicante sotto il peso dei suoi anni, e mio
padre, con la solita faccia arrabbiata. Resto ferma immobile e guardo
entrambi, incapace di fare qualunque cosa. Mia madre si avvicina e mi
tira uno schiaffone. Io le vado incontro e la abbraccio, riscoppiando a
piangere. Questa volta non mi ferma più nessuno, resto in
quel
modo per almeno dieci minuti, e quando riesco a staccarmi non riesco a
proferire parola. Dopo un po' anche mio padre viene ad abbracciarmi, e
io ricomincio a piangere. Sono passate 7 ore dall'ultima dose e la
voglia torna a farsi sentire. Ho mal di stomaco, la nausea e mi fa male
la testa. Mia madre è andata alle casse, e sta parlando con
un
dottore. Non so bene come faranno, ma sarà doloroso, in
tutti i
casi.
Mi
fanno sedere su una sedia a rotelle, nonostante io possa camminare
benissimo da sola. L'infermiera parla, anche se io non presto
attenzione e non capisco ciò che dice.
-Le somministreremo
della clonidina per farla calmare, ma prima le faremo una visita
medica.-
Questo
ospedale ha un centro di disintossicazione.
Mi
rinchiuderanno in una stanza a farmi morire di astinenza. Oh, bene.
Mi portano in un ambulatorio, mi fanno stendere e un dottore mi fa
tutte le visite del caso, analisi del sangue, elettriocardiogramma e
così via. Mia madre non ha badato a spese, per me. Stanno
parlando di corsa, sauna, docce e minerali. Non ho mai visto una sauna
in vita mia, e la prima volta che ci entrerò sarà
per
disintossicarmi.
Finiti
gli esami, mi danno del cibo e una bevanda arancione dal sapore
acidognolo, mi fanno mangiare con calma e poi mi portano in una stanza
con un letto. È illuminata da due neon sul soffitto e delle
finestre strette. Inizio a capire come funziona questo posto, e faccio
dei ragionamenti strani. Sento già la mancanza della droga,
mi
gira la testa, ma sò che sono tutte cose da sopportare, che
nulla si ottiene gratis e che, paradossalmente, sono in prigione per
recuperare la libertà.Forse inizio a delirare, sto iniziando
a sudare tanto, ho la
pelle
d'oca e ho freddo. Mi avvicino alla porta e sento parlare i miei
genitori, che immagino seduti sulla panchina di fronte.
-Per una decina di ore starà malissimo, poi piano piano
starà meglio, e tra due settimane sarà quasi del
tutto
disintossicata.- Ne dubito, mi sta venendo sonno, quella
roba che mi ha
dato il dottore sta facendo effetto. Sono tutta bagnata, ho freddo ma
ho anche bisogno di dormire. Mi sveglio in piena notte e sto piangendo,
mi fanno male le gambe, le braccia, ho l'emicrania e sono molto
agitata, quasi isterica. Non posso continuare così,
è
straziante.
Urlo,
sento qualcuno arrivare e le luci si accendono, rimango accecata
per un po' e quando socchiudo gli occhi, vedo il medico aprire la porta
ed entrare lentamente.
-AIUTAMI, AIUTAMI.-
Sono spaventata e non riesco a controllarmi, mi
avvicino a lui e mii dice di fermarmi. Mi porge una pasticca ed un
bicchiere d'acqua.
-Prendila, ti
farà dormire.-
Non
ho bisogno di dormire, voglio solo far finire questo strazio,
idiota. Bevo tutta l'acqua e la pasticca. Il dottore esce dalla porta,
e io piango. Passa almeno mezz'ora, poi riesco a riaddormentarmi.
La
mattina mi svegliano, non troppo presto, per portami la colazione.
È scarna, e insieme mi arrivano anche un'altra pasticca, un
bicchiere d'acqua e un bicchiere di liquido amarognolo. Mangio tutto e
mi siedo per terra, mi sento più riposata ma sto ancora
malissimo, quasi uguale al giorno prima.
Passano
4 giorni in questo modo.
Adesso
la situazione è un po' cambiata, sto male, ma tutto
ciò che provavo prima si è, per modo di dire,
alleggerito. Sto facendo amicizia con un dottore del turno di notte,
perchè ieri mi è venuto ad aiutare quando non
riuscivo più a muovere una gamba. Mi dice sempre
di
rilassarmi, che tra pochi giorni -una settimana e mezzo, dice-
finirà tutto e sarà una persona nuova. Ma fa
comunque
male, tutto quanto. Penso che il mio cervello stia rinascendo, inizio a
sentire odori nuovi e sensazioni che non ricorrdo di aver mai provato
prima. Non dormo molto, ma le pasticche che mi danno di mattina e di
sera mi aiutano. Mi annoio, e chiedo al dottore se posso
leggere qualcosa.
Mi
dice qualcosa come
-Non so cosa posso
trovarti, però adesso vedo.-
E
infatti con il pranzo arriva anche "Il Gabbiano Jonathan Livingston"
è un libro piccolo, ma ho bisogno di fare qualcosa. Lo
finisco
in una giornata. Sono molto soddisfatta anche se adesso mi fa molto
male la testa.
La
mia situazione sta migliorando, anche se trovo che questo sia un
libro per bambini. Ci sono un sacco di frasi belle, come "Ciascuno di noi è, in
verità, un'immagine del Grande Gabbiano,
un'infinita idea di libertà, senza limiti"
Non
so se si possa adattare alla mia situazione, ma ripensando a tutto
ciò che ho fatto mi sento come se avessi rinunciato a questa
libertà. Fino ad oggi, intendo. Ho allargato i miei
orizzonti,
ho aperto gli occhi e scavalcato quel muro che era la droga. Sono fiera
di me stessa. Uscita da qui sarò una persona migliore,
migliore
più di quanto non lo sia mai stata in vita mia.
~~~~~~~~~~~~~~~~~~
-Sono
50 euro.-
Il
signore me li porge dalla macchina e se ne va soddisfatto. Li metto
nella tasca della tuta rossa e nera che mi hanno dato quando, il primo
giorno di lavoro, sono andata a lavorare alla pompa di benzina vicino
casa.
Non è il massimo, per una donna come me, trovarsi ogni sera
con
le mani che odorano di benzina, ma spero di abituarmici...poi la mamma
non vuole sentire quell'odore a casa, e tantomeno mio padre. Non fa
neanche tanto freddo, in quella tuta che mi fa sembrare un pupazzo di
neve variopinto, ma ho le mani gelate e non vogliono che metta i
guanti. Non è un lavoro troppo faticoso, e i soldi che mi
danno, con la pensione di mia madre e mio padre, sono abbastanza per
sostenerci. Sono solo le sei del pomeriggio e sembra notte
già da un pezzo, per fortuna tra poco torno a casa. A
dormire, forse...
"Cambia prima
di essere costretto a farlo."
NdA:
In alcune parti
della storia il punto di vista della protagonista è
stravolto, spero comunque di aver scritto qualcosa di abbastanza
decente, visto che è la prima volta che mi cimento in una
storia del genere. Lasciate una recensione che mi piacerebbe vedere cosa ne pensate!
Grazie mille :3
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