Fifteen days to fall in love - 02. Test
Sono imperdonabile. Ve lo dico
in tutta
sincerità, mi vorrei prendere a calci da sola.
Cosa dire a mia
discolpa? La mia
situazione di Exchange Student non giustifica un ritardo di –
quanti mesi sono
passati dall’ultimo aggiornamento? – sei mesi. Sei
mesi, per la miseria, non
sono mai stata così lenta! Mi spiace tantissimo, non posso
promettervi che non
succederà più (perché sono abbastanza
sicura che anche il prossimo sarà molto in
là), ma proverò ad ottimizzare quei pochi minuti
che posso dedicare alla
scrittura.
Perché su
questo capitolo ci lavoro più o
meno da agosto, ma con mezz’ora di tempo potevo solo
correggere quello che avevo
scritto in precedenza e poi aggiungere altre due righe prima di dover
chiudere
per studiare o passare del tempo con la mia famiglia ospitante o i miei
amici.
Senza contare che l’ispirazione per questa storia era
letteralmente andata a
farsi benedire per spostarsi su altri fandom.
Devo ringraziare Ev’
e la sua storia
Medley.
per aver resuscitato la mia voglia di scrivere AkuRoku e quindi
permettermi
di concentrarmi di più su questo capitolo. Grazie di cuore.
Insomma ce
l’ho fatta. Non ci credo, ce l’ho
fatta, pensavo che sarebbe marcita nel computer all’infinito.
Grazie al cielo
non è stato così.
In questo capitolo,
che è stato molto
divertente scrivere, entrano in campo anche i personaggi secondari
della
vicenda che fanno da cornice al gruppetto di amici di Roxas e Axel:
compagni di
classe, amici e professori. Le loro vicende saranno accennate nei
capitoli
successivi ma ovviamente non occuperanno un ruolo di primo piano nella
storia
perché questa si incentra su Roxas e sul maturamento dei
suoi sentimenti. Un
bel tema ostico, eh? Me la sono cercata.
Ultime due cose e poi
vi lascio al
capitolo:
1.
L’autrice
sa che la pace di Cateau-Cambrésis è stata
firmata nel 1559. 1527 è la data
del sacco di Roma da parte dei lanizichenecchi al soldo di Carlo V,
Imperatore
del Sacro Romano Impero.
2. La
toponomastica della città di Roxas & Co.
è puramente inventata. Se coincide
con quella della vostra o di una che conoscete sappiate che
è pura coincidenza.
Dopo tutti questi preamboli,
vi lascio al
secondo capitolo di Fifteen
days to fall in love (che chiamerò FDFL per far
prima) sperando che abbiate la santissima pazienza di lasciare un
commento: le
vostre recensioni sono il carburante della mia ispirazione per questa
long.
02.
Test - Perché se fai il Classico, non importa che tu abbia
una
normalissima media del 7.27, tutti ti crederanno ugualmente un secchione
C'è sempre
stato un
pregiudizio che mi manda in bestia ossia che se fai il Classico sei
automaticamente un secchione, ma uno di quelli della peggior specie.
Molto, molto
irritante, e diventa
ancor più irritante se - nonostante ogni anno arrivi con
l'acqua
alla gola (nonostante ti sia promesso l'anno precedente di non ridurti
all'ultimo secondo) rischiando di condividere l'ombrellone con un
simpaticissimo libro di grammatica latina - i tuoi amici continuano a
darti del secchione anche se la loro media vanta un 8.76 mentre la tua
è più bassa di almeno un voto e mezzo.
Senza contare che,
quando fai
notare questo piccolo particolare, quelli si infervorano ribadendo che
non lo sono mentre tu sì solo in virtù della
scuola che hai scelto.
Firmando quel modulo
di iscrizione ti sei automaticamente bollato.
~
Avevo
inziato a sentire odore di bruciato sin da quando Sora mi aveva
impedito di farmi la colazione ribadendo che voleva prepararla al
posto mio.
"Qualunque cosa tu
voglia, Sora, la
risposta è sempre no" metto in chiaro subito sedendomi sullo
sgabello e poggiando il gomito sul bancone della cucina e la testa
sulla mano aperta.
Il mio gemello mi serve le fette di pane tostato abbondantemente
farcito con marmellata di fragole. "Ma perché pensi subito
che
voglia qualcosa da te? Non si può essere gentili di tanto in
tanto?" mi chiede finendo di zuccherare il suo caffellatte.
Tanto per metterlo in chiaro: mio fratello è un essere
estremamente gentile ma la mattina, quando si ricorda che deve
'sprecare - parole sue, giuro - i migliori anni della sua vita' in
quell'edificio cadente che è il Liceo Classico e delle
Scienze
Sociali Giuseppe Garibaldi, il suo proverbiale buon umore sparisce
rendendolo più acido della Denki* per circa due
ore.
Specialmente se alle prime due ore c'è un compito in classe,
proprio come oggi.
Ecco perché vederlo così sorridente e
servizievole mi insospettisce.
I miei sospetti iniziano a trovare conferma quando, sull'autobus
superaffollato, mi cede l'unico posto libero a sedere mentre
solitamente ci si butta a peso morto. "Sora, lo so che stai
facendo tutto questo perché ti aiuti con il compito di
greco"
gli dico due secondi prima di scendere "Ma non posso farlo, davvero!".
"Ma perché?" chiede aggrappandosi al mio braccio come se
fosse un koala che ha trovato un ramo di eucalipto particolarmante
appetitoso "Andiamo, Roxas, che ti costa?".
"Lo sai che quella zitella della Denki ci tiene sott'occhio! Se vede
anche una sola frase identica fra la mia copia e la tua ci annulla il
compito".
Larxene Denki è la nostra adorabile professoressa di greco.
Ventotto anni, single - nonostante il professore di inglese le
faccia una corte spietata da circa tre anni - e, bisogna ammetterlo (date a Cesare ciò che
è di Cesare), è una bella donna.
Bella quanto
incredibilmente stronza, con un odio alquanto radicato per i ragazzi
dai 14 ai 18 anni.
Perché abbia voluto fare la professoressa di greco del liceo
rimane un mistero. Alcuni mormorano perché così
può seviziare e torturare legalmente con versioni di Lisia
impossibili i suoi alunni e anch'io tendo verso questa opinione. Altri
pensano semplicemente che sia un alieno.
"Ancora con quella storia! Quando capirà che a fischiarle
non
sono stato io ma Hayner?" sbuffa Sora continuando a tenere il mio
braccio come se fosse l'ancora di salvezza. Il primo giorno di scuola,
quando ancora non sapevamo con che razza di mostro avremmo
avuto a che fare durante i prossimi anni, Larxene elargiva sorrisi
a tutti entrando in classe e Hayner, il vicino di banco di Sora
all'epoca, si era esibito in un lungo fischio di apprezzamento alle
gambe della professoressa. Ovviamente lei era diventata una furia e
aveva incolpato il mio gemello, iniziando a detestarlo apertamente, e
per osmosi un po' del suo odio si era riflesso anche su di me. Le mie
versioni da otto, però, mi avevano ogni volta salvato dalla
catastrofe totale mentre mio fratello doveva sempre appellarsi
all'ultima interrogazione dell'anno per salvarsi dal debito.
Lo trascino lungo la salita della scuola, già appesantito
dal
Rocci e dagli altri sette chili di cartella, "Sono sicuro che ce la
puoi fare" ansimo a corto di fiato ed energie "Sei il mio gemello,
avremo qualcosa in comune oltre al cognome, no?".
"Ma non mi piace il greco" piagniucola lui "E neanche il latino. Adesso
che ci penso anche filosofia non mi entusiasma particolarmente. E
storia".
"Neanche a me piace greco, ma lo faccio. Mollami il braccio e guardami,
Sora" lo fisso negli occhi "Credo in te, ok? Ora muoviti che
sennò ci lasciano solo i posti in prima fila".
Peccato che mi ritrovo per terra mentre mio fratello piange commosso
strofinando il naso sulla mia maglietta. "Oh, Roxas, grazie!" continua
ad abbracciarmi ignorando la gente che ci aggira perplessa "Lo sapevo
che sotto sotto - molto sotto - sei adorabile e non la zitella acida
che fai finta di essere".
Click.
"Quella per che cos'era?" guardo Axel con in mano il cellulare oltre un
ciuffo di capelli castani pesantemente ingellati di mio fratello.
Lui sorride sollevando appena un angolo delle labbra. "Quando mai
ricapiterà che tu e tuo fratello vi scambiate effusioni in
pubblico? Dovevo documentare" digita rapidamente un numero sulla
tastiera "E penso che anche Naminé debba saperlo".
"Ma sai com'è fatta tua sorella: potrebbe tirare fuori una
storia d'incesto da questo!" si lamenta Sora.
"Ottima idea!" Axel gli mostra il pollice in su "Quasi quasi glielo
dico subito" e trotterella allegramente via fischiettando
un qualche motivetto.
"Come ti è andata Sora?" Ventus si avvicina a noi dando una
pacca sulla spalla al mio gemello.
Lui lo guarda e si gratta la testa con una mano "Sembrava avere un
minimo di senso - per quanto Platone possa avercelo, maledetto filosofo
dei miei stivali
- ma quando mi pare che abbia senso è sempre un brutto
segnale".
Ven annuisce e "Guarda, a me la prima frase è venuta
così..." tenta di dire ma Sora si tappa le orecchie e scappa
via
urlando - e probabilmente l'hanno udito fino in presidenza - che non
vuole saperlo.
"Oooook" sorride compassionevole osservandolo voltare l'angolo per poi
girarsi verso di me "Come ti è venuta la prima frase?
Perché non sono molto sicuro di averla fatta bene...".
Ventus Nikko*
è il mio compagno di banco dal quarto ginnasio e,
la prima volta che l'ho visto, ha fatto aumentare in maniera
esponenzale i miei dubbi su un
possibile scambio di neonati all'ospedale: io e lui siamo due gocce
d'acqua e non soffre, al contrario di Sora, di una quasi totale
mancanza di materia grigia.
"Oh, Ven, smettila di rompere il cazzo. Prenderai 9, come al solito".
Dicevo, uno scambio di neonati all'ospedale. Potrebbe essere possibile
dato che anche Ventus ha un gemello - incredibile quanti parti
gemellari siano avvenuti nell'ospedale Sant'Anna nel 1995 - ossia
Vanitas Nikko che, se non fosse per i capelli neri e gli occhi ambrati,
è la fotocopia di Sora.
Più che gemelli, però,
sembra che siano la scissione di una personalità: Ventus
è la parte buona, quella che cerca di fare sempre la cosa
migliore, mentre Vanitas è quella
"cattiva" e che si caccia più volte nei guai. L'hanno
già
beccato due volte a imbrattare di scritte il retro della scuola e solo
l'influenza del padre, un politco abbastanza potente nei dintorni, ha
impedito che venisse espulso a calci nel sedere.
Ventus si leva il braccio del fratello dalle spalle "Che ci fai fuori
dalla classe?".
"Non posso neanche andare in bagno, adesso?" si lamenta lui continuando
a sorridere "Ciao, Roxas" mi saluta alzando la mano. Ricambio il gesto.
"Mi pare che i bagni del Pedagogico siano perfettamente funzionanti".
"Ma la fauna del Classico è molto più
interessante"
sorride malizioso mentre fa l'occhiolino ad una ragazza poco lontana
che
ricambia con un risolino divertito.
Ventus sospira, piano e ormai rassegnato. "Risparmiami le scale per
andare a chiamare la bidella: torna in classe".
"Qualcosa non va, Ven?". A parlare è Aqua Mizu*, 19 anni,
III
CLx, rappresentante d'istituto. Ha conosciuto il biondo ad un raduno e,
da quanto mi ha raccontato il mio amico, è diventata una
specie
di sorella maggiore e non perde occasione per aiutarlo in ogni maniera.
"Non mi avevi mai detto che c'era una simile bellezza, qui!" Vanitas
torna a sorridere ammiccante "Io sono Vanitas Nikko, il fratello di
Ventus, ma puoi chiamarmi in qualsiasi modo tu voglia".
Lei sorride "Oh, ma è un piacere conoscerti Vanitas. Ora che
ne
dici di tornare in classe prima che ne faccio rapporto al preside?".
"Come desideri, splendore" nonostante tutto Vanitas non muta
espressione, anzi i suoi occhi si illuminano di una luce divertita "Ci
parliamo a ricreazione, fratellino? Ciao ciao, Rox!" e gira i tacchi
avviandosi verso il suo plesso con le mani nelle tasche dei jeans
strappati.
"Scusalo, ti prego, non connette il cervello quando parla" cerca di
giustificarlo Ventus.
"Capisco perfettamente" lo rassicura lei scompigliandogli i capelli con
fare materno "Hai
mica visto mio fratello in giro? Dobbiamo firmare il foglio per
l'assemblea
d'istituto altrimenti il preside non ce la concederà mai".
"Seriamente, qualcuno ha mai visto il vecchio Siddy sorridere? Io penso
che sarebbe più facile che la Denki si mettesse a
distribuire
dolcetti e otto di greco a volontà" si intromette Hayner.
"Guarda che ti sento, Rogers" sbuca fuori anche la Denki tenendo
sottobraccio la pila delle nostre versioni "Spero che la tua versione
sia almeno da quattro. Potrei davvero distribuirli dolcetti se tu mi
arrivi al quattro senza che ti debba dimezzare il peso degli errori".
"Ma professoressa, guardi che scherzavo! Lei è perfetta,
sa?".
"Grazie, Rogers, ma questo non cambia il mio giudizio" e se ne va.
"Arpia" borbotta quando è a distanza di sicurezza.
"Io continuo a cercare Demyx - in classe non c'è, come al
solito
- ci vediamo!" anche Aqua torna alla sua ricerca un pochino alterata
per la sparizione del suo collega.
Mentre la rappresentante svolta l'angolo Sora ritorna sui suoi passi a
passo di carica - alla stessa velocità di uno che
è
inseguito dal Falciatore - piagniucolando che si è ricordato
solo ora che il professore Locharted* lo deve interrogare di
matematica
alla prossima ora e io lo devo aiutare a ficcarsi in testa quelle due
definizioni che lo dovrebbero salvare dall'insufficienza.
Qualcosa che non ho mai capito nei miei sedici - diciassette il 3
luglio* - è cosa spinga la
mia cerchia di parenti ed amici
ad assumermi gratuitamente (ovvio, no?) come insegnante di ripetizioni
anche se sono uno studente nella media che arranca in alcune materie -
leggasi latino e filosofia.
Hayner, ad esempio, mi obbliga una volta ogni due settimane ad aiutarlo
in storia quando anch'io sbaglio sembre la data della pace di
Cateau-Cambrésis e ogni volta che dico 1527 al professor Hana* viene un tic
nervoso all'occhio sinistro.
Naminé mi chiede di aiutarla in greco, non perché
non sia
brava in quella materia, ma perché vuole qualcuno con cui
controllare le sue traduzioni e ripassare un po' di regole grammaticali.
Sora si appella al nostro legame di sangue per ripetizioni in tutte le
materie tranne chimica dove i suoi voti sono molto migliori dei miei.
Infine, Axel si presenta una volta
a settimana a casa mia con un quaderno e un piccolo vocabolario di
inglese. Ecco, forse dare ripetizioni a lui è un po'
più
sensato che darle a tutti gli altri dato che mia madre è di
Londra e, fin dalla culla, io e mio fratello siamo bilingue.
Durante matematica, mentre ascolto distrattamente mio fratello che
balbetta incerto la formula per il calcolo della parabola che gli ho
ficcato nel cervello a furia di colpi in testa con il tomo di
algebra (689 pagine), si illumina il display del cellulare stipato
dentro l'astuccio: è Axel - per l'appunto. Parli del diavolo
e
spuntano le corna - che chiede se sono libero il pomeriggio per un
ripasso su Shakespeare. Facendo ben attenzione che il vecchio Locharted
non mi noti con le mani troppo spesso nell'astuccio - quell'uomo ha un
fiuto eccezionale per sbeccare chiunque armeggi con un dispositivo
elettronico durante le sue lezioni - rispondo con un breve "Ok".
Axel è un ragazzo estremamente intelligente e, inoltre, la
sua
media vanta un 8.76 che sarebbe un 9 pieno se non fosse per quel 6
strascicato di inglese.
La sua poca propensione alla lingua straniera è dovuta ad un
episodio
della sua infanzia: a sette anni, durante una vacanza, si era perso a
Liverpool e da quella esperienza aveva radicato in lui un odio profondo
verso
l'inglese.
Tuttavia, specialmente quando sono io a dargli ripetizioni, si applica
anima e corpo per tentare di memorizzare le regole grammaticali o le
vite degli scrittori d'oltremanica.
Eppure oggi appare svogliato e distratto, concentrato solamente sul suo
cellulare che tiene affianco alla mano sinistra e che controlla ogni
due secondi.
"La vita di Shakespeare non si impianterà magicamente nel
tuo
cervello se continui a fissare il tuo cellulare" interrompo la lettura
"Mi spieghi che cos'hai? Prima chiedi il mio aiuto e poi sei tu il
primo a non prestare attenzione".
"Hai ragione, scusami Roxas" sospira passandosi una mano sugli occhi
"È che... Avrei bisogno di un consiglio".
Chiudo il libro e mi sporgo verso di lui. "Ti ascolto" lo incoraggio.
Lui sospira di nuovo. "Conosci Clara Bianchi?" mi domanda.
Come non conoscere Clara Bianchi, una delle ragazze più
belle e
popolari del Pedagogico? Annuisco velocemente e lui sorride
leggermente.
"Mi ha chiesto di uscire. Dici che dovrei accettare?".
"Oh, beh, non so. Per caso ti piace Clara?" oltre ad essere un
insegnante di recupero mi ritrovo a fare da psicologo ad un ragazzo che
vorrebbe intraprendere quel mestiere. Sarebbe ora che mi facessi pagare.
"Non è male" arriccia le labbra stringendosi nelle spalle.
"Potresti accettare, no? Non ci perdi niente, anzi hai tutto da
guadagnare sia se ci concluderai qualcosa sia se dopo la prima uscita
la lascerai perdere" mi allungo sulla sedia dandogli una pacca sulla
spalla "Tutti darebbero qualsiasi cosa per essere al posto tuo".
Suona orrendo da dire, ma anch'io avverto un leggero fastidio alla
bocca dello stomaco.
"Grazie, Roxy, sei un vero amico" mi sorride, gioioso come al solito.
"Rimangiati quel soprannome" lo minaccio.
"Ma perché? È così
carino!".
"Rimangiatelo!".
"Solo se mi prendi!".
E Shakespeare viene definitivamente dimenticato mentre lo rincorro per
tutta casa.
12 giorni prima che
Roxas si innamori.
* Denki
- Elettricità,
in giapponese.
*
Nikko - Luce del giorno,
in giapponese.
* Mizu
- Acqua,
in giapponese.
*
Locharted - È
l'anagramma di cold
heart. Quando svelerò il nome di battesimo del
professore capirete perché abbia scelto questo nome.
* 3
luglio - Secondo la santissima wikipedia, il 3 luglio è il
compleanno di Sora. Una domanda mi sorge spontanea: in che videogioco
l'hanno detto? No, perché me lo sono perso.
*
Hana - Fiori,
in giapponese.
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