1
Give
me something more.
First
act.
Tu
che t'insinuasti come lama
nel mio cuore
gemente; tu che forte
come un branco
di démoni venisti
a fare, folle e
ornata del
mio spirito
umiliato il tuo
letto e il tuo regno
– infame
a cui, come
il forzato alla catena,
sono legato,
come alla bottiglia
l'ubriacone,
come alla carogna
i vermi, come al
gioco
l'ostinato
giocatore –
che
tu sia maledetta!
Ho
chiesto alla fulminea spada, allora,
di conquistare
la mia
libertà;
ed il veleno
perfido ho pregato
di soccorrere me
vile. Ahimè, la spada
ed il veleno,
pieni di disprezzo,
m'han
detto: «Non sei degno che alla tua
schiavitù
maledetta ti si
tolga,
imbecille! - una
volta liberato
dal suo dominio,
per i
nostri sforzi,
tu faresti
rivivere il cadavere
del tuo
vampiro, con i baci tuoi!»
(“Il
Vampiro”, Charles Baudelaire).
Da
quando aveva visto le lacrime rigare il volto della giovane, per il
cacciatore di demoni iniziarono i problemi.
Mai aveva visto
nell'animo di un essere così simile e dal trascorso
così
diametralmente opposto al suo un'inquietudine tale che potesse
affliggere anche lui, pur non essendo propriamente il fautore di tali
contrasti emotivi.
Il fatto che lei ora fosse diventata la sua
partner di lavoro, beh, complicava non poco le cose.
Ella aveva
atteso il ritorno dell'uomo nel suo ufficio ed egli, invece, era
riuscito a scorgere nello sguardo della fulva protettrice
un sentore di sollievo nel saperlo vivo, al sicuro, e magari
qualcos'altro che gli sfuggiva, qualcosa
che necessitava di essere indagato e scoperto.
Non poteva fare a
meno di rifletterci su; le mezze verità, nel suo lavoro come
anche
nel quotidiano, potevano essere maschere rivelanti messaggi capaci di
condurre a risvolti quantomeno inaspettati; sì, se si
riusciva a
individuare l'altra metà della concretezza, costituendo la
verità
autentica dietro le mille e molteplici parvenze.
Su quest'onda di
pensieri, socchiudendo le palpebre, Dante si lasciò
volutamente
andare, ancora una volta, al rievocare degli avvenimenti da poco
trascorsi, ma scarsamente chiari e illuminanti al contempo.
Aveva
notato la sua moneta a terra nel momento in cui varcò
l'uscio di
casa, ritrovandosi subito dinanzi la figura di Lucia.
Sapeva che
lei si trovava all'ingresso, lo scalpiccio di passi frettolosi seppur
leggeri della ragazza non gli erano sfuggiti, non avrebbe potuto non
udirli.
Sulle labbra dell'investigatore si tratteggiò l'ombra di
un piccolo sorriso nel soppesare questo dettaglio, era probabile che
la fanciulla sperasse
in una sua riapparizione quanto più rapida e di questo se ne
rallegrò, mentre altre riflessioni, di tutt'altro genere,
iniziarono
a fare capolino nella sua mente.
Pensieri ben più concreti, dal
sapore zuccherino, caratterizzati dagli occhi chiari della ragazza
persi nel vuoto, o per meglio dire...
Velati di quel languore
dovuto al compiacersi di movimenti, di un desiderio sempre crescente
e collimanti in un'unione sì fisica e anche intrisa di una
passione
sfociante in, chissà, approfondimenti dei più
oscuri e sconosciuti
recessi e frammenti di spiriti fino a quel momento ignoti.
L'uomo
aprì di scatto gli occhi.
Il suo immaginare era giunto, di
nuovo, al punto in cui li aveva interrotti la sera prima, solo che un
conto è essere consci e padroni del fatto di vivere
situazioni nel
limbo onirico, proprio di ognuno di noi sul far della notte, ma
un'altra faccenda è il fantasticare ad occhi aperti, o
quasi.
In
quest'ultimo caso si rischia di perdere, nell'eventualità in
cui non
sia ancora avvenuto ciò, le percezioni che fanno capire se
si giunge
al limite contrassegnato dalla porta che si erge a confine tra sogno
e realtà e questo, per Dante, non era immaginabile.
Specie
perché era consapevole di avvertire un'agitazione albergare
in lui
in quegli ultimi tempi.
Il tentennare e l'incedere a passi
titubanti non gli sono mai appartenuti.
Ma alcune incertezze
avevano iniziato a trovare dimora nella sua persona, e questo doveva
essere in ogni modo scongiurato.
Il detective dell'occulto scosse
il capo in un gesto di stizza, tolse i piedi dalla scrivania, per poi
alzarsi, lasciando che la circolazione sanguigna riprendesse a
scorrere correttamente, annullando il fastidioso formicolio agli arti
inferiori dapprima anchilosati.
Aprì la porta del suo studio,
dirigendosi in cucina e stupendosi di ammirare la persona presente in
quella stanza, di cui non si aspettava di certo la vista in quel
momento.
Invece era lì, davanti il piano cottura, che aspettava
impaziente che l'acqua per il tè bollisse. La pioggia era
appena
scoppiata, di già incessante, e batteva con insistenza anche
sul
tetto della sede della “Devil May Cry”, mentre
venivano rotte
anche le barriere della luce e del suono.
«Lucia, già di
ritorno?» Dante vide la fanciulla sobbalzare non per lo
stupore di
essere stata vista, bensì a causa del silenzio ora spezzato.
Sebbene
la loro specie di convivenza
fosse iniziata da poco, l'investigatore aveva già notato che
la
ragazza, quando metteva piede in quella stanza, amava non udire
nulla, preferendo la pace, magari quella che può dare un
cantuccio
domestico quale la cucina, per l'appunto, o il calore di una
famiglia, quella che spesso si rinnega, ma per chi non l'ha mai avuta
o l'ha perduta, il solo immaginare alcune scene può essere
di per sé
confortante o angosciante.
«Sì, sono appena entrata in casa»
rispose Lucia, posando lo sguardo su di sé e sui suoi abiti
impolverati, pieni di sprazzi di sangue di demoni ormai rappreso.
Dante seguì il gesto di lei permettendosi, con un'occhiata
fugace,
di controllare che non presentasse ferite, ma soprattutto di
osservare alcuni lembi di pelle che sfuggivano a quei vestiti un po'
corti, ma anche pratici.
«Lo vedo, immagino dunque che tutto si
è svolto nel migliore dei modi, vero?»
proseguì l'acchiappa-demoni,
mentre Lucia versava l'acqua ormai alla giusta temperatura nella
tazza, cosicché il delicato aroma del tè al
gelsomino iniziasse ad
impregnare pian piano la cucina.
«Sì, un gioco da ragazzi, è
stato tutto molto facile» ribatté Lucia
sorseggiando la bevanda e
avvolgendo con entrambe le mani la tazza senza manico, come i
giapponesi che usano delle chicchere di quel modello.
Non si
sedette nemmeno, quasi come se avesse fretta di fare altro, e la sua
laconicità in quell'istante inaspriva non poco l'uomo che la
osservava con occhiate indagatrici, quando ella proseguì
«dimenticavo, la paga è nella mia borsa, l'ho
poggiata sul divano»
e così Dante non ebbe occasione di porre la domanda
successiva che
avrebbe potuto fare alla ragazza.
Davvero di poche parole,
entrambi, non c'è che dire.
Pur tuttavia era da notare che ogni
tentativo di stroncare qualsiasi accenno di conversazione proveniva
da Lucia, come se volesse evitare di proferire più parole
del dovuto
con l'uomo, oppure anche di sostenere il suo sguardo azzurro.
Era
decisamente... irritante.
Finendo il tè e riponendo la tazza ormai vuota nel lavabo,
Lucia
la lavò velocemente mettendola ad asciugare; si sciolse i
capelli
facendo perdere tutte le ondulazioni della treccia con un piccolo
cenno del capo.
«Avrei bisogno di una doccia» disse calma.
«Non hai bisogno del mio permesso» fu la secca
risposta di
Dante, il quale le aveva dato libero accesso alla casa ed a tutte le
stanze sin da quando Lucia aveva capito la tacita
proposta di restare lì all'agenzia.
«Sì, lo so, volevo solo
informarti, tutto qui» replicò la rossa, pacata,
non notando
intenzionalmente l'accenno caustico della battuta del ragazzo di cui
poteva ammirare quanto egli la sovrastasse in altezza poiché
di
fronte a lei.
Lui non disse nulla, lasciando che Lucia potesse
liberarsi della stanchezza accumulata durante quel lavoro non molto
impegnativo, ma ben remunerato.
Non appena libera dai capi
sporchi, mentre le prime gocce d'acqua iniziavano a scorrerle come
rivoli sui capelli e sul sembiante, Lucia iniziò a cantare.
Ormai
Dante aveva imparato che, in alcuni momenti in cui la ragazza si
concedeva del tempo da dedicare a sé, come una doccia in
questo
caso, la sua voce intonata e modulata la faceva da padrona.
L'angolo
di Layla.
E
rieccomi qui, un'altra volta.
Beh,
sarò di poche parole.
Avevo
questo accenno di storia sul mio pc ora bello funzionante e, siccome
la tentazione di postarla ha preso il sopravvento su di me, ecco qui
il primo atto.
Tra
un paio di giorni, se tutto va bene, troverete il secondo ed
ultimo.
Vi
dico solo che la poesia e il titolo hanno un senso nella storia
;)
Per
ora vi lascio e spero che la lettura sia stata di vostro
gradimento.
Un
bacio,
Layla_Morrigan_Aspasia.
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