La
volta in cui mi salvò la vita.
La
prima cosa che vide quando aprì gli occhi fu il suo castello
in fiamme,. Intorno non vi era rimasto più nulla, quello che
prima era un maestoso giardino pieno di colori e di vita adesso non era
altro che una landa desolata piena di dolore.
<<
Madre? Padre? >> urlò, urlò
più che poteva con le ultime forze rimaste nel suo piccolo,
fragile e ormai sfinito corpicino.
Era tutto buio,
non si vedeva nulla. Un'oscurità terrificante, ma piena di
dettagli: nell'aria c'era odore di cibo, di fiori di campo, di
thè caldo e di torta al cioccolato e per un attimo Ciel
credette di essere di nuovo a casa, ma nella sua mente affiorarono di
nuovo le immagini di quella sera... Erano talmente nitide che non
potevano essere solo frutto della sua immaginazione e lo sapeva bene.
<> disse prima a bassa voce e poi con un tono
sempre più crescente, sempre più pieno di paura,
di insicurezza e di lacrime.
Due righe calde
rigavano il volto di quel bambino terrorizzato e sperduto, erano
un'amara consolazione, la consolazione di avere ancora la vita, ma non
ci volle molto a strappare Ciel dai suoi pensieri; ad un tratto la
porta si aprì illuminando lievemente la stanza e i suoi
occhi ne furono devastati. L'odore familiare non c'era più
aveva lasciato il posto all'orrenda visione di una stanza pienaa di
bambini con il volto scavato e gli occhi persi nel vuoto,
nessuno di loro aveva più voglia di vivere.
Passò
il tempo, nessuno seppe mai dire quanto tempo passò, minuti,
ore giorni forse? Ma la porta si aprì di nuovo e permise a
due donne di entrare accompagnate da altrettanti uomini armati, la
paurà allora si fece spazio sui visi degli altri bambini, ma
non su quella di Ciel, lui era confuso non capiva non sapeva..
<<
Ritieniti fortunato ragazzino, hai vinto un bagno
gratis!>> disse un uomo avvicinandosì al
ragazzo dai lunghi riccioli d'oro e gli occhi come gemme di ambra che
si trovava accanto al piccolo bambino sperduto.
Quando gli
uomini uscirono dalla stanza si sentirono solo delle urla che tutto ad
un tratto cessarono.
<<
Adesso basta! Qualcuno parli! Dove siamo? Che succede? >>
Chiese
il ragazzo con gli occhi coraggiosi
<<
Abbassa la voce o ti sentiranno e ci puniranno tutti! >>
La voce proveniva da un angolo indefinito della stanza, ma si
percepiva chiaramente che era di una bambina, poco più
grande di Ciel. forse << Non hai ancora capito? Siamo
diventati il giocattolo preferito dell'aristocrazia! Siamo ad un
mercato di schiavi, chi esce da quella porta non vi fa più
ritorno! >> continuò.
Il cuore del
ragazzo tremò,non poteva credere a quello che aveva sentito,
non voleva crederci!
E di nuovo la
porta si aprì e stavolta la sorte scelse Mia, la ragazza
delle informazioni, mentre veniva portata via rivolse a Ciel uno
sguardo pieno di sentimenti indecifrabili. A quella visione il coraggio
del ragazzo crollò e le lacrime sgorgarono irrefrenabili dai
suoi occhi color del cielo.
Si sentiva solo
affamato, impaurito, ma soprattutto era consapevole del fatto che prima
o poi sarebbe toccato a lui e che nessuno lo avrebbe salvato.
La porta si
aprì...
Una luce
invadente, dell'acqua calda, dei vestiti puliti... Ciel non capiva, e
non avrebbe voluto capire. Come era possibile che quelle persone che si
prendevano cura di lui in quel momento lo avrebbevo venduto come merce
da macello poco dopo?
Venne scortato
fino ad una porta di legno che si aprì con
facilità e di nuovo vide quella luce invadente, ma stavolta
oltre a quella luce vide delle persone mascherate in preda all'euforia
del momento.
<<
150.000 monete >> urlò una voce femminile dal
fondo della sala, Ciel la cercò e vide che teneva in mano
una paletta con il numero 15 inciso sopra.
" E'
questo quello
che sono diventato? Una merce di scambio? I miei genitori mi
hanno
insegnato che non si compra una vita con nessuna cifra al mondo e
adesso la mia vita viene venduta per una stupida cifra? "
Di nuovo le lacrime solcarono il volto di Ciel.
<< Aggiudicato alla signora numero 15,
complimenti è merce fresca! >> disse ilc
onduttore dell'asta
<< Prima di ritirarlo vorrei che lo marchiaste a fuoco
con lo stemma del mio casato>> disse la donna e subito un
uomo entrò con un ferrò rovente in mano.
Il bambino cercò di dimenarsi, ma invano! Aveva pregato,
aveva sperato che qualcuno lo salvasse ma nessuno giunse.
Sarebbe stato uno schiavo per sempre e a ricordarglielo ci sarebbe
sempre stato il ricordo del dolore straziante e l'incisione sulla sua
shiena.
Ma quando tutto sembrava ormai perso nel buio della disperazione e
della resa, una voce si faceva spazio.
<< Basta volerlo e tutto finirà, basta dirmi
di si e tutto questo cesserà di esistere.>>
<< Lo voglio, si!>> Ciel era deciso
più che mai a scappare da quell'oblio.
<< Dimmi quali sono i termini del tuo contratto, ma
ricordsa il prezzo è la tua anima>>
continuò la voce
<< Voglio vendetta nei confronti di chi ha ucciso i miei
genitori, rivoglio la mia vita>>
<< Bene >> concluse la voce
dell'oscurità.
Un dolore lancinante proveniva dall'occhio sinistro di Ciel, che quando
riaprì gli occhi si ritrovò nel letto di casa sua
circonadato dalla sua servitù e da una cupa figura nera, ma
la cosa che più colpì il ragazzo furono quei due
occhi di un intenso rosso.
<< Chi sei? >> chiese a quella inqueitante
figura, una volta da soli.
<< Questo deve dirmelo lei padroncino. Mi dia un nome e
quello sarò>> rispose
Il suono della voce era così familiare, ne era certo
quell'uomo era la voce della sua salvezza.
<< Ti chiamerai Sebastian. Sarai il mio maggiordomo
personale e obbedirai solo e soltanto a me>> disse Ciel
con la voce spenta di chi ormai aveva perso tutto l'entusiasmo e la
gioia di vivere
All'udire quel tono il Maggiordomo parve compiaciuto ed
inginocchiandosi portò la mano sinistra sul petto e disse
<< Yes, my Lord! >>
-Michaelis Ashley.