You and me against the world - Pensieri Pericolosi

di Spring Dania
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I personaggi di questa fanfiction sono situati in un universo alternativo, nel nostro mondo, e appartengono a Masashi Kishimoto.
Scrivo per diletto e non a scopo di lucro.
È la mia prima ff… buona lettura. ^^

Prologo
Pensieri pericolosi
 

Tell me why are we, so blind to see
That the one's we hurt, are you and me
been spending most their lives, living in the gangsta's paradise
been spending most their lives, living in the gangsta's paradise
spending most our lives, living in the gangsta's paradise
spending most our lives, living in the gangsta's paradise
 
Gangsta's Paradise - Coolio

Altri dieci metri, solo dieci e ce l’avrebbe fatta.
Il silenzio della strada era tale che anche solo l’idea di romperlo sarebbe stata orribile.
Era notte, le 23:30 del 10 di ottobre.
Un uomo stava trascinandosi lungo la strada su cui sorgeva, imponente, un grande edificio a cui aveva pensato nel disperato tentativo di risolvere il suo problema.
Non voleva che finisse così, non lo voleva affatto, ma era l’unica possibilità di sopravvivere, almeno per il fagottino che reggeva tra le braccia. Lui non ce l’avrebbe fatta e l’avrebbe testimoniato, a chiunque l’avesse trovato, la grossa ferita che si vedeva lungo l’addome.
Aveva sbagliato con loro e adesso doveva pagare.
L’orfanotrofio era il luogo più vicino che aveva potuto raggiungere nel suo stato.
Si arrampicò lungo gli scalini che conducevano al portone del grande edificio, posò il neonato a terra e, dopo essersi accasciato sul marmo pulito, spirò.
Il mattino dopo fu l’urlo della cuoca, alla vista del cadavere, a risvegliare la curiosità e il panico tra i bambini dell’orfanotrofio e gli amministratori.
La polizia riconobbe immediatamente l’uomo a causa della sua fedina penale sporca, della criminalità che si muoveva tra le strade di Tokio e che formava le famose bande rivali.
Sarutobi, il dirigente dell’orfanotrofio, prese con se il piccolo e lo affidò alle donne presenti nella struttura, mentre erano in procinto di fare colazione.
“Signore.” Il medico dell’infermeria si rivolse a Sarutobi con grande rispetto. “La polizia le ha detto il nome di questo bambino?”
Il dirigente dell’orfanotrofio fissò il piatto di ramen che era appena stato riposto sul tavolo e poi alzò lo sguardo, le dita delle mani intrecciate tra di loro.
“Si, si chiama Naruto. Naruto Uzumaki.”




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