Cogli l'attimo

di Jay_Bismen
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C’è una sola regola tra gli Audaci:                                                                                                                                                                  
devi seguire le regole del Capo e devi rimanere attaccato alla banda.
Se sgarri e non segui la regola dovrai pagare. E spesso il prezzo è la morte…
Ma io non sono fatta per seguire le regole.


Mi sveglio quando sento sbattere forte la porta di sotto. Sono nel mio letto,al caldo. Vorrei restare così per tutta la vita,ma so che non posso. Sotto papà urla. Come sempre. Ormai io e mio fratello Tommy ci siamo abituati … Lui forse un po’ meno,ma è più piccolo di me,posso capirlo. Forse. Dopo qualche secondo anche mamma si mette a starnazzare. Sicuramente stanno discutendo del futuro di Michael,il mio fratello maggiore. Non hanno ancora capito che sarà lui a decidere del suo avvenire,in qualunque modo la mettano. Dopo qualche minuto perdo completamente la speranza di ricominciare a dormire,perché le loro voci,con il passare del tempo aumentano di volume e a volte comincia a volare qualche piatto per la casa. E’ in questi momenti che Tommy comincia a spaventarsi davvero. Quando lo vedo piangere sotto le coperte per le loro grida,mi chiedo per quale motivo l’abbiano dovuto mettere al mondo. Solo per farlo patire per le loro continue discussioni? Io e Michael l’abbiamo provato sulla nostra pelle,e di certo non è una cosa piacevole. In questi momenti,quando sono nervosa provo rabbia,quando la giornata è abbastanza tranquilla sono quasi annoiata. Sbuffo ed esco da sotto le coperte. Poggio i piedi a terra con un tonfo,augurandomi che al piano inferiore si sia sentito e la smettano prima che scenda. Ma non lo hanno sentito,e se l’avessero captato,non ci fanno tanto caso.                                                                                                                                                                                    
–Oh,Dio,fa che la smettano,una volta per tutte – dico alzando gli occhi al cielo. Guardo l’orologio al mio polso. Sono le sette. Se non mi fossi svegliata,i miei non mi sarebbero venuti a chiamare per andare a scuola. Il che sarebbe stato meglio,forse. Ma ormai sono sveglia,e non voglio restare a casa e sentirli gridare nelle mie orecchie per tutta la giornata,quindi vado in bagno e mi vesto. Quando ho finito,mi affaccio nella cameretta di Tommy. Appoggio lo sguardo sul letto del mio fratellino. I suoi capelli biondo cenere risplendono alla luce fioca del sole che arriva dalle squarciature nella serranda chiusa. Gli occhi verdi mi fissano spaventati. Mi avvicino a lui.                                                                                                                                                   
–Ciao campione – dico sorridendo e scompigliandogli i capelli. Lui non risponde. – Oh,dai,non fare il taciturno. Alzati e vestiti,o farai tardi a scuola – e gli stampo un bacio sulla fronte. Per tutta risposta mi fa un sorrisino spento,mi abbraccia e si alza. Esco dalla sua camera e scendo le scale. I miei genitori sono in cucina,alzati uno di fronte all’altra,e si gridano in faccia. La scena sembrerebbe anche comica,se non fosse per i piatti che entrambi hanno in mano. Attraverso la stanza e mi faccio cadere sulla sedia. Mi servo di frittelle e tè e inizio a fare colazione. Solo quando Tommy è sceso e si è seduto,ed io ho quasi finito di mangiare,papà mi fa,con aria minacciosa:                                                                                                                                                                                         
-E voi,chi vi ha chiamati,perché state qua?                                                                                                                                                             
-Mi sono svegliata – faccio io – e ho visto che erano le sette. Se non ci fossi stata io a chiamare Tommy a questo punto staremo ancora nel letto. E lui si sarebbe perso un giorno di scuola.                                                                                           
–Beh,anche tu. Quindi non farla troppo lunga. – dice e si siede.  Lo guardo mangiare per un po’,poi Tommy mi fa segno che ha finito. Mi alzo,e senza dire una parola esco di casa,mentre lui si ferma un attimo per farsi dare un bacio dalla mamma. Quando esce sento papà dire – Si saluta,Christy!                                                                    
-Il mio vero nome è Christina,ma essendo troppo lungo ha convinto tutti a chiamarmi Christy. Avrei preferito Chris,ma dava un che di maschile al nome,quindi no. Come mio fratello,ho gli occhi verdi e sono magra,ma forte e agile. Ma al contrario suo ho i capelli castani,e quando esco,non risplendono al sole come  suoi. Borbotto un “ciao”,sbatto la porta e penso “ma chi se ne frega!?”. Prendo Tommy per mano e ci avviamo verso le scuole elementari...




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