Il mio raggio di Sole
Angolo
di benvenuto: Salve!
Del fandom sono nuovissima - ho finito solo da alcuni giorni di leggere
la prima serie della saga - ma sono sempre piena di idee e spero di
deliziarvi con questa storia :=)
Qualunque commento/critica costruttiva è ben accetto. Buona
lettura!
Il mio raggio
di Sole
Nel silenzio dell'alba mi hai
stregato
e nella luce del
tramonto abbandonato tu mi hai...
Chapter
1 - La
ciocca
Al Campo Mezzosangue ben pochi avevano idea di chi fosse Kirsten
Beaumont.
Di certo c'era solo che - come tanti prima di lei - aveva soggiornato
per un paio di estati nella casa di Ermes; con l'affluenza di semidei
in quel periodo, una ragazzina bionda dagli occhi ambrati e l'aria non
particolarmente portata per la guerra non era certo la persona di cui
ricordarsi.
Sedeva solitaria in un angolo, si intrecciava piccoli gigli tra i
capelli - anche quando era spettinata - e seguiva le lezioni. Era
particolarmente dotata con l'arco ma quando l'insegnante la elogiava,
lei si faceva piccola e timida e cercava di defilarsi. Gli
unici
a sapere qualcosa di lei erano i satiri e le creature dei boschi:
Kirsten amava la natura e cercava rifugio lì quando era sola
o
derisa dai suoi compagni.
Un altro che la conosceva meglio di quanto non credesse lei stessa era
il signor D. Nonostante fosse sempre pronto a metterla in ridicolo, in
realtà la teneva particolarmente d'occhio: non la riteneva
adatta a stare in mezzo a tutti quei ragazzini-eroi pieno di
convinzioni, ma allo stesso tempo non era al sicuro neppure a casa
propria. In un certo senso le era affezionato
ma
non l'avrebbe mai rivelato. Meglio altri cinque secoli di Diet Coke
piuttosto. Il nome di Kirsten, comunque, venne dimenticato in fretta
quando non
tornò più al Campo e non diede nessuna notizia di
sé.
Percy Jackson lo sentì associare a un drappo. La battaglia
contro Chrono era terminata da un anno ormai e si era recato all'Olimpo
dietro richiesta di suo padre, Poseidone. Giunto in cima lo aveva visto
discutere a bassa voce con Ermes: non si era azzardato ad avvicinarsi
troppo - non voleva certo dare l'idea di origliare, cosa che neppure lo
interessava -, tuttavia qualche
parola era trapelata. Il Messaggero degli Dei aveva però
troncato la conversazione non appena si era accorto della presenza di
Percy, limitandosi a un asciutto saluto prima di allontanarsi.
"A cosa vi può servire un drappo?" Il ragazzo
azzardò la
domanda solo alla fine dell'incontro con Poseidone: in
realtà
tutti conoscevano l'uso dei drappi ma non gli era giunta voce di una
nuova
morte. Quelle dell'anno precedente erano state sufficenti per parecchi
decenni secondo lui: adesso le imprese erano più rare,
tuttavia
non mancavano. I mostri non erano stati sterminati e ogni tanto
spuntavano, specie se sentivano puzza di semidio da qualche parte.
Il Dio del mare aspettò di essere certo che nessuno li
osservasse o ascoltasse prima di rispondere; in verità
avrebbe
potuto anche tacere, o cambiare argomento, ma sapeva che prima o poi si
sarebbe saputo tutto. O almeno una parte di quanto accaduto.
Sospirò profondamente.
"Ermes? Ho trovato
questo... oh, ciao
George, Martha!" Poseidone si rivolse ai due serpenti, ricordando che
si facevano beffe anche di lui quando venivano ignorati oppure
considerati solamente dopo il Dio. Non c'era nessuno in quel momento
nella sala del trono ed Ermes si stava occupando di alcuni pacchi da
inviare: il mittente erano i genitori divini e i destinatari i loro
figli mezzosangue.
"Scusa, sono impegnato,
puoi passare
più tardi? Se devi inviare un pacco abbi pazienza: Ares mi
sta
riempiendo di lavoro, non ho un attimo di tregua, e persino Zeus ha..."
Ermes aveva alzato lo sguardo solo nel preciso momento in cui uno
scintillio dorato aveva attirato la sua attenzione più delle
parole di Poseidone; si aspettava di vedere un gioiello oppure un
prezioso amuleto, invece tra le dita del Signore dei Mari c'era una
ciocca di capelli bionda. Rimase a fissarla per alcuni istanti: non
erano semplici capelli biondi, parevano talmente fini e perfetti da
sembrare puro oro. Ermes, del tutto dimentico dei pacchi,
allungò una mano e con le dita li sfiorò; al
tatto erano
morbidi.
"Li ho trovati ieri sera
sul fondale
marino, ho pensato di aspettare a farti visita... Sai che appartengono
a K..." Poseidone non riuscì a finire quello che stava
dicendo
perchè Ermes era impallidito e lui non aveva avuto il
coraggio
di terminare la frase, timoroso di sferrare una ferita dolorosa. Lo
aveva immaginato che sarebbe stato uno shock e non si stupida del
silenzio del suo interlocutore.
"Non è
l'unica ragazza con i
capelli biondi..." La voce di Ermes era solo apparentemente sicura,
Poseidone ne intuì la forte fragilità ma non
pensò
di esprimere ad alta voce il suo pensiero. "No, hai ragione. Vuoi che
cerchi a chi appartengono?" Ma era un tentativo sciocco e lo sapeva:
Kirsten si era sempre distinta per la particolare tonalità
di
biondo, così simile a oro da renderla una preda persino per
i
comuni mortali. Una volta aveva sentito dire che dei ladruncoli
l'avevano bloccata e picchiata proprio per la sua chioma, e questo in
piena Manhattan; se non le avevano portato via i capelli per venderli e
specularci sopra era stato merito dell'intervento
tempestivo di
Zoe, che non aveva esitato a farli allontanare. Un po' bruscamente ma
senza ferirli.
"No." La risposta di
Ermes giunse
secca ma decisa; adesso il suo sguardo sembrava assente, lontano nel
tempo, perso in ricordi che poteva vedere solo lui. Il silenzio tra i
due durò a lungo finchè Poseidone decise che era
giunto
il momento di andarsene e lasciare Ermes al suo dolore. Doveva provarne
tanto. Proprio mentre si voltava l'altro parlò.
"Dovrei farle un
drappo..." La voce
era incrinata al punto che sembrava sul punto di spezzarsi; il Signore
dei Mari osservò Ermes che era girato e mostrava la schiena.
Gli
sembrava che stesse tremando e si chiese quanto terribile fosse perdere
dei figli, specialmente a così breve distanza. E in un modo
tanto misterioso... "Possiamo aspettare, non è
obbligatorio...
In fondo non hai neppure il corpo, sarebbe..."
Squallido? Poco
rispettoso nei
confronti della defunta o magari dello stesso Ermes? Poseidone non
espresse a parole ciò che pensava, facendo mentalmente nota
di
scandagliare il fondale marino e i relitti naufragati in cerca di
qualunque indizio.
"Non sembra che sia poi
così
bravo con i figli... Prima Luke, adesso Kirsten... Mi abbandonano
tutti,
proprio come sono costretto a fare quando nascono..." Martha e George
non avevano ancora commentato ma parevano tristi anche loro: si erano
arrotolati parte della ciocca attorno ai loro corpi, un po' come a
voler dimostrare a Ermes che non era solo. Poseidone non fu colpito dal
senso di colpa che trasudava da quelle parole anzi, si sarebbe
meravigliato del contrario,tuttavia pensò che non fosse il
caso
nè di infierire e neppure di negare. In fondo tutti loro non
si
prendevano abbastanza cura dei loro figli, lui compreso.
Appoggiò una mano sulla spalla del Dio e amico per provare a
tirarlo su di morale.
"Non essere troppo
severo, ora... Si
potrebbe parlare con Ade, sai, magari per evitarle delle sofferenze...
e poi fare la cerimonia al Campo. Sono sicuro che le piacerebbe e..."
Ma Ermes stava scrollando la testa. A Kirsten non piaceva il Campo
Mezzosangue, aveva più volte fatto capire di non gradire
andarci... anche se poi lo aveva fatto, per un paio di anni,
finchè era scomparsa. Nel nulla, senza lasciare traccia, per
ricomparire solo alla morte di sua madre.
Ermes sapeva che Alicia
Beaumont era
troppo apprensiva nei confronti di Kirsten: avrebbe fatto qualunque
cosa
per tenerla nella bambagia e per un certo periodo ci era anche
riuscita. L'isola di Saint George, in Florida, era un piccolo luogo
abitato soprattutto da inglesi residenti in America, poco adatto a una
bambina che rischiava di restare sempre da sola. Non era servito a
nulla convincerla a trasferirsi a New York ed Ermes si era dovuto
accontentare di vedere la piccola un paio di volte durante un anno. Ma
anche crescendo Kirsten non era diventata socievole anzi, sembrava
perfettamente felice nel suo piccolo mondo etereo: giocava, disegnava e
danzava con molta grazia, pur senza essere perfetta. Era un piccolo
angelo biondo sceso in Terra e anche se non era portata per la guerra,
lui l'aveva ugualmente portata al Campo. Era il suo posto, o
così credeva.
Alla scomparsa di
Kirsten, Alicia
Beaumont era praticamente uscita di senno: lo aveva costretto a seguire
piste assurde, sentirla parlare di rapimenti, stupri e
chissà
quali catastrofi. Ermes l'aveva sopportata solo perchè pure
lui
era preoccupato: caso strano però nessuno ne aveva avuto
più notizia, e dopo un paio di anni di inutile attesa,
Alicia
era stata trovata morta. Mentre la polizia brancolava ancora alla
ricerca di un movente, Ermes sapeva che si era suicidata e lui aveva
intensificato le ricerche. Improvvisamente era comparsa, più
grande e matura, quasi quindicenne, ed era tornata a vivere a Saint
George, rifiutando qualunque contatto con i semidei e anche con lui.
E poi più
nulla, fino a quel
momento... fino all'anno prima, quando qualcuno lo aveva informato di
averla vista imbarcata sulla Princess Andromeda. Lo aveva molto colpito
che fosse assieme a Luke ma in un certo senso aveva sperato che
ciò servisse a suo figlio per capire; invece la nave era
esplosa, portando con sè innocenti... e anche lei.
Osservando quella
ciocca, si disse
che avrebbe dovuto immaginare un epilogo del genere... ma quanto faceva
male? Almeno aveva potuto dire addio a Luke,invece gli sembrava che il
suo piccolo angelo fosse volato via troppo presto, senza la
possibilità di spiegare.
"No... la
porterò a Saint George. Quella è casa
sua...grazie per l'aiuto, comunque."
Poseidone
osservò Ermes allontanarsi in fretta, provando anche lui un
senso di vuoto incolmabile.
"Ma nessuno la conosceva?" Percy stava discutendo con Annabeth
dell'accaduto o meglio, di quello che suo padre gli aveva detto alcune
ore prima. La ragazza scrollò la testa incerta. "Non lo so,
però è sicuro che nessuno sapeva che era sua
figlia: sai,
prima stavano tutti da Ermes, si faticava a distinguere i suoi figli
dagli ospiti."
Lo sapevano entrambi, in fondo le cose erano cambiate da poco; Annabeth
sembrava pensierosa e silenziosa.
"In realtà io le ho parlato... sai, non è tanto
strano
che nessuno sapesse che era figlia di Ermes. Può essere che
l'abbia portata di persona, oppure che l'abbia riconosciuta solo in
presenza di Chirone, o del signor D. E poi", la ragazza
osservò
un momento il giovane prima di parlare di nuovo "... non ha mai
parlato. Era muta, e può darsi che questo sia sempre
dispiaciuto
a suo padre. Insomma, non poteva neanche chiamarlo papà.
Non è tremendo?"
"Stai bene?"La voce gentile di Apollo era rivolta a Rachel;
la
ragazza teneva lo sguardo fisso - e vitreo - rivolto al soffitto, persa
in pensieri da molto tempo. Di solito Apollo non si recava in visita al
suo Oracolo molto spesso, tuttavia aveva avuto un sentore strano ed era
arrivato: la sua Maserati era parcheggiata fuori e aveva la sua aria da
modello come sempre, allegro e gioviale.
Rachel annuì meccanicamente ma i suoi occhi erano assenti e
il
Dio fece spallucce: probabilmente l'Oracolo stava per pronunciare
un'altra delle sue profezie e la cosa neppure lo sorprendeva. Se fosse
stato per lui sarebbe andato in un localino chic a divertirsi e
guardando l'orologio vide che effettivamente non era ancora tardi anzi,
c'era ancora molto tempo. Squadrò Rachel che stava
disegnando
freneticamente, mossa da un impulso involontario e decise di rimanere:
quando si comportava così c'era qualcosa che lo induceva a
non
abbassare la guardia, e poi poteva sempre ascoltare qualcosa di
importante anche se avrebbe preferito che non ci fossero spargimenti di
sangue per un bel po'.
"Ecco, questo è per voi, divino Apollo." Rachel ora parlava
con
voce normale mentre gli porgeva il foglio: lui lo guardò e
il
sorriso scomparve rapidissimo. Alzò di nuovo lo sguardo
sull'Oracolo. "Mi ha chiesto di metterla in contatto con voi e l'ho
fatto. Penso che stia chiedendo aiuto."
Il disegno di Rachel, notò sgomento Apollo, era una
raffigurazione talmente perfetta di Kirsten da lasciarlo senza fiato.
Dai capelli color oro agli occhi ambrati, gli sembrava di avere di
nuovo di fronte la ragazza. Come avrebbe voluto che fosse vero... E,
proprio come diceva Rachel, la sua espressione era sofferente e tipica
di una persona in difficoltà.
Cosa ti è
accaduto mio piccolo raggio di sole?
Aveva l'impressione che il suo pensiero non fosse più solo
un
suo segreto e che davvero quel disegno gli chiedesse aiuto.
Angolo Autrice_
Bene, piacere a tutti di conoscervi :=) come ho già detto
sono nuova del fandom ma spero di trovarmici molto bene u.u
Ho diviso il capitolo per darvi molte informazioni in modo - spero -
non noioso ^^ Kirsten Beaumont è una OC e, come avrete
capito,
è una figlia di Ermes. Personalmente lo adoro dalla sua
prima
apparizione, forse anche per via dei serpenti XDDD, e caso ha voluto
che gli appioppassi una figliola u.u
Kirsten è un po' diversa dai mezzosangue che ci
sono al
Campo,
difatti non a caso lei non si sente a suo agio^^ Sua madre è
una
pazzoide .__. sapete quelle tutte apprensive che non fan uscire i figli
di casa per paura che si faccian male?ecco u.u difatti lei ha preso dal
papino anche se ora non si vede xd
Ho scelto di usare Poseidone perchè mi piace molto pure lui
e
poi si collegava all'idea dell'esplosione della nave^^ cioè
indirettamente XD
Luke indubbiamente è morto - fans, me ne dispiace, ma di
solito
rispetto queste cose degli autori - ma comparirà tra
flashback,
allusioni e quant altro u.u inoltre ho calcolato l'età e lei
è più piccina rispetto a lui ma vi
darò tutto
esatto nel prossimo capitolo :=)
Apollo... muaahahahahah non dico niente ma FORSE avete capito qualcosa?
La storia è ambientata circa un anno dopo la sconfitta di
Chrono... beh spero che vi piaccia^^ fatemi sapere, ok? :=) Un bacione!
Ah, ho inserito un'immagine di Kirsten qua sotto: più o meno
è così u.u
Kirsten
- immagine scelta per rappresentarla
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