Miracolo di Natale cap 1
MIRACOLO DI NATALE AL 595 DI BROOME STREET
Questo
è per te piccolo nano. Forse non la leggerai mai, ma, se un giorno ti capitasse
di avere queste righe in mano sappi che l’ho scritta pensando a te.
Perché
Joy ha molto di te.. molto di più di quanto io stessa immaginassi..
Ti
voglio bene
Kate Beckett posò
l’ennesimo fascicolo sulla pila di documenti, ormai enorme, sulla sua scrivania
e si stiracchiò le membra stanche e contratte da quell’intensa mattinata
trascorsa tra le scartoffie.
Dopo la nascita di Joy
la detective tentava di limitare il lavoro sul campo, usciva dal distretto solo
quando era strettamente necessario o quando si sentiva soffocare tra quelle
mura. Aveva fatto una promessa a Rick, non avrebbe mai più rischiato la vita
inutilmente. Ora aveva qualcuno che la rendeva completa.
Non aveva bisogno di
altro, ma il lavoro rimaneva un ulteriore elemento gratificante al quale non
aveva voluto rinunciare. Poteva gestirsi
come meglio credeva, la Gates le aveva ormai concesso la sua totale fiducia e
stima: in assenza del capo il distretto lo dirigeva lei. Ufficiosamente,
s’intende.
Dopo essersi passata
una mano sugli occhi, alzò lo sguardo verso la fotografia che troneggiava sulla
scrivania accanto ai suoi amati elefanti: i suoi due gioielli le stavano
facendo le linguacce con una smorfia terribile sul viso. Aveva riso un sacco
quando Rick e Joy gliela avevano fatta avere incartata come un pacco regalo.
“Cogi ti ricoldi di noi quando lavoli” le aveva annunciato sua figlia,
con fare teatrale alla Rogers, il giorno in cui aveva deciso di tornare al
lavoro.
Passò un dito
sull’immagine come a volerla accarezzare e pensò a quanto quei due fossero
simili. Si era davvero avverato tutto ciò che aveva vissuto in quei lunghi mesi
trascorsi in coma durante la gravidanza di Joy. Sua figlia era il ritratto
spiaccicato della personalità del padre.
Avevano lo stesso
carattere allegro e giocoso, per Joy del tutto normale considerata l’età, ma
Rick non aveva difficoltà a starle dietro. Kate non faceva fatica ad ammettere
che quei due se la intendevano alla grande. Bastava loro uno sguardo per capirsi
anche senza parlare e il più delle volte quando volevano ottenere qualcosa, la
facevano capitolare senza quasi che se ne accorgesse.
In realtà non le
importava, li amava con tutto il suo cuore. Di un amore talmente infinito che
non avrebbe mai pensato di riuscir a provare. Erano tutta la sua vita, poco le
importava se erano riusciti a plasmarla come meglio credevano. Era felice.
Erano divenuti una
famiglia così meravigliosa da essere paragonata a quella delle favole, ma, come
in ogni fiaba che si rispetti, anche nel loro mondo si trovava una sottile
linea d’ombra che oscurava un poco la loro felicità. Dal primo compleanno della
piccola Joy l’atteggiamento di Alexis era progressivamente cambiato nei
confronti della sorellina andando ad incidere in maniera radicale anche sul
rapporto speciale che aveva con il padre.
Non poteva negare che
nel periodo trascorso da lei in coma la giovane rampolla Castle si era
comportata in maniera esemplare, spronando lo scrittore a non arrendersi e sostenendolo in tutti quei
mesi d’oscura paura e dolore.
Grazie a Dio si era svegliata, dando alla luce
la loro stupenda bambina e ristabilendo così equilibrio nelle loro vite.
Era andata a vivere sotto lo stesso
tetto con l’uomo che amava e con la giovane ragazza, almeno finchè Alexis non
era andata al college.
Nonostante in
apparenza sembrasse entusiasta dell’arrivo della sorellina, avendole preparato,
con l’aiuto della nonna, una stanza da sogno con ogni tipo di giocattolo
possibile e cercando di aiutarla ad accudirla in ogni modo, il suo
atteggiamento si era a poco a poco raffreddato.
Più Joy cresceva
bellissima e sana, più il comportamento della sorella mutava. In poco tempo non
le prestò la minima attenzione, come se quella piccola creatura non esistesse.
Da quando si era trasferita al campus si era fatta sentire molto di rado.
Kate aveva notato dal
principio quel gelo crescente, ma non ne capiva il motivo. Però a poco a poco
riuscì a mettere insieme tutti i pezzi del puzzle: Alexis si sentiva
rimpiazzata da sua figlia.
Joy era colpevole
d’aver preso una parte del cuore di suo padre, di essersi intromessa nel loro
rapporto speciale.
La giovane detective
non poteva negare che Rick fosse del tutto innamorato della loro bambina. La guardava con occhi sognanti ogni volta che
poteva, da quando stava sulla sdraietta ed emetteva strani versetti ad ora che
la bambina lo aveva trasformato nel suo schiavetto personale. Joy sapeva bene
come fargli fare ciò che voleva, bastava che lo guardasse con i suoi occhioni
azzurri da cerbiattina adorante e il famoso scrittore di gialli si trasformava
in un budino.
“Glielo hai insegnato
tu, non è possibile. Avete lo stesso magnetismo. Non riesco a dirvi di no, non
ce la faccio!” si lamentava continuamente il suo uomo.
La abbracciava, la
baciava, la chiamava principessa, giocava con lei. Sempre, anche quando Alexis
tornava da loro nei pochi momenti liberi dall’università. Prestava molte attenzioni alla piccola, ma
nonostante la gelosia di Alexis potesse essere giustificata, Kate non la
comprendeva.
Rick aveva molti
difetti, come tutti gli esseri umani del resto, ma non gli si poteva imputare
di essere un cattivo padre. Amava Joy allo stesso modo in cui amava Alexis,
erano entrambe sullo stesso piano e, se costretto, era sicura che gli sarebbe
stato impossibile scegliere tra le due.
Quindi non riusciva a
spiegarsi cosa avesse potuto infastidire a tal punto la giovane Castle per
decidere di allontanarsi in quel modo da loro, specialmente da Rick.
L’uomo non ne parlava
mai, se Kate cercava di affrontare l’argomento, se pur in maniera indiretta,
per carpire quanto Rick avesse veramente compreso di quella strana situazione,
lui restava evasivo. Comportandosi così non riusciva a capire quanto la sua
sensazione fosse veritiera oppure se avesse avuto un’impressione sbagliata. In fondo
lui conosceva Alexis meglio di chiunque altro.
Il Natale si stava
avvicinando e, come tutti ben sapevano, quello era un periodo speciale in casa
Castle. La famiglia intera, compresi nonna Martha e nonno Jim, si riunivano nel
loro appartamento e tutti insieme, festeggiavano in pompa magna. Quell’anno,
però, Alexis aveva cercato d’arrecare la
scusa di un viaggio studio in Europa per poter affrontare nel migliore dei modi
un esame, ma alle incessanti insistenze del padre, alla fine aveva ceduto.
Avrebbe passato le feste a casa, aiutandoli a preparare gli addobbi e i regali
come tutti gli anni.
Rick, come sempre,
era entusiasta dell’avvenimento e quella mattina non l’aveva accompagnata al
lavoro. Tutto doveva essere pronto per l’arrivo della sua primogenita, quei
giorni dovevano essere speciali come non mai.
A Kate si era stretto
il cuore nel vedere con quanto amore e dedizione il suo uomo aveva preparato la
stanza della figlia, affinché la trovasse uguale a come l’aveva lasciata, fatto
la spesa affinchè nel frigo ci fosse tutto ciò che poteva desiderare, insomma
aveva organizzato tutto per viziarla nel migliore dei modi.
Era proprio un padre
speciale e sperava con tutto il cuore che non restasse deluso, perché non se lo
meritava. Voleva assolutamente aver torto su quella sensazione che si era
annidata nella sua anima.
Quando a colazione
aveva annunciato la sua intenzione di rimanere a casa per l’intera giornata,
Joy aveva esultato entusiasta!! Poteva avere il suo adorato papino a
disposizione, chissà cosa potevano combinare. Quei due insieme potevano essere
paragonati a un associazione a delinquere!
Le erano mancati un
sacco, aveva una gran voglia di tornare a casa e così, quando l’orologio segnò
la fatidica ora delle cinque, Kate raccolse le sue cose, si strinse nel
cappotto, si sistemò per bene la sciarpa intorno al collo ed uscì dal distretto
a grandi passi.
Sentì un gran freddo.
Negli ultimi giorni si era alzato un vento pungente su tutta New York e la
temperatura si era ulteriormente abbassata. La città si stava preparando
all’arrivo del Natale ed era solo una questione di giorni prima che si tingesse
di bianco, creando quell’atmosfera così suggestiva che aveva imparato ad
apprezzare. Negli ultimi anni era molto cambiata, della vecchia Beckett restava
solo uno sbiadito ricordo. Era più allegra e gioiosa e aveva ammesso a se
stessa che Rick era riuscito a contagiarla con il suo proverbiale entusiasmo.
In pochi minuti
arrivò al loro palazzo, per fortuna le strade della Grande Mela non erano
particolarmente intasate dal traffico.
Non appena inserì la
chiave nella serratura ed aprì la porta di casa, vide una piccola saetta
correre verso di lei urlando: “Mamma!”.
Si accucciò d’istinto
per permettere a sua figlia d’aggrapparsi al suo collo in modo che lei potesse
stringerla in un abbraccio caloroso. La piccola, infatti, si appoggiò contro il
suo corpo e lei la prese in braccio donandole un bacio sulla testa.
Aspettava per
l’intera giornata quel momento e, nonostante le ore passate al distretto non
fossero mai particolarmente riposanti, nell’istante in cui poteva sentire il
dolce profumo di sua figlia tutta la fatica spariva come per incanto e lei si
sentiva immediatamente un’altra donna.
Le accarezzò i lunghi
capelli castani e si assaporò quel momento con ogni cellula del suo corpo.
“Ciao tesoro, come
stai?”.
“Ola bene, plima mi
mancavi tloppo tloppissimo!” rispose la vocina tenera della figlia.
Kate sorrise:
“Troppissimo? Non credo che con papà tu ti sia potuta annoiare..”.
Joy tirò indietro la
testa di un poco e la guardò con quegli occhietti azzurri così simili a quelli
del padre, tanto da emozionarla ancora: “Ma no, mammina! Ci siamo diveltiti
moltissimissimo! Abbiamo tilato fuoli
tuuuuuuuuuuuuutte le palline di Natale… oh, non dovevo diltelo.. Ela una
solplesa..”.
La piccola si
intristì di colpo, aveva capito d’aver combinato un piccolo guaio.
La giovane donna la
baciò su una guancia: “Non preoccuparti amore, farò finta di nulla. Tu non mi
hai detto niente, sarà il nostro segreto!”.
La bambina le lanciò
di nuovo le braccia intorno al collo e la strinse forte: “Glazie! Sei la mia
mammina plefelita!”.
Kate pensò che al
mondo non esistesse nulla di meglio della sincerità e dell’amore di un bambino.
In quel momento
furono raggiunte da Castle ricoperto di stelle di Natale e residui di
polistirolo: “Joy, tesoro, dove sei finita? Oh è arrivata la mamma.. le sei
saltata subito addosso senza darle il tempo di respirare, vero? Beh ti capisco,
sei una Castle e nessun Castle sa resistere alla bellezza di tua madre!”. Si
avvicinò a Kate e le diede un tenero bacio sulla bocca, mentre Joy cercava
d’allontanarlo con la manina..
“No papino.. Mammina
è ciolo mia e poi io volio bacino!” disse col musetto un po’ imbronciato.
Era così tenera
quando manifestava la sua gelosia che Rick la prese e la sistemò tra le sue
possenti braccia: “Ogni suo desiderio è un ordine! Ne vuoi uno solo? Meglio
un’infinità!!!!!!!”.
Incominciò a
tempestarla di baci su tutto il visino, mentre la piccola si dimenava ridendo a
crepapelle: “Papi, batta, mi fai il ciolletico!”.
Kate sorrise nel
vedere quel siparietto, erano così buffi. Li lasciò davanti all’entrata di
casa, intenti a giocare e si diresse verso il salotto. Aveva assoluta necessità
di togliersi le scarpe, le stavano esplodendo i piedi. Voleva indossare le sue
ciabatte. Sognava di rilassarsi sul divano e di guardarsi un bel film tra le
braccia dell’uomo che amava, dopo aver mangiato e messo Joy a letto, ma quando
raggiunse la sommità del salotto le mancò il fiato e dovette sorreggersi alla
porta.
Quella davanti a lei
non poteva più essere considerata una sala, quello era solo ciò che restava di
un tornado. Cosa diavolo stava succedendo? Dentro si sé sentì una risposta che
non le piacque molto, ma in fondo ciò che stava guardando lasciava poco spazio
all’immaginazione.
Un’infinità di
scatoloni di qualunque misura erano aperti sul pavimento e il loro contenuto
natalizio era stato appoggiato ovunque. Palline, decorazioni, candele, luci,
stelle di Natale, ogni angolo della casa era stato sommerso..
Per non parlare
dell’invasione dei pastorelli del presepe capeggiata da San Giuseppe in
persona, che era riuscita ad espandersi quasi fino alla cucina. Rigorosamente
in fila indiana si estendevano come un piccolo esercito minaccioso ai suoi
piedi.
Non poteva essere
vero, quella era solo un’illusione ottica. Doveva solo chiudere gli occhi e
quel putiferio sarebbe sparito. Per quella sera desiderava solo un po’ di
quiete. Chiedeva troppo?
Si sentì tirare per
la maglia e vide accanto a sé il volto sorridente della figlia: “Ti pace
mammina? Lolo sono i miei amici tolelli e vanno tuuuutti velso il fligo pelchè
hanno fame”.
“Davvero tesoro?”.
Era senza parole.
“Ci, ci.. Guadda. San
Giueppe li polta velso il listolante.”. Joy si accucciò tra le sue gambe con le
statuine in mano e si mise a giocare tranquilla. Kate non ebbe la forza di
opporsi: erano di plastica, almeno non si sarebbero rotte.
Non poteva sgridare
la piccola, l’unico vero colpevole di quella baraonde era qualcun altro ed
avvertì la sua presenza alle sue spalle. Nel voltarsi, lo vide con aria
decisamente colpevole mentre cercava di giustificarsi: “Tesoro, non è come
sembra..”, ma il suo sguardo tagliente lo zittì .
“Ok, è esattamente
come sembra, ma ti giuro, è per una buona causa..”.
Kate rispose: “Sono
veramente curiosa di capire quale scusa inventerai stavolta, ma ti premetto che
dovrai essere molto convincente”.
Joy, in soccorso del
padre, suggerì: “Papino, ucia i occhi da cuscciolo..”.
“Grazie del
suggerimento tesoro, ma non credo che in questo caso possano servire. Non stiamo
parlando con tua madre, quello è lo sguardo del detective Beckett dei tempi
migliori. Devo inventarmi qualcosa di molto meglio per farmi perdonare..”.
Una voce famigliare
giunse dietro le loro spalle: “Io se fossi in lei pretenderei dei diamanti, un anello, degli orecchini, un braccialetto,
tutto andrebbe bene, ma conoscendola, credo che si accontenterà di una bella
cena romantica e di un mazzo di rose rosse. Non riuscirebbe mai a ricattarti
seriamente, è decisamente una donna troppo buona e tu non te la meriti”.
Tutti si voltarono
sussultando, ma i loro visi si rilassarono immediatamente, soprattutto quello
di Castle: “Alexis! Bentornata tesoro! Come hai fatto ad entrare?” e corse ad abbracciare sua figlia.
La giovane ragazza si
lasciò stringere in un caldo abbraccio e ricambiò l’affetto dimostratole dal
padre con un bacio sulla guancia: “Sai, casualmente la porta era aperta. In un
primo momento, con tutta questa confusione, ho pensato che si fossero stati i
ladri, poi vi ho sentiti battibeccare e mi sono tranquillizzata”.
“Devo essermi
dimenticato di chiuderla, quando l’ho vista avvicinarsi troppo alla zona “di
guerra”. Non l’avevo ancora avvertita e…”
“Avevi paura che ti
uccidesse!”.
“Ecco, diciamo che hai
colto il punto”.
Risero tutti,
compresa Kate.
Castle puntualizzò:
“Ecco, il motivo di tutta questa confusione è il ritorno anticipato di Alexis e
mi sembrava un’idea carina preparare gli addobbi tutti insieme questa sera
stessa”.
“E no papà, non mi
usare come scusa! Kate io non c’entro niente con tutto questo!”.
“Tranquilla so
benissimo che questa è una delle tante idee brillanti di tuo padre.. Comunque
bentornata a casa” e la abbracciò ed Alexis la ricambiò gentilmente, ma quando
la piccola Joy le raggiunse agitando la manina, Alexis si irrigidì e riuscì
solo a dire “Ciao”.
Si creò una
situazione di stallo momentaneo che fu sbloccata involontariamente da una voce:
“Buonasera! È permesso? Scusate cerco il signor Richard Castle, sono nel posto
giusto? Devo consegnare un albero..”.
Alla vista del
fattorino Kate dovette prendere un respiro profondo per mantenere la calma:
“Prego, si accomodi. Può seguire la carovana delle statuine che saranno ben
lieti d’indicarle la via per la sala. L’albero va lì, se riesce a trovare un
buco per appoggiarlo, ma le premetto che non sarà facile. Auguri! Il conto lo paga
quel signore sia chiaro.” Ed indicò il suo compagno. Poi si accucciò per
prendere in braccio sua figlia: “Vieni tesoro, andiamo a metterci comode, io tuta
e tu pigiamino?”.
Joy scosse la testa:
“Io vollio fale l’albelo con papino! Non vollio dolmile!” ed incrociò le
braccine imbronciata.
“Stai tranquilla
piccola, potrai dilettarti tra qualche minuto con le palline e le luci insieme
a tuo padre, mentre io preparo la cena. Voglio solo che tu sia pronta per la
nanna, quando sarà l’ora. Nel frattempo, papà farà in modo che il salotto
ritorni in condizioni normali, prima che il tornado Castle si abbattesse su di
lui. Perché sia chiaro, qui nessun adulto dormirà prima che questa casa ritorni
ad avere un’apparenza civile!”.
Castle balbettò:
“Mah, Kate..”.
“Non esiste nessun
mah, signor Castle. E spero di essere stata chiara! Ora vuoi firmare quella
ricevuta a quel pover uomo, almeno potrà andarsene senza sentire i miei
sproloqui! Alexis ci vediamo dopo e ancora bentornata!” disse sparendo dietro
la porta della loro camera insieme alla piccola Joy.
Castle la guardò
impietrito, mentre la rossa di casa Castle commentò: “L’hai fatta arrabbiare
sul serio, era da un po’ che non rivedevo il detective Beckett. Niente male
direi, ma, se devo essere sincera, ho paura che la cenetta romantica non
basterà..”
“Dici che dovrò
optare per i diamanti?”
“Non so, ma dovrai
inventarti qualcosa di decisamente romantico. Senti, io vado a portare le
valigie in camera mia e inizio a disfarle. Quando sarai riuscito a montare l’albero,
chiamami” e sparì anche lei su per le scale.
Castle rimase a
fissare le decorazioni che aveva in mano e raccolse un pastorello abbandonato
da Joy sul pavimento: “Mio caro amico ti
do un consiglio, non portarti in casa delle donne. Guarda che fine ho fatto,
solo a parlare con te, prima di dover ripulire tutta la casa, mentre loro si
preparano alla serata.. Me lo dico da solo, povero papino..” e lo posò su una mensolina.
Raccolse i festoni
abbandonati qua e là ed impilò le scatole vuote in un angolo. Quando tutti gli
addobbi furono relegati in un angolo della stanza, venne il momento di montare
l’albero. Il buon Castle era preparato a quel faticoso lavoro e in men che non
si dica, uno stupendo pino verde svettava quasi fino al soffitto
spadroneggiando per l’intero spazio.
L’uomo fece due passi
indietro per ammirarlo e fu soddisfatto del suo acquisto. Quello era
decisamente un albero con la A maiuscola! Sarebbe sicuramente piaciuto a tutte
le sue donne. Infatti, da dietro alle sue spalle giunse una vocina sorpresa: “Uauuuuuuuu!
È glandiccimo papino! Ma lo dobbamo cololare tutto?”.
Joy era come incantata
davanti a quello spettacolo.
Rick si sentì
orgoglioso, se la piccola era già felice nel vederlo vuoto, figuriamoci quando
tutte le decorazioni e le luci sarebbero state al loro posto creando quella
magia così caratteristica del Natale: “Certo tesoro. Dobbiamo mettere tutte le
palline, i festoni, i ghiacciolini, le farfalle di mamma, le luci e tutti gli
altri addobbi sui rami di questo albero, almeno la notte di Natale il buon
vecchio Babbo Natale saprà dove posare i doni. Quando noi ci sveglieremo la mattina
del 25 li troveremo tutti qui sotto..”.
“Solo se salemo tati
blavi!” puntualizzò Joy col ditino alzato.
“Giusto tesoro, tu lo
sei stata senza ombra di dubbio e io credo anche, quindi non dovremo aspettarci
brutte sorprese!”.
“Cledo che dovlai
falti peldonale da mammina, pelò..”.
Rick sorrise e
rispose con fare sicuro: “Lo farò, io so come prendere tua madre..!”.
“Tu sapresti fare
cosa?” disse scherzosamente Kate appoggiata allo stipite della porta della
sala.
Castle non si era
accorto che la donna li avesse raggiunti, ma fu felice di vederla sorridere.
Kate aveva già ritrovato il suo buon umore.
“So capirti e come farti
sorridere, sbaglio?”
Kate dovette
ammettere che Rick aveva ragione. Solo lui aveva saputo far tornare il sereno
nella sua vita e non se lo sarebbe lasciato scappare per nessuna ragione al
mondo: “Come nessun altro, ma non credere che tutto possa tornare come prima
così facilmente scrittore. Sarai perdonato solo se riuscirai a farmi rimanere a
bocca aperta dopo che avrai finito di decorare quest’albero. Altrimenti sarò
costretta a rettificare la letterina per Babbo Natale nella sezione “regali per
papino”…”.
“Non oseresti mai..”.
disse prendendola per un braccio ed avvicinandola a sé.
“Mettimi alla
prova…”. Il suo braccio circondò la vita dell’uomo.
“Quindi è una sfida
detective..” la sua bocca si avvicinò a quella della detective.
“Puoi chiamarla come
ti pare, ma ciò che ho detto è valido” lei si scansò appena in tempo per
respingere il suo assalto.
“Sei malvagia, ma è
questo che mi piace di te. Sai tenermi a freno..”
Le loro bocche sempre
più vicine..
Un colpo di tosse
finto echeggiò nell’aria: “Eh eh sono desolata d’interrompere questa scena da
film romantico, ma non mi sembra il momento più adatto per folleggiare. Avete
occhietti innocenti che vi osservano. E poi quest’albero non sarà mai pronto
per Natale se non ci diamo una mossa!”
Alexis era
sopraggiunta nel salotto cambiata dalla testa ai piedi. Si diresse verso il
povero pino abbandonato in mezzo alla sala ed iniziò ad appendere alcune
palline argentate.
Joy, fino a quel
momento intenta a giocare di nuovo con le statuine del presepe, le andò dietro
e cercò di darle una mano, ma la sorella non la considerò molto. Si limitò a
dirle di appendere i ghiacciolini nei rami più bassi.
La piccola le chiese:
“Mi plendi in blaccio? Io vollio mettele quelle palline con te”, ma Alexis fece
finta di nulla.
Rick si affrettò a
raggiungerle e fu lui a sollevare sua figlia da terra ed ad insegnarle come
sistemare tutte quelle palline multicolori. Non dette peso alla scena di
qualche minuto prima, a differenza di Kate che provò una fitta al cuore.
Le sue paure erano
state in parte confermate. Non poteva affermare che Alexis odiasse Joy, non lo
credeva, ma aveva appurato che si limitava a non considerarla. Cercava di non
avere troppi rapporti con lei.
Così, mentre era
impegnata in cucina per preparare la cena, cercò di non perdersi nemmeno un
minuto di ciò che accadeva nella stanza accanto.
Il lavoro procedeva
alla grande, ma la scena davanti ai suoi occhi era ben diversa da come si
doveva immaginarla: Rick e Joy uniti e ridenti, Alexis sola nel più totale
mutismo. Rick aveva concentrato le sue attenzioni, come sempre, sulla bambina
più piccola ed la maggiore si era isolata.
Kate decise di
raggiungerli e appese due farfalle bianche proprio accanto alla giovane ragazza:
“Perché non aiuti tuo padre? Credo che la parte di quei due sia un vero
disastro, non c’è una decorazione messa in maniera decente. C’è bisogno di un
po’ di tocco femminile”.
Alexis non si mosse
di un millimetro: “Non credo che abbiano bisogno di me, non senti come ridono?
Lasciamoli fare, sono sicura che verrà bene lo stesso. Non importa se non sarà
perfetto, ma sarà comunque adatto allo stile Castle..”.
La giovane detective
sentì pronunciare quelle parole con una tristezza infinita, non con rabbia e
rancore, ma solo con tristezza. Alexis si sentiva sola e ciò le dispiaceva
davvero molto.
“Lo sai vero che noi
ti vogliamo bene?”. Quella frase uscì dalla sua bocca come un fiume in
piena che non riuscì a controllare.
Alexis si voltò a
fissarla stupita, come se non si sarebbe mai aspettata quella frase da lei:
“Sì..”.
“E allora ricordati
sempre che qualunque problema tu abbia, noi possiamo affrontarlo con te. Non
vergognartene..” e andò a raggiungere il compagno e la figlia dall’altra parte
dell’albero.
La giovane rampolla
Castle, rimasta sola con i suoi pensieri, teneva in mano una palla color
argento e la fissava incantata, come se quel piccolo oggetto si potesse
trasformare nelle sfere magiche delle favole e le potesse indicare la soluzione
di tutti i suoi problemi.
Kate aveva capito che
qualcosa la turbava. Era proprio vero che l’istinto delle donne sbaglia
raramente, ma doveva affrontare quel fantasma interiore dentro se stessa da
sola.
Doveva farlo al più
presto se non voleva rovinare il Natale a tutti.
Voleva un unico dono
per quelle feste, ritrovare la sua serenità. E in un modo o nell’altro ci
sarebbe sicuramente riuscita.
Angolo mio
Eccomi sono tornata!
E anche la piccola Joy. Ve la ricordate? Come avrete letto sopra è dedicata al
mio nanetto preferito, che me l’ha ispirata.. Spero che la storia vi piaccia e
che vi incuriosisca.
Non è proprio una
long, è una short allungata.. Avrà pochi capitoli, ma abbastanza lunghi perché non
riuscivo a rimpicciolirli.
Vi lascio alla
lettura e torno a godermi Brad Pitt! Bacio a tutte!!! J
Ps Grazie Reb! E grazie
a Serena che mi ha aiutato involontariamente col titolo dicendomi la via dove
abita Castle!!!
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