Autore:
Lirin
Chan & Aniel
Fandom:
Supernatural
Personaggio/Coppia:
Dean/Castiel
Rating:
Pg15
Avvertimenti:
AU,
OOC
Conteggio
Parole: 2455
Beta:
Aniel
(La somma!)
Trama:
WARNING: OOC “[...]
lo
tenne stretto a se, senza aver voglia di lasciarlo andare
perché
Castiel era la persona più stronza che avesse mai
conosciuto, ma
soprattutto era tutto quello che aveva.”
Note:
Oggi
è il giorno della fine del mondo. Oggi, pubblicando questa
cosa ho
ufficialmente dato inizio all'Apocalisse... Non può esistere
un
mondo che abbia on line una cosa del genere... Addio Mondo!
Questa
è la prova che twitter fa male. Questa è la prova
che twitter
dovrebbe essere cancellato dalla faccia della terra. Questa
è la
prova che, certe volte, è meglio non stuzzicare le pazze che
dormono...
Questo
sclero, partorito dalla mia mente deviata e da quella ancora
più
deviata di Aniel,
è CONSAPEVOLMENTE
OOC! Quindi evitate di dirmi nei commenti 'non sono loroo!!11!' Lo
so! È fatto di proposito perché questa
è... "l'AU
di un'AU"
(nuova categoria inventata appositamente da Aniel)
ed è scritta semplicemente per divertire e far sganasciare
dalle
risate voi (e soprattutto me e lei) ad immaginare una cosa del
genere! Buon divertimento!
Note
Bis:
Cit. Aniel
al mio tweet 'Cas così mi ispira p0rn selvaggio!
Perché?!': "perché
rendere Cas così significa trasformarlo in Misha e Misha
ispira p0rn
selvaggio xD"
La saggezza di questa donna m'illumina d'immenso!
Disclaimer:
Dean,
Castiel & Co non sono miei!... Vi prego, datemi un Cass tutto
per
me çwç Ne ho bisogno!
~
Crash My World! ~
Dean
Winchester era un secchione. E non uno di quelli tutto sommato
carini, ma il classico dagli occhiali a fondo di bottiglia, che
portava maglioncini infeltriti a quadri e che non alzava mai gli
occhi da un libro. I suoi pomeriggi li passava in casa a studiare, o
a giocare a qualche roba da nerd on line o a leggere qualche mattone
pieno di parole – libri, di solito la gente li chiama libri.
A
scuola era il primo in tutte le materie – a parte ginnastica
dove
ormai il professor Crowley, un pazzo dai perenni calzoncini rossi e
il fischietto in bocca, aveva perso ogni speranza con lui –
e,
ovviamente, non aveva uno straccio di amico.
Pure
il bidello, Bobby, lo odiava – della serie che gli faceva perfino i
dispetti
senza
un apparente motivo.
Dean
aveva un fratello minore, Sam. 'Minore' era quasi
una presa in
giro visto che il piccolo Sammy era alto due metri, di spalle largo
altrettanto e faceva parte dal primo anno della squadra di basket
della scuola – che, stranamente, da quando c'era lui vinceva
tutti
gli anni il campionato. Sam odiava la scuola e l'unico motivo per cui
non veniva bocciato era
perché tutti volevano vedere la squadra di basket continuare
a
vincere.
Però
c'era da dire che, nonostante le loro diversità abissali, i
due
ragazzi si volevano bene. Ovvero Sam doveva correre di continuo in
aiuto del fratello per evitare che venisse sopraffatto dai solito
bulli idioti.
E
la cosa capitava abbastanza spesso...
Si
sentì sbattere di faccia contro il suo armadietto di metallo
appena
aperto che si richiuse con un tonfo.
"Ehi,
Winchester! Come va?" Lo sbeffeggiò mentre Dean si lamentava
dal dolore rimettendosi a posto gli occhiali. Si voltò verso
il suo
aggressore, ma non osò guardarlo negli occhi preferendo
fissargli i
piedi e il fondo dei jeans scuri.
"Cosa
vuoi oggi?" Borbottò torturandosi il maglione infeltrito
color
senape.
Di
solito non era così. Di solito sapeva fronteggiare chiunque,
perfino
il preside Shurley – il bastardo più perfido e
stronzo che potesse
esistere – e invece quando era davanti a lui si
riduceva ad
un balbettante ammasso di gelatina.
Lo
sentì avvicinarsi a lui e bloccargli ogni via di uscita
poggiando le
mani ai lati della sua testa. Deglutì a vuoto mentre sentiva
il
fiato dell'altro vicino al suo orecchio.
"Quello
che voglio tutti i giorni, Dean" Soffiò
con voce roca e
bassa e Dean non poté far altro che appoggiarsi di
più
all'armadietto, stringere i pugni e tremare da capo a piedi.
"Non
ti avevo forse detto di stare lontano da mio fratello?"
La
voce incazzata che lo salvò poteva riconoscerla senza
nemmeno alzare
gli occhi.
Suo
fratello Sam si ergeva in tutta la sua mole di fianco a lui e
squadrava l'altro con uno sguardo così severo che i suoi
occhi verdi
sembravano neri.
Il
suo aguzzino sbuffò mentre lo lasciava libero e si
allontanava un
poco permettendo a Sam di mettersi tra loro due.
"Che
palle, Samuel! Arrivi sempre a rovinarmi il divertimento!"
Esclamò il ragazzo che fino a un momento fa lo stava
inchiodando
contro gli armadietti.
"Hai
dei divertimenti strani, te lo ha mai detto nessuno, Castiel?"
Sam
fronteggiò gli occhi blu strafottenti dell'altro che
ghignò.
Castiel
Novak era il classico idolo della scuola. Occhioni blu in cui
affogare, capelli scuri sapientemente scompigliati in una perfetta
imitazione di uno appena sceso dal letto dopo una focosa notte di
sesso selvaggio, lineamenti perfetti da mordere e da ammirare, senza
mai una ragazza fissa, capitano della squadra di football, famiglia
benestante e... il più grande stronzo che sia mai disceso
dal cielo,
vista la sua faccia angelica. Era il tormento di Dean fin da quando
era entrato in quella scuola ed era anche... Beh, meglio lasciar
perdere.
"Oh,
così ferisci i miei sentimenti!
Meglio che me ne vada
prima che tu mi spezzi il cuore!" Ironizzò il suddetto
facendo
irritare a morte Sam che strinse i pugni. L'altro non se ne
preoccupò
e passò gli occhi su Dean, ancora dietro le spalle del
fratello. Gli
sorrise, fintamente gentile. "Ciao, Dean" disse con voce
roca e facendogli l'occhiolino. Dean non riuscì a trattenere
un
brivido lungo la schiena.
"Imbecille..."
Borbottò Sam voltandosi verso il fratello. "Stai bene?"
Dean
odiava quando il fratello lo guardava con quegli occhi preoccupati.
Avrebbe potuto anche proteggersi da solo, era perfino più
alto di
quel Castiel, ma... era un imbranato cronico, una volta aveva provato
a tirargli un pugno e, chissà come, era riuscito ad
inciampare nei
suoi stessi piedi rischiando di rompersi l'osso del collo.
Più
stava fermo, più aumentavano le probabilità per
lui di tornare vivo
a casa.
"Sto
bene..." Disse chiudendo il proprio armadietto sfuggendo allo
sguardo del fratello.
"Mi
aiuti con la ricerca di storia oggi?" Chiese subito senza
vergogna l'altro.
Dean
sbuffò, divertito.
"Dimmi
solo a che ora torni stasera e per quale giorno deve essere pronta la
ricerca" Evitò subito le prediche inutili di cui non aveva
per
nulla voglia in quel momento.
"Torno
dopo cena e mi serve per domani! Sei il migliore!" Esclamò
radioso il gigante dandogli una manata sulla spalla che quasi non lo
fece cadere e che gli fece scivolare gli occhiali dal naso.
Se
ne andò facendogli un cenno e sparì tra la folla
di studenti del
corridoio.
Dean
rimase solo davanti al suo armadietto mentre si rimetteva a posto gli
occhiali. Gli sguardi degli altri studenti non lo raggiungevano,
nessuno lo guardava mai. Nessuno dava troppa importanza ad uno come
lui: vestito male, sempre immerso nei libri, occhiali a fondo di
bottiglia, lentiggini sparse ovunque e corpo troppo grande e troppo
scoordinato.
Nessuno
sembrava rendersi conto della sua esistenza.
Tranne...
Scosse
la testa e si incamminò per il corridoio.
Sorpassò i vari gruppetti
di studenti, riconobbe Gabriel e Balthazar, due suoi compagni del
corso di storia avanzata.
"Dio,
mi fa male la pancia..." Sentì lamentarsi Gabriel.
"Te
lo avevo detto di non mangiare quelle caramelle... Lo sai che non le
digerisci" Borbottò l'altro, scuotendo la testa.
"Oh,
sta zitto Balthe! È la tua faccia perennemente seria che mi
fa
venire i dolori!"
Fu
l'ultima cosa che sentì prima di passare oltre, evitando il
fiume di
studenti.
Si
soffermò solamente quando sentì risate
squillanti. Dall'altra parte
del corridoio, un gruppo di ragazze aveva accerchiato Castiel che
sorrideva affabile.
I
loro occhi si
incontrarono
per un secondo e Dean scappò immediatamente da quello
sguardo per
avviarsi verso l'uscita mente le ragazze ridevano ancora
una volta ad
una battuta di
Castiel.
La
famiglia Winchester non era benestante. Suo padre doveva fare i doppi
turni all'officina e sua madre in ufficio per sbancare il lunario e
permettere ad entrambi di andare a scuola – beh, solo ad uno
visto
che Sam spesso se ne andava in giro con gli amici.
Vivevano
in un piccolo appartamento al terzo piano di un vecchio palazzo degli
anni '30 e a mala pena ci stavano in quattro, ma era casa loro ed era
abbastanza confortevole. John e Mary avevano cresciuto i figli al
meglio delle loro possibilità, ma purtroppo non avevano il
tempo di
preoccuparsi della solitudine del maggiore o dei problemi scolastici
dell'altro. In verità, lui e suo fratello non avevano altro
che loro
stessi e Dean poteva contare essenzialmente su se stesso.
Si
tolse gli occhiali per poi stropicciarsi gli occhi. La stupida
ricerca di Sam gli aveva fatto perdere due ore davanti al pc e adesso
non sentiva più neanche i neuroni per la stanchezza.
Guardò
l'orologio sullo schermo e si stupì che fossero
già le otto
passate. I suoi genitori non sarebbero tornati prima di mezzanotte,
come sempre. Ormai non ricordava nemmeno più da quanto tempo
non
cenassero insieme o anche solo con Sam – suo fratello ormai
pensava
solo al basket, agli amici e alle ragazze. Dean non aveva avuto una
ragazza in tutta la sua vita, anche avere solo un semplice amico gli
sarebbe andato bene.
Ma
non era uno che si abbatteva per certe cose, la solitudine prolungata
per anni lo avevano reso insensibile alla maggior parte dei
sentimenti che comprendevano lui ed altre persone quindi, tutto
sommato, stava abbastanza bene.
Sì,
stava bene così.
Stava
per entrare in cucina quando sentì bussare alla porta.
Sospirò
sapendo già che era la vicina gattara che gli chiedeva di
nuovo
l'ennesima bustina di the in prestito. Marciò verso la porta
e
l'aprì.
"Signora
Milton ho finito il-" Le parole gli si strozzarono in gola.
Ecco,
c'era una rettifica da fare. Era insensibile alla maggior parte dei
sentimenti che comprendevano lui ed altre persone a meno che la
suddetta 'altra persona' non fosse Castiel Novak.
"Ciao
Dean"
Riuscì
a malapena a vedere la sua bocca ghignante prima di venire spinto
malamente dentro casa mentre la porta veniva chiusa con un calcio.
Ancora...
Quel tizio stava invadendo casa sua ancora
una volta.
"Sei
tutto solo?" Gli soffiò sulla bocca mentre lo schiacciava
contro il muro, tra una pila di scatole di scarpe e una foto di
famiglia. Dean lo fissava negli occhi, non riuscendo a distogliere lo
sguardo da quel colore così profondo. Era senza fiato.
"Io..."
Cosa gli aveva domandato?
Castiel
allargò il suo ghigno.
"Tu
cosa, Dean?" Mormorò avvicinandosi ancora di più.
Sempre,
andava sempre così quando si presentava a casa sua. Sapeva
cosa
sarebbe successo da lì a poco, ma questa volta sarebbe
andata
diversamente.
Castiel
era sempre circondato da ragazze e sapeva che passava le notti a
scoparsele! Cosa voleva da lui?!
Con
uno slancio di coraggio – che stupì perfino lui
stesso – lo
allontanò con una spinta facendolo andare a cozzare
dall'altra parte
del corridoio.
Per
la prima volta da quando lo aveva conosciuto Dean vide gli occhi di
Castiel spiazzati. Quella realizzazione gli dette ancora più
coraggio.
"Fuori
da casa mia" Disse con voce decisa e fissandolo. "Non sono
una puttana. Non sono la tua puttana. Non ti permettere di trattarmi
come tale"
Non
si sarebbe fatto mai più trattare in quella maniera. Mai
più. Men
che meno da un tizio idiota come Castiel Novak.
O
almeno era quello che aveva deciso prima di vedere gli occhi blu
tingersi di scuro e di rabbia. Prima che potesse anche vederlo,
l'altro lo aveva di nuovo raggiunto spingendolo contro il muro con
violenza e bloccandogli i polsi con una mano sopra di lui. Nonostante
fosse più piccolo di statura Castiel era sempre stato
più forte di
lui.
La
mano libera dell'altro gli agguantò il volto costringendolo
a
guardarlo. Era arrabbiato, Dean non lo aveva mai visto tanto furioso
neanche quando la squadra dei football aveva perso una stupida
partita.
"Tu
sei mio" Gli ringhiò ad un soffio da lui prima di prendere
possesso della sua bocca con violenza.
Castiel
quando lo baciava lo faceva piano, non lo aveva mai costretto. Certo,
tentava di ribellarsi perché il giocatore di football era
uno
stronzo pieno di sé dal cervello desolatamente vuoto e che
pensava
solo ad infilare quel coso che aveva in mezzo alle gambe in un
qualche buco, ma... Castiel era l'unica persona che lo aveva sempre
notato, fin dal primo giorno in cui lo aveva sequestrato per
fregargli i soldi del pranzo.
Castiel
Novak era uno stronzo egoista, ma era l'unico che riusciva a spaccare
il mondo di Dean e a smuoverlo da capo a piedi.
E
adesso lo stava costringendo ad aprire la bocca stringendo la presa
sul suo volto per poi invadergliela rudemente con la lingua.
Dean
cercò di liberarsi dalla presa sui polsi ancora una volta
prima di
arrendesi, come sempre. Cercò di non cedere alle gambe che
gli
tremavano mentre restava immobile, passivo.
Stranamente,
Castiel lentamente si calmò fino a premere semplicemente le
labbra
su di lui. La presa sui polsi si fece più lieve fino a
sparire. Fece
cadere le braccia lungo i fianchi mentre la testa di Castiel si
poggiava sulla sua spalla, nascondendo il volto nel suo collo.
Sentiva il suo fiato solleticargli la pelle e il suo profumo invadere
l'aria. Era intossicante e lo stordiva quasi più del calore
che quel
corpo stretto contro il suo emanava.
"Cas..."
Mormorò, non sapendo cosa fare e preso dal panico. Cosa
voleva da
lui? Perché continuava a spaccare il suo mondo in quella
maniera?
Non era nessuno, tutti lo ignoravano, perfino la sua famiglia non
aveva tempo per lui e invece quel bellissimo ragazzo che aveva tutto
e che faceva sempre e solo quello che voleva, perdeva tempo con lui.
"Stai
pensando cose stupide" Disse Castiel, ridacchiando e
solleticandogli ancora di più il collo con il fiato
facendogli
correre brividi lungo la schiena.
"Non
è vero..." Borbottò, imbarazzato.
"Mi
hai chiamato Cas... Lo fai solo quando ti fotto o quando pensi cose
stupide e, sai, non mi pare che ci stiamo divertendo in questo
momento" Lo prese in giro alzando il volto e guardandolo.
Era
di nuovo il Castiel con la faccia da schiaffi che conosceva.
"Dean,
se sono qui è perché lo voglio. Se me ne vado
è perché poi voglio
tornare. Se non sto a guardare il tuo aspetto è
perché mi piacciono
le tue lentiggini e il modo in cui gli occhiali ti cadono sul naso.
Se a scuola ti do fastidio, faccio il coglione con le ragazze e
rischio di prenderle da quell'armadio del tuo fratellino è
perché
altrimenti tu non mi degneresti di uno sguardo come fai con tutti gli
altri" Passò le mani sui fianchi di Dean e le strinse,
possessivo. "Io non voglio essere come tutti gli altri per te.
Voglio essere l'unica cosa a cui pensi e che vedi e..."
Per
la seconda volta Dean si stupì di vedere una nuova
espressione sul
volto di Castiel che non fosse derisoria o famelica. Adesso era...
imbarazzato? Se non lo avesse visto con i suoi occhi non ci avrebbe
mai creduto.
Castiel
Novak che abbassava lo sguardo e che non sapeva cos'altro dire.
Quello doveva essere il giorno del contrario perché Dean non
poté
far altro che trovarlo tenero e capitolare.
Come
facesse sempre ad averla vinta non sarebbe mai riuscito a
spiegarselo, nonostante i suoi voti alti in tutte le materie.
Con
mani tremanti afferrò la maglietta attillata dell'altro e lo
spinse
più vicino a se, guadagnandosi un suo sguardo perplesso. Gli
sorrise, non riuscendo a farne a meno.
Non
gli avrebbe detto che lo era, sarebbe servito solo ad aumentare il
suo spropositato ego. Semplicemente lo tenne stretto a se, senza aver
voglia di lasciarlo andare perché Castiel era la persona
più
stronza che avesse mai conosciuto, ma soprattutto era tutto quello
che aveva.
"Ehi,
direi che il sesso me lo sono guadagnato questa sera!"
E
anche il più grande pervertito senza tatto che fosse mai
esistito...
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