Era da tempo che volevo scrivere qualcosa su Last Exile, un anime che
mi sta piacendo molto, aspettavo solo l'idea buona; mi è venuta questa. La ff è
scritta di getto, perciò perdonate eventuali errori dovuti alla fretta, anche
se l'ho riletta più volte. Non so se sono riuscita a rendere il carattere dei
personaggi, perché temo Alex non farebbe mai quello che gli ho fatto fare io
alla fine; prendetela per quello che è, un'opera di fantasia. La storia
contiene uno spoiler, che non mi metterò a specificare, sappiate solo che ad un
certo punto Sophia lascerà la Sylvana; questa è solo una versione riveduta e
corretta del suo addio.
Naturalmente i personaggi usati appartengono solo ai loro legittimi
autori.
Dedicata a tutte le fanciulle che, come me, non possono fare a meno
d'innamorarsi dei bei tenebrosi degl'anime (Harlock Forever!!!), e a quelle
che, come me, sono stufe di vedere i suddetti bei tenebrosi sempre innamorati
di tipe morte e sepolte, e mummificate. Datevi un'occhiata intorno, non si sa
mai ^__-
Buona lettura, e un grazie anticipato a chiunque vorrà commentare. Un
bacione!
Sara
˜~
Kissing the Wind ~˜
Sapevo
che questo giorno sarebbe arrivato; ero, in un certo senso, preparata. Ciò a
cui non sono preparata, e non lo sarò mai, è affrontare lui.
So che non farà storie, che non
protesterà; lui conosce il mio destino, e io lo conosco troppo bene, per
sperare che mi preghi di restare.
Nonostante sia difficile andare,
mi rincuora sapere che lascio la nave in mano ad ottimi ufficiali; del resto
lui non avrebbe mai scelto subalterni mediocri e, in ogni caso, ha sempre la
situazione in mano.
Lascio, ad ogni modo, un pezzo
del mio cuore qui; se ora sono una persona diversa, migliore, lo devo alla
Sylvana, al suo equipaggio, al suo Comandante… Quello che ho imparato qui,
sull’onore, sulla lealtà, sul coraggio, mi aiuterà nel mio compito futuro.
Ciò che ho imparato sull’amore,
mi renderà una persona forse triste, ma ricca.
Dovrei ringraziarlo per tante
cose, ma non so se troverò le parole, o forse non ce ne sarà bisogno, perché
lui saprà. Lui sa sempre, anche quando non se né fa accorgere.
Sa tutto di me, per esempio, ma
non mi ha mai fatto sconti per il nome che porto; mi sono dovuta conquistare il
suo rispetto e la fiducia, con l’impegno ed il coraggio.
A dire il vero non so se abbia
tutta questa fiducia in me, lui non parla, ma mi sembra d’averla intuita, nelle
sue poche parole, nei gesti.
Non so a cosa sia dovuto il suo
modo di fare, non conosco tutti i segreti del suo passato; a volte sembra così
triste, lontano, inafferrabile, e mi chiedo se potrei fare qualcosa, ma lui
tiene tutti così distanti, non permette a nessuno di passare la porta chiusa a
chiave del suo animo.
Certa è una cosa, c’è una forza
che lo spinge, un’incrollabile volontà, un desiderio che non condivide, ma che
io so lo potrebbe portare a finire tragicamente la sua vita; conducendo con se
questa nave e chi la muove.
E adesso, io andrò via, e non
avrò più nessun modo per sapere cosa prova lui, o per confessargli i miei
sentimenti; forse non lo vedrò più, o chissà forse sì, ma le cose saranno
inevitabilmente cambiate, la mia posizione futura non mi permetterà di essergli
così vicina, come lo sono stata in questi anni.
Com’è cominciato non lo so, era
un’ammirazione incondizionata all’inizio; ero inesperta, giovane e
suggestionabile, e lui era grande, pieno di carisma, affascinante.
Lui è bello. È una sciocchezza da
ragazzina, fermarmi ogni tanto ad osservarlo e pensare che è bello, ma lo è; o
forse sono solo i miei occhi a vederlo così. No, è veramente bello.
Ecco, sono davanti alla sua
cabina, coi fogli in mano; mi tremano le gambe, non mi succede mai, però, oggi
è diverso, oggi è l’ultima volta che entro qui e questo che ho in mano non è un
semplice rapporto.
Busso, la sua voce calda m’invita
ad entrare; attraverso la porta e me la richiudo lentamente alle spalle.
Lui è in piedi davanti alla
scrivania, non porta il mantello; mi giro e lo vedo abbandonato sulla cuccetta.
È strano, rare volte l’ho visto senza. Torno a guardare quell’uomo strano e
silenzioso che conosco da anni, ma che in fondo è quasi un estraneo. Si gira e
scambiamo uno sguardo, poi china subito il capo e si siede.
Mi avvicino lentamente al tavolo;
mi accorgo che non porta nemmeno i guanti, mi sa che è una giornata strana per
lui, quanto lo è per me. Mi conforta questa cosa.
Osservo il suo profilo tra i
capelli corvini che gli coprono il viso; quanto mi piacerebbe carezzarglieli,
passare le dita sul suo capo, prendere il suo viso tra le mani, guardarlo in
quegl’occhi sfuggenti e chiari, e poi…
“Dimmi, Sophia.” Mormora,
interrompendo il filo dei miei pensieri; mi riscuoto, raddrizzandomi, tornando
un ufficiale.
Gli porgo la lettera, la prende,
gli da una scorsa veloce, poi la posa sulla scrivania, scosta la sedia e mi
guarda; sembra stia aspettando che glielo dica a voce.
“Presento domanda di formale
congedo dai miei compiti sulla Sylvana.” Affermo con calma; come riesca a
controllami così è un mistero.
Silenzio. Aspetto che parli lui,
ma non lo fa. Passano i minuti, e io sposto gli occhi sulle nuvole scure fuori
dall’oblò; so che mi sta guardando, scrutando, con il suo sguardo remoto,
sprofondato in pensieri che non riesco nemmeno ad immaginare.
“E’ giunto il giorno, dunque.”
Dice infine, intrecciando le mani davanti alla bocca; annuisco soltanto, non è
necessario che gli dica come e quando ho ricevuto l’ordine di mio padre, non ha
importanza, solo il fatto che sia arrivato ne ha.
Alex ha l’aria di essere più
preparato di me, non si scompone, ma del resto non lo fa mai, neanche davanti
alla più terribile delle minacce; mi sfugge in sorriso, di fronte a questa sua
impassibilità, che mi mancherà da morire e non so perché, a volte è
disturbante. Mi guarda con espressione interrogativa.
Non so che dire, mi ricominciano a
tremare le gambe; all’improvviso avrei voglia di piangere, ma so che mi
riproverebbe, non con le parole, ma di sicuro con gli occhi.
Ma io lo amo, e ora devo
andarmene. E non vedrò più il suo viso serio, i suoi occhi che hanno visto
troppe battaglie, i suoi rari sorrisi, non sentirò più la sua voce, o seguirò i
suoi passi, o bramerò quei silenzi sugli ascensori, quei momenti strani della
sua solitudine che mi concede di dividere...
Si gira, penso che abbia capito
il mio turbamento; la verità è che credo abbia compreso da tempo quello che
provo per lui. Mi chiedo se provi qualcosa per me, mi accontenterei anche di un
po' d'affetto, ed è ridicolo che io, dalla mia posizione, mi riduca ad
elemosinare l'affetto di qualcuno.
Lui non è uno qualsiasi, ad ogni
modo...
Potrei aver l'amore degli uomini
più valorosi e nobili del regno, se solo lo volessi, da domani, solo che io non
lo voglio. E' soltanto che il mio cuore non intende ragioni, s'è aggrappato a
questo impossibile sogno con tutte le sue forze, un sogno che, da domani,
diventerà un ricordo sempre più sbiadito...
Prende la penna, firma la mia
domanda. Sapevo che lo avrebbe fatto senza porre domande, entrambi sapevamo che
era solo questione di tempo; anche per questo non mi sarei dovuta fare
illusioni.
Però... però, ora...
Ho un magone nel petto, come una
bolla di lacrime che non voglio far uscire. Sono stata per anni l'inflessibile
vicecomandante della Sylvana, persona sulla cui freddezza e controllo anche lui
ha sempre contato; non posso cedere ora, farmi vedere debole, o penserà che non
sono in grado di adempiere al mio nuovo compito.
Eppure... lo guardo, è mi sembra
più triste del solito, chinato sul foglio; forse voglio vederlo così, voglio
sperare che sia dispiaciuto della mia partenza, che gli mancherò.
"Adesso sei libera." Mi
dice, con un tono apparentemente tranquillo.
"Credo..." Intervengo
io, evitando il suo sguardo. "...che mi saranno imposte più limitazioni di
quante ne abbia come ufficiale di questa nave." Alex fa un breve sorriso
mestamente ironico.
E poi, come faccio a spiegargli
che io mi sento libera, veramente, solo quando sono accanto a lui, immersa nei
suoi silenzi, mentre il vento ci passa addosso, sulla prua della Sylvana, con
le nuvole intorno a noi?
Ragionando, adesso me ne dovrei
andare da questa cabina, non c'è più nulla da dire, da fare... ma la ragione
non mi sostiene in questo momento. Desidero solo gettarmi tra le sue braccia,
sperando che mi accolgano calde, e piangere, ed essere consolata dal suo
respiro, dalle sue carezze, da parole che so non pronuncerà...
Diventerò una sovrana, ma che
cosa conta, quando pagheresti tutto ciò che possiedi per diventare una semplice
donna ed avere una possibilità di entrare nel suo cuore, o anche solo nel suo
letto? Non riesco quasi a credere che sarei capace di tentarlo per lui, ma so
che potrei fare anche molto di più...
Potrei dare la mia vita per Alex.
Certo che lo farei.
Non sapevo cosa fosse l'amore
prima di conoscere lui. Ora so cos'è la sofferenza. Ma non mi pento né di una lacrima,
né di una goccia di sudore, che ho versato per il Mio Comandante.
Ha conquistato molto, al comando
di questa nave; non ho idea se sappia di aver conquistato anche il mio cuore...
Si alza lentamente, mi sovrasta
di un paio di spanne, ci guardiamo negl'occhi; credo che avverta la mia
emozione, del resto sarebbe impossibile il contrario, visto che mi sono messa a
tremare. C'è una grave tenerezza nel suo sguardo; mi sistemo gli occhiali sul
naso, non so più dove guardare, ma recupero la forza e lo fisso in viso.
"E' stato un onore, servire
sotto i suoi ordini, Comandante." Affermò con orgoglio, poi abbasso gli
occhi. "Addio..." Mormoro a bassa voce e mi volto veloce.
Non voglio dargli il tempo di
reagire, di parlare... non voglio sentire la sua voce...
Mi avvicino alla porta camminando
a passi nervosi; sento dei rumori alle mie spalle, una sedia spostata, ma non
mi volto... almeno finché non sento una mano sul mio polso, una forza superiore
alla mia che mi fa girare su me stessa.
E mi ritrovo con i suoi occhi
d'ambra fissi nei miei; devo avere una faccia piuttosto sconvolta, visto come
mi guarda.
Si ricompone, lasciandomi il
braccio; io lo fisso, con il cuore che pulsa nella mia gola sempre più
furiosamente.
"Posso?" Domanda serio;
io non capisco cosa voglia, ma annuisco.
Allunga una mano verso il mio
viso, mi toglie gli occhiali, li posa sul tavolo; io seguo i suoi gesti
incredula, non capisco.
Mi disfa le trecce che reggono i
miei capelli sul davanti; godo del tocco delle sue dita, che involontariamente
sfiorano le mie guance.
Ora passa le mani dietro la mia
nuca, per lavorare meglio si avvicina; io chino il mio viso arrossato sul suo
petto, stringendo le mani al mio, non lo tocco neanche, ma ne sento il profumo,
il calore...
Mi scioglie i capelli, avrei
dovuto farlo da sola, finalmente potevo farlo... ma quanto è più bello così...
Ci passa le dita, li separa, me
li dispone sulle spalle, poi si allontana di un passo, come un'artista che
contempla un quadro; il cuore mi batte talmente forte che penso ne avverta il
rumore come lo sento io.
Alex alza di nuovo una mano, mi
accarezza dolcemente il viso, la guancia, l'orecchio, e nel frattempo mi scruta
pensoso, serio, con le sopracciglia aggrottate, come se riflettesse sull'andare
avanti.
E' titubante, mai l'ho visto
così; all'improvviso capisco cosa vorrebbe fare, ne sono certa.
Fallo! Lo implora il mio cuore. Fallo!
Lo supplicano i miei occhi, ormai pieni di lacrime. Ti prego, fallo!
Non riesco a sostenere ancora la
sua espressione indecisa, socchiudo gli occhi, lacrime sottili scendono lungo
il mio viso; li riapro di scatto, lui mi sta osservando con un'espressione
vagamente colpevole.
Poi, con una lentezza innaturale,
o forse sembra a me, mi posa anche l'altra mano sul viso, asciuga le mie lacrime
con i pollici, con delicatezza; non sorride, il suo volto, piuttosto, è
rassegnato, preoccupato quasi.
"Grazie Sophia..." Mi
dice a voce bassissima, adoro la sua voce. "...di tutto." Aggiunge;
io non riesco a fermare le nuove lacrime.
E il bacio.
Parte del mio sogno che si
realizza.
Le sue labbra sulle mie.
Me le fa socchiudere, è un vero
bacio.
La sua lingua che sfiora la mia,
sento il suo sapore...
Le gambe mi cedono, mi prende per
la vita; gli passo le braccia intorno al collo.
Non finisce, non ancora.
Questo bacio forse è solo un
saluto, forse solo un ringraziamento, forse lo sta facendo perché sa... Non so
cosa succederà domani, non so se lo rivedrò mai più, quello che conta è essere
qui ora, tra le sue braccia, per un infinito attimo, in un orizzonte di cieli
perfetti, dove nulla che sia male e guerra esiste...
E in questo istante capisco che
il mio cuore sarà suo per sempre.
Anche se le nostre vite saranno
lontane e perse, anche se posso avere di lui nient'altro che questo bacio... Questo
bacio che sa di vento.
FINE
Sara Labardi
13 luglio 2004