nessun uomo è un'isola
Nessun uomo è un'isola
capitolo 1
L'ultima cosa che Monty
Romano vide,
quella mattina, furono le montagne innevate, all'orizzonte. Le
salutò, come aveva già fatto col cielo azzurro e
con i
grattacieli; rivolse un ultimo pensiero a sua madre che, quella stessa
mattina, gli aveva raccomandato di "stare attento" e di "non
fare
tardi"; si fece il segno della croce e si
lanciò
giù dal tetto della scuola.
Per l'ennesima volta Anna Alexander, insegnante di
letteratura
inglese alla Las Vegas High school, aveva tentato di portare
a
buon termine la spiegazione e la parafrasi della famosa poesia di John
Dunne "Nessun uomo è un'isola"; ma, vuoi perché
lei non
si sentiva affatto in forma, vuoi perché gli
alunni sembravano più irrequieti e nervosi del solito, anche
questo tentativo sembrava destinato all'insuccesso. Anna
sospirò, si voltò a guardare fuori dalla finestra
e.....vide qualcosa cadere giù, seguito da un tonfo
clamoroso.
Corse alla finestra, guardò giù e...."Dio mio!"
esclamò facendo alcuni passi indietro e coprendosi gli occhi
e
la bocca con le mani. D'improvviso tutti i ragazzi corsero alla
finestra, guardarono da basso, le ragazze cominciarono a gridare e i
ragazzi cominciarono ad imprecare.
Steso, sfracellato al suolo, c'era il corpo di un uomo, anzi di un
ragazzo.
Nella confusione generale qualcuno riuscì ad avvertire
la Preside, mentre qualcun altro chiamò il 911.
Non appena la notizia che era successo qualcosa alla Las Vegas High
School e che bisognava accorrere fece il giro della Centrale di
Polizia, Nick Stokes si allarmò immediatamente.
Pensò
subito ad Anna, la sua compagna, il grande amore della sua vita, che
insegnava proprio in quella scuola (Signore,
fa' che non le sia successo niente);
"Vado io, Catherine" disse alla collega e supervisore;
"Non da solo" fu la risposta "vengo con te, sono anch'io in pensiero";
Anna e Catherine Willows erano care amiche da tempo.
Il corpo del ragazzo giaceva al suolo, Anna era lì di
fianco,
pallidissima e con gli occhi gonfi e arrossati, non appena vide Nick
gli corse incontro piangendo.
"Lo conoscevi?" chiese lui
"Sì" fu la risposta. "Montgomery Romano,
quarto
anno, uno dei miei migliori alunni" uno dei pochi che la seguivano,
avrebbe voluto dire, ma preferì tacere questo particolare;
"Conosci i suoi genitori?" chiese ancora Nick ;
"Ha solo la madre,
Margareth, non ha fratelli. La madre è un
avvocato
piuttosto bravo. Montgomery, Monty, è un ragazzo tranquillo,
pacifico, molto studioso, nessuna bega, nessuna lite, nessun casino,
niente di niente. Mai avrei potuto immaginare......immaginare questo",
Anna indicò il corpo maciullato al suolo.
"Vi dobbiamo
interrogare" intervenne Catherine "C'è un posto
tranquillo, dove possiamo andare?";
"C'è la sala professori"
rispose Anna; "Non credo che la preside farà problemi, non
in
questo caso" Anna diede un'ultima occhiata al cadavere mentre David, il
medico legale, incominciava a fare i primi accertamenti.
Erano in corso gli interrogatori già da un po',
Anna aveva
aspettato a lungo il suo turno, dapprima sostando in piedi nel
corridoio, poi era stata ammessa nella stanzetta dove Jim Brass,
Catherine e Nick menavano le danze interrogando un
po'
tutti: alunni, docenti, personale tecnico. Ad un certo punto
Anna sentì mancarle l'aria, respirò a fondo ma
sentì una sensazione come di compressione fra la pancia e lo
stomaco. Fece appena in tempo a dire "Scusate, non mi sento tanto bene,
dovrei andare in bagno" che una forte nausea la invase. Si diresse
verso la porta e fu lasciata uscire. Mentre Brass diceva un qualcosa
come "Non lasci l'edificio e torni subito!" e poi, più
piano,
"non possiamo lasciarla andare da sola", Nick se ne venne fuori
con un "Ci penso io" e fece per seguirla in corridoio, ma
già Anna non si vedeva più.
Inginocchiata davanti al water, nel gabinetto dei professori, Anna
Alexander stava vomitando anche l'anima senza riuscire a fermarsi, anzi
i conati diventavano sempre più forti mescolandosi ai suoi
singhiozzi, togliendole il fiato, distruggendole le gola.
All'improvviso sentì una mano posarsi lieve sulla sua fronte
e
qualcuno cingerle le spalle "Ssshh, tranquilla, ci sono io. Tranquilla,
ssshh!". Nick l'aveva raggiunta, era riuscito a trovarla ed ora era
lì, in ginocchio di fianco a lei, a consolarla, ad
aiutarla. Anna ebbe appena il tempo di
dire "Nicky, che cosa è successo? che cosa diavolo
è
successo?" che i conati di vomito ripresero ancora più forti
e
lei pensò di stare per morire. Lui continuava a
tenerle
una mano sulla fronte mentre con l'altra mano le massaggiava la schiena
e questo, dopo un po', servì a calmarla. Anna
cessò di
vomitare, anche perché non avrebbe avuto più
niente da
buttare fuori e si accasciò su se stessa, spossata e senza
più forze. Nick la prese fra le braccia, se la
strinse al
petto e appoggiò le labbra sul capo di lei "Va tutto bene"
le
sussurrava "va tutto bene"
"No che non va bene!" fu la risposta, "Non va bene affatto! Io l'ho
visto, Nicky, l'ho visto cadere giù! L'ho visto sfracellato
al
suolo! E non era una persona qualsiasi. Io lo conoscevo, lo apprezzavo!
Conosco sua madre, so i sacrifici che ha fatto per tirarlo su da sola,
so che per lei Monty era il mondo intero. Ed ora è morto!
e ora non c'è più e......" un
singhiozzo interruppe
le parole di Anna ed ella cominciò a piangere, piangere
intensamente, il corpo squassato dai singhiozzi, le lacrime che
scendevano copiose sul suo viso. Nick la teneva stretta, cullandola;
provava una grande pena a vederla così disperata e
avrebbe
dato la vita per poterle alleviare almeno un pochino il dolore.
Lasciò che le lacrime si esaurissero, poi la
aiutò ad alzarsi, la portò davanti al
lavabo, la
aiutò a sciacquarsi il viso, la bocca, le
accarezzò la guancia e le chiese "Va un po' meglio?"
"Sì" fu la poco convinta risposta.
"Te la senti di continuare?"
"Ci provo; però, una volta finito, ti prego, portami a casa"
"Va bene"
L'interrogatorio non durò troppo, si vedeva che Anna non
stava
bene, e più di una volta, mentre parlava, si era fermata per
deglutire, quando la nausea tornava, di tanto in tanto, a fare
capolino.
"Basta così, Anna" disse Catherine ad un certo punto notando
il
viso pallido e gli occhi gonfi dell'amica, e poi, rivolta a Nick
"Portala a casa e prenditi cura di lei; ci rivediamo domani in
centrale".
Mentre Nick e Anna uscivano, Jim si rivolse a Catherine "Ma
è
lei?" le chiese "E' la ragazza di Nick?"; la Willows
annuì; "Mmmhh, mica male, ha del buon gusto il texano!" e
Brass
ridacchiò appena.
Non appena entrata in casa, Anna si lasciò cadere
sul
divano, posò le braccia sulle ginocchia e affondò
il viso
fra le mani, il suo uomo le si sedette accanto, si
appoggiò contro lo schienale e fece
come per
portarsela in grembo; ma il movimento troppo improvviso le
causò
un capogiro mentre le budella cominciavano a torcersi di nuovo.
"Fermo Nicky, fermo! Devo andare di nuovo in bagno".
Anche questa volta lui la seguì e anche questa volta le mise
una
mano sulla fronte e le accarezzò la schiena, poi, passato il
malessere, le disse, piano, "Ti porto al Pronto Soccorso. Non puoi
andare avanti così"
Ella non replicò, non aveva nemmeno la forza di dire
qualcosa.
Si lasciò prendere, portare verso la macchina, condurre al
Pronto Soccorso senza dire parola.
Li fecero aspettare parecchio, poi arrivò un infermiere, le
fece
un prelievo, le diede qualcosa contro la nausea e fece
accomodare entrambi in una stanzetta spoglia ad
aspettare l'esito delle analisi.
Dopo quella che a loro parve un'eternità arrivò
un giovane medico "La signora Alexander?" chiese
"Sono io" fu la risposta
"E lui chi è?"
"E' il mio compagno"
"Allora state insieme, suppongo"
(Ma che? è
scemo questo?) pensò Nick, già
pronto a chiarire le cose a modo suo;
"Beh, sì" rispose, invece Anna
"E da quanto tempo?" proseguì il medico;
"E, scusi, a lei cosa cavolo gliene frega?" sbottò Nick ,
alquanto esasperato;
"Me ne frega eccome! Perché dalle analisi del sangue risulta
che
la signora è incinta, di qualche settimana presumo. E mi
sa tanto che lei è il padre"
Incinta? Il padre? il
padre....la madre! Oddio, aspettiamo un bambino!!!
Anna lasciò uscire un piccolo strillo di
sorpresa poi
guardò Nick. Lui, gli occhi sbarrati, il respiro corto,
sgranò tanto di occhi: "Sarò padre"
riuscì appena
a sussurrare, la voce rotta dell'emozione "Mio Dio! è una
cosa
stupenda!"
Si voltò verso Anna, lei aveva gli occhi pieni di lacrime ma
un'espressione dolcissima, mentre si portava la mano sul
ventre,
....."non ci posso credere!" fu tutto quello che ella fu in
grado di dire.
Ed eccomi qui di nuovo!!!
Dopo le tre recensioni tre tutte positive (grazie ragazze) e
il desiderio espresso da Annamarielurd di leggere un seguito,
ecco appunto il seguito di La Cura in una fanfic con ben due capitoli.
Attenzione ragazze (e ragazzi) perché è
una storia molto "forte" soprattutto nel secondo capitolo, quindi non
leggetela se siete particolarmente sensibili. Anche se chi segue le
serie di CSI è abituato un po' a tutto, ormai. Non
so da quale strano anfratto della mia mente sia uscita una storia tanto
violenta ma era un po' che mi frullava per la tesa. Ah, mi sono
permessa di mettere Nick, Catherine e Jim Brass al turno di giorno
perché mi tornava meglio; del resto anche nei telefilm
capita che lavorino di giorno. La storia è comunque (come la
precedente) ambientata nella decima/undicesima stagione.
Buona lettura e recensite, prego.
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