Chapter 1 - Aima: l'arrivo
My first breath after Death
Chapter 1 – Aima:
l’arrivo.
«Qual
è il tuo nome, ragazzina?»
Quella
domanda la spiazzò all’istante, eppure era così facile. Restò in silenzio vari
secondi a pensare. Non voleva dare il suo vero nome, le ricordava troppo quell’orrendo
posto che, per nascita, era la sua casa. Si guardò le mani e, mantenendo una
maschera impassibile, finalmente rispose.
«Scarlet
Puppet.»
«Beh,
benvenuta a Sparta. Più precisamente, al Santuario di Ares! Io sono Thea, il
tuo mentore finchè non diventerai una Bloodline.»
La
ragazza sorrise, mostrando dei denti bianchissimi. Gli occhi erano languidi e
sembravano fatti di oro liquido, i capelli arruffati erano mori e sfumavano in
un rosso intenso, quasi fossero fiamme ardenti.
«Cos’è
una Bloodline?»
Chiese
la dodicenne, con ingenuità, non avendo mai sentito nulla di simile.
«Sono
i cavalieri posti a protezione di Ares, Dio della Guerra. Ti è sconosciuto
anche lui?» le chiese il mentore, ridacchiando.
«No,
so chi è. Ma io so già combattere, perché mi devi insegnare?», chiese Scarlet.
«Sai
già combattere? Dimmi, ragazzina, da dove vieni?»
Thea
la squadrò curiosa, in attesa di un’imminente risposta. La rossa, però, decise
di stare in silenzio. Nessuno doveva sapere quali fossero le sue nobili
origini. Il mentore le fece segno con la testa di seguirla.
«Dove
andiamo?»
«I
primi Spartani buttavano giù da quella rupe i bambini ritenuti deboli o
deformi. Questo Santuario fu fondato da Pentesilea in persona, che, lasciata la
Scizia, si diresse nelle vicinanze di Sparta per onorare il padre. Inutile dire
che il Nostro Signore abbia scelto questo luogo come sua fissa dimora.
L’incarico di difendere i cinque accessi al tempio principale è adibito alle
cinque donne più forti. In questo luogo prevaliamo rispetto ai maschi. Ad Ares
questo non crea nessun problema, a patto che ci alleniamo duramente per una
durata complessiva di sei anni per ricevere l’investitura e senza smettere
anche dopo aver ottenuto le armature. Tornando alla storia del monte Taigeto,
qui non è molto diverso. Appena un nuovo individuo arriva, viene
sottoposto a varie prove e, in base ai risultati, si decide se tenerlo come
soldato o meno. Sorte che toccherà anche a te, come avrai intuito.»
«Come
saranno queste prove?», chiese la bambina.
«Sarà
il dio Ares in persona a deciderlo.»
Passarono
per uno dei cinque templi le cui colonne erano decorate da bassorilievi
rappresentanti picchi. Thea le disse che tutto le sarebbe stato spiegato se
avesse superato le prove assegnate. In caso contrario, non le avrebbero detto
niente. Arrivate al tempio centrale attraversarono una lunga navata coperta da
un soffice tappeto cremisi in tinta con i tendaggi in parte strappati. In
fondo, su un trono dorato tempestato di rubini e affiancato ai lati da due
statue rappresentanti cani, vi era seduto un uomo dai lineamenti duri, gli
occhi azzurri velati da una strana follia incorniciati da corti capelli neri e
il corpo scolpito protetto da una resistente armatura rossa e oro. Aima si
inginocchiò davanti a quella maestosità. Ares picchiò la sua lancia a terra.
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