Babbo Natale a diguno
Natale.
Periodo di regali, gioia, allegria, festoni, cenoni, palle ( quelle dell' albero ovviamente ), stelle e BABBO NATALE!
Quel fantomatico vecchietto che entrava dal comignolo lasciando doni
per i piccini, rallegrando le mattina di Natale e rimpinzandosi di
biscotti.
- IO NON GIELI VOGLIO DARE! -
Apuunto, biscotti, cosa che di certo il capitano non avrebbe mollato facilmente.
- Eddai Rufy! Ne hai già mangiati una caterva! Lasciane un po'
al buon vecchio fratello babbo! - tentò il cyborg, schivando al
pelo un morso che il ragazzo di gomma aveva indirizzato al suo polpaccio
- I BISCOTTI SONO MIEI! MIEI! -
Sembrava un cane rabbioso, con la schiuma alla bocca e gli occhi spiritati. La scemenza fatta persona.
- Ma Rufy, come fa Babbo Natale a consegnare i regali se non può
mangiare i biscotti? - uno speranzoso Chopper, che oltre al capitano ed
al cecchino credeva ancora nel vecchio dispensatore di regali, tentava
invano di persuadere il gommoso a mollare la presa su quella scatola di
biscotti al cioccolato. Parole al vento.
- CE LA FA BENISSIMO! E' GRASSO! HA TANTE RISERVE! -
No, quelle parole non erano gettate alle correnti d' aria, ma direttamente in una latrina.
Quella mattina, la vigilia per l' esattezza, si erano svegliati tutti
di buon umore, rallegrati dallo spirito del Natale che aleggiava nell'
aria. Avevano addobbato la Sunny a festa con lunghi e scintillati
festoni di colore rosso e oro, fatto l' albero utilizzando una pianta
di mandarino di Nami che per l' occasione era stata interrata in un
vaso e messa in salone e ripulito la cucina da cima a fondo,
così da renderla sfavillante. Avevano pranzato tutti insieme e
passato un pomeriggio all' insegna dell' allegria, tra ultimi
preparativi e maldestri tentativi di nascondere i ragali agli occchi di
chi ancora credeva nella leggenda di Santa Claus, come ad esempio Brook
che aveva infilato nella sua capigliatura afro un paio di nuovi
occhiali da cecchino per Usop quando si era imbattutio in lui in
corridoio. Anche la cena sembrava esser stata priva di qualunque
tentativo di guastare quell' atmosfera di pace e tranquillità
che si respirava.
Sembrava, per l' appunto.
Subito prima di andare a letto infatti, quando Sanji si era
premurosamente occupato della preparazione dello spuntino natalizio per
Babbo Natale, i problemi si erano scatenati. Non sarebbe stata una
giornata da Mugiwara senza guai, e i componenti della ciurma ormai lo
sapevano. Rufy infatti, vedendo quella montagnetta di biscotti al
cioccolato guarniti con pasta di zucchero bianca a formare tante
piccole stelline ( pan di stelle *-* ), non aveva resistito al richiamo
della fame, come se ne avesse poi, avventandosi sui dolci e
sbranandoli. Non contento del calcione ricevuto sulla nuca dopo quel
gesto dal cuoco, aveva ripetuto più volte la scenetta,
reclamando man mano sempre una maggior quantità di quei dolciumi
squisiti.
Inutile prenderlo a calci, quello non demordeva.
Avevano continuato con quel botta e risposta, con una botta ancor
più forte al magro corpo del capitano, finchè quest'
ultimo non si era lanciato a volo d' angelo sulla scatola contenente
quelle delizie, afferandola e difendendola come fosse il tesoro dei
sette mari. Lo One-Piece era passato in secondo piano.
- NON LI AVRAI MAI! - aveva detto poi correndo tutt' intorno al tavolo,
sopra, sotto e di lato a questo, inseguito dal cuoco infoiato e
agguerrito a riprendere quei piccoli biscotti di cui anche lui era
particolarmente ghiotto.
Il tutto sotto agli occhi allibiti dei rimanenti componenti maschi della ciurma.
- Si accetteno scommesse gente! - annunciò il nasone, estraendo
da non si seppe mai dove, un taccuino ed una penna, sul quale prese ad
appuntare le somme che il cyborg, lo spadaccino e lo scheletro avevano
scommesso.
- Yohohohoho, per me Sanji lo affetta entro venti minuti! - diceva il musicista
- Per me anche meno fratello! - rispondeva il boss tra un incitamento e l' altro nei confronti dello chef
- Per me sono due cretini e basta - asseriva il verde, non mancando
però di puntare quei pochi Berry che aveva in tasca, rimasugli di
un prestito della navigatrice, che fortunatamente, in quel caotico
momento se ne stava tranquilla nel suo studio a disegnare cartine, in
compagnia dell' archeologa, che forse, avrebbe fatto meglio a venire a
mettere le briglie al suo fidanzato uscito di testa.
- FERMATI CRETINO! - urlava il biondo infatti, allo stremo di fiato e
pazienza, mentre il ragazzo di gomma saltellava ancora allegramente,
come un bambino in overdose da zuccheri, che in effetti non era un
immagine che si discostava molto dallla realtà.
- BABBO NATALE A DIGIUNO! - rispondeva il moro, arrampicandosi sulle
assi di legno come un ragno e ingurgitando allo stesso tempo biscotti.
Una fogna per dirla in breve!
- MA STACCI TE A DIGIUNO LATRINA! E RIDAMMI QUEI BISCOTTI! Devo
portarli alle mie dee che stanno rinchiuse nei loro alloggi da dopo
cena. -
- E Babbo Natale? - chiese la piccola renna, realizzando che l' enfasi
che il cuoco aveva messo nell' inseguimento dell' affamato capitano era
in realtà improntata ad un' azione cavalleresca, di cui forse
nessuno sentiva la necessità.
- LUI E' GRASSO! - urlarono in coro l' inseguitore e l' inseguito, d' accordo
questa volta nel sostenere il digiuno del buon vecchio, riprendendo poi
l' inseguimento in tuttta la cucina.
Vennero brutalmente interrotti dall' ingresso della cartografa, disturbata nei suoi disegni da quel baccano, intorno alla quale
aleggiava un inquietante aurea nero cupo, segno che qualcuno le avrebbe
presto prese di santa ragione.
- Cosa. Diavolo. Sta. Succedendo. Qui. - disse, scandendo parola per
parola con un tono inquietante e decisamente molto, ma molto poco
rassicurante.
- Rufy si è rubato i biscotti destinati a Babbo Natale mocciosa... - rispose lo spadaccino
- E voi stareste facendo tutto questo baccano per... DEI BISCOTTI?! -
srillò lei, tirando contro al capitano la prima cosa che le
capitò sotto mani, che per sfortuna di questo era un coltello
ben affilato che in cuoco aveva poggiato sul tavolo subito prima di
iniziare quell' assurda rincorsa, schivandogli il viso, ma prendendogli
la casacca rossa che portava, inchiodandolo al muro.
Con le guance piene di cibo ed arruffato in quel modo, Rufy era facilementre
paragonabile ad un gorilla appena nato. Un primate di certo lo
sembrava. Santa donna doveva essere Robin!
Gli si avvicinò a passo di carica, prendendogli il bavero della
camicia e portandoselo all' altezza del mento, guardandolo con sguardo
infuocato ed infuriato.
- Fai ancora un altro verso e giuro che non arrivarai a domattina per
ricevere i regali. - gli bisbigliò, raggelando l' atmosfera di
caos e la voglia di correre in lungo e in largo del ragazzo. Lasciando
poi la stoffa della maglia, girò i tacchi, fulminando tutti con
lo sguardo. Arrivata sull' uscio della porta si girò l' ultima
volta, per assicurarsi che tutti avessero compreso il messaggio:
- E che sia chiaro, se sento ancora una mosca volare, VI BUTTO A MARE!
- minacciò, chiudendosi la porta alle spalle con un tonfo
udibile anche da terra, che distava circa 5 giorni di navigazione in
quel momento.
- Perchè Nami oggi è così sclerotica? -
domandò ingenuamente il cecchino, abituato ormai alle crisi di
nervi della navigatrice, ma che comunque la vedeva raramente minacciare
di morte qualcuno, non con quell' enfasi almeno.
- Il Natale dovrebbe rendere felici, non far venire le mestruazioni
alla sorella! - criticò il cyborg, guadagnadosi un occhiata
allucinata del resto del gruppo
- Non nominare quel disgraziato in mia presenza! - l' aveva infatti
ammonito il nasone, portandosi le mani alle orecchie e tappandosele
- Oh avanti! E' la natura fratelli! - spiegò il carpentiere,
nemmeno minimamente disturbato dal nominare quel lato della
femminilità
- Si ok, ma fa comunque senso. - aveva ribattuto di nuovo Usop,
calandosi questa volta i ricci sui padiglioni auricolari, cercando di
isolarli da quella conversazione. Era più forte di lui: la
parola mestruazioni gli faceva paura. Forse perchè associava
quella al periodo in cui Nami era non intrattabile, ma peggio.
- A parte gli scherzi, che pensate abbia la mocciosa? - si tentò di informare il samurai
- Non saprei. Oggi era tranquilla! Non pensavo nemmeno che potesse
essere adirata la mia crostatina... Sarà sicuramente colpa tua!
- disse il biondo, guardando accigliato il verde, e accendendosi una
sigaretta. La corsa lo aveva sfinito, e qual modo migliore per
recuperare il fiato se non una buona dose di nicotina? Mah, era tutto
da capire quello li.
- PERCHE' DIAVOLO DOVREBBE ESSERE COLPA MIA! Magari quella sbobba che le hai messo nel paitto non le piaceva!
- IL MIO PURE' NON E' SBOBBA! - si difese il cuoco
- Forse fratello se l' è presa perchè a cena tu hai
dormito tutto il tempo e quando le sorella ti ha chiesto cosa tu
desiderassi per Natale le hai risposto di lasciarti dormire in pace...
- azzardò il boss
- MUFFA DI POLLO CHE NON SEI ALTRO! IMPLORALA DI PERDONARTI! ORA! - lo
sgridò lo chef, sospingendolo verso la porta con il coltello che
aveva estratto dal muro, liberando così anche il capitano, che
ovviamente, non aveva mai smesso di mangiare i biscotti.
Lo spadaccino, messo alle strette da tutti i suoi compagni decise quindi di
uscire dalla cucina, sbuffando qualche insolenza e strascicando i
piedi.
- A quei due ci vuole una spinta... - aveva detto poi Franky, una volta che Zoro si era allontanato.
- Yohohohoho, chiamala spinta! -
- Tacete voi due! -.
Non tutti erano d'accordo su quel fronte, ma
ovviamente non si azzardavano a mettere i bastoni tra le ruote a
qualcosa di palese ormai anche all' ancora della Sunny.
Dopo la sfuriata, Nami si era richiusa nel suo studio, rossa in volto e
con un diavolo per capello, ritornando ai suoi disegni nautici,
sbiascicando qualche monosillabo ed insulto nei confronti del primo
essere che le passasse per la mente. Zoro era il preferito di quel tiro
al bersaglio, dove le freccette però erano insolenze di vario
tipo.
- Navigatrice, è tutto ok? -
Robin, che era rimasta in religioso silenzio dal momento in cui la sua
Nakama aveva fatto ritorno in cabina, aveva ora deciso di prendere la
parola, cercando probabilmente di sospingerla verso il ragazzo oggetto
delle sue attenzioni.
- ZORO! - rispose quella, non degnando di uno sguardo l' archeologa di
bordo, stracciando con stizza un grande foglio sul quale aveva
tracciato si e no due linee.
- Cosa ha combinato questa volta? Pensavo che le urla in cucina
provenissero dal cuoco e da Rufy... - la provocò la mora,
chiudendo il libro che stava leggendo ed alzandosi dal divano sul quale
era seduta, avvicinandosi alla scrivania sulla quale la rossa aveva
adagiato la testa sconsolata.
- E' sempre colpa sua comunque! E' solo un buzzurro a cui non si capisce cosa si possa regalare, ecco! -
- Sorellina, se è solo questo il motivo per cui ce l' hai tanto
con lui, il regalo che lui si aspetta è più semplice del
previsto... -
E detto questo, raccattato il volume che era intenta a leggere poco
prima, uscì dalla stanza, lasciando come sempre la frase a
metà.
C'era da chiedersi se Robin sapesse dire qualunque cosa senza fare giri
di parole che confondesero ancor di più l' interlocutore.
No, di certo non ne era in grado, o più semplicemente provava
gusto nel vedere la faccia con la quale era solita venir guardata.
- Come se fosse facile capire quell' ominide... - sbuffò,
estraendo dal cassetto del mobile una lista sulla quale campeggiava a
caratteri rosso fuoco la scritta " REGALI ".
La guardò annoiata e pensierosa, con il mento sostenuto dalla
mano ed il busto reclinato in avanti, rigirandosi tra le mani quel
pezzo di carta che recava al centro, ben riquadrato uno spazio bianco,
di fianco al quale era apposto il nome dello spadaccino. Non aveva la
benchè minima idea di cosa potesse regalare a quel ragazzo:
utensili vari per la cura delle sue spade li aveva esclusi a
prescindere, non ne capiva un ciufolo e non voleva avere una katana
sulla coscienza; diminuire il debito che lui aveva con lei, quello mai,
nemmeno sotto Naltale; cibo, anche quello era una pessima idea e
di vestiti non sapeva nè la taglia nè il gusto visto che
lo spadaccino sfoggiava sempre i soliti pantaloni e la solita
maglietta, oppure il solito verde Yukata. Era arrivata a considerare
persino l' idea di comprargli un libro, ma non era sicura che sapesse
leggere più di 5 parole messe in fila.
Persa tra le sue considerazioni, appoggiò la testa sul ripiano di legno di mogano, addormentandosi di sasso.
Nel frattempo, dopo un breve tour meditativo lungo il ponte della
barca, lo spadaccino aveva deciso di andare a chiedere una parvenza di
scuse alla navigatrice per la rispostaccia tiratale durante la cena.
Impresa ardua quella di autoconvincersi, e ancor più ardua
quella di dirigersi verso lo studio di quella.
Arrivato davanti alla porta e non sentendo rumori molesti provenire
dall' interno della camera, come ad esempio un armadio che veniva
violentamente scaraventato a terra, decise di bussare, o meglio il suo
buon senso prese quella decisione, il quale aveva momentaneamente
imprigionato l' orgoglio.
Bussò una prima volta, non ricevendo alcuna risposta.
Ritentò, ma ancora nulla. Che la rossa fosse andata in camera
sua? No, la luce era accesa e lei, taccagna com'era, non sprecava di
certo olio per lanterne. Piano piano quindi socchiuse la porta, facendo
capolino da questa, pronto comunque a scappare nel caso la rossa gli
avesse teso un' imboscata. Eppure l' unico spettacolo che gli si
presentò fu quello di Nami, abbandonata sulla scrivania, che
dormiva profondamente. La testa era girata verso l' uscio della stanza
cosicchè il samurai potè vedere l' espressione di
assoluta beatitudine che le illuminava il volto. Era semplicemnete
meravigliosa quando non urlava a destra e a manca e non malmenava la
prima persona che le capitasse sotto tiro, molto spesso lui.
Vedendola però in quella scomoda posizione non potè fare
a meno di intenerirsi: sapeva che se la ragazza non dormiva sul morbido
la mattina diventava una iena. Forse non era tenerezza, ma istinto di
sopravvivenza il suo.
Entrò quindi nella stanza, avvicinandosi alla dormiente figura:
tirò leggermente indietro la sedia sulla quale stava seduta,
stando attento a non svegliarla, così da poterla sollevare senza
urtare il tavolo di legno scuro.
Notò solo allora che, nonostante il sonno in cui la ragazza
fosse sprofonadata, stringeva convulsamente un pezzo di carta nella
mano destra, sul quale erano appuntati una serie di nomi e di oggetti.
Incuriosito da quella lista, dove vide che compariva anche il suo nome,
la sfilò lentamente dalla presa della ramata, rimanendo in
bilico sulle punte dei piedi per non sfiorarla con il busto.
Gli era sempre piaciuta la calligravia di Nami: lei aveva tanta
destrezza con l' inchiostro quanta lui con le spade. Pensava la
rispecchiasse anche in un certo senso: tutta curve ed elegante,
strumento attraverso il quale lei tentava di realizzare il suo sogno.
Prese quindi a leggere quella misera pagina, divisa in due colonne, il
destinatario del regalo e ciò che avrebbe ricevuto: Usop una
nuova salopette, quella che aveva in effetti era logora e sgualcita,
Franky una camicia hawaiana meno pacchiana di quelle che portava di
solito, crederci o meno ne esistevano di decenti, Robin un ciondolo di
vetro soffiato che probabilmente la ragazza aveva già preso,
visto che questo era cancellato da un tratto di inchiostro, Rufy un
buono per un rifornimento di biscotti di prima categoria, che di certo
avrebbe apprezzato, Brook un arco per il violino e Chopper una nuova
cassettina di pronto soccorso.
L' unico non abbinato a nulla era lui.
Che lei avesse intenzione di non fargli il regalo? No, Nami glielo
aveva sempre fatto un pensiero in un modo o nell' altro, ricattandolo
poi magari perchè aveva speso soldi per lui, ma comunque l'
impegno nell' andare a cercare qualcosa che lo soddisfacesse ce lo
aveva messo. E vista la domanda che gli aveva posto durante la cena,
probabilmente la mocciosa non sapeva semplicemente cosa inventarsi per
quella ricorrenza.
Se lui avesse potuto scegliere un regalo di certo avrebbe scelto lei,
impacchettandola e mettendola sotto all' albero per poi poterla
scartare la mattina di Natale, togliendole tutto, ma proprio tutto.
Perchè non farlo allora, si chiese. Prendendo infatti la piuma
d' oca che la ragazza usava per scrivere, non senza una certa
difficoltà, si appoggiò al' angolo della scrivania,
accucciandosi e scrivendo nello spazio vuoto nel mezzo del foglio una
sola semplicissima parola: Nami.
Riponendo poi il foglio nel primo cassetto del mobile, che essendo
aperto suppose fosse quello da dove la cartografa lo aveva
precedentemente estratto, lo richiuse, preoccupandosi poi di mettere a
letto la rossa. La prese in braccio, passandole un braccio sotto alle
ginocchia e uno intorno alle scapole, intenzionato al portarla in
camera da letto, cambiando idea quando purtroppo la voce squillante del
cuoco echeggiò fuori dalla porta chiusa:
- RIDAMMI I BISCOTTI PER LE MIE AMATE, RAZZA DI FOGNA! -
La caccia al capitano a quanto pare era ancora aperta.
Purtroppo, o per fortuna forse, quell' essere starnazzante aveva
destato la bella addoremntata, che iniziò a muovere le palpebre
pesanti, emettendo qualche rauco suono di risveglio:
- Ma che, dove sono? - domandò, una volta presa coscienza che il
pavimento era alquanto distante dalla sua testa, e che questo era
parallelo al suo corpo. Sollevando di poco il capo notò con non
poco stupore ed imbarazzo che si trovava in quella posizione
perchè sorretta dallo spadaccino, che rosso in volto, la fissava
con aria preoccupata e stralunata.
- Beh che ti fissi mocciosa? - le chiese per alleviare la tensione
- Nulla. Pensavo solo che come facchino sei pure scadente - lo
rimproverò lei, tentando di nascondere il rossore di cui le sue
guance di erano tinte.
- Ma a Natale il tuo livello di acidume non scende mai sotto la soglia?! -
- No! - sorrise la ragazza, prendendosi gioco del Nakama, e sorridendogli ironica
- Se vuoi ti metto giù subito... - disse lui, fecendo finta di
lasciarla cadere nel vuoto. Quella, presa alla sprovvista, portò
immediatamente le braccia a cingere il collo del verde, lanciando un
debole urlo di spavento e aggrappandosi come un koala.
- Sei forse impazzito?! - lo sgridò, non mollando però la presa
- Ha parlato quella che si era addormentata sulla scrivania! Mai
pensato di andare a letto presto? - la schernì, riporandola
nella posizione iniziale, ovvero vicina al suo volto.
- Dovevo finire una cosa ominide. -
- Cosa? La lista dei regali? Non sai che a quelli ci pensa Babbo Natale
mocciosa? Una come te dovrebbe ancora crederci! - la punzecchiò
lo spadaccino, ricevendo in cambio uno sguardo adirato.
- Hai sbirciato la mia lista!? - domandò accigliata
- Tanto non c'era scritto nulla per me, quindi non mi sono rovinato
sorprese tranquilla strega...- la tranquillizzò, sperando che
lei non aprisse quel dannato cassetto e trovasse quella piccola
confessione.
- E' solo perchè non so cosa regalarti buzzurro, sei troppo difficile... - confessò, tremando leggermente
- Siete vi donne quelle complicate, non io! - rispose il samurai
- Ma fare regali a noi è oiù facile che a voi uomini! - rispose piccata
- A me basta poco per essere felice -
- Ovvero? Sentiamo Zoro, cosa vorresti per Natale? - chiese con aria solenne, quasi prendendolo in giro
- Una zavorra - rispose ghignando, alludendo al dolce peso che stava in quel momento sollevando
- Una che?! - tra tutte le rischieste che le poteva fare, forse quella
era la più stupida e cretina che avesse mai sentito
- Si sai, un peso....- spiegò lui
- E di che genere? - se davvero voleva soddisfare la sua insulsa e stramba richiesta avrebbe dovuto documentarsi meglio
- Ma sai prediligo quelli curvilinei, formosi e con i capelli rossi...
- fece il ragazzo, cercando di farle capire che tutto ciò che
voleva per Natale era lei in realtà. Con molto fatica,
intendiamoci.
Nami sgranò gli occhi, tremando ancora una volta ed
intensificando la presa attorno al collo del verde, avvicinadosi
così al suo volto, ormai distante solo pochi centimetri, che il
ragazzo coprì con impeto e salcio, baciandola dolcemente.
Fu un bacio molto semplice inizilamente, e man mano che prosegiuva
più passionale, con una danza di lingue che non lasciava nessun
angolo della bocca intonso e non assaporato.
Si staccarono dopo qualche minuto, rossi, molto rossi ed ansanti.
- Buon Natale buzzurro - disse lei, sorridendogli appoggiata alla sua fronte
- Buon Natale mocciosa mia - rispose lui, aprendo la porta dello studio
e dirigendosi verso la cabina della ragazza , nella quale avrebbe
probabilmente ricevuto il tanto desiderato regalo di Natale.
La sua mocciosa.
Due anni dopo, sempre la sera della vigilia:
- Buzzurro ma che diavolo avevi scritto su quella lista due anni fa? -
chiese la rossa sorridendo, rigirandosi nelle mani l' elenco dei regali
di due anni prima, del quale non aveva avuto più bisogno
evidentemente, dopo aver trovato anche l' ultimo
- Che? - domandò lui, arrivando da dietro e abbarcciandole le
vita, baciandole la porzione di collo sotto all' orecchio destro, dove
sapeva, lei gradiva particolarmente.
- La lista dei ragali di due anni fa ho detto, di fianco al tuo nome
c'è scritto il mio... - ripetè, cercando di reprimere i
brividi che quel bacio le aveva scaturito
- Si, ricordo vagamente qualcosa... - mugugnò, baciandola ancora sul collo, massaggiandole in ventre
- A quanto pare il tuo regalo l' hai ottenuto quell' anno no? - lo
punzecchiò, appoggiandosi all' ampio petto caldo che la
sorreggeva
- Non solo quell' anno... anche questo. - disse lui, accarezzandole
ancora la pancia, che da ormai 6 mesi era lievitata notevolemente
- Già, a quanto pare... - ripose lei, accoccolandosi meglio in quel caldo abbraccio famigliare
- Buon Natale mocciosa -
- Buon Natale buzzurro -
Angolo dell' autore:
Tenerezza natalizie! Ho fatto un mix di cretinaggine in stile Rufy e tanto tanto amore!
Avrei voluto postarla la sera della vigilia come da manuale! Ma
purtroppo tra pranzi, cene, pranzetti e cenone, più merende e
spuntini ingrasserò talmente tanto che non mi alzerò
più dal letto, lasciando il computer sulla scrivania fuori
portata! Ho quindi voluto assicurarmi che questa storia venisse
pubblicata!
BUON NATALE GENTE!
A presto,
Alu.
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