Dovrei
fare il mio dovere.
Uff,
le forze mi mancano.
O
meglio dire, me le faccio mancare.
Forza
di volontà.
Oh,
come suona potente questo nome.
Chissà,
forse i maledetti da questa, siam pochi.
Quei
pochi, vittime dei piaceri,
quei
pochi, figli dell’ozio
quei
pochi, drogati dallo stesso desiderio
del
più recondito piacere.
E
siamo qui, legati alle nostre celle da fili d’oro,
di
piacere e dolcezza,
golosità,
pigrizia,
chi
dalla lussuria, chi dall’accidia.
Le
nostre pigrizie danno assuefazione,
quella
linfa dorata
ed
effimera,
che a
tutto ci fa’ rinunciare,
pur
di assaporare un attimo di paradiso.
O
forse è l’inferno?
Quando
questa piacevolezza ti possiede,
si
comporta crudelmente,
come
una cortigiana, ch’accontentati i vizi dell’uomo,
non
esita a riferirli alla moglie.
È
così, che quando arrivi al massimo distacco dal mondo che ti
circonda,
ti
ricordi a te stesso che in questo momento,
avresti
dovuto fare qualcos’altro.
Avresti
dovuto svolgere i tuoi doveri.
E,
arrivato ormai alla cosapevolezza di aver perso minuti vitali,
plachi
il tuo senso di colpa,
colpevolizzando
la tua fonte di piacere.
Ah,
figlio dell’ozio,
e di
tua madre, la forza di volontà,
non
parlare invano,
non
accusare il tuo riflesso allo specchio,
di
una colpa che tu stesso hai commesso.
Non
fuggire dal senso di colpa che provi.
Accettalo,
e impara dai tuoi errori.
Non
rinnegarlo,
diventerebbe
più grande la colpa.
Non
rifuggirlo,
ti
inseguirebbe ovunque tu decidessi di fuggire.
......
Altra
poesia, scritta con lo stesso sorriso del Gattomatto di
“Alice nel paese delle
meraviglie”. Adoro quel gatto, è la
rappresentazione perfetta della società
d’oggi. Poesia rivolta a tutti i maledetti dai sette peccati
capitali.
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