Buone feste! :3
Ovviamente i pensieri erano sempre gli stessi. Non facevo altro che
pensare a lei. Però a quel punto decisi di "far compagnia" a
Marco cosi iniziammo a parlare del più e del meno come se
non ci fossimo mai visti prima. Spesso lo facevamo per gioco, ci
chiedevamo "Come ti chiami?" e lui rispondeva con un nome assurdo che
mi faceva sempre ridere come una scema. E certe volte mi vergognavo da
morire a ridere perchè non avevo una vera e propria risata,
ma la cambiavo di volta in volta. Poteva essere bassa o starnazzante o
addirittura diventare quella di una gallina che ha appena fatto un
uovo. Davvero, credevo fosse la peggior risata di tutta la terra. Ma
nonostante questo, a lei piaceva. Tante di quelle volte mi faceva
ridere di proposito per ascoltare quella che lei definiva "una risata
soave e sexy". Ecco. "Sexy". Che parola brutta e soprattutto
incompatibile con il mio essere. Cosa diavolo ci trovava in me di cosi
sexy quella donna? Quante volte mi ero messa a piangere guardandomi
allo specchio, quante volte stetti li immobile alle offese delle
persone sul mio io, e lei mi definiva "sexy e bellissima". Non ero
nè sexy nè bellissima. Ero semplicemente una
persona con 4 neuroni nel cervello e qualche rotolo di ciccia qua e
là sparsi per il mio corpo. Lo odiavo, solo dio sapeva
quanto.
Avevo provato migliaia di volte a cambiarlo andando in palestra o
mettendomi a dieta, ma niente. Pensavo che nessuno avrebbe mai amato un
essere cosi reprimevole e mi buttavo giù, nella depressione
più totale. Lei mi aveva cambiato la vita, l'esistenza.
"A che cosa stai pensando?" mi chiese.
"Come? Ah si.. agli elefanti rosa e ai tirannosauri che mi fanno ciao."
Eravamo soliti risponderci in questo modo. Si, eravamo due stupidi, ma
era come un linguaggio segreto. Le battute stupide stavano a
significare che era tutto ok, mentre quelle più macabre e
oscure facevano capire che qualcosa non andava. Quello fu la prima
volta che mentii dicendo che tutto andava bene. Ma feci tutto invano.
Se ne accorse.
"Non credi che in 6 anni abbia imparato a conoscerti?" mi disse tenendo
lo sguardo rivolto verso la strada.
"Ma che stai dicendo?" accennai un sorriso.
Mi mandò un'occhiata agghiacciante che mi fece quasi paura,
ma sapevo cosa stava cercando di dire.
"Non dire cagate, per favore. Sono anni che ci conosciamo e so bene
quando stai bene o meno. Ora non stai bene c'è qualcosa che
non va, che ti turba, che ti crea scompiglio nella mente.."
"Hai finito di fare il filosofo?" risi.
"Sono il pro pro nipote di Platone. Mai sentito nominare? Comunque..
dai, parla e dimmi cos'hai!"
La strada che stavamo percorrendo non era divisa in due carreggiate da
degli spartitraffico in cemento, no. Aveva dei semplici coni per
delimitare le tue corsie. Coni che avevo visto volar via poco prima per
la forte velocità di alcuni veicoli.
La nostra auto era nella corsia di sinistra, quando ad un certo punto
un'utilitaria rossa iniziò a sbandare cambiando corsia e
"scavalcando" quei coni senza senso messi li tanto per. Qualcuno voleva
che in quel preciso momento fossimo noi a transitare per quel tratto di
strada. Pioveva e la strada era viscida come la pelle di una rana.
Marco cercò in tutti i modi di evitare il peggio, ma finimmo
per sbandare anche noi e ci ritrovammo addosso al veicoli guidato dalla
morte.
Furono dei minuti interminabili e no, non vidi passarmi davanti tutti i
fotogrammi della mia intera vita come era solito dire la gente che
aveva davvero visto la morte in faccia. Quello che vedevo era NIENTE.
Il nulla. Ero morta per tutto il tempo che andava dalla collisione ai
momenti dopo.
Mi ritrovai fuori dalla macchina con il rischio di essere presa dagli
altri veicoli che sopraggiungevano nella nostra direzione. Ero
cosciente, ma vidi del sangue ricoprirmi tutta la mano e iniziai a
temere il peggio. Da dove arrivara? Non riuscivo a capirlo. Mi sentivo
spaesata e non capivo dove mi trovassi. Mi ripresi un attimo e vidi che
poco più in la c'erano le due auto distrutte. Cercai di
alzarmi e di andare in quella direzione, ma vidi che una lunga striscia
bagnata di benzina veniva fuori da qualche serbatoio. Iniziavo a
pensare che se non ero morta nello scontro, sarei morta in quel
momento, saltando in aria con le auto, Marco e la morte.
Non avevo idea di cosa fare in quel momento. Avrei voluto chiamare i
soccorsi ma avevo perso il mio cellulare. Non potevo mettermi a
cercarlo, dovevo prima controllare Marco. Ma dov'era? Fuori dalle auto
c'era soltanto un enorme ammasso di lamiere e polveri e del mio amico
nessuna traccia. Feci qualche passo più in là per
guardare all'interno della macchina. Mi affacciai per guardare e vidi
Marco li, con il corpo rivolto verso lo schienale, la testa girata
dall'altro lato e tanto sangue che gli scorreva dalla testa. Mi si
gelò il sangue, ma ciononostante cercai di tenere la calma e
raggiunsi l'altro lato della macchina per vedere se almeno il suo cuore
battesse ancora. Quando lo vidi con gli occhi chiusi iniziai a temere
il peggio. Presi il suo viso tra le mani chiamandolo per un paio di
volte, ma nulla. Presi il suo braccio rotto e gli sentii il polso.
"Buum.. Buum.."
Era vivo, ma il suo battito non era regolare. Mi accorsi che quello non
era l'unico braccio rotto, ma anche l'altro era messo malissimo. Vidi
la sua bocca piena di sangue e qualche dente saltato, ma quello che
importava in quel momento era che fosse ancora vivo.
Non volevo lasciarlo li da solo, ma dovevo cercare il mio cellulare.
Non sapevo in quale stato l'avrei trovato. Era impossibile muoversi
all'interno di quella macchina quasi tutta ripiegata su se stessa. Come
avevo fatto io ad uscire illesa? Un miracolo? O cosa? Non era la mia
ora? Ma qualcuno ci aveva provato a farmi morire!
Trovato. Gli mancava qualche pezzo, lo schermo spaccato e non
funzionava più. Iniziai ad avere paura davvero, quando ad un
certo punto sentii qualcuno che sopraggiungeva da dietro, con il
cellulare all'orecchio e un "C'è stato un incidente" e
ancora "Sbrigatevi ci sono dei feriti!" che gli uscivano dalla bocca.
Un uomo alto, vestiti di gran classe scuri. Era un uomo d'affari,
sicuramente.
"Come stai?"
"Bene!" risposi
"Tu non stai bene.." e mi guardò la testa.
Sangue, sangue ovunque. Provai a toccarla e sentii tanti dolori e tanti
ematomi.
Stavo per sentirmi male. Mi accasciai a terra sedendomi vicino al
ciglio della strada. Guardai avanti a me le macchine che sfrecciavano a
grande velocità provocando dei rumori che solo il mio udito
riusciva a sentire. Mi appoggiai alla parte posteriore della macchina
di Marco, senza pensare a quella striscia di benzina che scorreva via
verso la strada, con gli occhi persi nel vuoto e la voglia di
svegliarmi da quell'incubo che si era appena formato nella mia
testa.
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