Timeless NATALE SHOT
Avvertimento: questa
storia fa parte della serie "Timeless", da cui prende personaggi e
ambientazione. MA è assolutamente leggibile anche da chi NON
ha letto la suddetta ff.
-Per chi volesse, in ogni caso, qui trovate la "mamma": http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=966892
Timeless
Extra
«Jingle bells, jingle
bells!»
«La vuoi piantare?»
«Jingle all the way!»
Reprimendo l'istinto omicida di tirargli addosso qualcosa -qualsiasi
cosa, anche quell'interessante volume sui detti indiani che aveva visto
nella libreria- Archie gli lanciò un'occhiataccia mentre Jay
si esibiva in una personalissima rivisitazione di "Jingle bell rock" coinvolgendo
i passanti e prediligendo, naturalmente, le belle ragazze che ridevano
e si lasciavano trascinare.
«Su, non essere una vecchia zitella acida! E' Natale!
» suo fratello gli sorrise smagliante mentre il rosso del suo
cappello da Babbo Natale faceva a pugni con il verde del maglione che
indossava: Archie roteò gli occhi al cielo mentre Jay
mandava un bacio a una ragazza che rideva e applaudiva.
«Hakuna matata!» aggiunse dopo un po', mettendogli
un braccio intorno alle spalle.
«Hakuna matata?
Ma Jay, che ca...»
Si trovavano al centro commerciale, affollatissimo per la Vigilia di
Natale: signore che acquistavano gli ultimi ingredienti per la cena,
bambini che correvano e che si accalcavano coi genitori davanti ai
tanti Babbo Natale e coppiette che camminavano mano nella mano. E Jay
-da bravo, eterno Peter Pan quale era- stava cantando da circa mezz'ora
tutto il suo personale repertorio di canzoni natalizie
Assordandolo, ma tant'è...
E Jay avrebbe probabilmente iniziato con il cantargli anche il suo
repertorio della Disney - perché Hakuna Matata era solo la
punta di un vastissimo iceberg- se non fosse stato distratto dalla
suoneria del suo cellulare che lo avvisava che Bill stava chiamando.
Con un sorrisetto il maggiore mollò la presa sul fratellino
che si massaggiò le spalle imbronciato e afferrò
l'apparecchio, con che coraggio lo chiamava ''cellulare'' poi!,
premendo con tal foga il tasto verde per rispondere che Archie temette
volesse sfasciarlo sul serio, quel telefono.
«Billy caro! Cosa posso fare per te?»
«Eclissarti, per cominciare.»
«Sono solo io che sento la magia del Natale, in questa
conversazione o...?»
Il ringhio che Bill emise sarebbe bastato a chiunque per tacere e Jay,
nient'affatto stupido, chiuse la bocca mantenendo quel sorriso
vagamente soddisfatto.
«Tua madre chiede se potete portarle la granella di
pistacchio per la torta che ti aveva promesso. E poi tornate a casa che
è tardi e io ho fame.»
«Oh Billy piccino, ha la bua al pancino!»
Bill chiuse la chiamata borbottando qualcosa di molto simile a
''idiota''.
Jay allontanò l'apparecchio dall'orecchio, osservandolo per
un attimo con le sopracciglia corrugate e uno spettro di sorriso sulle
labbra. Poi scrollò le spalle e lo fece sparire nella tasca.
«Io non sono idiota» replicò, con un
broncio, occhieggiando Archie che assunse un'espressione perplessa.
«L'importante è crederci!» gli diede
un'incoraggiante pacca sul braccio e Jay lo spinse via, ridendo.
«Vai al diavolo! Io non sono idiota» e come se
fosse una verità di stato si sistemò la calda
sciarpa a motivi natalizi attorno al collo, grigia con ricami a forma
di cristalli di neve rossi.
Le vetrine dei negozi erano incorniciate da luci natalizie che
brillavano ad intermittenza, e ovunque babbi natale gonfiabili o in
versione statuina facevano bella mostra di sé, quasi a
ricordare che era la vigilia di Natale. Nello spazio si diffondevano le
canzoncine natalizie provenienti dai negozi, e quelle più le
cover di Jay erano un omicidio per i timpani di Archie, che
pregò gli angeli di ucciderlo subito, per risparmiargli tale
supplizio. Si sentiva come un padre che porta suo figlio in giro per
comprare i regali, dato che Jay lo trascinava praticamente davanti ad
ogni vetrina, tirandogli la manica del giubbotto, e saltellava
allegramente come un bambino.
«Archie, guarda qui!» il minore dei Denver fu
riportato bruscamente al presente da Jay, che puntava l'indice verso
una vetrina particolarmente luminosa: prima che l'altro decidesse che
cinquanta metri era una distanza troppo estesa per poter ammirare il
contenuto del negozio, Archie riuscì a scorgere una cascata
di cioccolata all'interno di una piccola fontana, leccornie e caramelle
a righe bianche e rosse confezionate e chiuse da nastri verdi, un alto
albero addobbato con biscotti al cioccolato con stelle bianche in
nastrini blu, il tutto ammantato da una pioggia di neve sintetica.
«Quella stella...»
Archie voltò lo sguardo sul fratello, trovandolo
letteralmente incantato a fissare l'albero, con un sorriso innamorato
stampato sul volto e gli occhi lucidi che brillavano.
Non se ne accorse nemmeno, ma gli angoli della sua bocca si sollevarono
in risposta a quella visione, e quando Jay si accorse del suo sguardo
gli sorrise in quel modo così sincero e dolce che riservava
a pochi -non si trattava del suo sorrisetto sfrontato o di quello
malizioso, o di quello sarcastico... era lo stesso sorriso infantile
che Jay aveva perduto dopo la morte di Josh, loro padre-.
«Te la ricordi, fratellino?» chiese, piano, come se
temesse che, alzando la voce, potesse spezzare la magia dei ricordi.
Archie si limitò ad annuire piano: le parole sarebbero state
superflue. Poi si girò a guardare la stella blu con le punte
in argento che si innalzava maestosa in cima all'abete.
E sorrise.
«Più
in alto, più in alto!» esortava Jay, col naso
all'aria e saltellando in preda all'eccitazione.
Archie strinse le
piccole dita attorno alla base della stella blu, sporgendo le manine,
mentre suo padre lo sollevava fino alla cima dell'albero.
«O-issa!»
esalò il papà, mentre Archie ridendo infilava la
stella sulla punta.
«Josh, stai
attento!» lo ammonì Susan, ma sorrideva divertita
mentre portava a tavola il pasticcio di rognone che a Bill piaceva un
sacco. E a proposito...
«A che ora
arriva Bill?» aggiunse la donna mentre si guardava in giro,
come se si aspettasse che Bill spuntasse da dietro un angolo urlando
''sorpresa!''. Josh sorrise al piccolo Archie, posandolo per terra, poi
si girò verso la moglie con espressione pensierosa.
«Aveva detto
che sarebbe arrivato alle otto e venti» disse l'uomo mentre
copriva la distanza che lo separava dalla moglie e l'abbracciava per la
vita, attirandola a sé. Le posò un bacio sul
collo che la fece ridere.
«No dai, ci
sono i bambini e ho un sacco di cose da fare!» si
divincolò Susan e, negli anni a venire, Jay l'avrebbe
ricordata sempre con quel sorriso luminoso e l'espressione fintamente
contrariata mentre tentava di sottrarsi alla presa del marito: Josh le
rivolse uno sguardo artificiosamente indignato, mettendosi le mani sui
fianchi come una vera e propria maestrina.
«Maliziosa! Ma
ti pare che io possa fare qualcosa di compromettente?» Susan
alzò le sopracciglia con l'aspetto di qualcuno che la sa
lunga, come a dirgli ''vuoi una lista o ti accontenti delle prime
cinque?'' e scuotendo il capo si diresse un'altra volta verso la cucina
mentre l'uomo si portava una mano al cuore con espressione decisamente
teatrale.
«Oh, mondo
crudele! Mia moglie mi tratta come se io fossi...»
«...un idiota?
No, perché in quel caso avrebbe davvero tutto il mio
appoggio» Josh riconobbe immediatamente quella voce e rise
ancora, alzandosi di scatto per correre ad abbracciare il suo migliore
amico, che già era stato preso d'assalto da Jay e Archie
-agganciati come cuccioli di koala alle sue gambe - che
ghignò e gli batté una mano sulla schiena.
«Come sei
entrato? Non ho sentito il campanello» confessò
Josh, solare.
Bill scosse il capo e
indicò i due bambini che sembravano non avere alcuna
intenzione di staccarsi da lui: capendo, Mr. Denver scrollò
le spalle con un sorrisetto e riuscì a strappare il piccolo
Archie dalla gamba di zio Bill.
Susan uscì
dalla cucina attratta dal rumore e sorrise riconoscendo un Bill che si
trascinava su una gamba, impossibilitato a camminare decentemente per
il peso di Jay che sembrava non avere alcuna intenzione di separarsi da
lui: la donna alzò gli occhi al cielo e afferrò
due biscotti di zenzero -un omino e un piccolo alberello di natale- dal
piatto su cui li aveva precedentemente disposti.
«Jay, Archie!
Li volete due biscotti?»
E vedendo i due
fratellini correre verso la madre Bill rise di cuore, poggiando la
bottiglia di vino rosso sulla tavola già apparecchiata: si
tolse anche la sciarpa e il cappotto e, incrociando gli occhi di Susan,
le sorrise.
«Grazie.»
«Figurati,
sono sempre uomini... e il cibo è una delle poche cose che
li mette d'accordo» Susan scosse la testa, come a voler
sottintendere "maschi" «Ma Bill è la parte
migliore!»
Josh prese posto a
capotavola, tirandosi su le maniche per prepararsi alla cenetta della
vigilia. Archie si arrampicò sulla sua sediolina rialzata,
imitando Jay, e entrambi poi afferrarono le forchette, pronti
all'assalto della prima portata.
«Come siete
cresciuti» Bill scompigliò i capelli di Jay che
borbottò divertito sottraendosi alla presa. «Ho
quasi nove anni!» ricordò, infilandosi il cappello
di Babbo Natale che gli piaceva tanto. «Sono praticamente
quasi un teenager!»
«Anche
io!» si aggregò Archie agitandosi sulla sedia, con
un sorrisone stampato in faccia, a cui mancavano due incisivi davanti.
«No, non
è vero» contestò Jay, riportando gli
occhi verdi su di lui. Forse per le luci, forse perché era
arrossito leggermente, fatto sta che lentiggini erano particolarmente
evidenti.
«Tu hai solo
quattro anni.»
«Voglio essere
anche io un teenager!» Archie si imbronciò,
incrociando le braccia al petto, e il cerchietto con le orecchie da
renna che reggeva tra i riccioli scuri rischiò di sfilarsi.
Josh rise, attirandolo
verso di sé con un braccio, e dandogli un sonoro bacio sulla
fronte. «Non aver fretta di crescere, piccola
renna!»
Archie diede dei
pugnetti affettuosi al braccio del padre, sbuffando una risata, e Josh
lo lasciò andare mentre Bill aiutava Susan a poggiare il
vassoio sul tavolo, e poi prendeva posto al fianco di Jay.
La cena trascorse
tranquillamente -sempre se di tranquillità si potesse
parlare con Jay a tavola- e Susan riuscì a convincere i suoi
figli a mangiare le verdure dietro promessa che avrebbe dato a entrambi
due biscotti per dolce: Josh stappò la bottiglia di vino che
Bill aveva portato e versò due calici, uno per se stesso e
uno per l'amico, dato che Susan non beveva.
«Allora Billy,
come va con quella sventola che mi hai presentato la settimana
scorsa?» chiese Josh; Bill quasi si strozzò con lo
stufato che stava mangiando -e Josh si chiedeva seriamente come fosse
possibile mangiare così tanto senza esplodere - e
afferrò il calice di vino che il suo migliore amico gli
porgeva quasi come se fosse stata l'ultima caraffa d'acqua presente
sulla faccia della Terra.
Susan rivolse uno
sguardo di rimprovero al marito mentre Jay si voltava curioso verso il
padre.
«Che vuol dire
''sventola''?»
«Sì,
che vuol dire?» si accodò Archie e Bill
biascicò un ''che vostro padre è un idiota''
capace di fargli guadagnare uno scappellotto da parte di Josh che
comunque sorrise angelicamente verso la moglie e i figli.
«Lo si dice
quando una donna è molto bella» spiegò,
agitando il suo calice di vino nemmeno fosse stato a una degustazione.
«Ma non davanti a una donna perché, ecco, potrebbe
offendersi.»
Jay e Archie si
guardarono un momento, confusi, mentre Susan scuoteva la testa con aria
decisamente divertita e Bill prendeva a mangiare le sue frittelle di
patate come se nulla fosse, lieto che per una volta non toccasse a lui
spiegare a quelle due anime innocenti qualche parola uscita dalla bocca
di Josh: ma poi Jay scese dal tavolo e fece segno a suo padre e a Bill
di avvicinarsi. I due uomini si guardarono divertiti e si chinarono a
sentire ciò che il bambino aveva da dire.
«Sì,
tesoro» annuì sghignazzando Josh mentre Bill
arrossiva vistosamente e si affrettava a riportare l'attenzione sul
proprio piatto: mentre il primo stava guardando la moglie trattenendo
palesemente la voglia di ridere, il secondo non aveva nemmeno il
coraggio di alzare lo sguardo su Susan che alternava lo sguardo
dall'uno all'altro, confusa.
«Mamma, io e
Archie possiamo andare a prendere il dolce?»
«Vengo con
voi!» Bill si alzò di scatto, finendo a
velocità record il cibo nel suo piatto, e prese per mano i
due bambini portandoli -o forse era meglio dire trascinandoli?- verso
la cucina e Susan alzò un sopracciglio, ora decisamente
perplessa.
Si voltò
verso il marito che ora se la stava tranquillamente ridendo.
«Ma che ti ha
detto?»
«Papà,
zio Bill, ma quindi è vero che la mamma è una
sventola?»
Susan lanciò
un tovagliolo sul volto di Josh che rischiò di cadere dalla
sedia, poi l'uomo le afferrò le mani, le fece fare una
giravolta e infine, avvolgendole il viso con entrambe le mani, se lo
portò alle labbra per un lungo bacio.
Intanto, nell'altra
stanza, Archie si sollevava sulle punte, per raggiungere il buco della
serratura, e Jay lo respingeva con una mano sulla sua testina ricciuta.
«Sei troppo
piccolo per queste cose» fece, saputo, mentre guardava la
scena al di là della porta.
«Che stanno
facendo?» domandò ancora Archie cercando di
opporre resistenza. Alla fine capitolò e si appese alla
maglietta del fratello. «Eh, Jay? Ti prego me lo
dici? Ti preeego!»
«Origliare
è sbagliato» tentò debolmente Bill, e
Jay staccò un attimo l'occhio dalla sua postazione, per
sollevare un sopracciglio.
«Oh andiamo,
ma se muori pure tu dalla voglia di guardare!»
Bill arrossì
leggermente borbottando qualcosa mentre Archie rideva -senza lasciare
la manica di Jay, e Jay gli faceva una linguaccia-. Alla fine Bill
diede uno scappellotto giocoso al più grande, e li
allontanò dalla porta.
«Sciò,
avete visto abbastanza...»
Jay e Archie, ancora
ridendo, tornarono con l'attenzione sui piatti, e proprio mentre Jay
stava per mettersi in bocca un nuovo biscotto, Archie trattenne il
respiro, la bocca che disegnava una grossa O.
«La
neve!» esclamò, meravigliato, e Jay
spalancò gli occhi, illuminandosi tutto. Andò ad
affacciarsi, tallonato da un Bill stupito, e poi tutti e tre rimasero
lì, con il naso incollato alla finestra e il vapore acqueo
del loro respiro che si condensava sul vetro.
Archie e Jay
si scambiarono un'occhiata, poi e entrambi si girarono verso Bill, con
un sorriso così largo che avrebbe illuminato la casa
più di quanto già facessero le luci colorate, le
decorazioni floreali, le calze dipinte appese al camino, le ghirlande e
l'albero. E subito dopo i due bambini iniziarono a correre, ridendo.
Uscendo, travolsero
letteralmente i loro genitori che si staccarono stupiti: Josh si
passò una mano tra i capelli, con un sorrisetto storto,
mentre Susan si copriva la bocca ridacchiando imbarazzata. Bill
scrollò le spalle, poi afferrò velocemente la
sciarpa e il cappotto e alzò le mani all'altezza della
testa, guardando i due.
«La
neve!» spiegò, a mo' di giustificazione, per poi
correre dietro ai due bambini.
Susan e Josh si
guardarono, poi scoppiarono a ridere, mentre seguivano gli altri fuori.
«Prendi
questo!» urlò Jay, non appena Josh mise piede
fuori dalla casa, investito da una raffica di vento e nevischio. Una
palla di neve gli si sciolse sulla faccia, ghiacciandogli le punte dei
capelli.
«Aspetta che
ti prendo!» lo minacciò bonariamente Josh,
buttandosi nella mischia.
E Susan si
fermò un attimo sullo stipite della porta, guardando i suoi
quattro uomini -o meglio, due uomini e due ometti- rincorrersi e
lanciarsi palle di neve.
Sorrise tra
sé, divertita, chiedendosi chi sarebbe stata quella santa
pronta a sopportarsi quei quattro scatenati - perché Bill,
benché in apparenza il più calmo del gruppo era
capacissimo di scatenarsi quando Josh era nelle vicinanze- e
tornò in cucina per preparare abbondante cioccolata calda
per tutti.
Nel frattempo, fuori di
casa, la battaglia si era risolta con una parità e mentre
Josh e Bill stavano parlando tranquillamente, tentando di togliersi la
neve dai cappotti, i bambini si erano buttati sulla neve e muovevano
braccia e gambe per fare gli angeli, ridendo di qualcosa che si stavano
dicendo.
Il cielo era scuro e la
neve danzava con leggiadria nell'aria prima di posarsi su di loro e
intorno a loro.
«Jay?»
«Mmmh?»
«Cosa sono
quei puntini luminosi che si accendono di notte, secondo te?»
Archie piegò il capo come un pulcino, osservando curioso il
cielo: Jay trattenne una risata. Per avere quattro anni Archie era un
bambino decisamente intelligente e in grado di tartassare l'anima di
chi gli stava intorno con le sue domande spesso imbarazzanti.
Per la loro mamma,
chiariamoci. E per Bill, forse; Josh e Jay erano gli unici a non
scomporsi più di tanto.
«La maestra
dice che si chiamano stelle.»
«E di cosa
sono fatte?»
Jay piegò il
capo e arricciò le labbra.
«Non lo
so» ammise alla fine; Archie alzò un sopracciglio,
ma non disse nulla, conscio che semplicemente Jay aveva molto da
imparare -come lui - prima di sapere cosa formasse le stelle. O come
facesse sua madre a preparare una cioccolata così buona.
Glielo aveva spiegato il
papà. E il papà non diceva mai cose stupide, no?
«La mamma dice
che sono le anime che salgono in cielo e ci guardano»
raccontò e Jay sbuffò, quasi come se fosse
annoiato.
«Lo dice solo
perché sei una femminuccia» lo prese in giro e
Archie gli lanciò la neve addosso, stizzito, alzandosi e
dirigendosi verso Josh e Bill con i lacrimoni agli occhi:
tirò per il cappotto nero il papà e questo si
voltò a guardarlo stupito.
«Papà,
papà, Jay dice che sono una femminuccia!»
piagnucolò il bimbo e Josh scoccò un'occhiata di
rimprovero verso Jay.
Si rispecchiava
moltissimo in quel bambino - lo stesso carattere irriverente, la stessa
sfacciataggine e la stessa propensione a cacciarsi nei guai con la
naturalezza con cui ci si veste la mattina- ma al contempo avrebbe
desiderato che avesse preso un po' più da Susan, come Archie.
«Beh...»
intervenne Bill, guardando il suo orologio da polso. «Le
femminuccie hanno il diritto a una mega tazzona di cioccolata calda, mi
pare. E tu, signorino, dopo facciamo i conti» aggiunse,
dispensando una carezza affettuosa tra i riccioli di Archie e
un'occhiata arrabbiata verso il maggiore dei due fratellini.
Jay
s'imbronciò.
Sì, Archie
era davvero davvero una femminuccia.
Alla fine, dopo un
adeguato rimprovero a Jay - il quale aveva promesso sul suo pupazzo di
Superman che mai e poi mai avrebbe più ripetuto quella
parola ad Archie- i due bambini si erano seduti accanto al camino, con
le due tazze di cioccolata accanto (e Susan aveva concesso loro panna
montata e marshmallow) mentre in mezzo c'era Bill, che teneva sulle
gambe un album di famiglia: Josh e Susan erano seduti entrambi sul
divano, abbracciati, ognuno con la sua tazza fumante, quella di Josh
con su scritto "I love Rock" e quella di Susan con un decoro a forma di
pupazzo di neve.
«Questa
è la foto di quando siamo andati a New York, due estati
fa» stava illustrando con grandissima convinzione Bill, senza
accorgersi che già la testolina di Archie ciondolava
pericolosamente e che Jay stava distrattamente accarezzando il fratello
come se fosse un gattino.
Ma quando l'orologio al
pendolo suonò la mezzanotte, i due fratellini saltarono sul
posto come morsi da un'anguilla e corsero sotto l'albero splendidamente
addobbato, afferrando le scatole che capitavano loro sottomano.
«Mamma... Papà... Bill...»
elencò Jay prima di afferrare un pacco quadrato con una
carta da regalo bianca chiusa da un fiocco rosso e porgerla al
fratellino che, dal canto suo, era bloccato nel dargli un foglio legato
da un fiocco blu.
Jay gli mise davanti il suo regalo -Archie aveva davvero troppa poca
forza- e afferrò il foglio che il fratello gli porgeva,
sciogliendo curioso il fiocco.
Era un disegno, uno di quelli che Archie portava tutto orgoglioso a
casa e che a lui piacevano, benchéé la maggior
parte delle volte non ci capisse una mazza di quello che il fratellino
vi aveva disegnato: quella volta Archie aveva optato per disegnarli
entrambi -Jay lo intuì dalla giacca con lo stemma della
squadra di baseball che il suo omino indossava- accanto a casa loro e
con il sole a illuminarli. E Jay sentì un sorriso farsi
strada a forza sulle sue labbra.
«E'... davvero bello, Archie» disse, e lo pensava
davvero: percepì distintamente il cuore sciogliersi davanti
al sorriso un po' assonnato del fratellino, che sciolse il proprio
fiocco e strappò la carta da regalo aiutato da zio Bill. E
quando il bambino vide la scatola di soldatini che era costata tutti i
risparmi di Jay si aprì in un sorriso talmente bello che
contagiò i presenti: e anzi, il piccolo abbracciò
il maggiore di slancio, di modo che rotolarono entrambi sul tappeto
davanti al camino.
«Bambini, state attenti!» li ammonì
Susan, preoccupata, ma Josh rise e scambiò un'occhiata
significativa con Bill che coinvolse i piccoli in una battaglia senza
esclusioni di colpi di solletico.
Così Josh ebbe il tempo di sparire dal salotto, tornando
qualche attimo dopo con un pacco che poggiò sul tappeto.
«Ragazzi! Ehi... RAGAZZI!»
I tre s'immobilizzarono sul tappeto, Bill con espressione divertita e i
bambini curiosissimi.
Josh si sedette accanto alla moglie e la guardò negli occhi;
lei gli sorrise e annuì.
«Questo è il mio regalo per voi»
annunciò tutto orgoglioso, indicandolo. Jay e Archie si
fiondarono anche su quello, e proprio quando Jay stava per strappare la
carta e Archie a sfilare il nastro, il pacco si mosse e il secondo
balzò all'indietro, impaurito, mentre Jay si bloccava di
colpo, pallido.
I due fratelli si guardarono terrorizzati, poi alzarono gli occhi sul
padre che annuì rassicurante, e infine si decisero ad aprire
il pacco. Non appena ebbero strappato il primo strato, quel qualcosa si
mosse di nuovo, e un attimo dopo una testolina pelosa sbucò
dallo strappo nella carta.
Archie rischiò quasi di cadere all'indietro e Jay trattenne
a stento un urlo dalla sorpresa. Quando si furono ripresi e i loro
cuori stabilizzati, si resero conto che ciò che usciva dal
regalo era...
«Un cucciolo!» trillò Archie con gli
occhi che brillavano, subito agguantando il cagnolino, che
guaì puntellando le zampette morbide sul suo petto e
leccandogli il volto, facendolo ridere.
Jay affondò le dita tra il pelo caldo e strofinò
la guancia sulla testina dell'animale, che riservò le stesse
attenzioni anche a lui. «Grazie papà!»
urlò Jay al colmo della gioia, alzando un attimo la testa, e
Archie gli fece l'eco.
E un attimo dopo, Jay e Archie correvano tra le braccia del padre,
mentre il cagnolino saltava in braccio a Bill e Susan, scodinzolando e
con la lingua penzoloni.
«Come lo volete chiamare?» volle informarsi Josh,
sciogliendo appena l'abbraccio. Jay allontanò il volto dal
suo petto per guardarlo in faccia, mentre Archie non sembrava
intenzionato di lasciar andare il suo collo, così Josh si
rialzò con lui appeso, tenendolo in braccio.
«Non so... Archie?»
Il bimbo corrugò il labbro, grattandosi un sopracciglio, poi
sorrise, trionfante.
«Jay!»
«Sì, che c'è?»
«No, no, è il nome: Jay!»
Il maggiore si ritrovò a sorridere, raddolcito, mentre
scompigliava i capelli del fratellino. «Stupido, non possiamo
chiamarlo come me!»
E poi, ricordando il nome del suo eroe dei fumetti preferito.
«Che ne dici di Max?»
Archie annuì, tutto contento. «Mi piace! Se piace
a te, piace anche a me!»
E Max, come a voler dimostrare che approvasse, provò il suo
primo ululato entusiasta.
*
Mezzanotte era passata da un pezzo, e Susan e Josh erano già
andati a dormire, con Bill che si era appisolato sul divano mentre
guardava la televisione, accarezzando il piccolo Max.
Jay si rigirava nel letto, senza realmente riuscire a prendere sonno,
ancora pensando alla lunga giornata che aveva trascorso, e non vedendo
l'ora che fosse giorno per ricominciare a correre e giocare fuori a fare
i pupazzi di neve con Archie.
«Jay?»
Silenzio.
«Jay, sei sveglio?»
Una vocina tremula e assonnata si levò dall'altro letto
nella stanza buia, e Jay aprì un occhio, distrattamente.
«Mmm?»
Sentì un fruscio di coperte spostate, poi un tonfo, e dei
veloci passettini, e poi Archie entrò nella sua visuale, con
i capelli scompigliati, gli occhi gonfi di sonno, il pigiamino azzurro
e un orsacchiotto sottobraccio. Mister Tumnus, lo chiamava.
«Non riesco a dormire.»
«Hai fatto un brutto sogno?» chiese Jay, e
tuttavia, senza nemmeno attendere risposta, ritirò una parte
delle coperte, facendo spazio nel letto. Archie si arrampicò
sul materasso e si tirò il piumone addosso. Jay gli
sprimacciò il cuscino, avvolgendolo meglio nelle coperte, e
poi, accarezzandogli i capelli per calmarlo, attese che continuasse.
«No» negò Archie, socchiudendo gli
occhi, rilassato sotto il suo tocco «Ma ho sentito un rumore
alla finestra... era un angelo, ne sono sicuro. Ma quando mi sono
voltato, era volato via...»
Jay ingoiò l'impulso di tramontare gli occhi al soffitto, e
invece si limitò a stringere il fratellino al suo petto, con
fare protettivo.
«Gli angeli non esistono, Archie.»
«Ma la mamma dice di sì» Archie si
stropicciò un occhio «Dice che ci proteggono da
lassù e ci vogliono bene.»
«Sono sciocchezze» Jay strinse gli occhi a due
fessure: Archie sarebbe dovuto crescere. Lui era abbastanza grande per
capire certe cose, ma Archie no...
Il fratellino tremolò, tra le sue mani. «Ma
quindi... quindi nessuno ci protegge? Mamma ha detto che loro sono i nostri
custodi e...»
«Archie... sarò io il tuo angelo
custode» e questo era vero. Non una favola, non una
sciocchezza, non una leggenda. Era la pura verità.
«Ti proteggerò io.»
Archie alzò piano il volto, fino a guardarlo.
«Dici davvero?»
«Davvero davvero» Jay sorrise, sistemando meglio la
coperta, e schioccandogli un bacio tra i riccioli scuri. «E
adesso dormi, piccola renna, che domani sarà una giornata
stancante.»
Archie chiuse gli occhi, grato, e strinse il pupazzo e la maglia di Jay
al petto. «Buonanotte, Jay.»
Jay chiuse gli occhi, a sua volta, con un sorriso sulle labbra.
«Buonanotte, fratellino.»
E l'angelo, fuori dalla finestra, sorrise.
Poi, con una spinta delle lunghe ali bianche, sparì nel
cielo.
Felix sapeva che avrebbe dovuto smettere di guardare i ricordi di
Jay... ma non poteva farne a meno.
The
End
~ Angolo
Autrici { ovvero quelle
folli di Lady Holmes
e Miss Watson }
~
Vegonunmed
a tutti, lettori! :D [--> per chi si stesse chiedendo che
diavolo
significa questa parola, sappiate che è il corrispettivo
Enochiano di "Ciao" *-*]
Ma salve cari :3
Torniamo dopo tento immemore SENZA aggiornare -ma il
prossimo capitolo
di Timeless arriverà presto, promesso!! :P- con una shot di
genere natalizio, come regalo sotto l'albero per voi, amati lettori
<3
Ci auguriamo che apprezziate tutto questo Fluff di casa Denver: per chi
è nuovo, spero che siate arrivati a leggere queste note, di
farvi amare questi personaggi che noi adoriamo, e che siamo riuscite a
conquistarvi. Se avete voglia di seguirci o di leggere altro,
sapete dove trovarci :)
Per i vecchi amici, voi potete cogliere molto di più da
questa semplice storiella. Tanti pezzi del puzzle che si mettono
assieme. Lo stretto legame tra Jay ed Archie. Il rapporto che hanno con
Bill. La Susan CON Josh: felice, allegra... spensierata. Il giovane
Max, ancora solo un cucciolo. E Josh... la vita dei nostri ragazzi con
ancora il loro papà. E poi, ovviamente, gli angeli, e il
nostro caro Felix :)
Ma lascio la parola alla mia collega!! :D
*Miss Watson entra
saltellando con un ridicolo vestito da Babbo Natale*
Saaaalve gente
Buon Natale! Che vi ha portato il nostro esimio parente? *guarda le sue
ciabatte con il gatto e le nasconde*
Comunque, vi
è piaciuta questa shot? Spero moltissimo di si, a noi
è piaciuto molto scriverla... Non la trovate semplicemente
adorabile?*^*
Io trovo che tutto
questo affetto sconvolga!
Come ha fatto notare
Lady Holmes mentre la scrivavamo abbiamo sottolineato incosciamente il
rapporto tra Jay/Bill e Archie/Josh, nonostante poi il secondo dei
Denver, povero, non ricorderà granchè del suo
papà: e che dire di Max? Non è adorabile?*-*
Jay impara dal
papà, amen. Lui è la fotocopia del padre in tutto
e per tutto xD E Susie ne fa le spese LOL
No, non stupitevi qui
Bill era diverso ed era decisamente affezionato a Josh: credo sia stata
la morte del suo migliore amico a indurirlo, riservando la parte
più ''affettuosa'' solo a quei due monellacci e a Susan. E
che dire di quest'ultima? Ha una famiglia pazza, ma ehy, chi non ce
l'ha?
*guarda i suoi cugini
che l'hanno travolta buttandola sul letto*
Ma ora passo la parola alla mia esimia collega
*Lady Holmes si
inserisce nell'inquadratura della telecamera, vestita da elfo* buon
Natale a tutti! OH OH OH!
Buon Natale gente! *Miss Watson
corre a dormire*
†††
Trovate tutte le altre immagini qui: https://www.facebook.com/pages/Timeless/182176118576389
Collage sulla famiglia Denver realizzato da Miss Watson:
Buon
Natale e buone feste a tutti!!
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