PREMESSA: Una
dedica speciale per la mia dott. Ing., una delle persone più speciali che
questo mondo abbia mai conosciuto.
Auguri Fanny,
e ricordati che vent’anni si compiono una volta sola nella vita!
Ti voglio un
mondo di bene stellina mia!!!
BIRTHDAY’S REQUEST
- Dai. –
- No. –
Draco Malfoy
incrociò le braccia sul petto con aria contrariata.
- Ho detto dai! –
esclamò, assolutamente scandalizzato dall’incomprensibile recalcitranza del suo
interlocutore.
- E io ho detto no.
–
- Harry te lo chiedo
per favore! –
- No! No, no, no,
no, e poi no. Ah, Draco? –
- ? –
- No! –
Harry arretrò di un
passo, ma non rinunciò a mantenere lo sguardo ben saldo su quello di Draco.
Qualsiasi tipo di
sfida fra di loro si giocava innanzitutto con gli occhi, e non serviva nemmeno
ricordare che Draco era dannatamente bravo a fargli perdere la cognizione dello
spazio e del tempo soltanto guardandolo in quel suo modo strano e intenso,
quello aveva sempre riservato solo ed esclusivamente a lui. Chissà se per amore
o per crudeltà.
Draco in effetti ci
provò ad usare il suo sporco trucchetto, ed Harry riconobbe le sfumature
dell’impazienza, del fastidio, della curiosità e della cocciutaggine colorare
le sue iridi grigio azzurre e renderlo partecipe di cosa si stesse muovendo
sotto la superficie dei suoi occhi.
Draco era davvero
bello. Bello, punto, nient’altro da dire.
Era per questo che
con lui era stato così tanto diverso dalle sue cotte di ragazzino, era per
questo che Draco aveva fatto centro, con un colpo secco e preciso, con un
sorriso di troppo che gli aveva fatto girare la testa come una sorsata di
Whisky Incendiario.
Ed era per questo,
soprattutto, che era ancora lì, a riempirgli la casa con il suono metallico e
strascicato della sua voce, dopo tre anni. E lui non ne era ancora stanco. Non
ne sarebbe mai, mai e poi mai stato stanco.
- Ma è il mio
compleanno! –
- Infatti. Il tuo
compleanno, Draco, non la Giornata Nazionale delle Richieste Irragionevoli. –
- Ma ho vent’anni!
Guarda che vent’anni si compiono una volta sola nella vita! –
- Ma non mi dire, e
io che speravo di replicare l’anno prossimo. –
- E’ solo questione
di tempo prima che io cominci a riempirmi di rughe, che la barba mi diventi
ispida, i capelli bianchi e il corpo tutto molliccio. Sarò morto prima che tu
te ne renda conto, e tu resterai solo, con l’amara consapevolezza di avermi
negato un regalo innocente, quando ancora ero giovane e piacente! –
- Sopravvivrò
all’opprimente senso di colpa. –
- Dio, sei proprio
senza cuore, lo sai? –
Harry strabuzzò gli
occhi e quasi si soffocò con la sua stessa saliva. – Ma senti da che pulpito! –
sbraitò indicando Draco come se fosse stato la personificazione del demonio.
Draco giocò la
carta del risentimento, e distolse lo sguardo per andare a ficcarlo da qualche
parte in alto, verso uno dei tanti vecchi candelabri che illuminavano la casa
di Grimmauld Place con la loro luce tremula e calda allo stesso tempo.
- Almeno IO chiedo
un regalo che sia anche un’opera di bene, Potter! IO non mi incaponisco
sull’ultimo modello di scopa! –
- Oh sì, saresti
stato un perfetto Grifondoro, TU! Piccolo vigliacco, te la regaleranno i tuoi
amici la scopa! –
Draco sollevò un
sopracciglio, sdegnoso. – Ma io non l’ho chiesto. – fu l’innocente replica. –
Quello che ho chiesto l’ho chiesto a te, e lo pretendo. Avanti, non rientra nei
tuoi geni di eroe di tutte le costellazioni compiere azioni di pietà? –
- LEI non ha
bisogno di pietà, e meno che meno della tua. Sta benissimo dov’è! –
- Non ci credo. E’
sotto la giurisdizione della Granger, Potter, non può stare benissimo dov’è. –
- Hermione se la
cava più che bene, te lo posso assicurare. –
- Io me la caverei
meglio. –
- Ma è mai
possibile che tu sia così orrendamente ostinato? –
Draco sollevò
l’angolino sinistro della bocca in un ghigno delizioso. Oh sì, era possibile,
era possibile eccome.
Harry incrociò a
lungo il suo sguardo, deciso e così vivo di un entusiasmo tutto suo, contenuto
eppure tangibile; e nei suoi occhi vide riflessa l’immagine di sé stesso che,
lentamente, inevitabilmente, capitolava.
- Proverò a parlare
con Hermione. –
- … E? –
- … E ad informarmi
sulle pratiche per l’adozione. –
- … E lo farai? –
- Domani? –
- Errore, Potter.
Lo farai adesso! –
Harry diede un
gemito sconfitto e si avviò ciondolando più che mai verso la cucina. Se non
altro, si era guadagnato il diritto di andare a tirarsi su il morale con un
sorsetto di Burrobirra, prima di uscire ed affrontare tempeste e cataclismi per
fare la gioia del suo compagno.
- Draco, non è davvero
una buona idea adottare Fanny. –
- Naturalmente lo
è, Harry. Una fenice in casa è quanto di più utile si possa immaginare. –
- Quanto di più
ricercato ed aristocratico, vorrai dire. –
Il sorriso di Draco
si allargò a dismisura, brillando di quella luce maliziosa e furbetta di chi
viene colto in flagrante a fare qualcosa di cui non si vergogna per niente.
Harry, nonostante
tutto, ricambiò stancamente il sorriso, perché per quanto cercasse di fare
finta che non fosse così, che si trattasse soltanto di un incubo allucinante,
sapeva benissimo che era precisamente di quel sorriso sveglio e magnetico che
si era innamorato come un fesso. Draco aveva il potere di rigirarsi l’eroe del
mondo magico sulla punta delle dita come fosse nulla, ed Harry non faceva
mistero di starci da dio, fra le mani affusolate del suo biondissimo,
testardissimo, splendido compagno.
- E mentre vai,
ricordati di passare a Diagon Alley. Le servirà un trespolo, no? Sai, stavo
giusto pensando che potremmo spostare il tuo pollo nel ripostiglio dove hai
buttato il ritratto della madre del tuo padrino, così Fanny avrà la soffitta
tutta per sé. –
Harry si portò le
dita alle tempie, come se fosse stato colto da un improvviso quanto feroce mal
di testa.
- Edvige impazzirà.
–