Vita

di Melmoth
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Mi sveglio di soprassalto.
Non riesco a respirare.
Mi accorgo che qualcuno ha messo una stoffa nella mia bocca.
Cerco di tossire per liberarmene, ma non ho le forze per farlo.
Apro gli occhi lentamente: non vedo la benché minima luce.

Cerco di muovermi, ma mi sento così indolenzito e debole che a malapena riesco a girare il collo.
Non ho le forze.

Sento qualcuno piangere forte. Cerco ancora di muovermi, ma ho perso sensibilità alle braccia e alle gambe.
Qualcuno sta battendo contro le pareti.
Riconosco la voce della mia cara moglie interrotta da mille singhiozzii.

Cerco di urlare, ma la stoffa mi impedisce di farlo.
Sembra che qualcuno stia gettando della terra contro la parte superiore.
I pianti e le urla si affievoliscono.
Non sento più nulla.

Dopo molte ore il sangue inizia a scorrere in tutto il mio corpo: finalmente riesco a muovere mani e piedi.
I miei movimenti sono molto limitati, ma a fatica riesco a togliere la stoffa con le mani.

Sento qualcosa in bocca che non mi appartiene.
A ottantadue anni non mi erano rimasti denti, se non qualche molare e un incisivo superiore.
La mia bocca adesso ne è piena.

Mi viene sete.
Con i lunghi canini riesco a strappare la carne di un topo morto che qualcuno mi ha messo vicino.
Bevo il suo sangue.

Le mie braccia si animano di una forza che non avevo mai posseduto prima.
Riesco a rompere la parte superiore della cassa e a scavare nella terra.
Sono all’aperto, finalmente.

E’ notte.
Da quando mi sono svegliato non ho ancora emesso un respiro.




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