A STEP FROM HELL
A STEP FROM HELL
*
Informazioni
*
In quel posto si respirava
un aria tetra e desolata.
Un silenzio innaturale per
un bar, rendeva il luogo lugubre, sembrava che nessun avesse voglia di parlare.
Si guardò attorno
osservando tutte quelle figure immobili che con lentezza quasi esasperante
sorseggiavano le loro bevande.
Come creature già morte,
come se la vita fosse stata strappata dai loro corpi.
D’altro canto, oltre che
morte non si vedeva da miglia ormai.
Entrando in quel
territorio, nell’inferno terreno, esistevano solo cadaveri, ed il tanfo che la
carne putrefatta emanava.
Dovette trattenere a fatica
un colato di vomito prima di addentrarsi in quell’edificio, se così si poteva
definire, nauseabondo.
Le sue vesti non erano
certo quelli di chi viveva in quel territorio, troppo belli per chi era abituato
a ripararsi dalla pioggia di pallottole che giornalmente li terrorizzava.
Per questo la sua entrata,
elegante oltre ogni dire, attirò l’attenzione degli sguardi.
Sguardi terrorizzati, di
persone che non sapevano se fidarsi di qualcuno esterno alla loro piccola
comunità di poveri contadini in tempo di guerra.
Nervosamente si avvicinò al
bancone sentendo su di sé gli occhi gelidi e spenti, degli occupanti ai tavoli.
Cercando di mantenere un
contegno si accomodò su una delle sedie, senza mai voltarsi, senza mostrare la
sua preoccupazione ad altri, come se questo potesse costare la propria vita.
“Desidera?” chiese il
piccolo barman appoggiando un bicchiere vuoto ed lavato davanti al cliente
appena giunto.
“Qualcosa di forte” fu la
risposta che giunse dopo alcuni secondi di esitazione, dovuta all’igiene con la
quale si presentava quel singolare recipiente.
Il barista, si voltò
nuovamente afferrando un alcolico qualsiasi, e dopo averne stappato la bottiglia
lo versò nel bicchiere.
Una volta pieno, il piccolo
gestore alzò lo sguardo incuriosito su quella figura che non aveva mai visto
prima “Quale motivo la spingono ad arrivare fin qui?” chiese in tono cupo, ma in
ogni modo molto cortese e ben educato.
Si rigirò il bicchiere tra
le dita, osservò il suo pelato interlocutore e posò nuovamente il contenitore
della bevanda sul tavolo.
La sua mano slittò in una
delle tasche, quando riapparve la posò sul bancone pesantemente “Sto cercando
una persona” confessò facendo scivolare le dita lontano dal punto che avevano
occupato.
Quei piccoli, ed
inconfondibili, pezzi di carta furono visibili solo al barista, che con un gesto
veloce fece sparire i soldi dal bancone.
Discretamente contò le
banconote, si guardò attorno assicurandosi di non essere sentito.
Tornò a guardare la donna
con circospezione “Chi esattamente?” chiese mentre delle strisce di carta non vi
era più traccia, facendoli sparire nella sua tasca.
Lei si decise infine a bere
d’un sorso la sua bevanda, pesantemente riappoggiò il bicchiere sul bancone
osservando il buffo ometto basso e pelato “Un certo Son Goku” spiegò guardandolo
seria.
*
In un paese di guerra era
raro trovare una persona che era ancora in grado di sorridere alla vita.
Era raro trovare qualcuno
che riuscisse a guardarti negli occhi senza avere paura, perché in paesi così la
paura viveva molto più forte della gente stessa.
Eppure disperso in quella
landa che sapeva solo di morte una persona ancora col sorriso sulle labbra
c’era.
Un contadino, un uomo che
zappava il suo campo, che col sudore della fronte si limitava di sporcarsi di
terra, non di fango, né di sangue.
Non era un soldato, non lo
era mai stato, era figlio di un guerriero, ma non lo era mai diventato.
Lui preferiva l’odore della
pioggia, quella vera, preferiva sentire l’acqua scorrere sulla sua pelle mentre
picconava con solerzia il suo terreno.
Preferiva che il sole caldo
gli battesse sulla schiena, mentre con diligenza raccoglieva i frutti del suo
raccolto.
Quella persona era Son
Goku.
“Mi hanno detto che sei
un’instancabile lavoratore” gli giunse una voce ai bordi del suo campo.
Goku alzò il capo, mentre
con un dito si sollevò il cappello di paglia che gli occultava la vista,
separandolo dai raggi di sole particolarmente intensi quel giorno.
“Sì infatti” rispose con un
sorriso appoggiandosi alla pala con la quale stava lavorando fino ad un attimo
prima.
La donna che si presentò ai
suoi occhi gli sorrise mentre osservava quel particolare contadino asciugarsi la
fronte con un asciugamano adagiato sulle sue spalle scoperte.
“Posso fare qualcosa per
lei?” le chiese poi con una tonalità cordiale della voce.
La sua interlocutrice annuì
“Sì, il mio nome è Bulma Brief, sono una giornalista. Vengo dalla città
dell’Ovest. Avrei un favore da chiederle” si presentò scostandosi una ciocca di
capelli azzurri dalla fronte.
Goku annuì senza esitare
“Certo, dica pure” si offrì subito, mantenendo il suo atteggiamento amichevole.
Lei si guardò attorno per
alcuni secondi, poi tornò a guardare il contadino “Posso avvicinarmi?” chiese
evidentemente non intenzionata a far sentire quel discorso ad altre orecchie
oltre a quelle dell’uomo che aveva davanti.
Il contadino la guardò
disorientato senza comprendere subito le sue intenzioni, “Sì…anzi, aspetti,
vengo io” si offrì appoggiando la pala contro un piccolo cancello di legno ormai
marcio.
In pochi secondi l’uomo si
avvicinò a lei, senza abbandonare mai quel sorriso che l’aveva accolta sin
dall’inizio “Mi dica” disse una volta raggiunta.
Bulma lo guardò per un
secondo facendo nuovamente scivolare una mano in una tasca, quando la ritirò
fuori l’allungò verso l’agricoltore con l’intento di presentarsi ufficialmente.
L’uomo osservò per un
secondo la mano, e dopo un attimo d’indecisione salutò la donna.
Quando le loro mani si
separarono il coltivatore osservò disorientato quei pezzi di carta che lei gli
aveva appena dato “Perché questi soldi?” chiese ingenuamente senza capire.
Bulma gli richiuse le dita,
per fargli capire di tenerli “Ho bisogno di una mano, per trovare due cose”
spiegò guardandosi attorno “C’è un posto sicuro dove possiamo parlare?” chiese
poi togliendo le sue dita minute da quelle più muscolose dell’uomo.
“S…sì…” rispose lo
zappatore osservando ora la sua mano, ora la donna “Ma si riprenda i suoi soldi,
a me non servono” rispose porgendoli nuovamente verso di lei.
Bulma lo guardò sconvolto,
e velocemente fece sparire le banconote, era troppo rischioso sventolarli in un
luogo come quello.
“Mi segua” ordinò
bonariamente lui cominciando ad incamminarsi verso una casa poco distante.
La donna annuì nuovamente
seguendo il giovane contadino “Puoi anche darmi del tu” gli propose
affiancandosi a lui.
Goku la guardò sorpreso per
un attimo, poi si grattò la nuca “AhAh si certo” acconsentì con un largo
sorriso.
*
La bevanda calda riempì la
sua tazza, e Bulma alzò lo sguardo verso la donna che la stava servendo con
ospitalità “Grazie” disse afferrando il boccale con entrambe le mani.
La donna mora sorrise
passando poi all’uomo anch’egli seduto al tavolo “Ti ringrazio tesoro” la
ringraziò a sua volta sorridendo alla moglie.
“Prego” rispose ad entrambi
adagiando la teiera malconcia sui fornelli.
Goku tornò a guardare la
giornalista “Allora, cosa stai cercando esattamente?” le chiese infine
esortandola a parlare.
Bulma sorseggiò la bevanda,
dando poi un’occhiata scettica alla donna che li aveva appena serviti.
L’uomo la fissò per un
attimo, capendo solo in un secondo istante quale fosse il problema “Qualunque
cosa tu abbia da dire puoi tranquillamente dirla davanti a Chichi” la rassicurò
mentre la donna al suo fianco annuì di supporto.
“Puoi stare tranquilla, non
andrò certo a raccontarlo in giro” rincarò la dose lei appoggiando una mano
sulla spalla del consorte.
Bulma osservò i due coniugi
per un breve istante, fece riapparire il volto da dietro la tazza, appoggiando
quest’ultima sul tavolo “Per prima cosa sto cercando un uomo” rispose diventando
seria e scrutando gli occhi del contadino.
“Era uno dei soldati di
Freezer, un certo Vegeta, e so che tu hai dei contatti che ti permettono di
rintracciarlo” disse intrecciando le dita delle mani.
Goku la guardò pensieroso
“Vuoi trovare Vegeta? Lo sai che era uno dei sicari più spietati degli uomini di
Freezer, perché lo cerchi?” le chiese diventando preoccupato.
Bulma restò a fissarlo
seria “Sono una giornalista, voglio scrivere un articolo su di lui. Voglio
sapere come si vive all’interno dell’esercito di quel mostro. Voglio mostrare al
mondo che genere di persona sia, ma per farlo devo raccogliere delle
testimonianza, e Vegeta è l’unico che possa darmele” abbassò gli occhi per un
secondo “Ho fatto molte ricerche sul suo conto, ma ci sono dei punti che restano
un mistero. L’unico modo è parlarne direttamente con lui” spiegò infine tornando
a guardare l’uomo.
Goku sembrò pensarci un po’
su “Vegeta è un disertore, sarà sicuramente già morto” rispose abbassando lo
sguardo.
“Non è morto…e tu lo sai”
rispose sicura di sé la reporter senza scostare lo sguardo da lui.
La porta si spalancò
all’improvviso facendo voltare i tre adulti in direzione di essa.
“Mamma ho trovat…” un
bambino di soli quattro anni si fermò sull’uscio, in mano un cesto contenente
alcuni frutti.
Il piccolo si bloccò appena
notò la donna sconosciuta e indeciso voltò lo sguardo verso i genitori.
“Che bravo Gohan, hai
scovato anche delle mele” lo distrasse la madre andandogli incontro, il bimbo
annuì timidamente.
Chichi mise una mano sulla
testa del figlio “Vieni di là così mi fai vedere cos’hai trovato di buono” lo
esortò spingendolo gentilmente verso una camera adiacente, l’unica altra stanza
della piccola casa.
Goku restò a fissare moglie
e figlio mentre sparirono dietro la sottile porta di legno, anche dopo continuò
a guardare l’uscio.
“Pensaci un attimo Goku…”
lo richiamò la cronista facendolo girare verso di lei “Gli uomini di Freezer
sfruttano anche i bambini. Cosa succederebbe se prendessero anche tuo figlio?
Scommetto che non è ciò che vuoi! Se mi aiuti a rintracciare Vegeta scriverò un
articolo per denunciarlo. Così facendo il mondo scoprirebbe i suoi metodi e non
gli permetterebbero di portarsi via anche dei bambini innocenti come tuo
figlio!” la donna continuò a guardarlo seria “Tu sei l’unico ad avere contatti
che mi permetterebbero di arrivare a lui…te ne prego, aiutami!” lo supplicò.
Goku deglutì abbassando lo
sguardo “Forse conosco qualcuno che può aiutarti, ma appena ti avrò portato da
lui dovrai cavartela da sola. Non voglio mettere in pericolo la mia famiglia”
acconsentì infine tornando a guardarla.
Bulma sorrise ed annuì “Sì
mi sarebbe di grande aiuto, grazie” lo ringraziò soddisfatta.
*
CONTINUA…
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