Vischio
Era nello stato di dormiveglia, sommersa dal piumone d'oca e dai
cuscini fin sopra alla testa, piacevolmente cullata dal tepore del
letto, quello che solo di prima mattina si può gustare. Era
stata svegliata da un timido raggio di sole che le aveva colpito il
viso, scaldandola dolcemente e spingendola ad aprire i suoi grandi
occhi marroni per dare il buongiorno al mondo. Quella mattina sembrava
esser iniziata come da copione di qualche libro strappalacrime, senza
rumori molesti o crisi di nervi da parte di un qualunque componente
della ciurma che rimaneva senza colazione a causa dell' appetito
insaziabile del capitano. Tutto era ovattato in quel piccolo luogo di
tepore e calduccio, nel quale lei sarebbe volentieri rimasta fino ad
ora di pranzo. L' orologio sul suo comodino segnava le 9, la solita ora
in cui lei cominciava a destarsi e stiracciare le membra rilassate,
mettendosi poi in piedi per le 10 circa.
Era venerdì ad occhio e croce, ma non ci avrebbe fatto troppo
conto su quest' osservazione, dato che il cervello era ancora in fase
di risveglio, e quindi anche di inaffidabilità.
Era sdraiata sul fianco destro, l' unica posizione in cui riusciva a
dormire senza che la cervicale la infastidisse poi la mattina, con il
lembo della coperta tirato fin sopra al naso, ed un cuscino di pelo
poggiato sopra alla testa, coprendole la fronte. Solo i suoi occhi
erano liberi da intralci e stoffa ma di certo non avevano la
benchè minima intenzione di aprirsi per guardare il mondo
sveglio già da qualche ora.
Amava quel piccolo momento di magia tra la notte e il giorno, quando
nulla poteva dirsi ancora in moto ma nemmano totalmente addormentato.
Era come essere in un limbo dove man mano il mondo reale prendeva il
sopravvento con i suoi suoni, odori, colori e quant' altro. Nulla l'
avrebbe potuta distrurbare in quel piccolo istante di pura...
- MIO PASTICCIIIIINO! -
No qualcuno c'era. Di certo il cuoco non conosceva l' incanto di un
dolce risveglio, anche perchè sicuramente se così fosse
stato, non le sarebbe venuto a stressare l' anima di prima mattina con
moine varie e una colazione più adatta ad un esercito che a lei.
Grugnendo e maledendo il suo cavalleresco Nakama, si tirò
seduta, spettinata e stordita, con la classica "faccia da sonno". I
capelli andavano ognuno per conto loro, facendola sembrare un leone
fulminato, gli occhi impastati di stanchezza erano lucidi e pesanti,
con le pupille ancora dilatate per il buio della stanza e le guance
arrossate per il tepore del letto, dove fino a poco prima era
racchiusa.
- Nami swan! Apri la porta! Ho qui una buona colazione per te mia
crostatina.... - insisteva il biondo, bussando alla sua porta.
Si guardò intorno, rassegnata al fatto che quella mattina non
avrebbe potuto proseguire il suo pisolino a metà tra il
dormiveglia e la fase rem. Il letto di Robin era vuoto, probabilmente
la mora era già in piedi da un pezzo oppure aveva passato la
notte in biblioteca, dato che non ricordava di averla sentita
rientrare. Ma vedendo le coperte leggermente stropicciate, propendeva
più per l' ipotesi di aver dormito come un sasso, non sentendo
quindi alcun rumore.
Scostò con stizza il piumone, rabbrividendo per l' aria
frizzantina al contatto con la pelle bollente delle gambe e delle
braccia, scoperte. Il suo pigiama infatti consisteva in una semplice
canotta verde scollata, e un paio di shorts neri elasticizzati ed
ingiunali, giusto per non girare in intimo nel caso avesse dovuto
uscire sul ponte a controllare la rotta. Prese quindi un elastico dei
capelli dal comodino, legandosi la cioma in una coda alta, ed
infilandosi la felpa arancione che aveva precedentemente appeso alla
sponda del letto.
- Nami, amore, il tuo Mr Prince ti ha preparato le tue brioches
preferite... - continuava nel frattempo l' uomo, imperterrito nel
romperle le scatole già di prima mattina. Lei amava i dolci
risvegli, non quelli a suon di urla e complimenti, per quanto di questi
ultimi fosse irrimediabilmente avida.
Estrasse le gambe dal cumulo di coperte che aveva creato ai piedi del
letto, calciandole ancora più a fondo e mettendosi seduta sul
bordo del giaciglio, passandosi le mani sul viso per cancellare i
marcati residui della fantastica dormita tragicamente interrotta.
Quando i piedi toccarono il pavimento sentì un' ulteriore ondata
di freddo che l' attraversava, giungendo fino alle punte della ciglia,
e discendendo poi di nuovo verso le caviglie, dove la ragazza era
solita sentire maggiormente il freddo.
- Mia dea, i croissant si freddano... -
Inutile. Anche se lei stava impiegando un' eternità per andare
ad aprire la porta quello non demordeva, nè ne aveva alcuna
intenzione. Dandosi quindi uno slacio poco convinto si rizzò in
piedi, incamminandosi verso l' uscio della stanza.
Aprì la porta, intenzionata a prendere il vassioio dalle mani
del cuoco, ringraziarlo forse e poi tornare sotto alle coperte a
mangiare quel ben di Dio, gustandoselo come voleva. Ma rimase delusa
vedendo che il cuoco in questione non aveva il benchè minimo
spuntino tra le mani ma invece, sorreggeva in alto un rametto di
vischio rattrappito per il freddo polare che in quei giorni abitava la
Sunny, facendoli disperare per la quantità di legna che dovevano
bruciare nel caminetto costruito da Franky mesi prima, in previsione
del passaggio lungo quel tratto di mare.
Dal piccolo ramoscello riportò lo sguardo al volto del cuoco, le
cui labbra erano contratte in una posa abbastanza ridicola, che le
ricordava tanto un pesce. Non ci mise molto a comprendere il motivo di
quell' insistente risveglio, notando come la distanza tra i loro volti
veniva drasticamente diminita dallo chef, desideroso di poterle dare il
classico e immancabile annuale bacio sotto al vischio.
- Vieni qui mia dolce sirena... Smak, smak, smak... -
Sanji stava accorciando troppo le distanze, allungando anche le braccia
per poterla prendere ed intrappolare, così da poterle poi
scucire un bacio. La navigatrice, disgustata e spaventata alla
prospettiva di doversi sbaciucchiae bellamente con il Nakama,
arretrò di un lungo passo, sfuggendo così alla presa
molestarice del ragazzo, che avendo gli occhi chiusi, non
realizzò che l' oggetto dei suoi pensieri si era spostato e
mancò così la presa, cadendo con un tonfo a terra. La
ragazza, approfittando di quella perdita di equilibrio momentanea lo
aveva scavalcato, correndo in cucina dove forse avrebbe potuto ricevere
protezione da qualcuno degli altri ragazzi, dato che di certo pugni e
calci quella mattina non le sarebbero bastati per bloccare il
pomicione.
Quella era una routine che ripetevano ogni anno, e oramai sapeva che l'
unico modo per evitarla era fuggire fino a sera, nascodendosi anche
nelle botti vuote in cambusa.
Fece appena in tempo a varcare la soglia e a chiudere la porta quando
lo chef riprese a bussare insistentemente all' uscio, chiedendo di
aprirgli almeno quell' anno.
- Mia dolce Nami aprimi ti pregooooo.. - delirava quello, circondato da un nugolo di cuoricini di tutte le forme e i colori
- La classica corsa del 27 dicembre sorellina? - le domandò
l' archeologa, mentre sorseggiava una tazza di caffè e leggeva
il giornale, vedendo come la rossa scrutasse l' amiente in cerca di un
probabile nascondiglio.
- Si maledizione, e quest' anno sembra più agguarrito che mai...
- rispose lei, allungando una gambe per prendere una sedia, così
da poter bloccare la porta e riuscire a raggiungere il mobiletto
degli alcolici, dove il cecchino le stava facendo posto.
- Non sarebbe il caso che tu parli chiaro con lui? - le suggerì la mora
- Con Sanji? Il 27 dicembre? Non servirebbe a nulla.... non servono
nemmeno le percosse figuriamoci le parole! - le disse, sistemando la
seggiola sotto al pomo della maniglia e correndo in direzione del
mobile in legno, infilandosi nello scomparto svuotato dal nasone, che
ora stava sistemando le bottiglie dietro ad una pianta,
cosìcchè il cuoco non potesse intuire dove la bella
cartografa si stesse nascondendo. Non che ci avrebbe fatto molto caso
poi, preso com'era a volteggiare per la nave.
Non appena lei abbe chiuso lo sportello di legno, sentì un gran
baccano provenire dall' esterno di quel piccolo cantuccio buio.
- Dove si è cacciata la mia bella crostatina? - chiese il
biondo, accucciandosi per controllare che non fosse sotto al tavolo e
rialzandosi poi ancora più agguerrito non avenado trovato
ciò che cercava - Sono certo di averla vista entrare qui... -
ragionò poi, avvicinandosi all' angolo cottura e controllando
anche in frigorifero.
Fin tanto che quello era voltato il capitano, seduto al fianco di
Robin, aveva aperto il piccolo oblò posto sopra al tavolo,
spalancandolo, così da far credere al cercatore che la
navigatrice si fosse arrampicata da lì al castello di poppa e,
insieme a lui, il cecchino aveva lanciato una forchetta in corridoio,
per produrre rumore. L' ultimo era riuscito ad attirare l'
attenzione del cuoco che aveva smesso di esaminare gli scomparti sotto
al lavello, voltandosi di scatto ed uscendo saltellante dal salone,
reggendo il consueto ramo di vischio tra la mano. Dopo essersi
assicurati che la via fosse libera, una mano dell' archeologa
aprì lo sportellino che celava la figura ranicchiata della
ramata, la quale, indolenzita dalla scomoda posizione, aveva
piacevolmente allungato le gambe all' estreno, muovendole e riprendendo
la circolazione.
Uscì con qualche difficoltà dal mobile, rimettendosi in
piedi e stiracchiandosi, facendo scrocchiare la schiena e il collo.
- Ora della fine della giornata sarò distrutta...-
asserì, avvicinandosi al tavolo e prendendo posto, mentre un'
altra mano della sua saggia compagna chiudeva la porta, reincastrando
la sedia come antifurto nel caso il pomicione fosse tornato all'
attacco. Prese una bioches al cioccolato, l' ultima rimasta intonsa
dalla fame mattutina del capitano, versando poi in una tazza
abbandonata da qualcuno un po' di caffè. Gliene sarebbero
servite all' incirca 8 porzioni abbondanti per sopravvivere a quella
faticosa giornata che si prospettava lunga e decisamente estenuante.
- Non vedo l' ora che arrivi domani... sembra che ogni 27 dicembre
Sanji sia posseduto da un maniaco in astinenza, più del solito
ovviamente... - fece sconsolata, ingurgitando la caffeina e addentando
il cornetto tiepido.
- Forse dovresti chiedere a Zoro di ospitarti in palestra... - le
suggerì l' archeologa, guardandola con uno sguardo furbo e
sapiente, ridendo sotto ai baffi.
- In effetti Sanji non mi verrebbe mai a cercare lì... -
realizzò la rossa, alzandosi poi in fretta e furia dalla sedia,
sentendo la voce del cuoco che si avvicinava man mano.
- Dietro alla porta... lo intratteniamo noi... - consigliò
Robin, continuando nella sua lettura. Nami, riconoscente per l' aiuto
che la sua sorellona non le negava mai, anche in situazioni
tragicomiche come quella, prese un paio di biscotti in mano, balzando
poi lesta verso l' uscio e appiattendosi contro la parete vicino a
quello, che Sanji aprì con un potente calcione.
- Ho sentito la voce della mia deaaa... -
Avrebbe preso sicuramente una bella botta se ancora una volta un paio
di mani spuntate dal nulla non avessero arrestato l' urto, dandole
anche l' opportunità di correre via in punta di piedi e
velocemente. Raggiunse in breve le scale che conducevano al ponte, che
scese con grande agilità e velocità, balzando sul legno e
guardandosi attorno circospetta, dirigendosi sicura e lesta verso la
palestra dove sicuramente Zoro stava allenandosi, o dormendo, dipendeva
da quanto era rimasto in piedi la notte precedentemente, anche
perchè se non ricordava male il turno di guardia era spettato a
lui. Pensò quindi che stesse più probabilmente ronfando
appoggiato al muro.
Durante il tragitto incontrò Chopper e Brook intenti a pescare
che, dopo averla vista correre in quel modo e aver fatto mente locale
su che giorno fosse, la salutarono in silenzio con un solo gesto della
mano, sorridendole ed annuendo, garantendole anche il loro appoggio.
Franky che stava lavorando poco più in là, interruppe la
costruzione di uno strano aggeggio, probabilmente un cannone, l'
apparenza era quella, sollevandosi gli occhiali da sole e strizzandole
l' occhio in supporto. Aveva dalla sua tutti i suoi Nakama con un
briciolo di sale in zucca; sperava ora che il suo nascondiglio non le
fosse negato da quello scrbutico spadaccino di cui si era follemente
innamorata.
Era qualche mese infatti, precisamente dopo l' ennesimo tentativo di
saltarle addosso di Sanji, che si era accorta delle particolari
attenzioni che lui impiegava per tenerle lontana quella sangiusuga
umana, a cui voleva un gran bene intendiamoci, ma che a volte avrebbe
volentieri condiviso con un pescecane affamato. Quello forse lo avrebbe
allontanano un minimo da lei. Non ci era voluto molto perchè lei
si affezionasse dapprima a quei piccoli riguardi e s' invaghisse poi di
colui che glieli donava. Raggiungendo infine la palestra ci si
catapultò dentro, ignorando qualunque educazione, chiudendosi la
porta alle spalle e respirando profondamente.
- Speriamo che Sanji non mi venga a cercare anche qui... - disse tra
sè e sè, dimenticandosi che in quel luogo non era di
certo sola.
- Mocciosa! -
Infatti venne interrotta nel suo respirare affannoso dallo spadaccino,
seduto sulla poltrona che poco tempo prima aveva deciso di aggiungere
all' inesistente arredamento di quella palestra. Era comodamente
infossato nei cuscini di gomma piuma, probabilmente lo aveva svegliato
lei con tutto quel trambusto, con le gambe divaricate, gli addominali
contratti e a torso nudo, con indosso un paio di pantaloni sgualciti al
di sotto del ginocchio. Ai piedi i soliti anfibi. Era parzialmente
rivolto alla parete sinistra, lo schienale infatti era voltato di tre
quarti verso la porta, ma la visuale era abbastanza buona, vista anche
la luce che arrivava dalla finestrella, che lo colpiva in pieno. Era un
invito bello e buono a saltargli addosso quello.
- Buzzurro... - lo salutò lei con un cenno del capo, voltandosi
e appoggiando l' orecchio all' uscio, in ascolto di un possibile nuovo
attentato alla sua sanità mentale e alle sue labbra. Sentiva lo
sguardo di Zoro su di sè, dalle spalle al lato B, che coperto da
quei miseri pantaloncini lasciava ben poco all' immaginazione.
- Dì un po', che vuoi? - le chiese poi improvvisamente, infossandosi ancor di più nella comoda poltrona.
- E' il 27 dicembre - disse lei per tutta risposta, voltandosi e
avvicinandosi al ragazzo, girando intorno a lui e sedendosi poi
appoggiata alla parete di fronte.
- E quindi? - domandò ancora, non capendo il perchè della
presenza della rossa nè tantomeno quella magra spiegazione che
gli aveva dato
- Sanji mi insegue, come tutti gli anni... - si spiegò meglio Nami, sgranocchiando un biscottino al caffè.
Questa volta il verde non rispose esplicitamente, si limitò a
grugnire qualcosa che somigliava ad un insulto al cuoco che, se lo
innervosiva già abbastanza durante 364 giorni dell' anno,
raggiungeva il culmine in quella data quando tentava di baciare una
donna che lui riteneva già sua da tempo, solo che lei non lo
sapeva.
- Che c'è? - lo punzecchiò infatti la navigatrice,
sperando che quel grugnito fosse presagio di un piccolo passo avanti
nel loro rapporto.
- Nulla, è un cretino, tutto qui. - asserì stizzito,
mettendosi stavolta seduto decentemente e piegando il busto in avanti,
ghignando poi alla ragazza, tentando miseramente di celare quel passo
falso che era stato il verso che gli era uscito.
- Lo sai che lui ogni anno deve inseguirmi... ormai si sono abituati tutti -
Era vero infatti. Tutti, eccetto Zoro, avevano compreso che due giorni
dopo Natale sulla Sunny si teneva un vero e proprio inseguimento, e
perciò parteggiavano per la cartografa, non volendo di certo che
questa li ricattasse poi per averle fatto mancare il loro aiuto. Sanji
non li spaventava così tanto a confronto.
- Quindi ti stai nascondendo? - chiese lui in conferma, avendo capito
che la presenza della ramata in palestra era dovuta alla caccia aperta
che quella mattina era appena iniziata. Lei annuì, togliendosi
col dorso della mano un po' di briciole di biscotti che le si erano
fermate intorno alla bocca:
- Volevo anche chiederti se mi potevo nascondere qui finchè
Sanji non viene a cercarmi... poi me ne vado tranquillo... - disse Nami
timidamente, guardando in direzione del samurai con due occhioni da
cucciolo che avrebbero intenerito chiunque potesse dire di essere
umano. Anche Franky, più robot che uomo, non avrebbe saputo
resisterle.
- Fa' come vuoi... basta che non mi disturb... -
Non riuscì a finire la frase che la voce del cuoco si fece sentire, forte e chiara, fuori dalla porta:
- Namiiiii saaaaaan! Sei qui dentro? -
La ragazza, sbiancando, guardò dapprima in direzione della porta
chiusa che veniva sbattuta con energia, ma che per fortuna teneva
abbastanza, e poi tutt' intorno a sè, alla ricerca di qualunque
rientranza, angolo buio, pezzo d' arredamento le potesse offrire un
piccolo rifugio. Sfortunatamente la stanza era praticamente vuota se
non per i pesanti pesi di Zoro, che però non potevano offrirle
una buona copertura dal pomicione che la cercava.
Presa dal panico e vedendo che quello non desisteva dal suo intento di
agguantarla, si lanciò in braccio a Zoro, buttandogli la schiena
addosso allo schienale della poltrona, e mettendosi a cavalcioni delle
due gambe, infossando poi la testa nell' incavo del collo e trattendo i
lunghi capelli tra le mani, cosicchè non spuntassero fuori e le
rovinassero la copretura.
- Gira la poltrona svelto! - bisbigliò allo spadaccino
- Ma cosa diavolo... - tentò di opporsi lui, allargando le
braccia e tirando ancor più indietro la testa, stupito da quel
gesto
- Ti prego non voglio che mi trov... -
Venne interrotta dalla porta che sbatteva contro al muro con un forte
tonfo. A quel punto, alzò di scatto il volto verso quello del
verde, che vedendo quegli occhi speranzosi arrivargli diritti al cuore,
diede una leggera spinta col piede sinistro, girando completamente la
poltrona verso il muro antistante l' uscio, lasciando così che
solo lo schienale e i suoi piedi potessero essere intravisti da quella
posizione.
- Amore mio sei qui? - inistette ancora in biondo, tentando di entrare e nel locale
- COSA SAREI IO?! - sterpitò lo spadaccino dalla poltrona,
ghignando e stringendo Nami a sè, proteggedola inconsciamente.
Era bella la stretta di Zoro: calda, dolce, potettiva, rassicurante,
maschile e tanto possente, ma non abbastanza da farle male. Lui aveva
una forza incedibile, ma con lei, aveva sempre dimostrato delicatezza,
da quando era costretto ad aiutarla con i suoi mandarini perchè
vincolato dal debito contratto, a quando le reggeva le mille borse di
vestiti.
- TACI TU MUFFA! Sto cercando la mia dea ramata... - lo ammonì
il cuoco, scrutando in ogni angolo alla ricerca dell' esile e formosa
figura della donna
- Qui ci sono solo io! Buttati a mare, magari voleva farsi una
nuotata... - gli suggerì il samurai, ghignando sempre più
apertamente e facendo ridacchiare anche la ramata. Quel piccolo
risolino non sfuggì alle orechio del biondo, benchè la
cartografa si fosse tempestivamente tappata la bocca con una mano ed
avesse infossato ancor di più la testa nel busto di Zoro
- Cos'è stato? - domandò infatti lo chef
- Ehm...Tarme! - fu la prima cosa che venne in mente all' altro
ragazzo, che aveva perso ora la voglia di sorridere, dovendo inventarsi
una scusa plausibile, che di certo non era quella appena formulata
- Tarme? - chiese infatti scettico il biondo, sporgendosi leggermente di lato per poter intravedere l' uomo che stava seduto
- Che ti guardi?! Si tarme... sai gli animali... - provò ancora
a difendersi Zoro, capendo che stava lentamente affondando nelle sue
stesse parole, facendo anche sbiancare la ragazza accoccolata al suo
petto, che sollevata la testa, lo aveva dapprima fulminato con lo
guardo e poi iniziato ad insultare a fior di labbra, diventando
paonazza e digrigando i denti, pizzicandolo sui pettorali.
- SO COSA SONO! E mi stupisco più che tu lo sappia... ma ora
devo traovare la mia Nami swaaaaan.... - delirò infine,
riuchiudendo la porta ed allontanandosi saltelando e fumando una
sigaretta ormai ridotta a mozzicone.
- Mi devi una cena mocciosa... - riuscì a dire Zoro, poco prima che entrambi tirassero un lungo respiro di sollievo.
Rimasero accoccolati l' uno vicino all' altro per circa un quanto d'ora
prima che Nami sollevasse la testa e scoppiasse a ridere.
- Tarme?! - rise ancora - Tutto quello che il tuo neurone concepisce in
un momento di pericolo è... tarme?! - continuò sempre
più sguaiatamente, buttando inditero la testa e mettendosi le
mani sulla pancia, sossultando per le continue risa
- Beh che ti ridi mocciosa?! Intanto se l'è bevuta... - si
giustificò Zoro, incorciando le braccia al petto e mettendo una
specie di broncio solenne.
- E mi chiedo come diavolo abbia potuto visto che questa nave è
costruita di un legno che non ha di questi problemi... - spiegò
lei, asciugandosi una lacrima per il troppo ridere, tornando a guardare
il ragazzo imbronciato davanti a se. Se l' era presa il buzzurro.
- Eddai ominide scherzavo... - lo canzonò lei, tirandogli il
lobo di un orecchio ma non ricevendo un ganchè di risposta.
Non erano mai stati così vicini, eppure presi com'erano a ridere
e scherzare non se n'erano nemmeno accorti. Sembravano due ragazzi
abituati a qul genere di contatto.
- Ringrazia solo che io ti abbia nascosta strega! Sei in debito con
me... - si riscosse lui, ghignandole e guardandola negli occhi.
- COSA?! Tu hai capito male! Con tutto quello che mi devi questo
è solo un piccolo extra alle tue mansioni... - rispose lei
piccata, appuntando le mani sui fianchi e scuotendo la testa
- Mpf... - buffò lo spadaccino, ritornando imbronciato - Non ti
avrei comunque lasciata nella mani di quel maniaco... - aggiuse
sovrappensiero, spalancando gli occhi solo dopo essersi conto del peso
che quelle parole avevano effettivamente
- Come come come? - chiese infatti Nami, sbattendo le lunghe ciglia e
avvicinandosi al volto mascolino che aveva di fronte, arrivando a
solleticargli la guancia con la punta del naso
- Beh... si... insomma... lui... maniaco... mani lunghe... tu... io... noi... mia... mocciosa... -
Un fiume di parole senza senso prese ad uscire dalla bocca dello
spadaccino, divenuto improvvisamente insicuro di ciò che stata
dicendo
- Non mi avresti mai lasciata a lui? Hai detto questo Zoro... -
mormorò Nami, avendo perso anche lei ogni sicurezza nel parlare
dato che entrambi si muovevano in un terreno a loro sconosciuto e
nuovo. Quello annuì, riporando poi lo sguardo alla rossa.
- E perchè? - inistette ancora la navigatrice, speranzosa che
almeno quella volta il burbero spadaccino si sciogliesse un minimo,
rivelandole se per lui lei fosse solo un' amica o qualcosa di
più.
- Perchè quel cuoco di serie C è solo un ingrifato, ecco!
E poi, perchè tu non cedi alle sue continue avances? -
ribattè l' uomo colpo su colpo, volendo ora che fosse la ragazza
a scoprirsi di quell' orgoglio che la caratterizzava tanto quanto lui.
- Beh perchè si! - asserì convinta Nami, imporporandosi
le guance ma mascherando quel rossore che faceva pandan con i suoi
capelli con una linguaccia
- Mocciosa che non sei altro... - sbuffò Zoro, scuotendo la
testa e ridendo di come il destino l' avesse fatto inamorare di una
ragazza tanto sexy e matura, quanto infantile a volte
- Perchè poi ti interessa saperlo buzzurro? -
Quella conversazione stava prendendo una brutta piega per entrambi, sia
perchè di certo non li avrebbe portati da nessuna parte se non
all' imbarazzo più puro, sia perchè non sapevano cosa
rispondersi l' un altro, timorosi di una piccola dichiarazione
rivambiata dal compagno.
- Perchè si! - la citò lui, ghignando apertamente e mettendole le mani sulla vita
- Ehi, non mi rubare le battute! - lo pizzicò teneramente Nami,
sciogliendosi al calore di quel piccolo caldo contatto con le mani
dell' uomo che sognava.
- Ti ho solo citata mocciosa... - rispose lui sensualmente, facendo
scorrere le mani lungo il costato di Nami, su e giù,
provocandole brividi lungo tutta la colonna vertebrale ed i muscoli.
- B-Beh non mi va... - disse lei poco convinta, imbarazzata, godendo di quelle carezze così delicate e peccaminose
- Non potrei rubarti nient' altro poi, sono un uomo d' onore io...-
spiegò, sollevandosi dallo schienale e portandosi più
vicino alla navigatrice, desiderando di poterle, almeno quel giorno,
strappare un bacio visto che il suo regalo di Natale lo aveva comprato
Robin per lui, e quindi non poteva dire di averci pensato un
granchè.
- Una cosa c'è... - disse Nami, portando le braccia a cingere le
spalle di Zoro, carezzandogliele piano e sensualmente, accorciando le
distanze ed aderendo col busto al muscoloso petto dello spadaccino,
sentendo una vampata di calore provenire dal punto in cui i loro corpi
erano in contatto
- E quale sarebbe? - le soffiò lui sul mento, baciandoglielo dolcemente e assuefandosi del dolce profumo di Nami
La risposta che ricevette fu forse la più eloquente e migliore
che potesse immaginare. La navigatrice infatti gli baciò
dapprima la punta del naso, piegando poi leggermente il collo e posando
le sue carnose labbra su quelle di lui, assaporando finalmente il gusto
di Zoro: sapeva di caffè quella mattina, probabilmente gli era
servito per mantenere gli occhi aperti durante tutta la notte.
Proseguendo il contatto, divenuto fin da subito caldo e desideroso,
portò le sue piccole mani sulla nuca del ragazzo, spingendolo
ancor di più verso di sè e smuovendo leggermente il
bacino, non tanto per metersi comoda, ma per provocarlo ad aumentare il
ritmo di quel bacio. Il samurai accolse di buon grado l' invito,
leccando famelico le labbra di Nami e portando le sue callose mani sui
glutei sodi della navigatrice, stringendoli e ghignando per quanto
questi rispecchiassero l' apparenza che davano ad un primo sguardo. Non
che lui li guardasse sempre, ma ogni tanto poteva dire di perdersi in
quelle dolci rotondità.
Coninuarono a provocarsi lentamente e leggermente, scoprendo i
rispettivi sapori, fintanto che la voce gracchiante di Sanji non
interruppe l' idillio, riportandoli alla realtà:
- A TAVOLA! NAMI SWAAAAN VIENI A MANGIARE MIA DEA! -
- Io quello lo taglio a cubetti... - sbuffò Zoro, restio ad
interrompere quella dolce tortura ma comunque affamato e bisognoso di
mangiare
La cartografa sorrise, posando un ultimo piccolo bacio a fior di labbra
a Zoro, rialzandosi poi a dirigandosi lentamente verso la porta. Venne
presa però con slancio per braccio dal verde che girandola verso di sè, approfittò ancora delle belle labbra della sua donna.
- Se ci prova ancora a baciarti lo inforno, ti avverto mocciosa... - minacciò poi lui, sorridendo però alla rossa
- Posso sempre avventarmi sulle tua labbra... - rispose lei
innocentemente, staccandosi dall' abbraccio ed uscendo dalla stanza,
seguita da uno Zoro ghigante e felice.
Quando entarono in cucina erano ancora in fila indiana, Nami davanti e lui dietro.
- MIA DOLCE CROSTATINA! - squittì il cuoco, prima di tentare di lanciarsi su di lei, appostato dietro alla porta.
Ma quello riuscì solo a schiantarsi al suolo, con faccia formato pavimento e sedere per aria.
- GIU' LE MANI TESTA OSSIGENATA! - minacciò infatti il
protettivo recente fidanzato della cartografa, tirandola a sè e
ringhiando in direzione del Nakama ribaltato, che in quella posizione
somigliava molto ad una lumaca, circondato da una scia di bava.
- ARROTINO IMPICCIONE, SPARISCI! - ribattè Sanji, rialzandosi ma
non rimanendo eretto per molto tempo, vedendo inafatti come un ghigno
che non prometteva nulla di buono fosse apparso sul volto del verde,
che voltando leggermente il capo gli aveva dapprima strappato di mano
il consueto rametto di vischio, per poi gettarlo lontano in fondo al
corridoio, non mollando mai la presa intorno alla vita della sua donna:
- Questo a me non serve... - disse poi, sollevando il mento di Nami con una mano e baciandola lì, davanti a tutti.
- NON MOLESTARE LA MIA DEA! - si oppose il biondo, ricevando
però un potente calcio nello stinco dalla ragazza, stufa di
doversi sorbire la corte smodata del cuoco, che durante l' anno le
faceva anche piacere, perchè poteva rigirarselo come voleva, ma
che in quela ricorrenza detestava con tutta sè stessa tanto era
esagerata
- La mia Nami swan è consenziente... - piangeva poi seduto,
massaggiandosi il polpaccio dolorante, e dondolando sconfortato, alla
vista di quella scena.
- VAI COSì FRATELLO! - urlava il cyborg, mentre Usop tappava gli occhi e Rufy le orecchiea Chopper.
Non a tutti a quanto pare serviva il vischio per ottenere il classico ed annuale bacio portafortuna....
A Zoro di certo non gli sarebbe servito mai più.
Angolo dell' autore:
Volevo postarla ieri ma non sono riuscita a rileggerla.
Questa FF è uno sclero dopo aver visto in un centro commerciale
un' ala tappezzata di vischio sotto alla quale le coppiette innamorate
e pucciose passavano e si baciavano. UN PO' DI PUDORE E RISPETTO PER NOI SINGLE NO EH BRUTTI POMICIONI ??!!!
Perciò scusatemi questo stupido e penoso sclero post " mi sono
ricordata di non avere un ragazzo con il quale baciarmi sotto al
vischio ".
A presto,
Alu.
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