Frozen
Era una bella mattina invernale.
Appena aprii gli occhi potei vedere chiaramente dalla mia finestra quel
bianco pulito e freddo che copriva tutto il perimetro di casa mia.
Mi tirai su, stiracchiandomi ancora assonnato e passandomi una mano tra i capelli.
Sbuffai abbastanza annoiato. Sapevo già cosa sarebbe accaduto di li a poco.
Come a confermare i miei sospetti la porta si aprì di
botto, una piccola figura bassa e mora entrò nella mia stanza
infilandosi subito dopo sotto le coperte con me.
Sobbalzai. Accidenti, era gelata.
"Emma, insomma!" sbottai, alzando la coperta e trovandomi faccia a
faccia con il musetto sorridente di quella pestifera di mia sorella.
"Jack guarda, ha nevicato tanto sta notte! Dici che Babbo Natale
riuscirà a raggiungerci comunque?" mi chiese lei muovendo i
piedini avanti e indietro, con il lenzuolo che le schiaccava i capelli
all'indietro.
Devo ammettere che era proprio buffa.
Risi appena, appoggiando la mano sulla sua nuca.
"Certo che si, non sarà certo un po' di neve a fermarlo"
Babbo Natale...mi sembrava incredibile che Emma credesse ancora a
quelle storie di fantasia. Ormai aveva quasi dieci anni, doveva aver
capito da un pezzo che le favole erano solo favole.
"...tu non ci credi, vero Jack?" mi chiese, guardandomi con un espressione seria e lasciandomi spiazzato per un attimo.
Era fin troppo acuta quella piccolina.
"Bè, ma certo che ci credo!" risposi io con tutta la naturalezza possibile.
"Non è vero! Guarda che lo capisco quando dici le bugie!"
Certo che lo capiva, ormai sembrava che capisse cosa pensavo senza
che io dicessi nulla, solo con un semplice sguardo o movimento.
Era una partita persa in partenza con lei, quindi mi arresi alzando le spalle e storcendo la bocca.
"No, non ci credo. In fondo, che prove hai che lui esista? Nessuno
l'ha mai visto!" le dissi molto schiettamente. Non mi importava che
fosse piccola e tutto il resto, io l'avevo sempre considerata una mia
pari e per questo le parlavo nello stesso modo in cui avrei parlato ad
un adulto.
Emma scosse la testa ridendo cristallina, come solo lei sapeva fare.
"Non hai necessariamente bisogno di vedere qualcosa per crederci!"
Risi anch'io a quella sua risposta, scompigliandole i capelli marroni e lisci.
"Va bene, va bene. Hai vinto tu!" le concessi molto
spontaneamente. Se ci credeva non le avrei certo fatto cambiare io
idea, alla fine non doveva essere brutto pensare che ci fossero
creature mistiche che portavano doni mentre tu dormivi.
Ci avrei creduto volentieri anch'io....ma avevo i piedi per terra e preferivo concentrami sulle cose solide e reali.
"Bene, allora come premio...che ne dici di portarmi a pattinare?" fece mia sorella a quel punto, saltando giù dal letto.
Ed eccola, la cosa alla quale avevo pensato non appena avevo visto
tutto coperto di neve. Ero sicuro che Emma mi avrebbe fatto quella
richiesta, lei adorava pattinare sul laghetto ghiacciato poco distante
da casa nostra.
Sbadigliai in modo teatrale, guardandola assonnato e lasciandomi ricadere sul letto a peso morto.
"Oh accidenti, che colpo di sonno improvviso!" dissi richiudendo gli occhi.
Emma iniziò a tirarmi la manica del pigiama
insistentemente, arrampicandosi nuovamente sul letto e pizzicandomi con
le manine la guancia per farmi fare strane smorfie facciali.
"Imbroglione, non è vero! Me lo avevi promesso, portami a pattinare!"
A quel punto la piccola peste era riuscita a risalire, montandomi
sulla pancia e iniziando a saltarci sopra manco fossi un cavallo a
dondolo.
"Sveglia! Sveglia! Sveglia!" esclamava a ogni salto, finchè
spossato non mi tirai su afferrandola da sotto le ascelle e facendola
scendere dal mio stomaco martoriato.
Sbuffai.
"E va bene, lasciami vestire un attimo!"
Emma emise un urletto gioioso, uscendo dalla mia stanza con la
stessa velocità con la quale era entrata e precipitandosi in
soggiorno.
"Mamma, mamma! Io e Jack andiamo a pattinare!" le sentii dire tutta emozionata.
Feci ruotare gli occhi verso il soffitto e, arreso, mi tirai su recuperando i miei vestiti e iniziando a indossarli.
Tempo uno o massimo due minuti la piccola sarebbe ritornata e mi avrebbe trascinato fuori di casa anche senza pantaloni.
Finii rapidamente di vestirmi, raccogliendo poi i pattini di entrambi un attimo prima che Emma mi chiamasse.
"Eccomi, cos'è tutta sta fretta!"
Che domande, di sicuro voleva sfruttare tutto il tempo a sua
disposizione per stare al laghetto, visto che nostra madre non ci
lasciava uscire nel pomeriggio perchè veniva buio e saliva il freddo in
fretta.
Presi il mio bastone per aiutarmi nella neve alta e uscii anch'io
dalla camera, ritrovandomi davanti mia sorella già tutta vestita
e fremente per uscire.
Come previsto si attaccò al mio braccio iniziando a tirarmi verso la porta.
Mi lanciai per un attimo uno sguardo complice con mia madre per poi sorridere e seguirla fuori.
"Fate attenzione!"
La voce di mia madre mi risuonò come il solito apprensiva ed esageratamente preoccupata. Ma che voleva che succedesse?
Mi girai verso di lei guardandola con un espressione maligna e leggermente derisoria.
"Si....fidati!" dissi ridendo, per poi allontanarmi in direzione del laghetto con la mano di Emma nella mia.
Non riesco a sentire i miei sensi
Sento solo il freddo
Tutti i colori sembrano sbiadire
Non riesco a raggiungere la mia anima
Smetterei di fuggire, se esistesse una possibilità.
Raggiungemmo
la nostra destinazione dopo poco più di cinque minuti. Il
laghetto non era affatto distante, d'estate avremmo potuto
tranquillamente andarci a fare il bagno se l'acqua non fosse stata
così fredda in tutte le stagioni.
Salii sul ghiaccio tastandolo prima piano con un
piede. Era neccessario verificare, spesso lo strato congelato che si
formava non era abbastanza spesso per salirci e c'era il rischio che si
rompesse.
Quando mi fui accertato che il ghiaccio reggesse il mio peso feci segno a mia sorella di seguirmi.
Visto che Emma fremeva decisi di mettere i pattini
prima a lei, così sarebbe rimasta buona per un po'. Le tolsi le
scarpe e la aiutai ad allacciarsi i nastri dei pattini. Dovevo
ricordarmi di insegnarle a fare i nodi, sarebbe stato imbarazzante se
quando avesse trovato marito avrei dovuto ancora allacciarle le scarpe.
"Ecco fatto, ora aspetta qui un attimo" dissi facendole cenno con le mani di stare ferma.
Abbassai lo sguardo per togliermi le scarpe e subito
lei sgusciò via, alzandosi e iniziando a scivolare sul ghiaccio
con la lama dei pattini.
"Sbrigati lumaca, prendimi!" ridacchiò facendomi la lingua.
Mai una volta che ascoltasse ciò che le dicevo, quella piccola era davvero tremenda.
Sospirai e posai il bastone sul ghiaccio, togliendomi le scarpe e allungando la mano per prendere anche i miei pattini.
Improvvisamente la sentii di nuovo vicina a me, stranamente silenziosa.
"Jack..."
Mi voltai in sua direzione alzando gli occhi al cielo.
"Emma, se non mi dai il tempo di mettere i pattini non
poss....!" mi bloccai improvvisamente, guardandola in quegli occhi
castani.
Mi stavano fissando, lucidi e pieni di terrore.
"Emma...."
Mi lacera sacrificare tutto, ma sono costretto ad arrendermi.
Mi dici che sono gelido, ma che posso fare?
Non posso spiegarti le ragioni, l'ho fatto per te.
Quando le bugie diventarono verità mi sacrificai per te.
Dici che sono freddo, ma cosa posso fare?
Mi resi conto troppo tardi dell'enorme errore che
avevo commesso. Solo allora, quando vidi mia sorella paralizzata dalla
paura e sentii il suono del ghiaccio che si stava frantumando sotto i
nostri piedi.
Ero stato uno stupido, uno stupido superficiale e irresponsabile. Che razza di fratello maggiore ero?
Solo in quel momento capivo quanti errori avevo
commesso nella vita, quante cose avevo dato per scontato, quanti
consigli avevo ignorato trovandoli inutili.
Solo ora, che quegli occhi identici ai miei mi guardavano tremanti.
Cercai di mantenere almeno la calma, e lentamente riposi il pattino rimanendo inginocchiato.
"Stai tranquilla, andrà tutto bene..non
guardare giù. Guarda me." dissi con la voce più
tranquilla che potessi fare, tendendo la mano in sua direzione.
In quelle situazione era necessario non farsi prendere dal panico, e lo vedevo, Emma era totalmente in panico.
"Jack...io ho paura.." mi disse con voce tremante, mentre abbassava lo sguardo verso i suoi piedi.
Un altra crepa di aprì sotto di lei con un suono secco.
Oh Emma, lei non poteva capire quanta paura avessi
anch'io. Avevo paura come mai l'avevo avuta in vita mia. Paura di
perderla, di vederla precipitare in quell'acqua gelata per non far
più ritorno.
Cos'avrei raccontato a nostra madre?
Chi sarebbe venuto a svegliarmi e a infastidirmi in
ogni ora della mia giornata? Non l'avrei potuto sopportare...no, non
avrei mai potuto sopportare di perderla così.
Mi tirai su, ingoiando a forza quei pensieri e tendendomi in sua direzione.
Il ghiaccio scricchiolò anche sotto di me, sotto i miei piedi nudi.
Ignorai quel suono, e sorrisi guardando mia sorella con un espressione serena.
"Ah lo so, lo so....ma andrà tutto bene, non
cadrai li dentro. Ci divertiremo un mondo invece!" dissi con tono
allegro, mentre dentro di me morivo.
Sento il tuo dolore
non mi perdonerai,
Ma so che starai bene.
Mi strazia pensare che non lo saprai mai, ma non ci pensare.
"No, non è vero!" mi disse lei sul punto di scoppiare a piangere.
Ah, quanto era intelligente quella
bambina. Per la prima volta maledissi quella sua dannata intelligenza,
perchè capii che non potevo imbrogliarla, non potevo farle
credere che sarebbe andato tutto bene. Non ne ero sicuro nemmeno io.
Eppure, nonostante tutto, continuai a mentirle.
"Ti direi mai una bugia?"
"Si, tu dici sempre le bugie!"
Ed eccola di nuovo, la verità mi si
parava davanti come un pugno in faccia. Non potevo ingannarla come
facevo con gli altri.
Perchè lei era speciale, lei mi conosceva meglio di chiunque altro.
Lei era Emma Frost, mia sorella.
In quel momento capii che non era
imbrogliandola che l'avrei tirata fuori di li, ma agendo e
sperando....sperando in qualcosa che non vedevo....
"Bè, si ma, non questa volta. Andrà tutto bene....devi credere in me"
Le sorrisi di nuovo, e questa volta la sua espressione cambiò.
Mi credeva.
Si, credeva in ciò che stavo dicendo. Ci credeva perchè era vero, sarebbe andato tutto bene.
Mi dici che sono gelido, ma cosa potrei fare?
Non posso spiegarti le ragioni, l'ho fatto per te.
Quando le bugie diventarono verità, mi sono sacrificato per te.
Dici che sono freddo, ma cosa posso fare?
"Facciamo un gioco insieme?
Ora giochiamo a campana, come facciamo ogni giorno!" dissi allegro,
senza perdere il contatto con i suoi occhi.
Dovevo distrarla, dovevo farle
credere a tutti i costi che non era in bilico tra la vita e la morte,
ma che era una giornata come tante altre.
Il ghiaccio scricchiolò ancora.
Stava per cadere, me lo sentivo.
Da un momento all'altro l'avrei sentita urlare, e il ghiaccio si sarebbe rotto portandola via da me.
Sentii gli occhi pizzicarmi e la mia vista si appannò.
No, non ora...per favore non ora. Non potevo piangere davanti a lei.
Ci sarebbero state altre
occasioni, per altri motivi...e allora lei mi avrebbe preso in giro
dandomi della ragazzina. Ma non ora, dovevo essere forte e credere che
tutto si sarebbe sistemato.
Lei credeva in me...non potevo deluderla.
Tirai leggermente su il naso, ridendo per mascherare le mie emozioni.
Ridi Jack, falla ridere.
"E' facilissimo! Uno..." dissi, avanzando con un piede.
La crepa sotto di me si allargò.
Mi appoggiai su una gamba sola, ondeggiando in bilico in una posa buffa e precaria.
"Due...waah.." feci emettendo un verso comico, che ottenne il risultato sperato.
Emma rise, guardandomi sinceramente divertita.
Questo mi infuse nuova speranza e forza.
Si, ce la potevo fare, non sarebbe caduta.
"E tre..." conclusi, atterrando con entrambi i piedi sul ghiaccio spesso, al sicuro.
Come avrei voluto che ci fosse stata lei al posto mio in quel momento. Sarei volentieri morto, sapendo che lei era al sicuro.
Allungai la mano, afferrando il mio bastone e abbassandomi alla sua altezza.
"Ok, ora tocca a te!..uno..."
Mia sorella annuì, sorridendomi e iniziando a muovere i piedi in mia direzione.
Le crepe si allungarono stridendo sinistre, come spire che avevano intenzione di afferrarla e trascinarla nel baratro.
"Così, ci sei quasi! ...due..."
Ma non l'avrebbero presa, non finchè c'ero io.
"Tre!" esclamai, tirandola a me con il bastone e sbilanciandomi.
Caddi, scivolando sul ghiaccio fino al punto in cui era lei fino a pochi secondi prima.
Mi tirai su trafelato, cercandola con lo sguardo.
E poi la vidi, era lontana da me ma al sicuro.
Emma mi guardò, sorridendo felice e serena. Perchè sapeva che ora niente poteva più farle del male.
Si, non l'avrei mai permesso.
Non avrei mai più fatto nulla per metterla in pericolo.
Mi misi in piedi.
Ora l'avrei raggiunta e
l'avrei riportata dritta a casa, ci saremmo fatti una bella cioccolata
calda e avvolti in una coperta le avrei raccontato le storie di
fantasia che lei tanto amava.
E le avrei detto che aveva ragione.
D'ora in poi avrei creduto anche a ciò che non vedevo.
Feci un passo, e il ghiaccio
sotto ai miei piedi si sgretolò come vetro facendomi precipitare
nell'acqua gelata del lago. L'acqua entrò subito nei miei
polmoni, mozzandomi il fiato e soffocandomi.
Mi soffocava mentre precipitavo, precipitavo sempre di più verso il buio.
Tutto scivolerà via
Rimarranno frammenti sparsi,
Quando i ricordi svaniranno nel vuoto, solo il tempo narrerà questa storia,
Se tutto sarà stato vano.
L'ultima cosa che udii fu la voce di Emma che mi chiamava. E poi...il nulla.
La mia mente si svuotò, tutto diventò freddo.
D'un tratto non sentii più dolore, non sentii più la tristezza.
Tutto era calmo.
Non c'era nulla che potesse turbarmi. Ero in pace.
Poi una luce, fioca e delicata mi indusse a riaprire gli occhi.
Mi avvicinai
sempre più verso essa, finchè il mio corpo non
andò a sbattere contro una superficie solida rompendola.
Allora un aria fredda accarezzò il mio corpo bagnato.
Respirai. Un unico, singolo respiro, che mi fece capire che per vivere dovevo respirare.
Ma allora...prima come facevo a rimanere in vita? Non ero sott'acqua?
Io non potevo respirare sott'acqua...almeno così mi sembrava.
Una serie di pensieri iniziarono a vagare per la mia testa.
Chi ero?
Da dove ero arrivato?
Perchè non sentivo il freddo?
Un umano doveva
sentire freddo d'inverno....giusto? Lo sapevo, perchè qualcuno
me lo aveva detto, anche se ora non riuscivo a ricordare ne chi era
stato ne dove era successo.
E perchè ero li da solo?
Avevo paura...sentivo una grande paura crescere sempre di più dentro di me.
Poi mi voltai...e allora la vidi.
Quella luce fioca che mi aveva fatto svegliare. Ora era brillante e maestosa.
La luna.
Improvisamente
tutte le mie preoccupazioni svanirono. In qualche modo quella vista mi
convinceva che tutto sarebbe andato bene, e che non avevo nulla da
temere.
Poi sentii la sua voce. Disse solo poche parole, che mi accarezzarono leggere e incredibilmente calde.
"Tu sei Jack Frost."
Fu tutto ciò che mi disse.
Non riesco a sentire i miei sensi
Sento solo freddo
Gelido...
Ma cosa posso fare?
Immobile...
Mi dici che sono gelido, ma cosa posso fare?
Non posso dirti le ragioni, l'ho fatto per te
Quando le bugie diventarono realtà mi sono sacrificato per te.
Dici che sono gelido, distante....
Uff,
che parto scrivere questa storia xDD era da un po' che non scrivevo, e
devo ammettere che mi sono un po' arrugginita. Ma dovevo scrivere
qualcosa su questo film...perchè l'ho profondamente amato dalla
prima volta che ho visto il trailer, poi lasciamo perdere quando sono
andata a vederlo al cinema.
Poi Jack Frost...che dire...lo adoro, semplicemente. Ero indecisa
però su cosa scrivere, per un momento mi era venuta voglia di
mettere qualcosa su qualche coppia...ma alla fine mi è uscito
questo. Perchè questa scena mi ha fatto piangere come una
bambina, e adoro il rapporto che c'è tra Jack e sua sorella (che
non sono sicura si chiami davvero Emma...ho trovato questo nome girando
sul web xD), per cui ho deciso di descrivere il momento in cui Jack
muore per salvarla.
Spero sia piaciuta :)
Forse scriverò ancora qualcosa sulle 5 leggende...probabilmente su Sandman (altro personaggio che adoro *-*)
La canzone che c'è nella fiction è "Frozen" dei Within
Temptation. Ho letto la traduzione e l'ho trovata perfetta! ^^
Bè, detto questo...arrivederci e baci a tutti!
HEILYNEKO
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