La ragazza e il peccato
Caro Diario
Successe 14 anni fa.
Era un’oscura notte senza stelle ma con un timido e nebuloso
chiarore lunare. Camminavo per le strade della periferia, quando mi
trovai davanti ad un giardino, contornato da una siepe di rose, che
nelle tenebre sembravano nere. Entrai nel giardino e mi resi conto che
in realtà era un cimitero, disseminato di tombe e lapidi
scheggiate.
Su una tomba c’era un’annerita croce celtica
illuminata dalla luna. Sopra la croce celtica c’era un
ragazzo coi capelli neri. Che mi guardava, mi studiava con i suoi occhi
viola, quasi argentati nella luce fredda. Avevano la pupilla verticale,
come quella di un gatto, scheggia d’ossidiana in quegli occhi
di mercurio. In quel momento mi ricordò un felino in
agguato, teso come un arco, nell’attesa di balzare sulla
preda.
Invece di attaccarmi, con una voce sorprendentemente profonda e calda,
sensuale, mi salutò.
La sua voce carezzevole mi s’insinuò nelle vene; e
io fui perduta. M’innamorai perdutamente di quel suono
avvolgente.
Ma capii che non stava cercando di sedurmi per gioco.
Ci conoscemmo meglio, con il tempo. Scoprii il suo nome, era un nome
curioso… si chiamava Envy…
“Sono… invidiosa del tuo nome!”. Lui
rise, una risata dolce e discreta, incerta, come se non ridesse molto e
non ne fosse capace.
Ci amammo in quel cimitero, con timidi baci e calde carezze
nell’aria setosa della notte.
Envy era così snello e sottile che una volta gli dissi
“sei come un alito evanescente di sogno, che è
rimasto impigliato nelle mie dita”. Ero sdraiata con la
schiena contro il suo ventre muscoloso e freddo… Envy era
sempre freddo… e lui aveva le labbra appoggiate alla mia
nuca. Sentii il suo sorriso sulla mia pelle; poi mi baciò
sul collo, mentre le sue mani affusolate mi sollevavano la camicia
leggera a sfiorare i fianchi e sussurrò così
piano che credetti di essermelo immaginata “alito…
di incubo, forse…”. sembrava triste.
Non capii, allora.
Poi, una notte buia illuminata dalla luna come quella in cui ci eravamo
conosciuti, mi prese per le spalle e mi disse, con il volto contratto
dal dolore “Mi dispiace ma… io non ti
amo”.
Mentiva. Lo capivo dalla sua voce. Quando Envy diceva la
verità, la sua voce era calda e avvolgente. In quel momento
invece era rotta e distaccata, ben diversa da quella di cui mi ero
innamorata.
Poi continuò… “un morto non
può tornare in vita… e io non posso
amarti”. Si voltò mentre stava ancora parlando e
corse via nell’oscurità, bagnato di luna.
Nel girarsi vidi una goccia di sangue colare sulla sua guancia.
E capii cosa fosse: un peccato, un demone, un antico abominio a cui non
era concesso vivere come un essere umano, ma che aveva provato
l’amore più puro e vero.
Io voglio solo che lui torni da me, anche se so che è morto.
Quando mi lasciò, sapeva che andava a morire, e sapeva anche
che io lo sapevo. Mi lasciò quella notte con la morte negli
occhi.
Ho amato un… non so cosa fosse esattamente ma…
non avevo mai amato così un umano.
Non dimenticherò quel ragazzo della notte; Envy, che non ha
mai potuto amarmi, ma che mi amò con tutto se stesso.
FINE
la mia primissima fanfic che emozione!!! mi stavo facendo venire i
sensi di colpa per averla relegata nel PC x ttt il tempo... e alla fine
l'ho messa!
ringraziamenti spaeciali a un sacco di gente... (nn sanno neanche cosa
sn le ff, però mi hanno aiutato...)
a Nathalie, Lapo, la Federkikka che mi ha sempre sopportato e Elisa,
Giada, Maria Vittoria e Sofia in particolare, che è stata la
prima a leggere questa fanfic...
un ringraziamento alla mia prof di Italiano, che è una
grandissima, e che mi ha regalato il Maneki Neko k cercavo da una
vita...
RE-CEN-SI-TE!!!
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