Madness

di Superdirectioner
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Non ci potevo credere. Mia madre lo aveva fatto davvero. Credeva che fossi matto. Ma lri non capirà mai quello che ho passato e che mi ha fatto passare. Già era un inferno prima. Fino a due anni fa la mia vita era insopportabile. Ogni giorno, in ogni situazione, i mieigenitori trovavano un pretesto per litigare. La mia casa era un disastro, persone che si urlavano contro tutti gli insulti possibili e si tiravano dietro tutto quello che gli capitava tra le mani. Ogni volta che rientravo era la stessa storia, trovavo i miei che litigavano, li guardavo male (perché sapevo che li faceva disperare quello sguardo) e poi me ne andavo in camera mia sbattendo la porta. Alzavo sempre il volume dello stereo al massimo per non sentire le loro grida. Due anni uguali, pieni di dolore, delusioni e paura. Poi un giorno mi ero svegliato, ero sceso in soggiorno e avevo trovato mi madre a piangere sul divano. Mio padre se ne era andato. Ci aveva lasciati soli per sempre. Quella fu la goccia che fece trabboccare il vaso. La sera stessa, quella maledettissima sera, decisi di andare a svagarmi in discoteca. Arrivato nel locale feci amicizia con quattro ragazzi poco raccomandabil. Mi trovavo bene, ero particolarmente a mio agio cosí decisi di bere qualcosa, come avevano giá fatto le persone con cui mi trovavo.Rimasi fuori tutta la notte e tornai a casa ubriaco. Mia madre si era giá alzata e vedendomi ridotto in quelle condizioni pensó bene di cacciarmi di casa. Litigammo e andai a vivere con mia sorell. Ogni sera mi vedevo con quei tipi continuavo a bere. Era diventata una vera ossessione per me. Ne sentivo sempre piú il bisogn, non riuscivo a farne a meno. Dopo qualche mese feci pace con mia madre e tornai a vivere da lei ma quando si accorse della mia dipendenza cadde in depressione. Io mi sentivo stupido, vuoto e iniziavo a credere che nascendo avevo solo fatto del male alle persone a me vicine; ma continuavo a bere. Forse anche per non pensarci. Mia madre non ne poyeva piú così decise di mandarmi nella nostra casa in montagna per qualche mese. Diceva che cambiare aria per un pó mi avrebbe fatto bene. Io odiavo tutto di quel luogo: la nostra casa, arroccata sulla cima della montagna. Il paesino che distava circa tre kilometri dalla nostra abitazione. Ma piú di tutto, odiavo la gente di quel paesino. Tutti anziani misteriosi che ti guardavano con aria di sufficienza e di disprezzo. Nonostante tutto, fui costretto a mettermi in viaggio. Pensai bene, anzi male, di andare al paese prima di arrivare alla casa per fare un poco di spesa. Scesi dalla macchins e mi incamminai verso quello che i paesani chiamano supermercato. Mente camminavo il mio sguardo si posó su una signora sui 50 anni. Rimasi colpito negativamente dal suo aspetto: era alta, molto magra, con dei capelli lunghi che le incorniciavano il viso, solcato dalle rughe. I capelli le ricadevano sulle spalle coperte da un cappotto marrone lungo. I suoi occhi erano piccoli e vispi, di un azzurro ghiaccio che faceva paura. Sembra davvero una donna cattiva. Aveva un' espressione austera. Mentre la fissavo e pensavo a quanto il suo aspetto fosse orribile non mi accorsi di averla spinta a terra, passandole affianco."Ehi ragazzino guarda meglio dove cammini!" Si lamentò. Io di tutta risposta le dissi "Lasciami in pace vecchia." e me ne andai dentro il supermercato Una mezz'ora dopo..... Ero appena uscito da quel maledetto supermercato, giá abbastanza incazzato di mio. Ho sempre odiato fare la spesa. Avevo due buste pesantissime in mano e non vedevo l'ora di arrivare a casa. Mentre mi dirigevo verso la macchina, presi dalle buste una lattina di birra ed iniziai a berla. La signora di prima, che era ancora lí, mi vide bere e commentó "I ragazzi di oggi, non fanno altro che bere, scherzano con l'alcool e poi ne diventano schiavi! Bha!" Appena udite quelle parloe mi girai bruscamente verso di lei e buttaila lattina a terra. Come si permetteva di giudicarmi? Cosa ne sapeva di tutto quello che avevo passato? Senza pensarci due volte corsi verso di lei e iniziai a prenderla a schiaffi, piú le facevo male piú sentivo il bisogno di sfogarmi. Iniziai a darle calci molto forti. Lei urlava e si dimenava, il viso era sanguinante a causa di un mio pugno che probabilmente le aveva rotto il naso. Ad un certo punto la spinsicosì forte che le feci sbattere la testa a terr. Non si mosse più. Capii che era morta e me ne andai verso il parcheggio. Era come se mi fossi tolto un peso che mi tormentava da anni. . SAAAAAAALVE A TUTTI Questa è la seconda os a su Harry anche se il su




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