GIRLS
FROM MARS
Di Shizuka & Sihaya10
Capitolo
3
«Buongiorno!»
Noriko entrò in palestra sorridente e pronta a salutare
con un inchino Ayako e il signor Anzai, ma non vide nessuno sulla panca accanto
al campo. Guardò l’orologio e si accorse di essere un po’ in anticipo. Momo era
di certo in arrivo e probabilmente anche i ragazzi dello Shohoku. Sua sorella
invece era stata trattenuta in presidenza dove l’aveva spedita il professore
dell’ultima ora, spossato dalla sua irriverenza.
Così mentre Aiko si batteva a faccia a faccia con il
preside, lei era andata in avanscoperta.
Entrò in palestra e, in un certo senso, fu contenta di non
trovare nessuno. Tutta quella situazione creata dalla diabolica mente di Aiko,
infatti, la metteva piuttosto in imbarazzo.
Sistemandosi sulle spalle la borsa da ginnastica, si
diresse verso lo spogliatoio femminile per cambiarsi. Mise la mano sulla
maniglia della porta e la spinse un poco, ma non si aprì. Provò di nuovo finché
capì che la porta era chiusa a chiave (e lei non ne aveva nessuna per aprire).
Quella situazione le mise una certa amarezza. Il fatto che lo spogliatoio
femminile fosse chiuso diceva molto su quanto fosse sgradita la loro
presenza.
Si appoggiò al muro sconsolata in attesa dell’arrivo del
signor Anzai o della manager per farsi aprire la porta.
«Che fai? Non ti alleni?», chiese una voce al suo fianco
dal tono vagamente ironico.
Noriko si voltò sorpresa poiché aveva fissato per tutto il
tempo l’entrata della palestra e nessuno era entrato. Quello significava che
qualcuno era già in palestra.
«La porta dello spogliatoio è chiusa.», disse voltandosi
verso il ragazzo che la sovrastava di una ventina di centimetri. Lui le fece un
sorriso malizioso appoggiandosi con un gomito alla parete e mettendosi l’altra
mano in tasca:«puoi usare il nostro…», le disse sempre più divertito nel
vederla arrossire. Noriko abbassò lo sguardo furiosa sia per non essere
riuscita a trattenere quella reazione, sia per l’arroganza del giocatore.
«Senti Mitsui.», disse facendo appello a tutta la propria
fermezza,« non credo che potremmo andare avanti per molto in questo modo, lo so
che la nostra presenza non è gradita qui, ma …»
«Esatto», esordì Rukawa arrivando alle spalle di Mitsui, e
Noriko capì che entrambi i ragazzi erano usciti dallo spogliatoio, dove
probabilmente erano già prima del suo arrivo.
«La vostra presenza è un ostacolo alla nostra
preparazione», disse il volpino con estrema presunzione.
Noriko abbassò lo sguardo mortificata. Non voleva
litigare, lei detestava chiunque attaccasse briga senza motivo. Ma i due
ragazzi se la stavano prendendo con lei che, per quanto, non era nemmeno la
reale responsabile di quell’intrusione nella loro vita.
«Si tratterà solo di poco tempo», cercò di mitigare, ma
gli sguardi dei due non sembravano certo disposti a capire:«non avete per caso
le chiavi dello spogliatoio», tentò Noriko di nuovo con tutta la sua
gentilezza, «vi do la mia parola che non interferiremo in alcun modo con i
vostri allenamenti», disse chinando la testa supplichevole.
Rukawa emise un sospiro scocciato e Mitsui rise
maliziosamente. «Le chiavi non le abbiamo, se vuoi cambiarti devi farlo nel
nostro spogliatoio», ribadì.
Noriko arrossì di nuovo, ma questa volta la grinta
assopita dentro di lei cominciò a risvegliarsi:«non avete alcun diritto di
trattarci in questo modo!», disse fra i denti guardando Mitsui dritto negli
occhi, «Quando lo saprà il Signor Anzai voi…»
«Noi cosa?», incalzò Mitsui che, più che arrabbiato,
sembrava divertito dalla ragazza; percepiva la rabbia che la sua indole,
chiaramente pacifica, cercava di contenere.
«Guarda che non ti stiamo facendo niente, che c’è ti
vergogni ad usare il nostro spogliatoio?», chiese sostenendo il suo sguardo.
«Che sta succedendoooo?», urlò all’improvviso Aiko
entrando in palestra a grandi passi. Era euforica per la loro prima giornata di
allenamento.
Noriko si voltò verso di lei con le guance paonazze. Il
sorriso dell’amica si oscurò.
«Che sta succedendo?», scandì di nuovo, questa volta in
tono cupo, poi appoggiò in terra la borsa e si mise le mani sui fianchi
squadrando minacciosa i due ragazzi.
Noriko fu profondamente sollevata per l’arrivo di Aiko:
lei, con quel suo carattere impetuoso, sapeva affrontare i problemi con una
faccia tosta senza pari. Le spiegò che lo spogliatoio delle ragazze era chiuso
e che, quei due, dicevano di usare quello dei ragazzi.
«Embè? Dov’è il problema?», esordì Aiko scuotendo la
testa, poi afferrò la sorella per un braccio e, prendendo anche la sua borsa,
la trascinò nello spogliatoio dei ragazzi.
Noriko cacciò un grido e si oppose con tutte le sue forze
fermandosi sulla soglia della porta. Sia Mitsui che Rukawa si affiancarono a
lei.
Aiko lanciò la borsa su una delle panche nello spogliatoio
e fece per togliersi la maglietta, ma si accorse del pubblico che la fissava
divertito e sconvolto (nel caso di Noriko) presso l’entrata.
Gli occhi della ragazza passarono da quelli di Rukawa a
quelli di Mitsui e viceversa:«Non avrete intenzione di stare a guardare?»,
chiese fulminandoli.
«Questo è il nostro spogliatoio», disse Rukawa entrando
diretto al proprio armadietto dal quale estrasse un asciugamano, poi in tutta
tranquillità si diresse verso il rubinetto e si lavò le mani.
Aiko strinse i pugni con una rabbia crescente che stava
per esplodere. Quel maledetto e insolente moccioso-volpe credeva di aver in
mano la situazione! Pensava che rimanendo lì dentro lei non avrebbe potuto
cambiarsi!!
Oh, non sapeva proprio con chi aveva a che fare! Pensò la
ragazza.
Lei -Aiko Summerville- non era certo il tipo che si faceva
mettere i piedi in testa da un ragazzino arrogante e presuntuoso il cui unico
talento consisteva nel riuscire a centrare un canestro!
All’improvviso, con un gesto secco e rabbioso, afferrò la
maglietta e se la tolse gettandola sulla panca sotto gli occhi attoniti dei
presenti. Noriko si portò le mani alla bocca per non gridare e l’espressione
del suo viso passò da sconvolta ad inorridita. La sorella, infatti, si stava
cambiando completamente. Si era infilata una T-shirt bianca e i calzoncini
sotto alla gonna dell’uniforme, mentre blaterava fra i denti una valanga di
offese d’ogni genere, che nessuno riuscì a percepire chiaramente, ma che, come
Noriko intuiva osservando i gesti nevrotici della sorella, era meglio non
sentire.
Noriko alzò lo sguardo verso Mitsui che tratteneva
allibito il respiro. Si lasciò sfuggire un risolino compiaciuto: sua sorella
non conosceva le mezze misure, ma quella volta, oh, avrebbe voluto avere lei il
coraggio di fare una cosa simile! Notò che anche Rukwa, pur continuando a
mantenere la sua fredda compostezza, era arrossito in viso come un
bambino.
All’improvviso un frastuono indescrivibile echeggiò nella
palestra costringendo tutti, tranne Aiko che si stava ancora cambiando, ad
affacciarsi sul campo da basket. Il cesto dei palloni era completamente
rovesciato e tutto il suo contenuto rotolava spargendosi sul campo, mentre fra
quella valanga arancione, sporgeva una testa bionda spettinata e dolente.
«Momo!!», gridò Noriko, «ma… che hai fatto!?», chiese
passandosi una mano sul volto disperata.
«Nulla», sorrise la biondina massaggiandosi il
fondoschiena e ricomponendosi, «sono scivolata», spiegò.
Momoko Hanakomachi era entrata in palestra da pochi
istanti, ma non aveva visto nessuna delle sue amiche, distratta com’era. Si era
diretta allo spogliatoio femminile e trovandolo chiuso aveva pensato di
attendere l’arrivo di qualcuno, così aveva deciso di fare qualche tiro a
canestro, ma com’era logico prevedere, aveva agito con la sua solita
delicatezza.
Noriko si chiese come poteva quella catastrofe vivente
essere cintura nera di karate.
«Ti sei fatta male?», chiese Miyagi che entrava in
palestra proprio in quel momento correndo ad aiutarla.
Momoko alzò lo sguardo verso il playmaker: la sua cortesia
era inaspettata ma gradita. Decise di accettare il suo aiuto afferrando la mano
che lui gli porgeva:«grazie!», disse sfoderando un ampio sorriso.
Ayako che era arrivata insieme a lui si limitò a fare
finta di nulla e si diresse verso lo spogliatoio femminile. La porta era chiusa
e così estrasse la sua copia di chiavi e lo aprì.
Trovò strano quell’evento. Si ricordava di averlo lasciato
aperto il giorno prima pensando che le ragazze non avevano le chiavi per
aprirlo.
* * *
SCIAFF!
Una violenta pallonata colpì in pieno la faccia di
Hanamichi
«Ahio!! Ma sei scemo deficiente!?», cominciò a gridare il
rossino con una guancia rovente afferrando Rukawa per il collo della divisa.
Subito Akagi corse a separarli come fosse una prassi
normale.
«Il cretino sei tu! Dove cavolo avevi la testa!?», gridò
al rosso che si fece piccolo piccolo davanti al capitano.
Hanamichi strinse i denti nervoso, non poteva certo
rivelare al gorilla che si era incantato ad ammirare Haruko in calzoncini
corti…
La ragazza adesso però stava ridacchiando vedendo come il
fratello lo strigliava e di questo Hanamichi non fu affatto contento. Tutte e
quattro le ragazze avevano fermato il loro gioco e avevano assistito alla sua
figuraccia.
«Sapevo che quelle quattro avrebbero solo portato problemi»,
disse fra i denti Rukawa passandogli accanto e facendosi sentire appositamente
solo da lui. Hanamichi si trattenne dal piombargli addosso come un pazzo
infuriato con tutto il suo peso, solo perché Haruko continuava a guardarlo.
Le ragazze a bordo campo, colsero quel momento per fare
una pausa.
Com’era da aspettarsi, il gruppo dei ragazzi aveva deciso
di fare una partita di allenamento e quindi a loro non era rimasto che
allenarsi in qualche passaggio e nei fondamentali a bordo campo, lasciando lo
spazio agli altri per giocare.
Aiko era ancora furiosa per quello: non le andava certo di
restare in disparte tutto il tempo! E Noriko, pur avendo previsto quella
situazione, sapeva che Aiko non avrebbe accettato quella posizione anche il
giorno successivo.
«Momoko», chiamò Haruko avvicinandosi alla compagna di
classe, quella si voltò un po’ infastidita: tra lei e la Akagi non correva buon
sangue.
«Momoko, vorrei darti un consiglio», esordì la ragazza con
fare un po’ da maestrina, «quando palleggi dovresti…»
La rabbia cominciò ad inondare la mente di Momoko soltanto
a sentire la voce dell’ochetta. Ma come si permetteva di insegnarle a giocare!?
«Sì si, va bene…», sbottò per farla tacere senza aver
ascoltato una parola di quello che aveva detto.
Poi alzò lo sguardo sui ragazzi in campo che avevano
ripreso a giocare.
La palla passo di mano in mano, e il playmaker la lanciò
ad Hanamichi sotto canestro, più che determinato a riscattarsi.
«Che dite riprendiamo?», chiese la voce di Noriko in
sottofondo a quell’azione.
Il rosso prese in quell’istante la palla e si elevò per
diversi centimetri da terra infilandola nel canestro.
«Hei Momo…!!», disse qualcuno, ma la biondina non riuscì
bene a realizzare che stava chiamando lei, era rimasta incantata a guardare
quel passaggio.
«Momo…Momo…!!», ripeté la voce, poi una mano le passò più
volte davanti agli occhi:«Prontoooo!!! Terra-chiama-Momo!!! Svegliaaaa!!!»
La biondina si scosse accorgendosi che era Aiko che la
stava chiamando da un po’.
«Hai intenzione di riprendere gli allenamenti o no!? Che
stavi guardando, eh!??», le chiese l’amica ironica.
Momoko si voltò verso di lei arrossendo vistosamente:«oh,
niente… scusa… continuiamo pure.»
* * *
«Che ne dite della presenza delle ragazze?», chiese Ryota
ai compagni di squadra una volta ritirati nello spogliatoio a fine allenamento.
«A cosa ti riferisci?», chiese Akagi.
«Beh, in generale», disse Ryota, «io trovo che la loro
presenza non ci abbia dato fastidio più di tanto».
«Sono d’accordo con te!», esultò Hanamichi mentre nella
sua fantasia prendeva forma un film dal contenuto improponibile in cui Haruko
era straordinaria protagonista.
«Beh, se continuano ad usare il nostro spogliatoio, a me
non dispiace…», disse Mitsui a bassa voce in modo che solo Rukawa potesse
sentirlo.
Il volpino gli fece una smorfia di disapprovazione. «Sono
solo un impiccio», disse con l’immagine di Aiko che si spogliava davanti a lui
fissa nella mente, «non possiamo allenarci con loro» ribadì, ma le sue parole
risuonarono meno convincenti di quanto avesse in mente.
Continua…