Take a Highway To Hell, then the Stairway To Heaven

di WtFerdie
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Era l’intervallo e alcuni miei compagni avevano avuto la grande idea di fottermi il golfino e il giubbotto che avevo lasciato negli spogliatoi durante l’ora di ginnastica. Con la neve alta venti centimetri all’esterno e le fineste aperte mi sembrò perfino di vedere un pinguino girare per i corridoi della scuola.
I caloriferi in classe erano spenti, quindi gironzolai in cerca di uno acceso. Finalmente ne trovai uno. Era in un angolo sperduto, dove nemmeno i prof si radunavano in gruppetti a sparlare degli studenti e di quanto vedono l’ora  di andarsene tre mesi in vacanza, magari ai Caraibi.
Appoggiai la schiena al calorifero e lentamente scivolai verso il basso fino a sedermi. Chiusi gli occhi in attesa del suono della campanella. Mancavano cinque minuti. Pochi ma buoni per rilassarsi. Sentii rumore di passi.
“Cosa vuoi?” sapevo chi era senza nemmeno aprire gli occhi. Era Laura, la mia compagna di banco.
“Nick, perchè te ne stai lì appollaiata? Guarda qui. Era appesa a uno dei rami della quercia che c’è in cortile.” Mi porse il mio golfino.
“Grazie.”
“Tu parli nel sonno. Lo sapevi? Ti ho sentita. Parlavi di un ragazzo. Avanti, descrivimelo.”
La sera prima ero andata a dormire a casa sua perchè i suoi non c’erano e da sola non riusciva a badare alla sorellina di cinque anni.
“Non ricordo com’era”
Invece lo ricordavo benissimo. Aveva i capelli ricci e castani. Potrei dire che sono belli come quelli di Robert Plant suonerebbe un’eresia, quindi dico semplicemente che mi piacciono. Lo rendono buffo! Poi aveva gli occhi color azzurro-grigio. Mi aveva detto il nome, era A...qualcosa. Non ricordo.
 
All’uscita da scuola mi aspettò un grosso pupazzo di neve con indosso il mio giubbotto e i miei occhiali. Dannazione, anche quelli mi avevano fottuto! Avete presente quelle ragazze sempre alla moda, truccate e pettinate alla perfezione che pensano solo ai ragazzi e allo shopping, quelle che tutti amano ? Ecco, io non sono una di loro. Tutti mi considerano la “tomboy” del paese. (Se non sapete che significa “tomboy” andatevelo a cercare) Io mi chiamo Megan, i miei mi chiamano Nick, quelli che mi odiano “sfigata”.
 
Nel tragitto verso casa feci un pezzo insieme a Laura.
“Nick, che fai il 22 sera?”
“Mah... andrò in giro per le vie del paese in mutande gridando ‘Ave, grande Hendrix’.“
“Eh?! Stai scherzando, vero?”
“Certo. Lo farò solo se dopo aver suonato  per otto ore di seguito le mie dita non sentiranno alcun dolore a causa di una mezza dozzina di birre e una bottiglia di vodka.”
Mi guardò per un attimo. Sembrava sconvolta dalla naturalezza delle mie parole.
“Okaaay.....e se invece venissi con me in un pub? Suona un  gruppo. Dicono siano molto bravi.”
“Mmmh. Ci sto!”




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