MarieElisabeth
Era una bellissima giornata in una villa della Borgogna ed una delle
sue tre occupanti si era appena svegliata dopo una notte
indimenticabile trascorsa tra le braccia della sua amata, tra baci,
coccole, altre effusioni e soprattutto vero amore. Sentimento rimasto
represso troppo a lungo per loro due, da sempre sfortunate con gli
uomini.
I classici cuori soli, perfetti insieme,ma terribilmente lontani l'uno
dal mondo dell'altro... Eppure così vicini.
"Buongiorno, amore...! Se inizi a strusciarti così sopra di me alle...
Ehm... Sette di mattina, non rispondo più di me!"
"Addirittura...? Ti faccio questo effetto?"
"Caspita, Elisabeth, tu mi fai parecchio effetto! Io non ti faccio più
uscire dal letto!"
"Buona, Marie...! Per quanto mi piacerebbe stare qui a baciarti e non
solo, abbiamo il lavoro!"
"Già... Ma stasera non mi scappi!"
"Te lo prometto!" Rispose il castano Procuratore, concedendosi alla
bionda compagna, facendosi coinvolgere in un bacio molto languido e
passionale... Ma abile fu Elisabeth a sfuggire alle esperte mani del
suo Tenente prima che potesse cedere alla tentazione di darsi malata e
stare a letto a baciare la sua amata.
"Chiama l'ufficio e datti malata... Non andare al lavoro!"
"Dio, per quanto mi piacerebbe devo andare... Ho un importante processo
da istruire per domani, lo sai..."
"Quello di Evròn, giusto?"
"Si... Domani lo sbatterò in prigione!"
Marie, sorridendo, rubò un altro bacio alla sua Elisabeth, finchè la
quattordicenne Alìce, figlia di Elisabeth, non fece il suo ingresso
nella camera da letto e s'imbarazzò non poco nel vedere la dolce
effusione ed attirò l'attenzione delle due donne con un colpo di tosse.
"Scusate...! Mamma, dov'è il mio zainetto rosa?"
"Nel tuo armadio, tesoro, dove ci sono le magliette... E' appeso lì!"
"Ok! Scusate l'interruzione, continuate pure!"
E, quando la ragazzetta uscì dalla stanza della madre, Marie ricatturò
l'amata fra le braccia per baciarla ancora con dolcezza e passione.
Questa mattina, più delle altre, Marie non sembrava avere voglia di
mandare la sua compagna in Procura ed Elisabeth la guardò con una finta
severità negli occhi.
"Perchè non vuoi farmi andare al lavoro?"
"Non ci crederai, ma... Ho una bruttissima sensazione...!"
"In che senso...? Tipo un brutto presentimento?"
"Si! E' bruttissimo da descrivere... Caspita, mi sento come se fosse il
mio ultimo giorno..."
"Ehi...! Non dire mai più una cosa simile! Solo quando sarai anziana
potrai dire queste cose!"
"Comunque sono un poliziotto e potrebbe accadere mentre sono in
servizio..."
Il Procuratore stette per replicare, ma un rumore sordo, come quello di
più vetri che andavano in frantumi la fece sobbalzare ed Alìce urlò di
paura, entrando in camera da letto col cellulare in mano, dato che
stava mandando un messaggio a suo padre Simòn Bartholdì, ex marito di
Elisabeth.
"M-Mamma, ho paura!"
"Non preoccuparti, andrà tutto bene... Almeno spero!"
"E' la jeep di Evròn...! Credo che non voglia andare in prigione,
amore!"
"Maledetto! Domani gli farò ottenere la pena capitale!"
"Se avrà un domani...! Sempre che non lo uccida prima io!" Disse Marie,
vestendosi e prendendo la sua pistola.
"A-Aspetta! Cos'hai intenzione di fare?! Ti prego, non fare pazzie!"
"Voglio proteggere la mia famiglia! E poi... Qualsiasi cosa accada,
QUALSIASI, ricordati che vi amerò sempre!" Ribadì il Tenente, baciando
sulla fronte Alìce e sulle labbra Elisabeth, prima di abbracciarle
entrambe e di scendere le scale, mentre Elisabeth stessa chiamò la
polizia.
"Dove sei, Brochène?? Fatti vedere, p*****a maledetta!"
"Fermo lì, Evròn! Metti la pistola a terra ed alza le mani, svelto!"
"Il Tenente Balaguère...! Che sorpresa vederla in reggiseno e jeans, ma
la trovo molto sexy, sa?"
"Non me ne frega niente! Alza le mani o sparo!"
"Allora spara...! Meglio che farsi mandare in prigione da quella
s*****a! Se non spari tu lo farò io!"
E, come annunciato, l'uomo puntò l'arma verso Marie e premette il
grilletto ed il Tenente fece lo stesso, sparando entrambi
contemporaneamente. Le due castane, al piano superiore in lacrime e
spaventatissime, cercarono il coraggio di scendere proprio nell'attimo
in cui sentirono le voci di Niko e Tomà, i colleghi di Marie, solo
allora scesero.
"N-Niko...? Tomà...?"
"Oh, Elisabeth! Alìce! Per fortuna state bene!" Fece il giovane moro.
"Dov'è Marie...? Ditemi dov'è!"
"Non devi andare, Elisabeth... Non DEVI andare!" Sibilò Niko tra i
denti, le lacrime che andavano a formarsi nei suoi occhi scuri.
Ed il Procuratore vide i paramedici portare via Marie su una barella,
completamente sporca di sangue e corse verso di lei, soffermandosi
innanzi alla pozza di sangue sul pavimento della cucina e sul cadavere
di Patrick Evròn, colui che aveva osato colpire il suo amore.
"Elisabeth!! Alìce!!"
"S-Simòn!"
"Che è successo?? Ho visto Marie in un lago di sangue, ci sono tutte le
macchie lungo il vialetto... Dio, chi è questo?"
"Evròn... Domani avevo il suo processo ed ora ho qui il suo
cadavere...! B******o maledetto!"
Ma Niko e Tomà riportarono la castana alla realtà e s'offrirono di
accompagnarla all'ospedale da Marie, lasciando così la casa ai rilievi
della Scientifica ed in auto Elisabeth raccontò ai due poliziotti, alla
figlia ed al suo ex i discorsi di Marie di mezz'ora prima, quando
diceva della brutta sensazione e del fatto che, essendo un poliziotto,
avrebbe potuto morire in servizio.
Marie Balaguère, oltre che essere un'eccellente poliziotta aveva anche
il sesto senso di pari livello.
Arrivati al Pronto Soccorso, il quinquetto scese dall'auto e varcò le
porte bianche, dirigendosi verso la reception dall'infermiera di turno.
"Mi scusi, dov'è Marie Balaguère? Dev'essere appena arrivata con
l'ambulanza..." Disse Simòn.
"Parenti...? Beh, basta che seguiate le tracce di sangue!" Rispose la
giovane, indicando le macchie sul pavimento.
E così fecero, arrivando innanzi alla sala operatoria dalla quale, una
decina di minuti dopo, uscì un dottore col camice imbrattato di sangue
e lo sguardo triste che tolse la cuffietta verde ed avanzò verso i
nostri.
"I parenti di Marie...?"
"Si, sono la sua compagna! Come sta?"
"Mi dispiace tanto... Noi abbiamo fatto tutto il possibile ma non c'è
stato nulla da fare..."
"N-No... No, no!!! Q-Questo vuol dire c-c-che il piccolo o... O piccola
nel mio ventre non conoscerà mai sua madre...?" Disse la castana fra le
lacrime, ottenendo gli sguardi di tutti su di sè.
"Mi dispiace moltissimo... Avrei voluto fare di più, ma il proiettile
ha danneggiato gravemente l'aorta e sarebbe morta comunque... Vuole
vederla...?"
Elisabeth annuì ed il chirurgo la condusse nella sala operatoria
quattro e lì il Procuratore la vide. Bella come sempre, anche se il
pallore della morte iniziava a farsi vedere sulla pelle, orgogliosa nei
suoi tratti del viso e quelle labbra che iniziavano a diventare blu per
il freddo, le stesse che aveva baciato poco più di un'ora fa, per
l'ultima volta.
"Sai, amore, s-se... Se avessi avuto... Più tempo ti avrei detto c-che
aspetto u-un bambino... E... E dopo il tempo passato a-a girarci
intorno, s-sono bastati solo cinque minuti a-a d-dirti addio... Ti
amerò sempre!"
Elisabeth la baciò sulla fronte e, dopo tre giorni, nella Cathèdrale de
la Sainte Trinitè di Parigi si tennero i solenni funerali di stato, in
cui tutto il Paese rese omaggio ad una grande poliziotta, un'esemplare
ed impavido Tenente, una grande amante. Marie Balaguère, colei che mise
la sua famiglia al di sopra della sua vita.
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