No Jake, no joy?

di Sybil Blues
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Elwood Blues aveva un problema, e non era uno di quelli che si potevano risolvere con tre bicchierini di rum e una canna. E nemmeno con la banda.
Già, la banda.
Andata a puttane, sciolta, persa. Il suo problema era la solitudine, ora che Jake era in carcere.
Elwood e Jake erano sempre stati una cosa sola. Da bambini, erano i piccoli boss del cortile dell'orfanotrofio, bersagliati da sguardi di ammirazione degli altri orfani; da adolescenti, vestivano allo stesso modo, fumavano allo stesso modo e cantavano senza mai smettere. Erano due anime intrecciate indissolubilmente che affrontavano insieme la vita a ritmo di blues.
Insieme, era questo il punto.
 Elwood non era abituato a stare solo: si sentiva inutile come una chitarra scordata, una Marlboro senza filtro, la Cadi con una ruota a terra.
Era immobile, seduto sul letto scalcagnato della sua microscopica stanza da circa quattro ore. Cercava di seguire i suoi pensieri, fissando una mosca morta spiaccicata sul muro. Le pareti tremavano incessantemente al passaggio del treno.
E poi, all'improvviso, bum: l'illuminazione. 'Cosa farebbe Jake?' aveva pensato Elwood. Jake se ne fregherebbe di tutto e andrebbe a farsi un giro con la Cadi, tanto per godersi la giornata.
Elwood si passò la mano fra i capelli, si aggiustò la cravatta e mise una fetta di pane nel tostapane. Treno che passa 1, treno che passa 2, treno che passa 3, addentò quella succulenta fetta tostata bianca e liscia e uscì sbattendosi la porta alle spalle. Si accese una sigaretta, prima di uscire all'aria aperta, pronto a saltare nella Cadi.
La Cadi.
Dove diavolo era finita quella stramaledettissima macchina?!
 




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