From
ten to one: ten moments, ten reasons.
10.
Dieci. I secondi
che Lucia ogni volta contava,
mentalmente, prima di rispondere a una battuta sarcastica di Dante.
La ragazza sapeva che la sua irritazione poteva raggiungere livelli
inimmaginabili al semplice provocarla del giovane. E lui, senz'alcun
impegno da parte sua, sapeva essere un tale rompiscatole!
Sebbene
si trattasse solo di un gioco,
alle volte Lucia perdeva sia perché era così
esasperata da non
riuscirsi più a trattenere sia perché il
cacciatore di demoni
sapeva bene come istigare in lei un nervosismo sempre crescente, per
poi sorridere sornione e allentando la tensione in un certo modo.
Il
terzo motivo per cui la rossa
capitolava era perché... alla fine vinceva sempre lei.
Sapeva
come poi si sarebbe conclusa la
schermaglia,
lasciando che la passione li avvolgesse. Ma
questo Dante non lo sapeva, più o meno.
9.
Nove. Le tracce
che non si
riuscivano ad ascoltare nel juke-boxe. I cinquanta vinili presenti in
quel vecchio modello del 1970 erano stati sostituiti dal nuovo
proprietario con dischi e rarità del rock e del metal
più pesante,
eppure quei nove brani non volevano saperne di girare e nemmeno un
colpo ben assestato come imitazione di Fonzie dato da Dante riusciva
nell'impresa.
Una
sera, però, di ritorno da un
lavoro che l'aveva portato a stare una settimana lontano dall'agenzia
e da lei, la
sentì cantare un pezzo che non ascoltava da un
po' di tempo. Si rese conto che il juke-boxe era stato riparato.
«Ma
questa è... Elena Hustons?»
chiese sbalordito.
«Sì,
lei, perché?» ribatté lei non
nascondendo un risolino.
«Pensavo
non funzionasse.»
«Hai
usato giustamente un tempo
passato, ci ha pensato Richie Cunningham e dire che sei tu il
meccanico, Arthur...» e Lucia gli diede un simpatico buffetto
sulla
spalla col manico del cacciavite a croce, per poi baciarlo, senza
lasciargli il tempo di fare una doccia.
8.
Otto. I
rintocchi
dell'orologio ogni sera, quando puntualmente Lucia sceglieva un libro
dagli scaffali, scivolando sinuosa sul divano in pelle, avvolta da
una coperta leggera. L'atmosfera intima che le potevano dare lo star
comoda e un tè caldo, accompagnati da una bella lettura, la
faceva
stare bene, specie perché poi uno scocciatore
– forse
neanche tale – si avvicinava per stringerla a sé e
leggere in
religioso silenzio, interrotto di tanto in tanto da un
“Aspetta”
oppure un “Hai finito di leggere questa pagina?”. O
almeno, era
questa l'idea della ragazza.
«Cosa
hai scelto stasera?»
«Una
lettura leggera, La memoria
del topo, un
thriller.»
«Oh,
sì, quello dove la mandante
dell'omicidio è l'agente dell'FBI, me lo ricordo!»
7.
Sette. Le
librate in testa
volutamente non schivate – o forse troppo rapide e letali
–
da Dante per aver svelato il finale del romanzo a Lucia, mentre
sghinazzava. Se c'era qualcosa che la innervosiva più di
scoprire
così in malo modo l'epilogo di un libro, quello Dante doveva
ancora
individuarlo.
Ma
nulla vietava a lui di compiacersi
di quell'incarnato così corrucciato, anzi, davvero
arrabbiato.
Alzandosi
dal divano, scelse un altro
titolo, mentre lei, furente, lo guardava e i suoi capelli rossi
sembravano rimarcare una rabbia non ancora affievolita.
«Se
per te i thriller sono leggeri,
allora leggi Il dio del
fiume»
gli occhi di lei si
illuminarono, mentre l'ira andava scemando per lasciar spazio
all'entusiasmo.
«Ma
hai anche gli altri tre libri, vero? Alle fonti del Nilo,
Figli del
Nilo e Il
settimo papiro?»
sembrava proprio una ragazza presa dal suo hobby che era anche una
piccola passione.
«No,
non li ho, però se li conosci...
li hai letti? Questo non so neanche perché ce
l'ho!»
«No, ne ho solo sentito parlare molto bene. Ma
io so come avrai li altri tre... Li prenderò» ma Lucia non sapeva che li avrebbe comprati Dante, per farglieli trovare tutti assieme, completando la collezione della saga egizia di Smith.
Si sorrisero, semplicemente.
6.
Sei. Le
fotografie osservate
da Lucia che poi passava a Dante. Immagini di uomini apparentemente
tranquilli e normali, mentre in realtà erano ormai posseduti
da dei
demoni che stavano seminando panico e distruzione nelle
città in
cui essi vivevano.
«E
dire che alcuni di loro sono anche
carini però, come uomini, è un peccato doverli
eliminare.»
Dall'altro
lato nessuna risposta se non
un'occhiataccia, tramutata poi in uno dei soliti commenti pungenti.
Nulla
di nuovo sotto il sole, forse, ma
lei non ha mai dimenticato quello sguardo furente nato solo da una
semplice battuta mirata...
5.
Cinque. Le
chitarre che
figuravano sulla copertina di “Rolling Stone”,
appartenenti ad
altrettanti grandi musicisti, del passato e odierni. E qualcuno stava
leggendo quella rivista, mentre qualcun'altra stava osservando da
vicino Nevan, poggiata sul suo trespolo, in bella vista nel salotto.
«E
dire che in gaelico ha un nome che
vuol dire “santo”, che contrappasso...»
commentò la ragazza, sapendo anche da chi ricevette la
chitarra l'acchiappa-demoni in gioventù.
«Beh,
non tutti i nomi sono
perfettamente cuciti addosso alla gente. Vedi ad esempio il tuo...
Lucia... da "lux", ha
un che di salvifico, non trovi?»
«Come,
prego?»
Alle
volte le parole sono superflue e
un gesto vale molto più di un intero discorso.
La
pensò così, Dante, mentre la
baciò.
4.
Quattro. Le parole
dette
dall'investigatore dell'occulto, per far capire alla rossa
cacciatrice che lui la voleva, in quel momento e forse non solo
nell'immediato.
Quattro
parole cariche di volontà e di
coraggio indicanti che voleva lei.
«Lucia,
resta con me.»
3.
Tre. I secondi
di
tentennamento di Lucia nell'udire quelle quattro parole, per poi
sentire le lacrime solcarle il volto, mossa da una gioia
così
catartica da causarle un pianto, terminato in un abbraccio, in un
bacio e... in un oblio di sensi fatti solo di loro due.
2.
Due. I tranci
di pizza
rimasti nel cartone portato alcuni minuti prima dal fattorino della
pizzeria dall'altro lato dell'isolato.
Il
momento in cui Lucia capì che certe
abitudini non si perdono mai e, con un sorriso sulle labbra, ne
mangiò una fetta, beandosi anche dei brividi lungo la
schiena dovuti
allo scorrere di una mano calda sul suo rachide.
1.
Uno. Un solo
letto in
quell'agenzia, nessuna camera degli ospiti, nessuna stanza che
potesse essere in qualche modo adibita a nuova camera.
Vi
è sempre stato solo lo stretto
indispensabile, e sempre sarebbe stato così, per entrambi,
che non
hanno mai dimenticato la loro individualità pur diventando
un'unica
persona.
L'angolo
di Layla.
Salve, buon anno a
voi!
Che dire? Semplice,
rating verde, senza molte pretese, la musica in modalità
random ed ecco qui un qualcosa che a me piace, sì.
Loro due assieme.
C'è poco
da dire, solo questo, direi. Un attimo, i libri che ho citato ve li
consiglio caldamente (anche se il finale detto da Dante è
volutamente errato per non far spoiler a nessuno) e poi...
Helena Hustons è la cantante citata in una puntata
dell'anime (che MadHouse poteva sviluppare meglio, almeno per me u.u).
Ho utilizzato termini del "nostro mondo", per così dire come
Fonzie, "Rolling Stone", per avere dei collegamenti, sebbene, nella mia
testa il mondo di Dante ideato dalla Capcom può essere il
nostro. Non voletemene!
Perciò
tolgo le tende e spero di non aver commesso errori, nel caso ditelo
pure, perché stavolta non ho ricontrollato troppe volte,
come faccio sempre mi sa. XD
Detto ciò
vi saluto.
Un bacio,
Layla_Morrigan_Aspasia.
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