*Tell Me A Story*
“…e così, la
ragazza prese la sua decisione.”
La voce di un’anziana donna era
l’unico suono nella casa: i bambini ascoltavano in religioso silenzio il suo
racconto. Nonostante lo conoscessero già, era tradizione che, la sera di
Natale, la nonna raccontasse loro “La
storia della scelta giusta”, come l’avevano soprannominata nel tempo.
“Ne avrebbe sofferto, ma, in cuor suo,
sapeva che quella era la cosa giusta da fare” proseguì la donna. “Sposò un uomo
che le voleva molto bene ed ebbe una vita felice e piena di amore.”
“Non si è mai pentita?” chiese la
bambina dai ricci castani e gli occhi azzurri. “Mai mai mai?”
La donna sorrise: ogni anno Giselle le
poneva quella domanda, una volta terminato il racconto. Marcus, suo fratello
maggiore, un vivace bimbo dai capelli biondi e gli occhi scuri, sbuffò
sonoramente.
In quel momento entrarono in salotto i
genitori di Giselle e Marcus, annunciando che era arrivata l’ora di aprire i
regali. I bambini saltarono in piedi come molle e corsero da loro, impazienti
di scartare i pacchi sotto il grande albero che avevano addobbato tutti
insieme.
“Mamma, vieni anche tu?” chiese l’uomo,
porgendo una grossa scatola rettangolare a sua figlia, che, per sicurezza,
controllò il nome sull’etichetta.
“Dopo, Adam”
rispose la donna. “Non ho ancora finito il mio tè.”
Lui sorrise, le si avvicinò e le baciò
dolcemente una guancia, poi tornò dai suoi figli e da sua moglie, Elizabeth.
Elena osservò la sua famiglia e si
sentì pervadere da un grande calore: amava suo figlio, amava sua nuora ed era
pazza dei suoi nipoti. Erano due pesti e litigavano sempre, ma le erano davvero
affezionati ed erano sempre contenti di passare del tempo con lei.
Ripensò alla storia che aveva
raccontato loro: la sua storia. O,
forse, era meglio dire la loro
storia.
Sua. Di Stefan.
Di Damon.
Di quell’amore che non avrebbe mai
avuto un lieto fine, di quei sentimenti che l’avevano tormentata, dei pensieri
che l’avevano assillata giorno e notte. E una domanda, sempre la stessa, che
ricorreva a quei tempi: “Sto facendo la
cosa giusta?”
Già, Elena Gilbert – o Petrova, che dir si voglia – aveva sempre avuto nel suo
animo un grande senso della giustizia: aiutava i bisognosi, perdonava chi le
faceva un torto, cercava di trovare la soluzione migliore per tutti.
Eppure, quando si era trattato dei
suoi sentimenti per Stefan e Damon, aveva cercato a
lungo la risposta ai suoi dubbi, senza trovarla. Il suo amore per Stefan era sincero e profondo, ma non aveva più potuto
ignorare e reprimere quello per Damon.
No, non era stata solo attrazione
fisica, da sola non sarebbe riuscita a sconvolgerla in quel modo: era amore. Amore vero.
Chiuse gli occhi e si perse nei
ricordi, nelle sensazioni, nelle emozioni che l’avevano tanto scossa parecchi
anni prima.
“Non posso farlo, Stefan”
disse, trattenendo a stento le lacrime.
“Perché?” chiese lui, con il dolore negli
occhi, il dolore per un rifiuto che non voleva comprendere.
“Perché non è giusto. Io ti amo, ti amo
davvero” continuò lei. “Ma amo anche Damon.”
Lui lo sapeva, l’aveva sempre saputo: non era
solo attrazione, non era solo il bisogno di appoggiarsi a qualcuno quando lui
non c’era, quando era via con Klaus, quando non era in se stesso.
Non era solo quello. Lui lo sapeva. Lei lo
sapeva. Damon l’aveva capito prima di tutti.
“Elena, questo non…”
si umettò le labbra secche. “Questo non cambia i miei sentimenti e il desiderio
di stare con te.”
“Ma cambia quello che penso io!” esclamò lei e
una lacrima sfuggì al suo controllo. “Non posso stare con te se penso a lui e
non potrei stare con lui pensando di voler stare anche con te.”
La ragazza si passò le mani tra i capelli,
esasperata. Quando Stefan le si avvicinò, lei fece un
passo indietro: nessun contatto, neanche un abbraccio o una stretta di mano, o
avrebbe perso il controllo. Doveva restare lucida e andare fino in fondo.
“Quello che provo è vero, ma non è giusto. Io
non sono Katherine, non posso stare con tutti e due, è…
è sbagliato.”
“Allora… allora la
tua scelta è…” aveva paura di dirlo.
“ Non posso farvi una cosa del genere, Stefan. Lo sai.”
Elena riaprì gli occhi quando sentì
qualcosa posarsi sul suo grembo: Marcus le aveva portato il suo regalo di
Natale, impacchettato come un bambino di otto anni poteva impacchettare
qualcosa.
“Grazie, tesoro” disse, baciandogli la
fronte.
Aprì l’involucro e rimase senza
parole.
“Nonno Matt ha detto che quando eri piccola scrivevi tanti diari. Adesso non
lo fai più?”
Lei non seppe cosa dire in quel
momento. Alzò gli occhi su suo marito, che aiutava Giselle a montare una
casetta per le bambole. Fece uno sforzo per non impensierire il nipote e gli
accarezzò il viso “Adesso che mi hai regalato questo bellissimo diario, di
sicuro lo farò di nuovo.”
Il bambino le donò uno splendido
sorriso e tornò vicino all’albero per aprire i pacchetti rimasti.
Quella sera, quando tutti dormivano, Elena
si alzò dal letto e si diresse verso la scrivania dello studio. Con mano tremante
per l’emozione – e la paura – prese penna e diario.
Raccontò a quel diario la sua storia,
la storia di sentimenti sbagliati e scelte giuste, ma dolorose.
…perché avevo promesso a Stefan
e Damon che, una volta sconfitto Klaus, avrei preso una decisione. Fino ad
allora, avremmo riflettuto tutti e tre sui nostri sentimenti e su ciò che
avevamo intenzione di fare. Vivere con loro, vederli ogni giorno, combattere
insieme contro Klaus… tutto ciò mi sconvolgeva.
Ero presa da entrambi, ma volevo trovare una
risposta logica e razionale ai miei sentimenti. Che sciocca ero…
i sentimenti non hanno nulla di razionale. Amavo ugualmente sia Stefan che Damon, non c’era modo di scegliere uno dei due.
Non capivo come fosse possibile amare due
persone nello stesso momento, eppure era successo proprio a me: uno scherzo del
destino, o forse era una specie di maledizione delle Petrova?
Tatia si era presa gioco di Klaus ed Elijah, entrambi
affascinati anche da Katherine, che aveva amato ed era stata amata proprio da Stefan e Damon.
E infine io, che non ero riuscita ad
interrompere quella dolorosa tradizione.
Lasciarli mi ha spezzato il cuore, ma era la
cosa giusta da fare, lo sapevo. Era da molto che ci pensavo e, anche se speravo
che il momento dell’addio non arrivasse mai, ero cosciente di ciò che avrei
dovuto fare: lasciarli andare. Lasciarli liberi di vivere la loro eternità
lontani da me, che li ferivo con la mia indecisione, che facevo preoccupare Stefan e indispettivo Damon.
Solo stando lontani saremmo riusciti ad andare
avanti e lasciarci alle spalle quella storia tormentata.
Stefan venne da me per primo, impaziente di
risolvere la questione: non fu facile fargli accettare la realtà della mia
decisione, ma alla fine riuscii a calmarlo.
Damon, invece, venne a sapere tutto dal
fratello. Non fece scenate, come mi aspettavo, non mi accusò, non protestò, non
cercò di farmi cambiare idea.
Disse solo che capiva la mia scelta. Che se ne
sarebbe fatto una ragione. Mi diede un bacio d’addio e mi augurò tanta
felicità.
In quel momento, con il cuore a pezzi, mi
chiesi se avrei mai potuto trovare la felicità senza loro due nella mia vita.
Sei anni dopo sposai Matt. Alla fine la
previsione di Klaus si è avverata, con l’unica eccezione che lui non sarebbe
stato sempre in agguato, pronto a portarsi via la prima doppelganger
della mia discendenza. Quando ne nascerà una, probabilmente non ci sarò più da
molto tempo, ma sono sicura che, quando ciò avverrà, non si ripresenterà
nessuno dei problemi sovrannaturali che mi hanno sconvolto la vita.
Ho vissuto felice accanto a Matt. Abbiamo
avuto un figlio, Adam, che ha sposato una ragazza
adorabile, Elizabeth. Nessuno dei due, fortunatamente, è appassionato al
paranormale e alle creature dai superpoteri.
I miei nipoti sono la cosa più bella che ho,
li amo con tutta me stessa: sono loro la vera gioia dei miei giorni.
Non volevo diventare vampira. Desideravo una
vita mortale: sposarmi, essere madre, nonna… e così è
stato. Non sono morta in un sacrificio, non sono stata dissanguata, non sono
stata trasformata in qualcosa che non volevo essere. È stato tutto come avevo
sempre immaginato e sperato.
Stefan e Damon…
non li ho più visti da quel giorno. Era il giorno di Natale quando ho parlato
con loro. Quella sera stessa sono andati via.
La loro mancanza è stata insopportabile i
primi tempi e, devo ammetterlo, mi mancano ancora adesso. Il dolore della
separazione si è affievolito con gli anni, ma il vuoto che hanno lasciato nei
miei giorni… quello non è mai stato colmato.
Voglio molto bene a Matt, sono felice di
averlo sposato e aver costruito una famiglia insieme a lui, ma non ho mai più
provato il sentimento intenso che mi legava a Stefan
o quello bruciante che mi spingeva verso Damon.
Ripensando alla domanda di Giselle, no, non
sono pentita della scelta che ho fatto, perché era la cosa giusta da fare per
tutti e tre. Dovevo lasciarli andare, per quanto fossi innamorata di loro, non
potevo tenerli accanto a me in modo egoistico. Nessuno sarebbe stato felice,
avremmo finito per odiarci… in un certo senso
sapevamo da tempo come sarebbe finita.
A volte li sogno. Sogno i momenti felici
vissuti insieme a Stefan e Damon, i loro sorrisi
quando mi guardavano, il modo in cui si preoccupavano per me, le piccole
attenzioni nei miei confronti… non mi sono mai sentita
così tanto amata, mai più da quando sono andati via.
Ma va bene così. È stata la cosa giusta da
fare. Non sono pentita.
Elena chiuse il diario, lo ripose nel
cassetto della scrivania insieme alla penna e trasse un profondo sospiro. Non
aveva più scritto da quel giorno… le aveva fatto bene
mettere nero su bianco i suoi ricordi e i suoi sentimenti.
Si recò in cucina per bere un po’ di
latte. Osservò la strada innevata attraverso il vetro della finestra,
ricordando i numerosi pupazzi di neve fatti da piccola insieme a Jeremy e i
loro genitori.
Ad un certo punto le parve di vedere
due ombre sul limitare del giardino di casa sua, ma non riuscì a mettere a
fuoco che scomparvero subito. Sorrise.
Ogni anno, la notte di Natale, quando
nessuno in casa era sveglio, Elena si recava in cucina e beveva un bicchiere di
latte. Ogni anno, in quel momento, qualsiasi ora della notte fosse, vedeva due
ombre.
“Buon Natale, Stefan.”
Posò il bicchiere nel lavandino. “Buon Natale, Damon.”