Titolo: Re per Sempre
Conteggio parole: 776
Avvertimenti: Flashfic
(#1
- 256 w | #2
- 263 w | #3
- 254 w ) - Post 5x13 - MerlinCentric
Personaggi: Merlino,
Artù (Morgana, Mordred - dead Character- Athiusa,
Gwen)
Trama :
Merlino decide di alzarsi e di andare avanti. Il suo compito non
è finito e c'è ancora qualcosa da sistemare
mentre aspetta il ritorno del Re.
Note: Premetto che a me il finale di
stagione è piaciuto. Triste senza ombra di dubbio, ha
lasciato un po' di amaro in bocca, ma non credo che sarebbe venuto
fuori così bene se la produzione avesse deciso di fregarsene
altamente di tutto e lasciare il Regal Babbeo in vita.
Ad ogni modo hanno lasciato aperte così tante finestre
d'ispirazione che non scriverci qualcosa sarebbe stato un delitto -
almeno per la mia mente bacata che non cambia direttiva
ispirazionistica (?) se non cedo e butto giù quello che ho
in testa.
© Il
babbeo Reale e l’Idiota sprovvisto di cappello a punta non mi
appartengono, non
scrivo a scopi di lucro, eccetera, eccetera, sia fatta lode al Grande
Drago e a
tutto il fandom.
Peace.
Re
per Sempre
#1
Lasciare
quel luogo si era dimostrato difficile. Era rimasto
ad Avalon per tre giorni, cercando si stabilizzare mente e corpo, di accettare il dolore e la nuova profezia,
di trovare la forza per fare un
passo
dopo un altro e tornare nel regno che tanto aveva faticato per veder
nascere.
Realizzare la Sua
morte si era rivelato quasi impossibile. Sebbene il terrore di perderlo
avesse
disturbato molti dei suoi sonni nei mesi precedenti alla battaglia
finale, non
aveva mai preso in considerazione l’idea di perderlo
realmente. Era stato
stupido e lo sapeva; l’importanza
di
ogni cosa però, di ogni pensiero e di ogni azione, era
diventata relativa.
E,
mentre Albion fioriva e la Regina di Camelot veniva
dichiarata unica Sovrana, Merlin aveva ricordato cosa Arthur gli aveva
insegnato nel tempo. Si era alzato dal terreno umido dalla rugiada
dell’alba e
aveva guardato un ultima volta l’Isola di Avalon –
con uno sguardo azzurro
verso il punto in cui la barca funerea era scomparsa nella nebbia
accennata e
si era persa sull’orizzonte.
Poi
un soffio nell’aria “Ti
aspetterò.” Una promessa
rinnovata, mai persa realmente, mai spezzata “Ti aspetteremo
tutti.”
Un
attimo eterno di silenzio, poi nuova determinazione – la sua.
“Farò
in modo che accada.”
Poi
aveva voltato le spalle. Chiuso gli occhi e preso il
respiro più profondo e importante dal momento della sua
nascita.
Quando li riaprì aveva appena fatto il primo passo.
Merlin
non si fermò. Continuò a fare un passo dopo
l’altro, anche
se non sapeva ancora con
certezza qual’era la meta che avrebbe raggiunto.
2#
Non
aveva toccato il corpo di Morgana. Non ci era riuscito,
non aveva voluto, non era stato abbastanza forte.
Aveva
chiamato Lei. Con un ordine duro, voce d’altra natura
e sguardo dorato. Lei l’aveva raggiunto obbligata, guaendo
senza riuscir a
parlare, e aveva obbedito.
Gli aveva mostrato il luogo dove giaceva l’assassino del suo
Sovrano e aveva
trasportato, sul suo dorso gracile, il peso rigido della sua complice.
Merlin
non si era mosso. Aveva ordinato alla terra di
spaccarsi per inghiottire quel corpo esanime, e di risanarsi una volta
fattole
raggiungere il Druido.
Poi aveva guardato la gemella di Excalibur e con liquido oro nello
sguardo
l’aveva fatta affondare nel terreno, fino all’elsa,
incatenata al suolo senza
lucchetto.
Lo
Stregone uccise la lucentezza di quella lama macchiata di
sangue, con un incanto destinato all’eternità.
“Athiusa.”
Non era la voce del suo cuore di Drago a parlare,
però, mentre si rivolgeva alla creatura, guardandola dritta
in quelle sfere
nere colme di dolore “Trova un luogo in cui tu possa guarire
e pulire
l’oscurità dal tuo spirito oltre che al tuo
corpo.” Distolse lo sguardo “Sei
libera, adesso. Il tuo Destino è ormai compiuto.”
Poi
guardò la volta celeste di quella notte.
Il
cielo si era oscurato per le nuvole del temporale, ma
ancora non stava scendendo la pioggia; Merlin voltò ancora
una volta le spalle
al luogo in cui si trovava – in quel luogo dove aveva
seppellito le proprie
colpe e accettato le conseguenze degli errori per cui si biasimava.
E
continuò a camminare, stavolta sicuro di dove lo avrebbero
portato i suoi passi.
#3
Prima
che Merlin tornasse a Camelot occorsero nove giorni.
Tornò
all’Alba del decimo, quando la cittadella cominciava a
svegliarsi e le stradine a popolarsi dei lavoratori più
mattinieri.
Erano le azioni quotidiane, il luogo inalterato e i volti conosciuti, a
far
risaltare ancora di più il cambiamento
all’interno del Regno.
Poteva
essere suggestione, Merlin lo sapeva, ma la mancanza
del Re era marcata come segni di fuoco sulla pelle.
Una
nuova Era che nasceva dalle ceneri di un sacrificio.
Il
Mago era salito sulla torre più alta del castello,
sguardo verso il cielo ancora leggermente scuro della mattina.
Un
lampo di oro infuocato e la volta celeste si riempì di
luci calde e ondeggianti, bianche, verdi, dorate, rosse
- come lo stemma del regno che avrebbe continuato a vivere e
risollevarsi, unito ai colori naturali della magia ormai legatavi.
I
cittadini che alzarono il capo per osservare lo strano
fenomeno non avevano paura, solo sorpresa e poi sollievo dato dalla
comprensione immediata – inspiegabile ma reale.
Quando
la Regina guardò il cielo attraverso la vetrata di
una camera troppo vuota, seppe che era tornato. Che erano
tornati,
ancora una
volta, tutti e due – insieme, come
sempre era stato.
Merlin
appoggiò i palmi
sulla pietra della torre, abbassando il capo e posandolo
sull’intera
Camelot.
Quella
volta non sarebbe stato il solo a conoscenza della
Profezia, non sarebbe stato il solo ad avere una finestra aperta sul
futuro.
Adesso tutti
sapevano, adesso tutti davvero lo avrebbero aspettato con grida di
gioia e
felicità.
Il
Re per Sempre.
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